Pare notizia fake.
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
Collapse
X
-
Originariamente Scritto da marco83 Visualizza MessaggioBarella positivo
Positivo a cosa?
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
Commenta
-
-
Originariamente Scritto da sylvester Visualizza MessaggioPositivo a cosa?
Commenta
-
-
Originariamente Scritto da sylvester Visualizza MessaggioPositivo a cosa?Originariamente Scritto da GoodBoy!modroc - yy
piquet - gabbiani
acquilani - manchini
maybe - Vendola
mandjukic - Sjneider
lialicic - Kongobia
il Mangio - Cointreau
izco - Mihajlovich
Bonacci - Falcata
Cancrena - Val di fiori
mouse - Sczesjky
Jo Amo Mario - Ronado - Juliano
Commenta
-
-
Brady guardatevi il video del draft
Mezzi fisici che non facevano presagire nulla di buono
Eppure è ciò che è
Sicuramente il ruolo che ricopre lo aiuta in tal sensoOriginariamente Scritto da Seanfaccini, kazzi, fike, kuli
Commenta
-
-
Originariamente Scritto da Sidius Visualizza MessaggioTira ad indovina Syl, fake o meno
Era una fine battuta la mia...
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
Commenta
-
-
Comunque ormai la Juve è al galoppo...
Inviato dal mio SM-G988B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Commenta
-
-
Juventus-Inter, formazioni e dove vederla: Ronaldo contro Lukaku, in palio la finale
Dopo la doppietta di Cristiano a San Siro i bianconeri sono favoriti, ma Conte ritrova il belga e Hakimi assenti all’andata. Il tecnico della Juve: «In finale a tutti i costi». Quello nerazzurro: «Ce la possiamo fare»
Qui Juventus
Chiudere un cerchio, sanare una ferita, cancellare una parentesi talmente brutta da non poter essere vera fino in fondo: la Juventus ha vinto 10 delle ultime 11 partite e ha l’occasione di dimenticare l’unica che ha perso nel 2021, 2-0 contro l’Inter in campionato. Quella sconfitta ha dato qualcosa in più ai bianconeri per ritrovare se stessi, le proprie fondamenta e l’orgoglio smisurato di chi vince da nove anni.
In palio allo Stadium c’è la ventesima finale di Coppa Italia nella storia di Madama, che batterebbe così il record che appartiene, manco a dirlo, a se stessa. E non è un caso che la squadra di Andrea Pirlo abbia intrapreso la svolta stagionale quando il suo allenatore lo ha detto e ripetuto: «Dipende solo da noi». Non è arroganza, ma consapevolezza della propria forza e anche dei limiti, soprattutto di mentalità, mostrati nei primi mesi, che sono causa del ritardo in campionato.
Se la Juve è tornata ad essere la principale unità di misura di se stessa, non c’è alcun dubbio che in cima alla lista degli avversari ci sia lei: l’Inter di Marotta, Conte, Vidal, solo per restare alla stretta attualità dei grandi ex, senza però dimenticare quello che il derby d’Italia rappresenta e ha rappresentato nel passato più o meno recente del nostro calcio. Anche per questo, la serata di martedì per Pirlo vale doppio. E non è iniziata nel modo migliore dato che lunedì Arthur e Morata avevano la febbre: i tamponi effettuati hanno dato esito negativo, ma i due non sono comunque al top, mentre Ramsey e probabilmente anche Dybala sono ancora fuori. L’altra piccola grande zavorra per i bianconeri è rappresentata dai dieci diffidati, che con un altro giallo salterebbero quindi la finale.
«Ma dobbiamo centrare l’obiettivo a tutti i costi — chiede Pirlo ai suoi — . Sarà una partita dura, difficile, una battaglia. Ma siamo pronti ad affrontarla al meglio». Con la difesa giovane Demiral-De Ligt al posto di quella stagionata Bonucci-Chiellini e con Kulusevski in attacco che promette di boicottare ogni giocata di Brozovic come all’andata, viene il dubbio che la Juve possa rintanarsi a difesa del risultato, come ha fatto nel secondo tempo una settimana fa e poi contro la Roma: «Si parte da 0-0. L’atteggiamento deve essere aggressivo, di chi sa ciò che vuole. Mi rassicura l’aspetto mentale — sottolinea Pirlo —. E il fatto che adesso giochiamo da squadra e ci aiutiamo in ogni situazione». Più che una premessa sembra una promessa. E un passo indietro sarebbe una sorpresa.
Qui Inter
La strada per la finale è strettissima, non ci sono margini d’errore per l’Inter se non vuole collezionare la terza eliminazione della stagione, dopo la doppia (Champions e Europa League) di dicembre. La semifinale di ritorno con la Juventus è tutta in salita, dopo l'1-2 dell’andata a San Siro. Bisogna segnare almeno due reti, vincere su un campo dove il successo manca da più di nove anni, novembre 2012, e dove l’anno scorso i nerazzurri persero l’ultimo match prima del lockdown di marzo. Occorre un’impresa e Antonio Conte lo sa bene. «All’andata abbiamo fatto due regali a una squadra come la Juventus che non ne ha alcun bisogno. Dobbiamo essere determinati a passare, per farlo serve la partita quasi perfetta».
Per la seconda volta Conte gioca da avversario nello stadio bianconero, stavolta però avrà Lukaku e Hakimi, assenti all’andata. I due c’erano in campionato, quando l’Inter superò la Juventus, infliggendole l’unico k.o. del 2021. «Si può fare», dice Conte, a patto «di far tesoro degli errori dell’andata». Vanno eliminate le amnesie dei singoli, errori pagati a caro prezzo. La difesa si è messa a posto e almeno in campionato è blindata da quattro turni. Non prenderle fa sempre la differenza, ma stavolta bisogna segnare e tanto. L’Inter con il miglior attacco della serie A (51 gol) affronta la difesa più forte (appena 18 le reti subite). I nerazzurri hanno dimostrato di saper bucare la squadra di Pirlo: tre volte nelle ultime due partite.
All’Inter la finale di Coppa Italia manca dal 2011, l’anno scorso fu il Napoli a negare l’accesso a Conte che da allenatore non ha mai alzato il trofeo. Voglia di infrangere un altro muro ce l’ha anche Lukaku che in quattro partite contro la Juventus, tre con l’Inter, una quando era al Manchester United, non è mai riuscito a segnare né a servire un assist. Il centravanti belga ha sempre preso parte ad almeno una rete contro tutte le formazioni affrontate almeno quattro volte da quando è all’Inter. Conte spera sia quella giusta, anche se l’ultima sconfitta interna della Juventus in Coppa Italia risale al marzo 2015, l’1-2 contro la Fiorentina.
Poco cambierà nella formazione nerazzurra, ma la squalifica di Vidal potrebbe regalare una maglia da titolare a Eriksen, giustiziere del Milan nei quarti. Il danese però stavolta dovrebbe agire non da regista basso vista la conferma di Brozovic, ma da mezzala, ruolo in cui s’era già esibito a Cagliari. La strada per la finale è stretta e in salita, l’Inter prova una scalata difficile, ma come dice Conte «si può fare».
Juventus (4-4-2): 77 Buffon; 16 Cuadrado, 28 Demiral, 4 De Ligt, 13 Danilo; 14 McKennie, 30 Bentancur, 25 Rabiot, 22 Chiesa; 44 Kulusevski, 7 Ronaldo. All.: Pirlo
Inter (3-5-2): 1 Handanovic; 37 Skriniar, 6 De Vrij, 95 Bastoni; 2 Hakimi, 23 Barella, 77 Brozovic, 24 Eriksen, 36 Darmian, 9 Lukaku, 10 Lautaro. All.: Conte
Arbitro: Mariani di Aprilia
Diretta Tv: ore 20.45 Rai Uno
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Le rotazioni di Pirlo, la stabilità di Conte: Juve-Inter, un confronto tra opposti
Il tecnico bianconero ha già impiegato 31 giocatori, quello nerazzurro appena 22. Il primo non ha mai schierato due volte la stessa formazione, il secondo non ha mai apprezzato il turn over. Martedì di nuovo avversari, in palio la finale di coppa Italia
Mai lo ammeteranno pubblicamente, perché certe cose non si fanno e portano anche un bel po' di sfortuna, ma Juventus e Inter sono convinte che il Milan sia di passaggio e che la spartizione della torta del calcio italiano sia una questione tra loro due, le più possenti, forse anche le più potenti. Martedì ci sarà la resa dei conti in Coppa Italia, mentre il campionato lo si immagina come un lungo braccio di ferro destinato a durare fino alla fine, visto che lo scontro diretto allo Stadium capiterà alla penultima giornata. Sarebbe una straordinaria finale, se il Milan fosse d'accordo. Al momento non sembra assolutamente dell'idea, però.
Una sfida tra opposti, anche in panchina
In campionato, l'Inter ha surclassato la Juve. In Coppa Italia la Juve ha battuto l'Inter ma senza surclassarla, speculando sugli errori altrui ed evitando di commetterne di propri, perlomeno da un certo momento in avanti. Quelle sfide sono state la rappresentazione di due squadre diverse per natura, inclinazione, caratteristiche, mentalità, per gli obiettivi cui tendono e per il modo differente che hanno di perseguirli. L'Inter è solida, è l'immagine della solidità. La Juve ama definirsi liquida. Sembrano così strani la stima (sincera, sconfinata, ricambiata) di Pirlo per l'allenatore Conte e l'ottimo rapporto personale tra i due: caratterialmente e professionalmente, sono il giorno e la notte.
La stabilità di Conte
Pur nel cuore di un caos societario cui nessuno era davvero preparato, e che comunque non sta incidendo sul rendimento di una squadra dal carattere di ferro, l'Inter ha trovato la sua stabilità tecnica e tattica già da un pezzo. D'altronde Conte, che in principio di carriera era molto più sbarazzino, ha ormai un solo modo di intendere la formazione che allena, e quel modo adesso la squadra lo rappresenta alla perfezione. A inizio stagione aveva avuto qualche sbandamento, ma erano gli effetti di un'estate inesistente dopo una stagione finita tardi (per l'Inter, più tardi di tutti). Ora i nerazzurri marciano con passo sicuro, monocorde, il più delle volte implacabile. Sono una squadra prevedibile eppure difficilmente arginabile, hanno una formazione tipo da recitare a memoria (il turn over è minimo e si limita, al netto di infortuni e squalifiche, all'alternanza Young-Perisic) e una struttura perfettamente riconoscibile.
Barella-Hakimi e lo strapotere di Lukaku
Tutti sanno quali siano i suoi punti di forza - le sovrapposizioni tra Barella e Hakimi sulla destra e gli sfondamenti centrali di Lukaku - eppure il più delle volte le contromisure risultano inefficaci per il semplice fatto che nessuno, almeno in Italia, riesce a star dietro alle scorribande della coppia sardo-marocchina e fatica a contenere lo strapotere fisico del belga. Il limite di tutto ciò è evidente: appena Conte mette mano alla formazione migliore, l'Inter presenta subito delle vulnerabilità, che magari non lasciano traccia contro avversari inferiori (tipo il Benevento, triturato in assenza di due cardini come De Vrij e Brozovic) ma invece sì con quelli di livello più alto, come è successo nell'andata di Coppa Italia o nel derby di serie A. Conte, del resto, non ha mai apprezzato il turn over né è mai riuscito a gestire più competizioni contemporaneamente, dimostrando un'inclinazione precisa per il ritmo settimanale del campionato, che richiede continuità, applicazione, solidità, sicurezza e fiducia in sé stessi. Tutti doti di cui l'Inter ha finalmente fatto il pieno. Ma se Lukaku o Barella o Hakimi passassero dei seri guai fisici, che ne sarebbe di questo progetto?
La parabola di Pirlo
La Juve è tutta diversa, perché lo è Pirlo e perché per il secondo anno di fila ha dovuto riprendere in mano il filo del discorso tecnico interrotto. Pirlo era partito con l'utopia del gioco dominante, del calcio liquido (qualunque cosa voglia dire), dell'esibizione necessaria di una diversità. Ma la Juve l'ha trovata quando l'ha riannodata alla caratteristiche della tradizione, ovverosia quando l'organico al completo ha finalmente consolidato la difesa (chi non pagherebbe settimane e settimane di assenza di De Ligt, di Chiellini, di Alex Sandro?) e sulla difesa ha potuto costruire un tipo di vittorie più canoniche, ottenute puntando principalmente sulle capacità individuali, come è logico che sia per chi ha l'organico di gran lunga più ricco e sovrabbondante dell'intera serie A. La Juve ha trovato se stessa quando ha smesso di prendere gol e ha cominciato a crescere in compattezza, solidità, efficacia, immediatezza. Di suo, Pirlo ci ha messo soprattutto due cose: una notevole elasticità nell'impostazione strategica delle partite (per ognuna, cerca meticolosamente la strategia e gli uomini più adatti) e la capacità di gestire con mano ferma e molta autorevolezza i continui cambiamenti cui sottopone la squadra. La Juve una formazione base non ce l'ha: pensavamo che dipendesse dal fatto che per mesi l'organico non è mai stato al completo ma adesso che lo è non si sta stagliando nessun titolarissimo, se non naturalmente Ronaldo. Tutto il resto è mutabile, adattabile, scomponibile. Liquido, forse, vuol dire proprio questo.
Le rotazioni bianconere, i titolarissimi nerazzurri
Pirlo ha già impiegato 31 giocatori, Conte appena 22. Non ha mai schierato due volte la stessa formazione e ha già dato una maglia da titolare a 25 uomini diversi. Da quando ha la rosa al completo, le rotazioni sono sistematiche: si pensava che elementi come Cuadrado, Chiesa o De Ligt potessero essere degli intoccabili e invece Pirlo li sta ruotando anche in partite di alto livello, come Juve-Roma di sabato o la semifinale di andata. Nel 2021 la Juve ha già giocato undici volte: Ronaldo, il più presente, è stato titolare 9, Bonucci Szczesny e Danilo 8. Tutti gli altri ne hanno giocate, che più chi meno, grosso modo la metà, perché di fatto ci sono 18-19 giocatori dello stesso rango e quindi intercambiabili. Nel medesimo periodo, l'Inter ha disputato una gara in meno (la Juve in più ha avuto la Supercoppa): Handanovic e Skriniar sono partiti dall'inizio 10 volte su 10; Barella 9; De Vrij, Brozovic, Lautaro e Bastoni 8; Hakimi e Lukaku 7, ma solo perché nell'andata di Coppa Italia erano squalificati. È evidente come Conte si fidi di un nucleo ristretto e di conseguenza quale sia per lui il vantaggio, in chiave scudetto, di non avere l'impegno delle coppe europee. Lui e Pirlo sono diversi anche in questo. Perciò Juve-Inter è così interessante: è un confronto tra opposti.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Napoli, Manolas ko: fuori un mese, Gattuso nei guai
Dopo Koulibaly, positivo al Covid, il tecnico perde anche il centrale greco alla vigilia di sfide decisive: distorsione alla caviglia destra con interessamento del legamento
Nuova tegola sul Napoli e su Gattuso. In un momento già delicato per i risultati non all'attesa delle aspettative, il tecnico azzurro perde altri pezzi importanti. Starà fuori almeno un mese Kostas Manolas, il difensore greco uscito nel corso del secondo tempo della sfida di sabato scorso contro il Genoa. L'ex Roma si è sottoposto ad esami che hanno evidenziato "una distorsione di secondo grado della caviglia destra con interessamento del legamento peroneo-astragalico anteriore. Le condizioni del calciatore verranno valutate tra tre settimane". L'indisponibilità di Manolas si somma a quella di Koulibaly, positivo al Covid. A Gattuso restano a disposizione solo due centrali, Maksimovic e Rrahmani. E questo alla vigilia di una serie di sfide molto importanti: mercoledì la semifinale di ritorno di coppa Italia contro l'Atalanta, sabato la sfida di campionato contro la Juve, giovedì prossimo l'andata dei sedicesimi di Europa League contro il Granada.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Sconcerti: Cristiano Ronaldo è tra i grandissimi? Pelé, Messi, Maradona e Cruyff creavano gioco, CR7 segna di più
Nessuno segna come l’attaccante della Juventus, ma gli altri più grandi giocatori della storia inventavano più gioco. E tra tutti questi è stato l’olandese il maestro universale del secolo: il suo, con istinto e geometria, è stato il calcio completo
di Mario Sconcerti
Cristiano Ronaldo ha compiuto l’inseguimento a Pelé nella classifica dei marcatori universali ma è una corsa sbagliata. È come chiedersi chi sia stato migliore tra Galileo e Fermi, uno ha inventato la scienza moderna, l’altro parte di quella del futuro. Il tempo cambia tutto: il terreno di gioco, la forma del pallone, la chimica del suo tessuto. Quando giocava Pelé si era ancora ai palloni di cuoio con dentro una camera d’aria. Quando pioveva il peso raddoppiava, da quattro etti e mezzo saliva fino a sfiorare il chilo. Oggi è pelle artificiale, leggera e impermeabile, più veloce, meno prevedibile nella traiettoria. È cambiato il fisico dei giocatori. È aumentato di dieci centimetri in altezza e dieci chili di peso.
Pelè fu l’inventore del nuovo gol, lo spettacolo che faceva da cornice alla ricostruzione del mondo, dall’Europa al Giappone. Stupì e vinse nel primo Mondiale trasmesso in televisione, fu una vera e propria apparizione, uno spot universale al dovere di divertirsi. Ha raccontato cose che adesso fanno storia ma non più emozione. Il calcio vive quasi soltanto nel presente. Basta una partita a cancellare l’altra. C’è troppa cronaca per riuscire ad avere memoria. Il passato non conta. Baggio ha smesso da più di venti anni, tanta gente mi chiede se era bravo davvero. Non lo ricordano più.
Detto questo Cristiano Ronaldo è stato a mio parere il miglior attaccante del dopo guerra. Non ricordo altri attaccanti che abbiamo avuto la sua costanza nel gol e la sua semplicità di conclusione. Ronaldo non dribbla, evita. Non va oltre l’avversario, lo scansa con la sua finta a rientrare sul destro. La sua differenza comincia lì, ma con la finta prepara soltanto la sua prodezza. Ronaldo è tutto nella precisione del tiro e nel saperlo incrociare con potenza. Il tiro trasversale è sempre un problema per il portiere perché gli toglie indipendenza nell’intervento. Non può decidere dove buttarsi perché non conosce ancora la traiettoria. Può solo andare d’istinto. Ma se il tiro è preciso e forte, è sempre gol. Ronaldo ha questo miracolo, sa farlo. Ci sono stati tanti grandi attaccanti, da Romario a Ronaldo, a Eusebio, ma nessuno aveva il suo tempo e la sua forza. Ne ricordo solo uno appena paragonabile come rapidità di coordinazione, velocità, potenza, tiro: Paolino Pulici. Riva era più plastico, ma era bello e dannato, fumava, faceva tardi la notte, era bello e scontroso. Unico.
Ma tutto questo con Pelé non c’entra niente. Pelé inventava calcio, Ronaldo lo chiude. Sarebbero stati benissimo insieme. Pelé aveva una classe che Ronaldo non ha, l’ha resa schiava della potenza e del marketing televisivo. Ha inventato le sue finte quasi venti anni fa, non salta l’uomo con quelle, ma fanno parte del suo mercato. Pelè fu dichiarato Bene Nazionale del Brasile, quindi intrasferibile per legge. Ronaldo è il simbolo del grande professionismo degli anni Duemila, vali per te stesso, sei solo tuo, non c’è nessuna nazione da proteggere.
Credo sia Messi quello più vicino a Pelè ai nostri giorni, per il tipo di gioco più vasto del semplice attaccante e perché i suoi gol, come quelli di Pelè, partono sempre da un’idea personale, da un movimento oltre l’avversario. Pelè era più atleta, era agile e massiccio, non lo spostavi. E aveva un senso più ludico, tentava colpi non solo utili, provava anche quello che lo divertiva. Pelè resta però una specie di fuori classifica. Ha avuto la fortuna di inventare il calcio moderno, ma lo ha fatto da lontano, fuori da dove si è svolta la storia reale del calcio. Messi, come lui, ha giocato in una squadra sola e l’ha resa la migliore del mondo. Anche qui non c’è prova, solo opinione. Io ho sempre preferito Messi a Ronaldo, per esempio, perché sono cresciuto dentro il pensiero dominante del numero dieci, che poi derivava da Pelè.
Questo eterno ritorno è interrotto dalla spinta di due nuovi numeri dieci, diversi per indole e gioco, assolutamente nuovi e identici per la facilità con cui hanno ribaltato tutto. Maradona e Cruyff. Anche qui sarebbe bello chiedersi davvero chi ha inciso di più. Si scoprirebbe che al di là dei personaggi e delle loro storie, Cruyff ha costruito il calcio olandese ed ha istruito direttamente Guardiola per il calcio di domani. Maradona ha costruito lo spettacolo, Cruyff è stato il vero maestro universale del secolo, le doti naturali che accettano quelle necessarie e ne fanno una cosa sola. Istinto e geometria, il calcio completo.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Diritti tv, serie A: Dazn davanti a Sky, verso la svolta storica del campionato in streaming. Giovedì 11 si decide
La forbice fra le due offerte è di quasi 100 milioni: 840 della app per il pacchetto di 7 gare in esclusiva e 3 condivise, 750 per il canale tv per tutte le partite. Agnelli: «Offerte superiori a tutti in Europa». Cairo:«Il calcio italiano non ha perso appeal»
Una decisione definitiva ancora non è maturata ma l’orientamento dei presidenti, riuniti lunedì 8 febbraio, è quello di abbracciare una svolta storica. Traslocando cioè l’intero campionato di serie A sulla app di Dazn, dopo 17 anni di trasmissione su Sky. Sarebbe un cambiamento storico per le abitudini degli italiani, ma poiché in ballo ci sono interessi miliardari, occorre una profonda riflessione. Ecco perché le società hanno rimandato a giovedì 11 febbraio l’assegnazione dei diritti tv del triennio 2021-2024.
La partita resta aperta, in queste 48 ore può ancora succedere di tutto, anche se per ora sembra eccessiva la forbice fra la proposta avanzata da Dazn (840 milioni per il pacchetto delle 7 gare in esclusiva e quello di tre in condivisione) e l’offerta di Sky (750 per tutte le partite e altri 50-70 in caso di creazione del canale Ott della Lega, anche se il divieto di esclusiva sul web imposto a Sky fa sorgere dubbi sull’operazione): a parte rare eccezioni, non solo i grandi club, Juventus, Inter e Milan ma anche Roma, Lazio, Fiorentina e Torino ritengono che i risultati ottenuti in fase di negoziazione non siano da sottovalutare.
«Abbiamo ottenuto un risultato eccellente nel panorama europeo della nostra industria — ha dichiarato Andrea Agnelli —. Nessuna Lega è stata capace di negoziare a questi livelli. Attenzione a non farci scappare questi numeri». Dello stesso avviso il presidente del Torino, Urbano Cairo: «Credo che per lo sviluppo dei diritti tv, la Lega e chi ha condotto le trattative abbiano svolto un buon lavoro. Le proposte dei broadcaster sono molto interessanti, in particolare reputo che l’offerta di Dazn vada valutata con attenzione considerando pure che sarà supportata da una telco. Sarà poi l’assemblea a decidere, ma va sottolineato che se a livello internazionale assistiamo a un calo del valore dei diritti tv, il calcio italiano dimostra di essere in trend positivo, manifestando un fascino, un interesse, insomma una vitalità che altre leghe hanno perso».
Se si considera che i rilanci hanno portato a una cifra non molto diversa dal valore attuale di 973 milioni dei diritti televisivi (agli 840 milioni di Dazn si dovrebbero aggiungere i 70 milioni messi sul piatto da Sky per il pacchetto 2, relativo a tre gare non in esclusiva), mettendo in conto che la Lega non versa più i 55 milioni annui di commissione a Infront, resta alta la soddisfazione per il riconoscimento economico attribuito alla serie A.
Come migliorare ancora? Non è escluso che giovedì non venga assegnato il pacchetto 2 e venga di nuovo messo all’asta. Tra le ipotesi per renderlo più appetibile è spuntata quella di inserire la possibilità di trasmettere una partita in chiaro a giornata. In tal modo Sky avrebbe ad esempio la facoltà di mandarla in onda su Cielo e Tv8. I presidenti puntano a toccare la quota di un miliardo. Slitta perciò l’assemblea che si sarebbe dovuta occupare dell’ingresso dei fondi come soci di minoranza nella media company.
I fondi di private equity sono spazientiti dall’ennesimo rinvio. Il presidente della Lega Dal Pino ha spiegato ai presidenti che dovranno risolvere i nodi relativi ai diritti di archivio e alla questione della responsabilità prima del voto sull’approvazione del pre-contratto. Ma intanto le casse dei club sembrano salve.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Stasera una partita molto difficile da interpretare assolutamente col giusto approccio altrimenti le sorprese potranno essere assai amare. Il modo migliore è dimenticarsi del risultato dell'andata e puntare a vincere o almeno segnare, anche se l'assenza di Morata e Dybala costringe a schierare in attacco Kulusevsky che da punta non ha mai reso al massimo.
L'Inter per recuperare sarà costretta ad attaccare, d'altronde con Hakimi e Lukaku ritrova la trazione anteriore...e dunque è su questa premessa che occorrerà far girare la partita, magari col vecchio e caro contropiede.
Ad uno sforzo di attenzione sarà chiamata anche la difesa "giovane" cioè de Ligt e Demiral. Vietate le sbavature e le disattenzioni, basta poco per rimettere tutto in gioco....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
Commenta
-
-
Partita molto interessante
Inviato dal mio SM-G988B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Commenta
-
Commenta