Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Coppa Italia: l’Atalanta batte la Lazio e va in semifinale. La squadra di Gasperini fa l’impresa, rimonta la Lazio, resta in dieci, ma va in gol, sbaglia pure un rigore e alla fine resiste al ritorno dei biancazzurri. Insomma, un carattere eccezionale. I bergamaschi in corsa in Champions, in Coppa Italia e sono dentro anche alla lotta scudetto: forse è l’anno giusto per portare a casa qualcosa…

    La Juve va in semifinale con il contributo dei giovani della sua Under 23, che era la squadra che Pirlo doveva inizialmente allenare per poi ritrovarsi nelle mani quella con Ronaldo e Dybala. La Juve è l’unico club di A ad avere la seconda squadra in serie C. E Pirlo lancia l’appello: “E’ ora che anche gli altri club lo facciano”. Certo l’esperimento encomiabile finisce qui: adesso c’è l’Inter e non si può rischiare di fare il bis del campionato…

    Non esiste in Italia una squadra che abbia il carattere e la volontà dell’ Atalanta. Che da soli non basterebbero: l’ Atalanta vince, è in semifinale di Coppa Italia, elimina la Lazio mentre è in dieci per l’ espulsione di Palomino, perché aggiunge grinta ed aggressività alla grande qualità del suo gruppo. Succede nei giorni dell’ addio di Gomez, il simbolo e la bandiera di questa Atalanta – la storia invero è abbastanza triste, anche se tutte le storie oggettivamente hanno un inizio e una fine – ma la società è riuscita a costruire una rosa ampia dove i giocatori si possono alternare tranquillamente senza perdere qualità. Muriel è spesso un rincalzo, se mancano Hateboer, Pasalic, Ilicic ci sono comunque Malinovski, Miranchuk su cui puntare. L’ Atalanta ritroverà la Lazio domenica in campionato, la sua permanenza in zona Champions League è ormai un fatto stabile. Ufficialmente non esiste alcuna ambizione di scudetto, la realtà è che oggi l’ Atalanta di Gasperini è in corsa in tutte le competizioni: Champions, Coppa Italia, Scudetto. Se continua a giocare così, con questa forza e con questo ritmo, qualcosa porterà a casa.

    Nel mentre Ronaldo si prende un po’ di vacanza andando sulla neve e violando le regole della “zona arancione” e Buffon festeggia i suoi 43 anni in campo (è di 16 mesi più anziano del suo allenatore e l’intenzione è quella di allungare il contratto ancora di un altro anno) Pirlo continua a fare della Coppa Italia una palestra per i giovani bianconeri del futuro (chissà), attingendo da quell’ Under 23 che per ora è l’unico esempio di seconda squadra di un club di Serie A. Con Fagioli, Dragusin, Di Marco, Da Graca (più Frabotta già stabilmente in prima squadra e Rafia autore del gol qualificazione al turno precedente) si può fare una dignitosissima Coppa Italia. E del resto non bisogna dimenticare che Pirlo inizialmente era stato ingaggiato da Andrea Agnelli per guidare l’ Under 23, poi col licenziamento di Sarri si è ritrovato la prima squadra in mano. La Juve è l’unica che ha iscritto una sua squadra nel campionato di Serie C, nessun altro club di A lo ha fatto per motivi economici e di investimento. Certo l’esperimento, interessante e indubbiamente positivo, termina qui. Per le due partite di semifinale con l’ Inter difficilmente potrà permetterselo, soprattutto dopo che l’ Inter in campionato l’ha battuta nettamente per 2-0 a San Siro. Da oggi la Coppa Italia diventa un affare molto serio.

    COPPA ITALIA 2020-2021 QUARTI DI FINALE Martedì 26 gennaio 2021 Inter-Milan 2-1 (31' Ibrahimovic M, 71' Lukaku rig. I, 90'+7' Eriksen I) Mercoledì 27 gennaio 2021 Atalanta-Lazio 3-2 (7' Djimsiti A, 17' Muriqi L, 34' Acerbi L, 37' Malinovskyi A, 57' Miranchuk A) Juventus-Spal 4-0 (16' Morata rig J, 33' Frabotta J, 78' Kulusevski J, 4-0 Chiesa J) Giovedì 28 gennaio 2021 Napoli-Spezia 4-2 (5' Koulibaly N, 20' Lozano N, 30' Politano N, 40' Elmas N, 70' Gyasi S, 73' Acampora S) *** SEMIFINALI (and e rit) Inter - Juventus (andata martedì 2 febbraio a Milano, ritorno martedì 9 febbraio a Torino) Napoli - Atalanta (andata mercoledì 3 febbraio a Napoli, ritorno mercoledì 10 febbraio a Bergamo) Non esiste in Italia una squadra che abbia il carattere e la volontà dell' Atalanta. Che da soli non basterebbero: l' Atalanta vince, è in semifinale di Coppa Italia, elimina la Lazio mentre è in dieci per l' espulsione di Palomino, perché aggiunge grinta ed aggressività alla grande qualità del suo
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      COPPA ITALIA 2020-2021
      QUARTI DI FINALE
      Mercoledì 27 gennaio 2021

      Atalanta-Lazio 3-2
      (7′ Djimsiti A, 17′ Muriqi L, 34′ Acerbi L, 37′ Malinovskyi A, 57′ Miranchuk A)

      Juventus-Spal 4-0
      (16′ Morata rig J, 33′ Frabotta J, 78′ Kulusevski J, 4-0 Chiesa J)

      Giovedì 28 gennaio 2021
      Napoli-Spezia 21-00

      ***

      SEMIFINALI (and e rit)

      Inter – Juventus
      (andata martedì 2 febbraio a Milano, ritorno martedì 9 febbraio a Torino)

      Atalanta – Vincente di Napoli-Spezia
      (andata mercoledì 3 febbraio, ritorno mercoledì 10 febbraio)
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        Dzeko vuole allenarsi ma Fonseca dice no. Pace sempre più lontana tra il tecnico e l'attaccante

        Un rifiuto che complica ulteriormente i rapporti tra i due. A cinque giorni dalla chiusura del calcio mercato

        Cresce la tensione tra Dzeko e Fonseca. L'attaccante avrebbe voluto tornare oggi ad allenarsi con i compagni, ma il tecnico non ha dato il suo consenso. Un "no" che rende ancora più pesante l'atmosfera tra i due e allontana l'ipotesi di una riappacificazione.

        La società, che continua a non prendere posizione pubblicamente, appoggia le scelte del portoghese, che fino a giugno sarà sulla panchina giallorossa. Dzeko, contro lo Spezia fuori ufficialmente per motivi fisici, ha perso la fascia di capitano - ereditata da Pellegrini - e anche il posto in squadra, finendo, di fatto, fuori dal gruppo a seguito della dura discussione avuta con Fonseca, e con un suo collaboratore, al fischio finale della sconfitta con lo Spezia in coppa Italia.

        Mancano cinque giorni alla chiusura del mercato, Edin vorrebbe non essere costretto a lasciare subito la Roma, ma la frattura con Fonseca è ormai sempre più profonda.

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          Napoli, De Laurentiis: "Fiducia in Gattuso". Il tecnico, però, non può più sbagliare

          Dopo un incontro avvenuto a Castel Volturno, il presidente ha deciso di andare avanti con Ringhio. Ma l'impressione è che saranno decisive le prossime due sfide, contro Spezia (coppa Italia) e Parma. Osimhen in rampa di lancio

          Il Napoli per ora va avanti con Gattuso. Con un comunicato, al termine di un incontro avvenuto nel tardo pomeriggio a Castel Volturno, la società ha fatto sapere che "il presidente Aurelio De Laurentiis con il vice presidente Edoardo e l'amministratore delegato Andrea Chiavelli, ha incontrato la squadra e lo staff tecnico confermando la piena fiducia all'allenatore Rino Gattuso". Ufficialmente, quindi, non ci sono problemi. In realtà è evidente che l'operato del tecnico sarà sotto la lente d'ingrandimento nelle prossime due partite: quella contro lo Spezia, giovedì nei quarti di Coppa Italia, e quella con il Parma, domenica prossima allo stadio Maradona. Due vittorie rimetterebbero saldamente in sella Ringhio, lasciato ultimamente un po' troppo da solo dal suo presidente a fronteggiare il momento di difficoltà. Tra le parti era calato il gelo per la telenovela del rinnovo del contratto - che va avanti dallo scorso mese di agosto - e gli ultimi risultati negativi contro Juventus e Verona hanno quasi fatto traboccare il vaso, colmo da un po'. L'ago della bilancia sono a questo punto i giocatori, che dovranno dimostrare con i fatti di essere dalla parte del loro tecnico. Per questo dietro l'angolo ci sono le sfide della verità, per il presente e soprattutto per il futuro degli azzurri.

          Due vittorie per salvare la panchina

          Gattuso sa di non avere scelta: deve qualificarsi per la semifinale della Coppa Italia contro lo Spezia e poi battere anche il Parma in campionato, altrimenti la sua panchina sarà in pericolo. Ma De Laurentiis dovrà eventualmente esonerarlo, perché Ringhio ha la coscienza a posto e non ha alcuna intenzione di dimettersi. Il Napoli ha pagato dazio negli ultimi mesi alle assenze di Osimhen e Mertens, che sono appena ritornati in gruppo. Il tecnico calabrese è convinto che con i due migliori attaccanti a disposizione gli azzurri si riprenderanno e gettare la spugna non è nel suo Dna di combattente, nonostante le innegabili difficoltà del momento. La squadra ha infatti smarrito sicurezza in difesa ed equilibrio a centrocampo. Per questo non si può escludere il cambio di modulo, con il ritorno al 4-3-3. Di sicuro ci sarà il turn over, perché dal 3 gennaio Insigne e compagni sono scesi in campo ogni tre giorni e la stanchezza si fa fisiologicamente sentire.


          Osimhen in rampa di lancio

          Petagna si è allenato part time alla vigilia della sfida con lo Spezia e quindi prende quota (almeno per una staffetta) la candidatura di Osimhen. Certi i rientri di Ospina, Manolas e Mario Rui, mentre hanno chance di partire dall'inizio Elmas e Politano. Ma Gattuso non potrà schierare in Coppa Italia una squadra sperimentale, con in ballo la semifinale e la sua panchina. De Laurentiis vigila, anche se non ha un sostituto sottomano e si augura in cuor suo che l'emergenza si risolva da sola. I suoi silenzi, però, non agevolano il lavoro di Ringhio e dei giocatori, che trascorreranno la vigilia in ritiro. Il Napoli è una polveriera.

          Dopo un incontro avvenuto a Castel Volturno, il presidente ha deciso di andare avanti con Ringhio. Ma l'impressione è che saranno decisive le prossi…
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            Agnelli e il calcio del futuro: "Sistema in perdita, competizioni da privatizzare"

            Il presidente della Juventus parla di riforme, ribadisce la volontà di un potere europeo forte ventilando riforma dei tornei, nuova governance e privatizzazione delle competizioni

            Un assist alla Superlega, pur senza nominarla mai. Il presidente della Juventus Andrea Agnelli, in una conferenza sul canale francese e-Think sport, ha aggiornato la propria agenda con i programmi per il futuro del calcio europeo. Aprendo a soluzioni che rivoluzionino il sistema con "la privatizzazione delle competizioni" anche per far fronte a un sistema che "avrà danni fino a 8 miliardi di euro".

            Una svolta nel sistema attuale: di questo ha parlato per una mezz'ora Agnelli. Rappresentando uno scenario tragico per il calcio continentale: "Non siamo in grado, ancora, di avere un'idea su cosa sia successo all'industria o cosa significhi questa crisi per le società. L'effetto reale della pandemia lo capiremo davvero solo a fine stagione. Dubito fortemente che saremo in grado di riportare i tifosi allo stadio, di riaprire gli impianti. Lo studio Money League di Deloitte parla di un impatto pari a 2 miliardi di euro, ma credo sia molto peggio di così: le stime dell'Eca dicono che i danni saranno tra 6,5 e 8 miliardi. E 360 club dovranno sottoscrivere aumenti di capitale per 6 miliardi". Inevitabilmente, la crisi ha colpito anche il calciomercato: "Le spese per i trasferimenti di calciatori sono scese da 6,5 a 3,9 miliardi", per un calo "di 2,6 miliardi. Danneggiando profondamente anche le divisioni inferiori, oltre a ridurre i posti di lavoro".

            Un problema da risolvere "cambiando il modo in cui operiamo". Come? "Bisogna valutare la possibilità di rivedere il format delle competizioni e la governance del sistema". Un'idea che apre a un futuro diverso: "Dobbiamo guardare più la qualità che alla quantità delle partite, ripensando il format delle competizioni. Intervenendo sulla governance del sistema, con un management che possa creare un migliore equilibrio nel sistema, tra le parti in gioco. Ogni decisione su possibili cambiamenti dovrà essere presa insieme all'Eca, la Uefa non può decidere da sola. Quando guardiamo alle competizioni in corso, vediamo un calo di competitività e interesse". Il motivo? "Si giocano ogni anno 125 partite di Champions League e quasi 1900 nei top 5 campionati nazionali. L'impatto economico così è sbilanciato". Un modello, che sta provando ad applicare la Serie A, è quello della “privatizzazione delle competizioni”, tramite l’ingresso dei fondi di investimento. “L’organizzazione delle competizioni gestita direttamente o indirettamente dai club è un’opportunità per incrementare i ricavi delle società”.

            Lo sguardo è al pubblico del futuro: “Abbiamo un pubblico molto più segmentato rispetto al passato. La generazione Z inizierò a spendere prima di 5 anni da oggi. Siamo sicuri che ciò che offriamo loro in questo momento sia ciò che vogliono?”. Idee non mancano: “Con alcuni presidenti, tra cui al-Khelaifi del Psg, stiamo pensando a come possiamo migliorare il calcio nel futuro. Il modo di trasmettere partite e campionati si sta evolvendo, soprattutto con l'arrivo di piattaforme streaming come Disney plus. I nuovi modi di fruire del prodotto ci costringono a cambiare il nostro modo di pensare al calcio”.

            Un piccolo incrocio con il presidente del Lione, Jean Michel Aulas, che in collegamento (con la coppa del mondo sullo sfondo), ha chiesto ad Agnelli delucidazioni sulla possibilità che la Francia, dopo aver portato due squadre in semifinale di Champions, possa portare anche la quarta squadra a qualificarsi per la competizione. La risposta del n.1 della Juventus apre a diversi criteri di accesso: "L'accesso alle competizioni europee deve avvenire nel campionato nazionale e a determinare chi rappresenta il Paese nelle competizioni europee è un ranking, che può essere anche interno alla manifestazione. È una questione di meritocrazia".

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              Ibrahimovic-Lukaku, il ghetto, Sanremo e il dibattito sul razzismo. Zlatan ai compagni: ho esagerato

              Lo svedese è cresciuto in un ghetto multiculturale e ha sempre detto che «sul campo siamo tutti uguali». Lukaku non ha gestito la provocazione perché è stata toccata la mamma Adolphine con cui ha un rapporto strettissimo

              Ibra è razzista o no? Non giriamoci attorno. Sta tutto qua il salto di qualità, si fa per dire, della gazzara indegna del derby di Coppa: è la ragione per cui piovono su Milano decine di telefonate dai giornali inglesi, per cui si è acceso il dibattito se debba essere confermata la sua presenza di ospite a Sanremo, il motivo per cui si distingue la posizione di un galletto — Ibra, appunto — da quella dell’altro, Romelu Lukaku, che nella vicenda non esce da santo, avendo urlato di risposta cose come «ti sparo in testa» o «fuck your wife».

              Ma il riferimento ai riti voodoo e alla madre di Lukaku, di origini congolesi, non può non richiamare l’odiosa macchietta del buon selvaggio africano e il «little donkey», asinello, suona troppo affine a «monkey» per eliminare ai vivisezionatori di labiali ogni dubbio. Lo ha capito il Milan, che con il suo ad Ivan Gazidis vuol essere capofila per diffondere i valori di inclusione, e lo ha capito subito anche Ibra: quell’accusa rischiava di sporcare la sua fin qui meravigliosa last dance, per uno che, venendo dal ghetto multiculturale e variamente violento di Rosengard — banlieue di Malmoe, disoccupazione al 35%, 28 lingue in 3 km quadrati — ha sempre usato il campo come una livella per le differenze, i piedi come un linguaggio universale, il calcio come il trionfo della meritocrazia. Ecco perché Ibra ai compagni ha sì ammesso l’errore («ho esagerato») ma ha anche aggiunto «guai a chi mi dà del razzista». E sui social è arrivato il post «non c’è spazio per il razzismo nel mondo di Zlatan» che è comunque un posto dove lui sta seduto al centro e tutto il resto gira attorno, tanto che poi conclude: «Siamo tutti giocatori, alcuni migliori di altri».

              Di certo si considerava migliore di Lukaku quando, stagione 2017-2018 — Big Rom giovane attaccante arrivato allo United, Zlatan infortunato —, gli lanciò la famosa scommessa del «ti do 50 sterline per ogni stop giusto». Non è vero che si stavano antipatici, anche se il giovane in qualche modo spinse il vecchio acciaccato negli Usa e, una volta ritrovatisi a Milano, si sono punzecchiati dopo i derby, «Milano ha un nuovo re», disse Lukaku ai primi gol, «Milano non ha re, ha un dio», corresse lo svedese dopo la doppietta. Ma in tanti li ricordano in Inghilterra seduti vicini in fondo al pullman ed è di due anni fa la risposta di Lukaku ad alcuni tifosi: «Tutto quello che ho imparato da Zlatan è stato fantastico. Ricordo una sessione di allenamento: a un certo punto mi è venuto addosso in pieno. È stato allora che ho capito che lui vuole lottare sempre per il suo posto».

              È l’unico credo di Ibra, madre croata cattolica e padre bosniaco musulmano, ripetuto tante volte, anche nell’intervista a Sette: «La mia unica religione è quella del rispetto per gli altri. Per tutte le fedi. Nel campo di calcio siamo tutti uguali. Un campo, due porte, vediamo chi segna di più. Puoi essere nel cortile o a San Siro».

              Il problema è quando San Siro diventa il ghetto che, come da frase celeberrima, non è mai uscito dal ragazzo fatto uomo. E nel ghetto certe astuzie si affinano, anche se per la verità si vedono uguali in qualsiasi campetto di borghesissimi ragazzini. Ibra maestro provocatore, allora, forse più che razzista: vede il suo branco in difficoltà (Lukaku stava litigando con Romagnoli e Saelemaekers), sapeva dove poteva fare più male al belga legatissimo alla madre e ha colpito proprio lì, ben conoscendo la storia che il presidente dell’Everton aveva rifilato agli azionisti anni prima, cioè che Lukaku non aveva rinnovato il contratto perché «in un rito voodoo della madre una voce aveva detto di firmare per il Chelsea». Una ricostruzione smentita dallo stesso Lukaku.

              Già, Romelu. Infanzia altrettanto difficile. Non con il ghetto come comunità di riferimento, ma stretto al nucleo della famiglia, soprattutto la madre Adolphine, che allungava il latte con l’acqua per farlo mangiare, che, diabetica, non aveva i soldi per pagarsi l’insulina, e a cui il piccolo Romelu fece la promessa solenne del riscatto: «Mamma, vedrai che cambierà. Giocherò a calcio nell’Anderlecht. Staremo bene. Non dovrai più preoccuparti. Avevo sei anni». È la mamma che oggi cresce il figlio di Romelu; a lei dedica i gol facendo il segno della A con le dita ed è lei che, quando sono separati, chiama di continuo: «Parliamo 4-5 volte al giorno, anche di niente. A volte guardiamo la tv e restiamo su FaceTime e ridiamo». Martedì sera, invece, Lukaku era triste e amareggiato. Sui social non ha fatto trapelare nulla, l’Inter non ha voglia di alimentare polemiche, ma è chiaro che Romelu l’ha vissuta come una frase razzista. E tanto basta perché Ibra debba tendere la mano: succede, anche nel ghetto. E poi ci si risfida sul campo la volta dopo.

              CorSera
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                Due multimilionari di colore diverso ma accomunati da un unico, decisivo fattore: avere entrambi mezzo neurone, il che li rende "fratelli", per la gioia di tutti gli accademici che stanno arzigogolando attorno a questo caso da giorni, come se questo disgraziatissimo Paese non avesse ben altri problemi. Due minus habens salvati dalla capacità di saper dare un calcio ad un pallone, il che rappresenta, assieme al mezzo neurone, l'altro tratto in comune.

                Il vero razzisimo è invece quello dei tanti giornalisti e commentatori che, per l'ennesima volta, stanno lì a distinguere, ad insegnarci, a motteggiare (sulla base di non specificate cattedre), su cosa è giusto e cosa è sbagliato, su cosa è bene e cosa è male, su dove stanno o non stanno le ragioni.

                Questi cattedratici sono illustri personaggi che rispondono ai nomi dei Varriale, degli Antinelli, degli Zazzaroni, dei commentatori e delle firme sportive e non dei quotidiani italiani, coccodrilli che piangono da un solo occhio, perchè non ricordo elzeviri e lezioni quando in Rai si dette del "marocchino di merda" a Benatia o quando De Rossi appellò con uno "zingaro di merda" Mandzukic (ma la lista potrebbe essere più lunga e riguarda una infinità di episodi, squadre, nomi: i citati sono solo a titolo di esempio).

                I veri razzisti sono dunque questi professorini del nulla, mediocri personaggi che prima e sopra tutti hanno contribuito allo scadimento dell'ambito calcistico, vuoti di obiettività e analisi, incapaci di elevare il pensiero dell'ascoltatore o del lettore, degradando la cornice del calcio a livello di una arena senza regole e deontologia.

                Calciatori con poco sale in zucca sono sempre esistiti, dunque non c'è nessun nuovo livello o abisso da scandagliare. Rispetto al consueto, lo sprofondo qualitativo è dunque offerto da chi avrebbe il compito di raccontare questo calcio ed i suoi protagonisti, ma, non essendone capaci, ci offrono quanto sanno dare di loro stessi: il peggio.
                Last edited by Sean; 28-01-2021, 09:33:13.
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                  forse, tra mille inverni
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                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

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                      Ok...quindi Ibra e' un razzista perche' se dici qualcosa che ha a che fare con il voodo ad un tizio abbronzato...sei razzista. Pero' puoi minacciare di morte uno dicendogli che gli spari in testa. In quel caso sei solo un povero bambino abbronzato che ha solo reagito ad una provocazione.
                      I SUOI goals:
                      -Serie A: 189
                      -Serie B: 6
                      -Super League: 5
                      -Coppa Italia: 13
                      -Chinese FA Cup: 1
                      -Coppa UEFA: 5
                      -Champions League: 13
                      -Nazionale Under 21: 19
                      -Nazionale: 19
                      TOTALE: 270

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                        Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
                        Ok...quindi Ibra e' un razzista perche' se dici qualcosa che ha a che fare con il voodo ad un tizio abbronzato...sei razzista. Pero' puoi minacciare di morte uno dicendogli che gli spari in testa. In quel caso sei solo un povero bambino abbronzato che ha solo reagito ad una provocazione.
                        chi ha più melanina ha più diritti, è cosi da più di un decennio
                        Originariamente Scritto da Pesca
                        lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                          L'Inter cerca l'accordo sugli stipendi arretrati

                          L'Inter è pronta a proporre ai giocatori e ai suoi tesserati un nuovo accordo sugli stipendi arretrati. Il 16 febbraio è la scadenza fissata dalla Figc (deadline valida anche per le altre squadre italiane che si trovano nella stessa situazione) per versare gli arretrati.

                          La proposta di accordo prevede il versamento degli stipendi di luglio e agosto entro la fine di questa settimana, con l'aggiunta di un altro mese (probabilmente gennaio) che sarà versato sui conti correnti dei tesserati probabilmente a febbraio. Resterebbero da versare altre due mensilità, ma per l'ulteriore proroga sarà comunque necessario il benestare di tutti i tesserati, compresi quelli ancora a contratto ma ormai usciti dal club (ad esempio l'ex allenatore Luciano Spalletti).


                          (Il Sole 24 Ore)

                          L' Inter è pronta a proporre ai giocatori e ai suoi tesserati un nuovo accordo sugli stipendi arretrati. Il 16 febbraio è la scadenza fissata dalla Figc (deadline valida anche per le altre squadre italiane che si trovano nella stessa situazione) per versare gli arretrati. La proposta di ...
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                            Io sto ancora aspettando gli esiti della "caccia al colpevole" circa il "marocchino di merda" esclamato in diretta sui canali nazionali della Rai: https://www.liberoquotidiano.it/vide...sulti-rai.html

                            attesa vana, visto che dall'antipasto siamo ormai ai tarallucci e al vino, mentre per il canone non sono ammessi ritardi e lo si vuole subito, offrendo in cambio di questi servizi e i Varriale (un ultras del Napoli, che non fa nemmeno niente per nasconderlo, alimentando i veleni via twitter) alla vicedirezione dello sport, gente pagata coi soldi dei contribuenti: se c'è uno scandalo è solo questo.

                            Lukaku-Ibrahimovic è episodio squisitamente calcistico e lì va ricondotto e conchiuso, dove il terzo ebete è l'arbitro, perchè sarebbe bastato sventolare un bel rosso sulla faccia di entrambi per risolvere la questione sul nascere.

                            Lukaku non si capisce che volesse fare con Romagnoli. Ibrahimovic si è buttato a pesce in una delle situazioni a lui congeniali e il resto lo abbiamo visto. Spettatore disinteressato, quando invece avrebbe dovuto essere ben presente e reattivo, l'inutile e mediocre Valeri, che a fronte di insulti gravi e reiterati che si sono scambiati i due calciatori, non trova di meglio da fare che il coniglio e alzare ad entrambi un giallo, ovvero il nulla, tant'è che quel provvedimento non ha fermato il match verbale.

                            Tre cretini. Tre cretini che hanno dato modo alle solite anime belle di salire sul pulpito e rovesciarci addosso i predicozzi, pulpito nel quale germinano i giornalisti-ultras e dove si può insultare un giocatore in diretta senza che l'ente pubblico (cioè pagato da noi tutti) prenda immediati provvedimenti. Questo il quadruccio, cioè niente di nuovo.
                            Last edited by Sean; 28-01-2021, 12:38:51.
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                              Possibile (anche se difficile causa tempi ridotti) scambio Dzeko-Icardi.
                              I SUOI goals:
                              -Serie A: 189
                              -Serie B: 6
                              -Super League: 5
                              -Coppa Italia: 13
                              -Chinese FA Cup: 1
                              -Coppa UEFA: 5
                              -Champions League: 13
                              -Nazionale Under 21: 19
                              -Nazionale: 19
                              TOTALE: 270

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                                Mi pare una di quelle "notizie" che servono a riempire i vuoti (di notizie) dei giornali.
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