Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • ottantino
    Bodyweb Senior
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    Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
    Immobile dipendenti

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    Ma che vuol dire?
    Comunque nelle ultime 4 partite hanno segnato oltre a Ciro oggi SMS, al derby 2 gol Luis Alberto, a Parma Luis Alberto e caicedo, contro la fiorentina caicedo.

    Poi voglio dire una squadra compra un bomber per sperare che segnino gli altri al posto suo?

    Boh
    Winners are simply willing to do what losers won't.




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    • Liam & Me
      Bad Blake
      • Dec 2006
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      • high as a kite
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      Originariamente Scritto da CRI PV Visualizza Messaggio
      Ennesimo rigore negato
      Ho visto una lunga intervista di McKennie su ESPN, mi ha fatto un'ottima impressione. Spero continui a trovare spazio.
      B & B with a little weed










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      • Venkman85
        Bodyweb Senior
        • Apr 2015
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        • Liguria
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        Immobile fino al gol tra l'altro non è che avesse fatto questa gran partita. La Lazio oggi è stata brava dopo il vantaggio a limitare il Sassuolo. Sono andati più loro vicini al 3-1 che gli altri al 2-2.

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        • Sean
          Csar
          • Sep 2007
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          • In piedi tra le rovine
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          La Juve fa due gol al Bologna con Arthur e McKennie, insomma non solo Ronaldo e gli attaccanti. Dopo tante critiche (non all’altezza degli altri, il punto debole della squadra) il centrocampo bianconero si prende la rivincita. Assorbita e superata la batosta del ko di San Siro contro l’Inter, la Juve è tornata ormai ufficialmente nel giro scudetto. Bisogna solo capire se l’apprendistato di Pirlo (-12 rispetto a Sarri ma con una partita in meno) sia finito, oppure continui…

          Il paradosso del Napoli: è in crisi e l’effetto Gattuso è ormai finito. Ma se vincesse la partita con la Juve sarebbe da scudetto…

          La Juve gira a -12 rispetto a quella di Sarri, finito l’apprendistato di Pirlo?
          Non c’è solo la Juve di Ronaldo e degli attaccanti. C’è anche una Juve più nascosta, quella dei centrocampisti in particolare, che abbiamo sempre e solo considerato al servizio di Ronaldo, Dybala e tutti gli altri attaccanti. Anzi, a dire il vero, abbiamo sempre detto che la Juve dei centrocampisti non è all’altezza della Juve degli attaccanti e che il problema di Pirlo è appunto quello di sincronizzare e mettere a regime una Juve squilibrata , eccessivamente a trazione interiore.

          Poi accade che due centrocampisti come Arthur e McKennie determinano la vittoria importantissima contro il Bologna. Importante perché accorcia seriamente il distacco da Milan e Inter (-7 e -5 ma con la partita contro il Napoli ancora da giocare), perché riporta ufficialmente la Juventus nel giro scudetto, perché conferma il fatto che la squadra e l’allenatore hanno assorbito, digerito e superato il trauma degli schiaffi presi dall’Inter appena una settimana prima. Come già si poteva pensare dopo la vittoria della Supercoppa italiana contro il Napoli.

          E’ un campionato tutto sommato in cui nessuno è immacolato e ogni squadra sconta le sue pene. A cominciare dalle stesse milanesi. Per cui la Juve è viva e lotta insieme loro… Lo scorso anno la Juve di Sarri concluse il girone d’andata a 48 punti, quest’anno a 36 (-12) ma con una partita ancora da giocare. Se va bene è -9. L’apprendistato di Pirlo è già costato un discreto prezzo, bisogna solo capire se è finito. L’apprendistato.

          Juric alla Gasperini, il Verona manda in crisi il Napoli di Gattuso
          Il miglior Verona della stagione e forse il peggior Napoli della stagione. L’effetto del gol lampo di Lozano è durato al massimo una mezzora, ed è stato quasi un guaio per il Napoli in quanto ha fatto ancor di più arrabbiare il Verona. La differenza tra le due squadre dopo il sorprendente 3-1 a favore della squadra di Juric, sono appena 4 punti in più per il Napoli (cui manca però la partita con la Juve), che sono niente rispetto alla scala di valori con cui si è cominciata la stagione. Il Verona è tra le sorprese di quest’anno, Zaccagni è il suo giocatore migliore, Juric un tecnico che trasmette non solo grinta. Sempre più impressionante la sua somiglianza con Gasperini, di cui del resto è stato giocatore e collaboratore all’inizio della carriera di allenatore.

          Gattuso invece è in fortissima difficoltà, il Napoli si sta sciogliendo o forse si è già sciolto. Il recupero di Osimhen e Mertens per ora non è servito. Dopo la Supercoppa perduta nettamente contro la Juventus, si registra la sesta sconfitta in campionato. E il bilancio resta sospeso per via della partita ancora da giocare con la Juventus. L’effetto Gattuso, che ha infiammato un po’ l’ambiente dopo l’esonero di Ancelotti la stagione scorsa, è ufficialmente finito.

          SERIE A 2020-2021 GIORNATA N. 19 Venerdì 22 gennaio 2021 Benevento-Torino 2-2 (31' Viola rig. B, 49' Lapadula B, 51' Zaza T, 90'+3' Zaza T) Sabato 23 gennaio 2021 Roma-Spezia 4-3 (17' Mayoral R, 52' Mayoral R, 24' Piccoli S, 55' Karsdorp R, 59' Farias S, 90' Verde S, 90'+2' Pellegrini R) Milan-Atalanta 0-3 (26' Romero A, 53' Ilicic rig A, 77' Zapata A) Udinese-Inter 0-0 Fiorentina-Crotone 2-1 (20' Bonaventura F, 32' Vlahovic F, 66' Simy C) Domenica 24 gennaio 2021 Juventus - Bologna 2-0 (15' Arthur J, 71' McKennie J) Genoa - Cagliari 1-0 (10' Destro G) Verona - Napoli 3-1 (1' Lozano N, 34' Dimarco V, 62' Barak V, 79' Zaccagni V) Lazio - Sassuolo 2-1 (6' Caputo S, 25' Milinkovic Savic L, 71' Immobile L) Parma - Sampdoria 0-2 (25' Yoshida S, 34' Keita S) *** Domenica 24 gennaio 2021 La Juve gira a -12 rispetto a quella di Sarri, finito l'apprendistato di Pirlo? Non c'è solo la Juve di Ronaldo e degli attaccanti. C'è anche una Juve più nascosta, quella dei centrocampisti in
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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          • Sean
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            • In piedi tra le rovine
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            Pirlo ha trovato il centrocampo, Gattuso ha smarrito la difesa


            Buona prova della Juventus, che contro il Bologna ha fatto la partita giusta, con un primo tempo di ottimo calcio. Arthur, Bentancur e McKennie sono in questo momento gli irrinunciabili di Pirlo: poi non so se i tre hanno o raggiungeranno in seguito la statura dei grandi centrocampisti della tradizione della Juve, però al momento la mediana è questa. Chiellini inoltre in fase difensiva e non solo, dà una impronta a cui questa squadra non può rinunciare. Penso anche che Ronaldo unica punta con gli altri a supporto sia la soluzione più giusta. Bene anche Bernardeschi, mentre lo stesso Kulusevski è stato utilissimo. La nota stonata è una eccessiva insofferenza di Ronaldo all'errore di un compagno: fatto sopportablissimo, che però sarebbe meglio se fosse evitato.

            Il Napoli non si è ripreso dal rigore sbagliato mercoledì scorso contro la Juve. Sembrava che il gol lampo di Lozano avesse messo in discesa la partita del Bentegodi, ma il Verona è una piccola Atalanta e quando riesce a giocare bene è veramente uno spettacolo. L'allenatore Juric fa dell'umiltà e della semplicità le armi migliori. Mi piace come parla, sia con i giocatori che con i giornalisti. Deve solo corregersi nelle situazioni difficili, quando le reazioni sono un po' diverse. Ma ripeto: è un allenatore che mi piace tantissimo. Gattuso giustamente si addossa le colpe della sconfitta, però i gol presi sono difficili da digerire. Bastava veramente un pizzico in più di attenzione nella copertura, e allora dare la colpa al tecnico per una serie di errori individuali non mi sembra neanche giusto. Comunque i segnali sono preoccupanti: la squadra sembra spenta dal punto di vista nervoso e siamo solo al giro di boa.

            La Lazio ha fatto il suo. Doveva vincere ed ha vinto. Il Sassuolo aveva fatto credere a qualcuno di poter essere la sorpresa, ma è ormai completamente ridimensionato. Farà ancora delle buone partite, ma i paragoni che sono stati fatti con l'Atalanta non stanno nè in cielo nè in terra.

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              Domenica 24 gennaio 2021
              Juventus – Bologna 2-0
              (15′ Arthur J, 71′ McKennie J)

              Genoa – Cagliari 1-0
              (10′ Destro G)

              Verona – Napoli 3-1
              (1′ Lozano N, 34′ Dimarco V, 62′ Barak V, 79′ Zaccagni V)

              Lazio – Sassuolo 2-1
              (6′ Caputo S, 25′ Milinkovic Savic L, 71′ Immobile L)

              Parma – Sampdoria 0-2
              (25′ Yoshida S, 34′ Keita S)

              Classifica al termine del girone di andata (prime 10 posizioni):

              Milan 43
              Inter 41
              Roma 37
              Atalanta 36
              Juventus 36*
              Napoli 34*
              Lazio 34
              Sassuolo 30
              Verona 30
              Sampdoria 26

              *una partita in meno
              Last edited by Sean; 25-01-2021, 08:16:17.
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                Milan, il derby di Coppa Italia per ripartire. Il mercato ha rotto gli equilibri?

                La società ha allargato la rosa, ma ora si rischia di cambiare troppo come con la scelta di Meitè con l’Atalanta. Maldini e Massara alleggeriscono la tensione

                La botta è stata violenta, dolorosa, spiazzante. Tanto da oscurare anche quello scudetto d’inverno che mancava da dieci anni esatti e che pure è la prova più concreta, più inequivocabile dello straordinario girone d’andata del Milan. Il fantasma dell’Atalanta rischia però di lasciare il segno: il timore di un contraccolpo emotivo esiste e non va sottovalutato, proprio per non sciupare quanto di eccezionale è stato fatto finora. Serve una reazione immediata: ecco perché domenica, alla ripresa degli allenamenti, anche la società ha voluto far sentire la propria presenza, compattandosi attorno a un gruppo ovviamente col morale a pezzi. Sorrisi e pacche sulle spalle: così il d.t. Maldini e il d.s. Massara hanno saggiamente cercato di alleggerire la tensione, evitando di drammatizzare una sconfitta tanto netta quanto meritata.

                «Non è successo niente di grave, il campionato dura quattro mesi e noi siamo ancora davanti, facciamo di tutto per restarci» la sintesi del discorso di Stefano Pioli ai suoi ragazzi. Anche Zlatan Ibrahimovic non s’è sottratto al suo ruolo di leader, cercando di caricare i compagni e spostando l’attenzione sul fondamentale derby di martedì sera in Coppa Italia. In palio non c’è solo un posto in semifinale, c’è molto di più: al Diavolo serve una grande prova per mettersi alle spalle l’horror show di sabato e riprendere il cammino interrotto.

                Lo snodo è cruciale: dopo l’Inter, i rossoneri avranno in campionato tre partite non impossibili contro Bologna, Crotone e Spezia, un segmento ideale per piazzare un allungo. La buona notizia è il rientro dopo la squalifica di capitan Romagnoli, che andrà a ricomporre con Kjaer la coppia titolare. Quella brutta è che per squalifica mancherà stavolta Gigio Donnarumma, punito per le evitabili proteste dalla panchina durante la maratona col Toro finita ai rigori: al suo posto tocca ancora al vice, il romeno Tatarusanu.

                Nel derby, il Milan dovrà dimostrare d’aver appreso la dura lezione di sabato. Dopo le batoste con Lille e Juve, la reazione fu immediata: deve essere così anche stavolta. Gli errori contro l’Atalanta sono stati parecchi, a partire dall’infausta scelta di Meité trequartista, che non ha convinto nessuno. Probabilmente sarebbe finita allo stesso modo anche con Diaz, ma di certo quella soluzione con l’ex Toro avanzato non verrà riproposta tanto presto. Benissimo ha fatto il club a rafforzare la squadra, ma queste sono anche le controindicazioni di una rosa allargata: più hai scelta, più rischi di sbagliare. Per Pioli la sfida nella sfida sarà mantenere inalterati gli equilibri che hanno consentito di arrivare meritatamente fin lassù. Occhio: questo Diavolo non va snaturato.

                «Là davanti sono troppo solo» ha ammesso Ibra a fine gara. L’assenza di Calhanoglu, ancora alle prese col Covid, si fa dannatamente sentire: il turco è l’unico elemento capace di avvicinare davvero i reparti, senza di lui la squadra è spezzata in due. Discorso simile per Bennacer, il cui rientro dopo l’infortunio muscolare s’avvicina: meno male, perché Tonali cresce, ma ancora troppo lentamente.

                Ecco perché al Milan non resta altro che stringere i denti e puntare su chi c’è. Come Mario Mandzukic, l’unica buona notizia di sabato: al suo debutto ha giocato venti minuti incoraggianti. La personalità c’è, il piede pure, la condizione atletica è invece ancora tutta da trovare. Da Milanello assicurano che sta accelerando al massimo per abbattere i tempi e aumentare il minutaggio: il Diavolo ferito ha bisogno di lui.


                CorSera
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                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  • In piedi tra le rovine
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                  Inter, che fatica contro le difese chiuse. A Conte serve un piano B


                  La partita contro l'Udinese, che ha visto i nerazzurri mancare l'aggancio in vetta al Milan, ha confermato le difficoltà di Lukaku e compagni quando incontrano formazioni che non si scoprono

                  Una volta funzionava così: la squadra più forte attacca, quella meno forte aspetta il contropiede giusto per colpire. Una dinamica base che ha segnato il calcio per intere ere evolutive, ma che ora non c'è più. O quantomeno, non c'è sempre, non per forza. L'Inter di Antonio Conte, ad esempio, con le squadre meno ricche e dotate tecnicamente - vedi l'Udinese di ieri - fa il gioco del serpente col topolino: le costringe a scoprirsi, le porta fuori dalla tana, e a quel punto le divora.

                  Il serpente e il topolino

                  I nerazzurri in avvio di stagione hanno tentato un gioco in stile Atalanta, con la difesa altissima, il pressing continuo e la filosofia del "farne sempre uno in più dell'avversario". I gol segnati sono arrivati, a valanga. Ma se n'è anche preso qualcuno di troppo. Allora l'ex ct - cresciuto alla pragmatica scuola lippiana del "primo non prenderle" - è corso ai ripari e ha messo a punto il suo calcio killer: lasciar giocare l'avversario, anche se meno forte (anzi soprattutto se meno forte), costringerlo a scoprirsi, e punirlo con ripartenze fulminee, schemi rodati e slanci dei giocatori migliori.

                  La creatura che si nutre di spazio

                  Questa Inter si nutre dello spazio alle spalle dei terzini avversari, fra i centrali di difesa, intorno ai mediani. Appena si apre un varco, ci si infilano gli incursori Lukaku, Lautaro, Hakimi, lo stesso Barella. Giocatori veloci di piede e di testa. Contropiedisti, si sarebbe detto un tempo, ma oggi non si può più altrimenti gli allenatori si offendono. Bandito il termine "contropiede" (che Fabio Capello in tv usa apposta per punzecchiare i suoi colleghi più giovani) è accettato "ripartenza". Ma quello che i tecnici di oggi amano davvero è "riaggressione", che sa tanto di Jurgen Klopp e dà l'idea che la palla prima l'avessi tu, e una volta persa l'abbia presto recuperata.


                  La svolta di Reggio Emilia

                  La svolta nella trama tattica interista è stata messa a punto nei mesi. A voler cercare un giorno d'inaugurazione, si può risalire alla trasferta di Reggio Emilia col Sassuolo, vinta dalla squadra di Conte per 0-3. De Zerbi, che non rinuncerebbe a fare il suo gioco nemmeno se allenasse la Caronnese contro il Real Madrid, era la vittima perfetta. "Vieni, vieni qui De Zerbi", sembrava sibilare la squadra-cobra di Conte, più bassa di una ventina di metri rispetto a inizio stagione e pronta a ripartire (o riaggredire) fulminea con un colpo di coda. Nello stesso modo sono arrivate altre vittore. Contro lo Spezia di Italiano, un altro a cui piace giocare. Anche contro il Crotone.

                  Fortino Shakhtar, fortezza Samp

                  Il limite dell'Inter si vede quando l'avversaria si chiude. Il primo a capirlo è stato Luis Castro, furbissimo allenatore dello Shakhtard Donetsk. Alla vigilia della gara d'andata nel girone di Champions a Kiev, a fine ottobre, dichiarò: "Faremo il nostro gioco". Invece - memore del 5-0 subito la scorsa estate in Europa League - rinunciò del tutto a giocare, schierando la difesa in linea a sei a perenne copertura dell'area. Risultato: 0-0 nonostante le molte occasioni dell'Inter. Stesso copione e stesso risultato al ritorno a San Siro. Meglio ha fatto Claudio Ranieri, maestro mondiale della fase difensiva, che a Genova ha sì modulato la squadra a protezione della porta, ma è riuscito anche a far male in contropiede (o ripartenza, o riaggressione, come volete): Sampdoria 2 - Inter 1. Ci ha provato, pur con minor brillantezza, Gotti ieri sera. Risultato, niente gol.

                  Dopo Udine, missione apriscatole

                  L'Inter è seconda in campionato a due punti dal Milan, ha il miglior attacco, e il vantaggio (doloroso per i tifosi) di non dovere giocare le coppe europee. Ad Antonio Conte la qualifica di favorita per lo scudetto fa paura, e di conseguenza spaventa molti tifosi. L'ex ct preferisce dire che i nerazzurri sono una delle sette squadre che si contendono scudetto e posti Champions. Poco cambia: se vuole ambire al titolo - al pari delle altre sei - l'Inter nel girone di ritorno dovrà conservare quello che funziona (cioè quasi tutto), migliorare quello che non va (qualche occasione di troppo sprecata sotto porta) ma soprattutto trovare il modo di scardinare le difese chiuse. Perché dopo Castro, Ranieri e Gotti, è probabile che altri imiteranno.

                  La partita contro l'Udinese, che ha visto i nerazzurri mancare l'aggancio in vetta al Milan, ha confermato le difficoltà di Lukaku e compagni qu…
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                    Atalanta a ritmo scudetto, per il Milan è allarme

                    La sfida del Meazza ha confermato che la squadra di Gasperini può inserirsi, sia pure da outsider, nella lotta per il tricolore. Archiviata la Champions i nerazzurri hanno ripreso a correre. Il ko fa riflettere i rossoneri, comunque campioni d'inverno

                    Le concorrenti allo scudetto hanno definitivamente preso atto che alla corsa, sia pure da classica outsider, è iscritta anche l'Atalanta. Lo dicono chiaramente i numeri. Da quando la squadra di Gasperini si è concentrata soltanto sulla serie A, avendo archiviato il 9 dicembre ad Amsterdam la qualificazione agli ottavi di finale della Champions con la vittoria in casa dell'Ajax, la risalita in classifica è stata graduale e inesorabile: 6 vittorie e 4 pareggi, 26 gol fatti e 7 subiti, statistica incoraggiante alla quale va aggiunto il 3-1 in Coppa Italia al Cagliari. Significa che l'Atalanta, fino al prossimo appuntamento di Champions col Real Madrid (a Bergamo il 24 febbraio), potrebbe avvicinarsi ancora al vertice. Intanto Gasperini ha rimodellato la tattica ("più pressing, la difesa se n'è giovata") e la squadra ha metabolizzato l'addio a Gomez, che il Siviglia vuole proprio per la Champions: l'eventuale rentrée europea dell'ex capitano dell'Atalanta sarebbe il 17 febbraio contro il Borussia Dortmund di Haaland.

                    Obiettivo Champions

                    Ma il 3-0 di San Siro, targato Ilicic e Romero, si può leggere anche al contrario, cioè dalla prospettiva degli sconfitti: lo 0-3 è un piccolo grande trauma per il Milan, che aveva superato di slancio il famoso 0-5 del dicembre 2019 in casa dell'Atalanta attraverso una lunga serie di successi, dovuti anche all'ingaggio di Ibrahimovic. Il riapprodo al titolo di campione d'inverno dopo 10 anni, virtuale quanto si vuole però indicativo delle ambizioni ritrovate, era già certo prima del duello con Gasperini: al massimo il primo posto sarebbe stato in coabitazione con l'Inter. I tre innesti mirati del mercato d'inverno, uno per reparto, sembravano fatti apposta per consolidare la convinzione di potere vincere lo scudetto. Invece, anche se il primato è sempre solitario, la batosta ha fatto suonare l'allarme: nel girone di ritorno il Milan ha ancora intatte le possibilità di conservare il primo posto, ma deve innanzitutto pensare a non perdere la qualificazione alla Champions, cioè uno dei primi quattro posti in classifica.


                    Le critiche di Ibra

                    La campagna acquisti invernale, aperta e chiusa in anticipo su tutte le concorrenti anche per potere lavorare con il giusto tempo sugli eventuali ritocchi tattici, è stata la chiusura della riforma di Maldini: la squadra titolare è ormai rivoluzionata, rispetto allo 0-5 di Bergamo. Gli stessi ingaggi di Mandzukic, Meité e Tomori proseguono la metamorfosi, anche se Donnarumma, Kessié, Çalhanoglu, Calabria e Romagnoli - lo zoccolo duro dell'era cinese - restano importanti. Ma Ibra, coscienza critica del gruppo, ha fatto capire dopo la partita con l'Atalanta che vincere non è solo questione di uomini. Trarre le conclusioni è facile. E' vero che i rientri di Çalhanoglu, Bennacer e Saelemaekers e l'integrazione rapida di Mandzukic - che nel finale è andato al tiro proprio su sponda di Ibrahimovic - potranno offrire puntelli tecnici e tattici per riprendere subito la corsa interrotta da Gasperini. Però è altrettanto vero, il leader del Milan lo ha fatto capire chiaramente, che la seconda sconfitta di gennaio dopo quella con la Juventus non può essere attribuita al fato o alla sfortuna. I rilievi tattici di Ibra sono circostanziati: poco pressing, ritmo basso, reparti slegati. Per questo l'analisi degli errori, in vista del derby di Coppa Italia, a Milanello, sarà particolarmente accurata: il duello con l'Inter è subito occasione di riscatto. Uno tra i temi principali sarà come evitare che gli avversari disarmino Hernandez, il giocatore più imprevedibile: attaccando costantemente sulla sua fascia, è possibile emarginarlo dal gioco. Era successo con la Juventus, è successo di nuovo con l'Atalanta. Gli attacchi del Milan, quando Hernandez è fuori dal gioco, perdono almeno metà della loro efficacia. La lotta al vertice non lo permette.

                    La sfida del Meazza ha confermato che la squadra di Gasperini può inserirsi, sia pure da outsider, nella lotta per il tricolore. Archiviata la Champions…
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                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                      Costacurta: «L'Inter è più pronta, il Milan più divertente: i due passi falsi sono senza effetti»

                      «La corsa scudetto è aperta alle milanesi, alla Juve e a una quarta che non ho ancora individuato perché gli equilibri cambiano continuamente»

                      Alessandro Costacurta non è stato un sabato felice per il calcio milanese: il Milan strapazzato dall’Atalanta e l’Inter fermata dall’Udinese
                      «È vero, ma finisce qui. Un fatto occasionale. Non l’inizio di un’involuzione. Il calcio, ai tempi del Covid, è mutevole. Prima del derby con la Lazio avevo individuato nella Roma e nella Juventus le più in forma e in quel weekend hanno perso tutte e due malamente. Questo per dire che bisogna andarci cauti con i giudizi. Eppoi, se permette, aggiungerei un’osservazione».

                      Prego…
                      «So per esperienza che cosa vuol dire giocare un derby e qualcosina, seppure inconsciamente, le due squadre lo hanno sacrificato alla sfida di martedì sera».


                      Ma il campionato dovrebbe contare di più.
                      «Conta di più. Ma il derby ti dà e ti toglie allo stesso tempo. Mi ricordo quelli del 2003, nelle semifinali di Champions: hanno condizionato il precedente mese di lavoro. Sono stati i giorni peggiori della mia lunga vita calcistica. Eppure avevo già 37 anni, ero strutturato e non dovevo fare i conti con l’ansia da prestazione».

                      Il Milan si consola con il titolo d’inverno.
                      «Ha perso contro l’Atalanta, che ha giocato una partita pazzesca. Ma saprà reagire. Sento dire che non arriverà a lottare sino in fondo per lo scudetto: io non la penso così. La corsa è aperta alle due milanesi, alla Juve e a una quarta squadra che non le dico semplicemente perché non l’ho ancora individuata. Mica è facile. Gli equilibri cambiano continuamente».

                      Quali sono le qualità della capolista?
                      «Mi piace l’organizzazione tattica e l’entusiasmo che ci mette. Una squadra dinamica e bella. La migliore da marzo in avanti».

                      Merito di?
                      «Di un incastro meraviglioso tra Paolo (Maldini ndr), Massara e Pioli. Tre persone serie e garbate che sanno fare calcio e all’occorrenza anche alzare la voce ma senza farsene accorgere».

                      Nell’intervista al Corriereper i suoi 50 anni, dichiarò di trovare scandaloso il fatto che nessuno pensasse a Maldini come dirigente. Seppure in ritardo è stato ascoltato.
                      «Credo che personaggi così siano essenziali per il calcio e per una società. Totti e De Rossi, per esempio, avrebbero molto da dare alla Roma».


                      L’Inter ha un altro stile, il piglio di Conte è il marchio di fabbrica.
                      «Antonio è un combattente, lo è sempre stato. È la sua grande forza. La battaglia, anche dialettica, lo esalta. A volte addirittura la crea per mandare messaggi ai suoi giocatori. Così era Sacchi e so benissimo cosa può dare alla squadra un allenatore di questo tipo».

                      Anche in campo l’Inter è diversa dal Milan.
                      «C’è qualcosa che rende i nerazzurri non costanti nei risultati, però sono favoriti sia martedì sera nel derby sia per lo scudetto. Il Milan è più divertente, l’Inter più pronta. E ha fatto tesoro degli errori che le sono costati la Champions. Inoltre senza Coppe a primavera avrà un vantaggio in più».

                      Quanto peseranno le incertezze sul futuro societario?
                      «Penso niente. Ai giocatori interessa soprattutto che il club sia puntuale quanto più possibile nei pagamenti e questo all’Inter è sempre successo».

                      Da gran difensore quale è stato, meglio trovarsi di fronte Ibrahimovic o Lukaku?
                      «Per le mie caratteristiche avrei preferito Ibra. Zlatan è formidabile nel gioco aereo, ma Romelu ha una forza devastante, è veloce e si muove moltissimo su tutto il fronte dell’attacco».

                      Sempre nell’intervista per i suoi 50 anni paragonò Pirlo a Renzi. Anche adesso è della stessa idea?
                      «Tutti e due vogliono dare la scossa e in questo sono simili. Renzi per una certa parte è un buon politico. Andrea sta cercando di capire quali sono i giocatori più adatti per interpretare il suo gioco che è propositivo. Non è un lavoro facile e neppure immediato. La Juve sta cambiando mentalità per andare meglio in Europa, ma è ancora viva dentro questo campionato reso equilibrato dal Covid e dal fatto che la stessa Juve non vince più tutte le partite».


                      CorSera
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                        Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
                        Ho visto una lunga intervista di McKennie su ESPN, mi ha fatto un'ottima impressione. Spero continui a trovare spazio.
                        È un personaggione

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                          Rivoluzione del gol. La tentazione della Roma: cedere Dzeko e affidare l'attacco a Mayoral-El Shaarawy


                          LEGGO (F. BALZANI) - La mitraglia di Borja e la cresta del Faraone. A Trigoria dopo la tempesta è tornata una parvenza di sereno e l'attacco si appresta a cambiare look nella corsa alla Champions favorita dalla sconfitta del Napoli a Verona. Fonseca ha raggiunto il voto di fiducia dalla maggioranza della squadra contro lo Spezia e non cambierà idea sul ribelle Dzeko che resta sul mercato in attesa della giusta occasione. L'Inter ha detto no a uno scambio con Eriksen mentre la Juve ha preso tempo. Il bosniaco ha fatto sapere di voler restare tramite il suo agente e ha già rifiutato il West Ham. Ma una chiamata da Milano o Torino cambierebbe la situazione. La dirigenza l'ha scaricato mentre i compagni (su tutti Pellegrini) stanno provando a fare da pacieri.

                          Lorenzo (che ieri ha ricevuto in regalo una Bibbia da Papa Francesco) si è detto anche disponibile a riconsegnare la fascia da capitano al numero 9 dimostrando un attaccamento alla squadra che lo ha riportato nella hit parade nel cuore della tifoseria e che sarà coronato presto dal rinnovo di contratto. La stessa tifoseria non sembra più scossa dall'eventuale partenza di Edin, anche grazie all'imminente ritorno di El Shaarawy e all'esplosione di Borja Mayoral. Lo spagnolo è arrivato a 8 gol in stagione, gli stessi di Dzeko che però ha giocato circa 400 in più. Fonseca per Borja ha speso parole al miele, anche se nessuno osa mettere a paragone le due carriere. Il Faraone, invece, attende l'esito del nuovo tampone per svolgere le visite mediche in settimana.

                          L'affare non è a rischio e in caso di negatività potrebbe essere a disposizione contro il Verona domenica sera. Quando si rivedranno pure Pedro e Mkhitaryan. Basterà per competere con Atalanta, Napoli e Juve? A Trigoria sono convinti di sì, ma Tiago Pinto non ha abbandonato l'idea di cogliere un'occasione dal mercato e per questo qualche giorno fa ha fatto un tentativo in extremis per Milik e Gomez e potrebbe ascoltare la candidatura di Piatek. Domenica di relax pure per Fonseca che ha scampato per un pelo l'esonero ma dovrà lavorare molto (soprattutto sulla difesa) in vista del doppio impegno con Verona e Juventus. Un doppio esame decisivo, come tutti da qui alla fine del campionato per il portoghese. Oggi giorno di ufficialità pure per il terzino Reynolds mentre Fazio potrebbe finire al Parma.

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