Il Manzo.
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Ibra si è infortunato di nuovo...
i sogni del Milan finiscono qui.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Ha purtroppo quasi 40 anni...i recuperi sono lunghi.
A gennaio il Milan dovrà trovare un attaccante. Non si può vivere di solo Ibra, non in una corsa lunga come il campionato....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Si ok...
Ma covid, flessori, polpacci...
Uno di seguito all'altro, è anche un pò di cattiva sorte.
E nel calcio non si può negare quanto sia indispensabile il fattore Kulo.Last edited by sylvester; 18-12-2020, 21:01:33.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Traducete, per favore:
La risonanza ha evidenziato una soffusione emorragica nel contesto del muscolo soleo.*..
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Originariamente Scritto da sylvester Visualizza MessaggioSi ok...
Ma covid, flessibile, polpacci...
Uno di seguito all'altro, è anche un pò di cattiva sorte.
E nel calcio non si può negare quanto sia indispensabile il fattore Kulo.
Non ti auguro la morte Sylvè...ma un'ulcera non te la leva nessuno...
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Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza MessaggioFlessibile.
Non ti auguro la morte Sylvè...ma un'ulcera non te la leva nessuno...
Ahahahahah credimi...
Colpa della tastiera.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Prova a scrivere flessori con il correttore vedi che appare...
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza MessaggioSul mio correttore vien fuori “ischiocrurali”
ci controllano i telefoni!
Seeeeeeeeeeee....
Ahahahahahah
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Juventus, Pirlo: manca la cattiveria. I bianconeri pensano al mercato, si riaccende la pista Milik
Con quello di Bergamo, salgono a sei i pareggi stagionali. Morata ha bisogno di rifiatare, Dybala non è ancora al massimo: Pirlo cerca soluzioni alternative per l'attacco
Otto punti in meno di Sarri, addirittura dieci in meno dell’ultimo Allegri. Ronaldo che fa cilecca su rigore nella sua peggior esibizione bianconera. Morata che mostra antichi difetti, Dybala che gioca sei minuti. La difesa a 3 degli avversari che sta diventando un problema, dato che 5 pareggi su 6 sono arrivati contro avversari che usano questo tipo di sistema. Senza dimenticare «la cattiveria per vincere le partite» che manca, per stessa ammissione dell’allenatore. Non è un allarme assordante, perché la vetta occupata dal Milan è a 4 punti e gennaio sarà il mese della verità con le sfide a rossoneri (il 6) e nerazzurri (il 17). Ma è comunque un discreto concerto di campanelli quello che tiene sveglio Andrea Pirlo verso le ultime due partite prima della sosta, con Parma e Fiorentina.
Calendario
Il calendario compresso ha evidenziato la mancanza di un altro attaccante d’area. Perché Ronaldo non può giocare sempre e ogni tanto può anche essere sostituito. Morata stesso ha bisogno di rifiatare e anche di liberarsi da un certo timore reverenziale verso il compagno, che già mostrava con Tevez. Mentre Dybala non è ancora la vera Joya, nell’attesa che arrivi il rinnovo, che servirebbe a tutti anche in caso di cessione futura.
L’interessamento juventino per Arek Milik, in scadenza a giugno col Napoli, torna così d’attualità. Il profilo di una punta capace di dialogare coi compagni, di segnare, ma anche di rispettare le gerarchie, è quello giusto. Il prezzo (18 milioni) non esattamente, vista la situazione del polacco a Napoli, ma c’è tempo per venirsi incontro: senza l’inserimento di Federico Bernardeschi nella trattativa, perché a Rino Gattuso non interessa l’esterno juventino.
Soluzione sogno
Mino Raiola, che ha la procura dell’azzurro, è stato avvistato a Torino, riportando d’attualità l’altro problema bianconero e soprattutto la relativa soluzione-sogno, chiamata Paul Pogba: il centrocampo a disposizione di Pirlo è quello con meno qualità, fisicità e personalità di questi nove anni di successi ininterrotti, anche se McKennie si conferma una piacevole sorpresa. È vero che la scelta di giocare con due centrocampisti fatta dall’allenatore consente una certa rotazione, anche se Arthur intanto salterà Parma per la botta presa dall’atalantino Romero, nemmeno sanzionata dal distratto Doveri. Ma una mezzala come il Polpo risolverebbe molti problemi. Anche a se stesso, dato che «è infelice e deve cambiare aria» come ha detto lo stesso Raiola a Tuttosport.
Il conforto del mercato
Cercare conforto dal mercato però è sempre rischioso. Anche perché la cattiveria che l’allenatore pretende è un prodotto che a questa Juve a volte manca, anche se una certa consistenza nella battaglia contro l’Atalanta si è vista. La presenza di Giorgio Chiellini a bordo campo mercoledì, quasi a «vigilare» sul riscaldamento, può anche essere un segnale: se qualcuno non ha ancora compreso del tutto qual è il Dna Juve, c’è sempre il capitano a ricordarglielo.
CorSera...ma di noi
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Milan, Ibrahimovic nuovo infortunio. Problema al polpaccio: torna nel 2021
Niente Sassuolo. La risonanza ha evidenziato una soffusione emorragica nel contesto del muscolo soleo. Un esame di controllo verrà effettuato non prima di 10 giorni.
Nuovo infortunio per Zlatan Ibrahimovic. Proprio mentre sembrava vicino al rientro dopo la lesione al bicipite femorale della coscia sinistra del 22 novembre, il 39enne di Malmoe al termine dell’allenamento di venerdì ha avvertito un dolore al polpaccio della stessa gamba. Lo ha fatto sapere il club rossonero.
«La risonanza ha evidenziato una soffusione emorragica nel contesto del muscolo soleo, un esame di controllo verrà effettuato non prima di 10 giorni» si legge sul sito del club. Brutta tegola, per Pioli. L’ennesima. Di una stagione segnata dagli infortuni. Ma quello di Ibra è oggettivamente il più pesante, il più grave.
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Torino, paura e rabbia: Giampaolo rischia già domenica col Bologna
La squadra ultima dopo 8 sconfitte, 3 pareggi e una sola vittoria, il tecnico in caso di mancato successo contro l'ex Mihajlovic potrebbe non arrivare nemmeno alla partita di Napoli. Alla preoccupazione per la classifica si aggiungono le critiche per l'arbitraggio di Abisso a Roma
Ultima spiaggia Bologna. Domenica, all'ora di pranzo, Marco Giampaolo si gioca tutto per rimanere aggrappato alla panchina del Torino. L'ultimatum dato da Urbano Cairo dopo la sconfitta di sabato scorso contro l'Udinese scadrà alla vigilia di Natale, nella notte che da mercoledì 23 dicembre porterà a giovedì 24, subito dopo l'ultima partita del 2020 che i granata giocheranno a Napoli. Ma è chiaro che non battere il Bologna domenica al Grande Torino vorrebbe dire arrivare quasi ai titoli di coda della parentesi granata di Giampaolo che finora è stata avvilente. Lo dicono i numeri che vengono aggiornati partita dopo partita con sempre nuovi record negativi. Dopo la sconfitta di Roma contro i giallorossi, il ruolino di marcia stagionale parla di 12 partite, con 8 sconfitte, 3 pareggi e una sola vittoria, quella strappata un mese e mezzo fa a Marassi contro il Genoa. In totale, la classifica vede il Torino occupare un desolante ultimo posto, a pari punti con il Crotone. E non vanno certo meglio i numeri di un orripilante 2020: l'anno solare granata porrebbe i granata in zona retrocessione in tutti i campionati dell'Europa che conta, dal basso dei 25 punti conquistati nelle complessive 33 partite disputate, con 6 vittorie, 7 pareggi e addirittura 20 sconfitte.
Trenta reti incassate
A Roma, i granata hanno incassato altri tre gol, che portano il totale delle reti incassate a 30, una statistica che si commenta da sola. "Siamo in difficoltà ed è evidente - scuote la testa a fine partita Giampaolo cui non è servito neppure operare una rivoluzione totale lasciando in panchina gente come Sirigu, Izzo, Nkoulou e Rincon -. Questa era una partita difficile da disputare in undici, invece il Torino è stato in partita pur giocando 70 minuti in dieci contro undici contro una squadra che ha grande palleggio. Abbiamo giocato con dignità ma fra due giorni il calendario ci propone subito il Bologna, e lo faremo senza Singo che sarà squalificato dopo l'espulsione regalata, e senza Ansaldi che si aggiunge al lungo elenco di infortunati. Ma noi non dobbiamo cercare alibi".
Anche la rabbia per l'arbitraggio di Abisso
Ma nella pancia dell'Olimpico esplode anche la rabbia granata, espressa dal direttore tecnico Davide Vagnati a proposito della precoce espulsione di Singo: "Un'espulsione così dopo 13 minuti è una roba che lascia senza parole. Se abbiamo chiesto spiegazioni all'arbitro? Cosa dobbiamo chiedere? Si tratta di un errore, e bisognerebbe rivedere anche il regolamento, perché per l'espulsione diretta c'è l'intervento del Var, ma non con la doppia ammonizione. Il punto è che siamo stati penalizzati clamorosamente, per non parlare poi del fallo su Belotti prima del primo gol della Roma. Questi sono errori importanti, che determinano una partita. Porti la squadra in ritiro, prepari la partita in un certo modo e così sembri quasi inerme e noi non vogliamo esserlo. Solo che poi così diventa tutto più difficile".
A questo punto, però, non resta che leccarsi le ferite e concentrarsi da subito sul Bologna. Perché contro la squadra dell'ex Sinisa Mihajlovic i granata dovranno sfoderare le forze residue e l'orgoglio. Un carattere, va detto, che non sempre nel corso della stagione, il Torino ha dimostrato di possedere.
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Lorenzo Pellegrini: «Roma non è un luogo comune. Questa maglia pesa, ma io mi sento a casa»
Il centrocampista, romano e romanista, è tra i protagonisti di questa buona fase di stagione per la squadra di Fonseca: «Non sopporto l’idea che uno scudetto vinto qui ne valga dieci altrove. Io ne voglio vincere dieci»
Speriamo che diventi virale non è una frase facile da usare nel 2020. Però è bello vedere calciatori che possono essere un esempio positivo per tanti giovani tifosi, come Marcus Rashford e il suo impegno per le mense scolastiche dei meno abbienti o Kylian Mbappé che guida la fila dei calciatori di Psg e Basaksehir che escono dal campo per protestare contro il razzismo. I Bad Boys vanno sempre di moda, però c’è anche un altro modo di farsi sentire e di cambiare le cose. Lorenzo Pellegrini, romano e romanista, è uno di quelli che parla a bassa voce ma dice cose sensate. Sarebbe un peccato perderle dentro il frastuono dei social.
Domani c’è Atalanta-Roma: la meravigliosa sorpresa della scorsa stagione contro la squadra che vorrebbe diventarla. Al 90’ sapremo cosa è veramente la Roma?
«C’è una cosa che mi dà fastidio: sentir dire che uno scudetto a Roma ne vale dieci da un’altra parte. Io non voglio vincere uno scudetto che ne vale dieci, io ne voglio vincere dieci. Poi so benissimo che farlo o non farlo dipende da tante situazioni, tanti dettagli. Questa è la mia mentalità. Vorrei vincere anche quando gioco con mia figlia (che si chiama Camilla ed è nata il 15 agosto 2019, ndr)».
A Roma, come dimostra Daniele De Rossi, si rischia di fare una gran carriera ma di non vincerlo mai, lo scudetto. È pronto al sacrificio?
«A parte che ha conquistato un Mondiale, che poco non mi sembra… Daniele non ha vinto, ma ha sempre giocato per vincere. Non conosco persone più competitive di lui. Non ha fatto una scelta di comodo, ci ha provato perché qui aveva il cuore. Vincere a Roma, per un romano romanista, è un’emozione unica».
Non si cade nella retorica?
«Per un romano è normale sentire il peso: insieme alle tue vivi le tensioni di tanti amici e dei familiari tifosi. Però è anche un vantaggio: io vivo lo spogliatoio in maniera sentimentale e con questa maglia mi sento a casa. Sono romano al 100%. Criticano la città, però chi viene qui poi non vuole andare più via».
Veramente l’ha detto Dzeko che a Roma ci sono più buche che a Sarajevo…
«Può darsi, ma questo non mi ha impedito di girarla tutta da ragazzino. Con i mezzi pubblici, non in limousine. Partivo da casa e andavo al Colosseo o ai Fori Imperiali con la mia fidanzata, che è diventata mia moglie. Dappertutto vedevamo bellezza».
Recentemente ha avuto uno scontro sui social con i tifosi che, sparando fuoco amico, l’hanno criticata…
«Tutti i calciatori leggono le pagelle dei giornali e guardano i commenti sui social. Io sono un rosicone, come si dice a Roma, ma sono anche autocritico. Non me la prendo fino a quando non mi toccano la famiglia. Ho sbagliato a rispondere in quel modo, però questo non lo sopporto e non faccio sconti. Possono pensare di conoscermi come calciatore, ma non come uomo. Per me la famiglia è tutto. Sapere che mia moglie è parte attiva di tante iniziative benefiche della Roma, insieme alle mogli dei miei compagni di squadra, mi rende orgoglioso. Sono una bella squadra».
Si è sposato presto, ha già una figlia e un figlio in arrivo. Aveva fretta?
«Ho sempre sognato di farmi una famiglia e avere figli presto. Da piccolo mi piaceva tanto stare con gli altri bambini. A chi mi chiedeva che lavoro vuoi fare, rispondevo il maestro d’asilo. Poi però ha vinto la passione per il calcio».
Italia paese per vecchi, i giovani non hanno spazio.
«Questa storia è un luogo comune come gli scudetti a Roma. Io, a 24 anni, non sono più un giovane. Non lo sono da un po’. Lo ero in Primavera o al primo anno al Sassuolo. Si impara sbagliando e poi si riprova. È successo anche a me e a quei tempi ero scusato. Ora se sbaglio è colpa mia».
Ha avuto il Covid: quanta paura?
«Quando ho saputo che l’aveva preso Dzeko ho pensato: ci siamo! Passiamo insieme un sacco di tempo. Paura per la mia famiglia. Ma l’abbiamo preso in modo lieve».
Si vaccinerà?
«Mi fido dei medici. Non so se sono immunizzato e per quanto tempo. In ogni caso ci sono delle priorità».
Psg e Basaksehir sono uscite dal campo contro il razzismo: succederà in Italia o si farà finta di non sentire?
«È un punto di partenza. Che ci sia ancora razzismo nel 2020 è pazzesco».
Le piace fare il trequartista, Sacchi diceva che è il ruolo di chi non vuole correre...
«Nel calcio di oggi corrono tutti e per il mio fisico e per la mia testa è importante giocare, il ruolo non importa. La differenza è la gestione degli spazi da mediano o trequartista, ma quello che devi fare è simile. E poi il mio ruolo naturale è la mezzala».
Pallotta non c’era mai e Friedkin sempre. Serve il padrone che guarda?
«Con Pallotta avevo un bel rapporto ma fa piacere vedere la proprietà presente».
Zona rossa, arancione e gialla: cosa fa a Capodanno?
«Sto in famiglia. Due giorni dopo si gioca».
CorSera...ma di noi
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