Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    E' morto Paolo Rossi, l'eroe del Mundial 82

    Addio a Pablito, l'uomo che fece piangere il Brasile e trascinò gli azzurri di Bearzot alla conquista della coppa del mondo. Aveva 64 anni

    Un nome qualunque, tanto qualunque da essere ricordato e dimenticato con la stessa facilità, nascosto tra le migliaia di signor Rossi che un po’ a tutti piace tanto identificare con il cliché dell’italiano medio. Paolo Rossi, che se ne è andato a soli 64 anni, pochi giorni dopo Diego Armando Maradona, quel nome così poco originale lo ha saputo scolpire in maniera indelebile nella storia del calcio. Una carriera breve ma intensa, iniziata e finita come un viaggio senza tregua sulle montagne russe.

    Breve, perché quando quell’esile ragazzo di Prato vedeva in bianco e nero Kurt Hamrin, il suo primo idolo, sognando che un giorno lo avrebbe imitato, i suoi menischi già iniziavano a sbriciolarsi come la polvere. Gliene asportano tre, un po’ per una costituzione delicata, un po’ perché all’inizio degli anni settanta i difensori sono ancora della vecchia scuola, di quelli che tracciano una linea immaginaria e ti fanno capire che è meglio non superarla. La Juve si accorge di lui, ma poi per parecchio tempo se ne dimentica. La soddisfazione di esordire in Coppa Italia, in una partita contro il Cesena in cui i suoi compagni di squadra sono Capello e Altafini, ma ad aspettarlo c’è la provincia.

    C’è il Como, dove non brilla, ma soprattutto c’è la svolta, a Vicenza. Qui si rende conto di non assomigliare, o forse di non voler più assomigliare ad Hamrin. Non è un uccellino che cinguetta spensierato sulle fasce, ma un rapace famelico che vive per il gol: scatto, velocità, intelligenza, a Gibì Fabbri ci vuole poco per capirlo e portarlo al centro dell’attacco. A Vicenza i gol arrivano a grappoli, in B come in A e poco ci manca che quella squadra di provincia non soffi lo scudetto proprio alla Juventus. Non accade, ma ormai Paolo Rossi non è più un nome qualunque, tanto che il presidente del club veneto Farina si svena con una offerta folle, vincendo alle buste proprio contro la Juve la battaglia della comprorietà.

    La gente si accorge di lui, ma soprattutto se ne accorge la nazionale. Enzo Bearzot capisce che è lui la miccia che può far esplodere la nazionale al Mundial di Argentina. Ciccio Graziani è relegato in panchina, il suo gemello del gol, Paolo Pulici, non gioca neanche un minuto. Insieme a Bettega c’è Pablito. Gol alla Francia, all’Ungheria, l’assist a Bettega che permette di battere i padroni di casa e futuri campioni del mondo, quel tocco di rapina all’Austria. L’Italia non ci arriva in finale, ma dà appuntamento per il 1982 in Spagna, quando la squadra sarà ancora più forte.

    Ma le montagne russe prevedono una discesa che sembra un vortice: passa da Perugia, dove è stato ceduto, e lo trascina via. E' il calcioscommesse. Il fidanzatino d’Italia finisce nella polvere: lo salvano la Juventus (che lui ripagherà vincendo due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa delle coppe, una Supercoppa europea e la Coppa dei campioni) e soprattutto Enzo Berzot. Il ct se ne frega di un ligure che macina gol grappoli con la Roma e lo aspetta. Sull’aereo per la Spagna Roberto Pruzzo non salirà mai, Rossi invece sì e va ad intrecciare il suo destino con quello dei portieri avversari. In particolare con quello di Valdir Perez: è il portiere del Brasile, uno dei due oggetti misteriosi insieme ad un centravanti lungagnone che si chiama Serginho di una squadra meravigliosa, forse l’ultima di un calcio romantico che non c’è più.

    In un pomeriggio bollente al Sarrià di Barcellona, uno stadio inappropriato per una gara del genere, dove adesso ci sono palazzi, negozi, un parco, Rossi segna tre gol alla Seleçao. Significa che l’Italia ha la strada spianata verso la conquista del titolo mondiale, 6 giorni dopo, contro la Germania. Rossi segna ancora, come aveva segnato – due volte- anche nella semifinale contro la Polonia. Paolo Rossi ormai è Pablito: lo chiamano così anche a Parigi dove, secondo italiano nella storia dopo Gianni Rivera, conquista il Pallone d'Oro. In carriera ha giocato con Juventus, Como, Vicenza, Milan e Verona: ma a chi gli ha chiesto a quale maglia fosse maggiormente legato, ha sempre risposto senza esitare: ‘a quella azzurra’ .

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      Paolo Rossi, dopo la squalifica per calcio scommesse mi disse: «È finita. Restiamo amici»

      Paolo Rossi, il ricordo: non gli ho mai sentito dire una volta che è stato un grande giocatore. Prendersi poco sul serio era il suo modo di allenarsi

      di Mario Sconcerti

      Paolo Rossi era mio amico. Forse è per questo che non riesco a scrivere la sua morte. Non so scegliere tra i ricordi. Cominciare dai tre gol al Brasile è facile ma non mi sembra corretto. Paolo è stato molto altro, un uomo buono, un eroe dei tempi, leggero come una piuma e disinteressato della sua bravura. La conosceva, e più passava il tempo e più l’amava. Ma non gli ho mai sentito dire una volta che è stato un grande giocatore. Prendersi poco sul serio era il suo modo allenarsi, quasi un clandestino dell’area di rigore, aveva imparato a nascondersi perché non aveva il fisico, arrivava come un tradimento, rubava un metro ed era gol. A Madrid, la notte del Mondiale, ne fece uno alla Germania indescrivibile senza moviola. Oriali mise da destra un pallone al centro che non sembrava niente di che. Cabrini, che marcava Kaltz, fu il primo a tuffarsi per andare a prenderlo. Foerster, un difensore magnifico e scolpito, capì il pericolo e si buttò per anticipare Rossi, ma quando aprì gli occhi, Paolo gli era già sopra le spalle e aveva colpito con la fronte. Era gol. Stavamo diventando campioni del mondo. Dalla tribuna non capimmo niente, si era visto solo un mucchio di uomini accartocciati e la palla in rete due metri più avanti. Ricordo che il grande Schumacher non fece in tempo nemmeno a muoversi. Poi, dalla polvere della terra, si alzarono al cielo le braccia magre di Rossi. Quello era il suo mestiere, rubare il tempo.

      Aveva grande tecnica, giocava benissimo a calcio e non aveva mai pensato di essere un centravanti. Ma quando G.B. Fabbri a Vicenza gli disse che il suo ruolo era quello, lui cominciò a studiarlo. Era magro, aveva un’altezza normale, poteva solo contare su controllo e scatto, colpo d’occhio, posizione. Finì per farlo meglio di chiunque altro. Ci sono stati anni in cui è stato celebre come i Beatles, ambasciatore di qualunque cosa. Lo invitavano dovunque, lo premiavano e lo ascoltavano come un reduce dallo spazio. Un giornalista che seguiva i ministri italiani mi raccontò che in Cina i diplomatici, per rompere il ghiaccio della conversazione ufficiale, parlarono un quarto d’ora di Paolo Rossi. In Brasile per quei tre gol lo hanno odiato, un sentimento reale, sincero, mai nascosto. Pochi anni dopo il mondiale Paolo fu invitato in Brasile per una partita di beneficienza. Giocò solo un tempo. Ogni volta che si avvicinava alle tribune con la palla gli tiravano di tutto, monete, noccioline, bucce di banana. Raccontava poi che un tassista, quando capì chi era, accostò e voleva imporgli di scendere. Paolo non sapeva arrabbiarsi, riuscì a trovare un compromesso. Il tassista non lo avrebbe portato a destinazione, ma solo riaccompagnato all’hotel da dove erano partiti.

      Paolo era soprattutto una bella persona. Diceva di sì a tutti, passava dagli inviti di Stato alle cene di paese. Era un allegro pensieroso, come i toscani furbi, che mandano via la malinconia con la voglia di passare il giorno, uno per volta. Stava dovunque ma era di pochi. Gli piaceva che tutto finisse a cena, col vino che faceva lui sulla collina di Bucine, sopra la valle dell’Arno, dove aveva preso dei ruderi e la terra e aveva trasformato tutto in un grande agriturismo, una quindicina di villette indipendenti, autosufficienti in tutto. Con intorno una grande piscina e il campo da calciotto. E una signora che faceva da cuoca nella vecchia cucina per chi ne avesse bisogno e solo se erano amici di Paolo. Di fianco la sua casa, quella con Federica, la moglie della maturità, che è riuscita a dargli tre figli in pochi anni facendolo padre quando era già nonno. Era stato un amore profondo Federica, così come il suo bisogno dei figli. A quasi sessant’anni si era abbandonato all’idea di quella deriva paterna. Non si faceva domande, cercava altre vite e le chiudeva nella sua collina fuori dal mondo, senza una casa intorno e col vino più buono da lì a Montalcino. Ha avuto molte cose in comune con Baggio: la popolarità, il Vicenza e i ginocchi. Paolo si operò tre volte già quando era un ragazzo nella Primavera della Juve. Allora si diceva che si era rotto il menisco, non c’era artroscopia. Per capire davvero dovevi aprire. Ed erano quasi sempre legamenti saltati. I dolori lo hanno accompagnato sempre, diventarono non resistibili. A ventotto anni smise di essere se stesso. A trenta chiuse la carriera. L’ultima prodezza erano stati due gol all’Inter con la maglia del Milan, gli unici due gol di quella stagione. Dopo divenne la memoria di se stesso.

      Cercò altre strade, non era uno che buttava via i soldi. Aveva una società a Vicenza con il suo vecchio compagno Salvi, assicurazioni, imprese edili. Aveva un figlio di quarant’anni che dava una mano. Non ha mai pensato di fare l’allenatore, il calcio non lo ha mai cercato troppo. Pesava troppo e non era di nessuno. Con la Juve aveva vinto un campionato segnando 13 gol, ma anche perso una finale di Champions. E comunque quella era la Juve di Platini, Boniek e Boniperti, non la sua. Non aveva retroterra come ex se non a Vicenza. Così è diventato opinionista, tanti anni a Sky altri alla Rai. Credo non fosse esattamente il suo mestiere, il calcio alla televisione fondamentalmente lo annoiava. Però con quell’aria quasi svogliata tirava sempre fuori un concetto ardito, sorprendente. Ha avuto un momento molto brutto nel 1980, quando prese due anni di squalifica per il caso delle scommesse clandestine. Lui lo racconta molto bene nei due libri sulla sua vita. Pensava si accennasse a uno di quei pareggi che erano convenienti a tutte e due le squadre. Non restò più di cinque minuti in quella compagnia, portato da un compagno mentre giocava a tombola. La domenica fece due gol, questo lo condannò, fece sembrare il pareggio convenienza. Ma di gol ne aveva fatti tanti anche prima. Il processo penale assolse lui e tutti gli altri giocatori, lui si fece in silenzio i due anni di squalifica. Il secondo lo passò ad allenarsi con la Juve che lo aveva rivoluto. Io lo attaccai spesso in quel periodo, ero un colpevolista. Quando ci ritrovammo a Torino a pranzo cercai di spiegare. Lui mise l’indice sul naso e mi pregò di stare zitto. «È finita. Restiamo amici». Perché Paolo era così, non voleva complicazioni, accettava tutto. Forse tutti noi non eravamo che piccoli elementi della sua voglia di vivere sereno, non tranquillo ma sereno. Come se un po’ per uno, tutti contribuissimo a difenderlo.

      Non si arrabbiò nemmeno quando in tutto il mondo le agenzia di stampa rimbalzarono la storia che lui e Cabrini erano fidanzati, nel senso vero del termine. Erano in camera insieme ai mondiali e amici di sempre. Un giornalista italiano scrisse che nell’ora di libertà Rossi e Cabrini stavano sul balcone mano nella mano come due fidanzatini. Era una battuta innocente, ma non esiste l’innocenza nella comunicazione di un mondiale. Il giorno dopo, quando andammo a prendere il Brasile all’aeroporto di Barcellona, la prima cosa che disse Socrates fu: «Ma è vero che Rossi e Cabrini sono maricones?». Cioè gay. Lui la prese così poco sul serio che venticinque anni dopo, al suo matrimonio, sulla collina, nel villaggio sopra Bucine, al tavolo con Cabrini, mi raccontò ridendo che a Vigo si erano messi paura: avevano avuto lo stesso fungo su parti opposte del torace, come se uno l’avesse attaccato all’altro. Ridemmo molto e continuammo a bere. Ciao Paolo, non dimenticarmi.

      CorSera
      Last edited by Sean; 10-12-2020, 09:12:24.
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        Champions League, l’ INTER è l’unica italiana ad andar fuori, solo 0-0 con lo Shakhtar Donetsk: alla fine il biscotto i nerazzurri se lo sono fatti da soli (al contrario). Significativa l’immagine di Lukaku colpito come un birillo davanti alla porta e che “para” un gol di Sanchez. La Champions è una maledizione per l’Inter, ultima in classifica, fuori persino dall’Europa League. Soprattutto per Antonio Conte, ingaggiato a suon di milioni per raggiungere grandi traguardi, ma che in Europa non riesce proprio a sfondare e fare progressi. Anzi questo è stato un brutto passo indietro. Sarà dura ricominciare dopo una batosta del genere


        INTER- SHAKHTAR DONETSK 0-0
        Il biscotto alla fine il Real Madrid non lo ha fatto, anzi. Il problema è che il biscotto l’ Inter se lo è fatto da sola: un perfetto “autobiscotto” di Conte, zero a zero con lo Shakhtar Donetsk. Solo all’ultimo l’Inter ha veramente spinto per cercare di vincere la partita, ma buona parte del tempo l’ha trascorsa in un tran tran che poco si addice a chi si cimenta con la Champions League perfino con qualche pretesa. Checché ne dica un nerissimo Conte dopo, la partita è stata brutta, giocata con poca qualità e scarsissima efficienza.

        L’immagine simbolo direi che è Lukaku di fronte alla porta degli ucraini, in fuorigioco, che viene colpito in testa come un birillo da un’incornata forte di Sanchez. Invece di farlo il gol e di salvare la sua squadra come tante volte ha fatto, il possente centravanti dell’ Inter lo ha respinto. Insomma tutto il contrario di come doveva andare. L’Inter ha fatto in tempo a rimettersi in ordine in campionato ma in Champions League no, non ne ha avuto la forza, la concentrazione, la determinazione. L’ Inter non riesce a creare gioco, soprattutto a imporlo.

        La classifica ci dice che l’ Inter è ultima dietro Real Madrid, Borussia Moenchengladbach, Shakhtar Donetsk. Aveva un girone abbastanza abbordabile ed è l’unica italiana, su quattro, ad andar completamente fuori. Nemmeno la consolazione dell’Europa League dunque, come accadde lo scorso anno. Su sei partite del girone la squadra di Conte ne ha vinta una sola, quella in trasferta col Borussia Moenchengladbach. Già questo ci dice che l’eliminazione è sostanzialmente giusta e non c’è alcuna sfortuna o congiura degli eventi sotto.

        Antonio Conte si trova ancora una volta faccia a faccia con la maledizione della Champions League. Non è il suo terreno preferito, non riesce a dare il massimo, evidentemente il suo metodo fa cilecca quando bisogna giocarsi tutto in poche partite. Quest’anno è passato dal suo calcio tutto stress ed energia a un gioco più ragionato, manovrato, più offensivo almeno nelle intenzioni, per rimanere poi a metà. Non c’è una spiegazione solamente tecnica, non possono bastare sempre e solo Barella e Lukaku (e stavolta non sono serviti nemmeno loro), non si può passare sempre dal caso di Eriksen o quello di Lautaro, è evidentemente la costruzione di tutta la squadra che non è mai arrivata a un livello superiore. Al livello che ci si aspettava da uno come Antonio Conte, ingaggiato a suon di milioni per portare lontano l’ Inter in campionato e in Champions League. Dispiace dirlo ma la delusione maggiore è proprio lui.

        UEFA CHAMPIONS LEAGUE 2020-2021 Fase a gironi, 6a giornata Mercoledì 9 dicembre 2020 Ajax - Atalanta (D) 0-1 (85' Muriel A) Midtjylland - Liverpool (D) 1-1 (1' Salah L, 62' Scholz rig. M) Paris Saint Germain-Istanbul Basaksehir (H) 5-1* *ripresa dal 15' sullo 0-0 dopo la sospensione del giorno prima (21' Neymar Psg, 38' Neymar Psg, Mbappé rig Psg, 50' Neymar Psg, 57' Mehmet Topal IB, 62' Mbappé Psg) Bayern Monaco - Lokomotiv Mosca (A) 2-0 (63' Sule BM, 80' Choupo Moting BM) Salisburgo - Atletico Madrid (A) 0-2 (39' Hermoso AM, 86' Carrasco AM) Inter - Shakhtar Donetsk (B) 0-0 Real Madrid - Borussia Moenchengladbach (B) 2-0 (9' Benzema RM, 32' Benzema RM) Olympiakos Pireo - Porto (C) 0-2 (10' Otavio rig. P, 77' Uribe P) Manchester City - Marsiglia (C) 2-0 (48' Fernan Torres MC, 77' Aguero MC) Martedì 8 dicembre 2020 Lazio-Bruges (F) 2-2 (12' Correa L, 15' Vormer B, 27' Immobile rig. L, 76' Vanaken B) Zenit San Pietroburgo - Borussia Dortmund (F) 1-2 (16' Driussi Z, 68 Piszczek BD, 78'
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          L’ATALANTA alle stelle invece, vince anche ad Amsterdam contro l’Ajax con un gol di Muriel e per il secondo anno consecutivo passa agli ottavi, tra le migliori 16 d’Europa. Non un miracolo perché la squadra di Bergamo è ormai un modello di fare calcio in Italia, ma sicuramente un’impresa tra difficoltà di gestire campionato e Champions insieme, tensioni e addirittura voci di clamorosi litigi interni, rottura col Papu Gomez, e possibili dimissioni di Gasperini (ma poi mai arrivate). “Io devo essere libero di scegliere per il bene della squadra”. Insomma abbracci o ceffoni non conta, l’Atalanta va sempre più avanti.

          AJAX – ATALANTA 0-1
          Quel gol di Muriel in velocità, a infilare la difesa dell’ Ajax sul filo del contropiede e poi il portiere in uscita, a pochi minuti dalla fine è stata quasi una liberazione. Fino a quel momento era stata una partita molto ovattata, ma comunque tesa e con delle parate batticuore di Gollini, che teneva in sospeso persino l’intera stagione dell’ Atalanta. Che quest’anno ha sofferto il doppio impegno, ma ha disputato un girone di Champions League con grande personalità, con pochi scivoloni, ma soprattutto con delle vittorie importantissime: come quella di Liverpool e quella di Amsterdam addirittura. Un’impresa come lo era stata anche quella dello scorso anno: l’ Atalanta per due anni consecutivi tra le migliori 16 d’Europa è un traguardo straordinario, per un club tutto sommato piccolo. Anche se ormai con una dimensione notevole, e addirittura un certo rispetto internazionale.

          Partita segnata fin dalla vigilia dalle incredibili voci di una rottura tra la squadra e Gasperini, con possibili dimissioni del tecnico a fine partita. Alla base un violento litigio tra l’allenatore, il Papu Gomez, Ilicic e altri nella precedente partita di Champions League a Bergamo contro il Midtjylland. Dimissioni ovviamente respinte dal presidente Percassi e poi mai arrivate, anche se Gasperini non ha affatto smentito i problemi e le tensioni interne. “Io non posso derogare al principio di fare delle scelte per il bene della squadra“. Abbracci o ceffoni, l’ Atalanta va avanti.

          UEFA CHAMPIONS LEAGUE 2020-2021 Fase a gironi, 6a giornata Mercoledì 9 dicembre 2020 Ajax - Atalanta (D) 0-1 (85' Muriel A) Midtjylland - Liverpool (D) 1-1 (1' Salah L, 62' Scholz rig. M) Paris Saint Germain-Istanbul Basaksehir (H) 5-1* *ripresa dal 15' sullo 0-0 dopo la sospensione del giorno prima (21' Neymar Psg, 38' Neymar Psg, Mbappé rig Psg, 50' Neymar Psg, 57' Mehmet Topal IB, 62' Mbappé Psg) Bayern Monaco - Lokomotiv Mosca (A) 2-0 (63' Sule BM, 80' Choupo Moting BM) Salisburgo - Atletico Madrid (A) 0-2 (39' Hermoso AM, 86' Carrasco AM) Inter - Shakhtar Donetsk (B) 0-0 Real Madrid - Borussia Moenchengladbach (B) 2-0 (9' Benzema RM, 32' Benzema RM) Olympiakos Pireo - Porto (C) 0-2 (10' Otavio rig. P, 77' Uribe P) Manchester City - Marsiglia (C) 2-0 (48' Fernan Torres MC, 77' Aguero MC) Martedì 8 dicembre 2020 Lazio-Bruges (F) 2-2 (12' Correa L, 15' Vormer B, 27' Immobile rig. L, 76' Vanaken B) Zenit San Pietroburgo - Borussia Dortmund (F) 1-2 (16' Driussi Z, 68 Piszczek BD, 78'
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            Fase a gironi, 6a giornata
            Mercoledì 9 dicembre 2020

            Ajax – Atalanta (D) 0-1
            (85′ Muriel A)

            Midtjylland – Liverpool (D) 1-1
            (1′ Salah L, 62′ Scholz rig. M)

            Paris Saint Germain-Istanbul Basaksehir (H) 5-1*
            *ripresa dal 15′ sullo 0-0 dopo la sospensione del giorno prima
            (21′ Neymar Psg, 38′ Neymar Psg, Mbappé rig Psg, 50′ Neymar Psg, 57′ Mehmet Topal IB, 62′ Mbappé Psg)

            Bayern Monaco – Lokomotiv Mosca (A) 2-0
            (63′ Sule BM, 80′ Choupo Moting BM)

            Salisburgo – Atletico Madrid (A) 0-2
            (39′ Hermoso AM, 86′ Carrasco AM)

            Inter – Shakhtar Donetsk (B) 0-0

            Real Madrid – Borussia Moenchengladbach (B) 2-0
            (9′ Benzema RM, 32′ Benzema RM)

            Olympiakos Pireo – Porto (C) 0-2
            (10′ Otavio rig. P, 77′ Uribe P)

            Manchester City – Marsiglia (C) 2-0
            (48′ Fernan Torres MC, 77′ Aguero MC)
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              Così al sorteggio Ottavi di Finale
              (lunedì 14 dicembre ore 12.00)


              A Bayern M. 16 Atletico M. 9 Salisburgo 4 Lokomotiv M. 3
              B Real Madrid 10 Borussia M. 8 Shakhtar 8 Inter 6
              C Man. City 16 Porto 13 Olympiacos 3 Olympique M. 3
              D Liverpool 13 Atalanta 11 Ajax 7 Midtjylland 2
              E Chelsea 14 Siviglia 13 Krasnodar 5 Rennes 1
              F Borussia D. 13 Lazio 10 Bruges 8 Zenit 1
              G Juventus 15 Barcellona 15 Dinamo K. 4 Ferencvaros 1
              H Paris SG 12 Lipsia 12 Man. United 9 Istanbul B. 3
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                Inter, una sconfitta che fa male. Anche al bilancio...

                Ho trovato strano l'atteggiamento dell'Inter: sarebbe bastato fare un gol allo Shakhtar per andare agli ottavi, e invece... A parte le due tre occasioni da gol, la squadra di Conte ha giocato sempre dietro la linea della palla, con tre difensori fissi. Una squadra importante con un allenatore vincente può fare 3-3 in gare del genere, ma non 0-0. Lukaku ha trascinato la squadra dall'inizio della stagione, stasera era stanco e questo ha influito sulla prestazione generale. La respinta fortuita sul colpo di testa di Sanchez a colpo sicuro è la foto della partita del belga: era talmente giù che non è riuscito neanche a togliersi dal fuorigioco. In sintesi: il giocatore più importante ha fatto la peggiore partita dell'anno. E poi Sanchez e soprattutto Eriksen andavano messi prima: ad un giocatore come il danese devi dare almeno un quarto d'ora. E Sanchez poteva stare in campo anche insieme a Lukaku e Lautaro nel finale. Ma niente. Capisco l'amarezza del presidente cinese, di Marotta e Ausilio: la squadra si trova senza incassi del pubblico e senza soldi dall'Europa. Una mazzata incredibile, anche dal punto di vista economico: e penso che da Conte e giocatori dovrebbe venire una proposta economica che vada incontro alle perdite della società.

                Tutto il contrario dell'Atalanta, che ha giocato nella metà campo dell'Ajax, ha saputo soffrire quando è stata messa alle corde, poi ha colpito. Ci ha provato sempre ed ha meritato.


                Un passo indietro alle gare del martedì. Al Camp Nou ho visto una squadra che mai avevo visto nell'anno di Sarri. La Juve con il Barcellona ha ribaltato i ruoli rispetto all'andata, giocando una partita meravigliosa come Buffon, che ha negato il gol in tre occasioni a Messi. Finalmente i centrocampisti vanno senza palla. Stupendo McKennie, che prende due volte palla tra i piedi ma 15 volte va senza, facilitando il gioco dei compagni. De Ligt è un giocatore straordinario, Ronaldo decisivo, Morata indispensaile, Cuadrado ha il piedino di fata. Insomma, se questa è la Juve, allora Pirlo può pensare di togliersi parecchie soddisfazioni.


                Chiudo con la Lazio: ha sofferto ma lo ha fatto da grande squadra, anche con un pizzico di fortuna. La paura di vincere ci sta, ma alla fine il girone lo ha gestito bene ed ha meritato. Ha fatto tanti gol e giocato bene nonostante altrettante vicissitudini, quindi...

                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                • Sean
                  Csar
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                  Champions, verso il sorteggio: pericolo Atletico per la Juventus

                  Le possibili avversarie delle italiane negli ottavi. Per i bianconeri c'è il rischio Atletico Madrid, ma l'avversaria più probabile sul piano teorico è il Borussia Mönchengladbach. Brividi per Lazio e Atalanta. Lunedì gli accoppiamenti a Nyon

                  Quanto vale il primo posto della Juventus? Tantissimo, in vista del sorteggio di lunedì prossimo a Nyon. Le storie dei gironi di questa edizione scolpiscono una netta differenza di passo fra le prime classificate, teste di serie nel prossimo turno, e le seconde. Passando a Barcellona e ribaltando il bilancio dei confronti diretti a proprio vantaggio, la Juventus ha vinto il suo gruppo e schivato anche Chelsea, Borussia Dortmund, Bayern, Manchester City, Liverpool, Psg e Real Madrid. Tutte avversarie che, ad eccezione del Dortmund, possono capitare alla Lazio, che giocherà la prima all'Olimpico, e all'Atalanta, che invece schiverà solo il Liverpool, già affrontato nel girone. Attenzione al Real Madrid: negli ottavi non potrà affrontare Siviglia, Atletico, Barcellona e Borussia Mönchengladbach. Questo vuol dire che ha solo quattro incroci possibili: Lipsia, Porto e le due italiane. Le gare come sempre saranno spalmate in settimane diverse. Andata: 16-17 e 23-24 febbraio. Ritorno:9-10 e 16-17 marzo.

                  La Juventus sarà testa di serie e affronterà una seconda classificata, col vantaggio del ritorno in casa. Ma quali possono essere le avversarie della Juve negli ottavi? Il pericolo più grande è l'Atletico Madrid di Simeone, capolista in Spagna, che si è qualificato battendo il Salisburgo all'ultima giornata ed è l'unica squadra a non aver perso contro il Bayern Monaco nell'anno solare 2020 in Champions. Poi c'è il Siviglia, specialista dell'Europa League: ha vinto la finale di agosto contro l'Inter ma non potrà difendere quel titolo, stavolta punta più in alto. È sesto nella Liga con due partite in meno e si è qualificato agevolmente nel gruppo dominato dal Chelsea. Quindi c'è il Porto, secondo alle spalle del City e al momento terzo nel campionato portoghese a quattro punti dello Sporting Lisbona. Nell'urna ci sarà anche il Lipsia, secondo alle spalle del Psg solo per i confronti diretti: ha eliminato lo United all'ultima giornata, è un cliente scomodo. La rivale più abbordabile resta il Borussia Mönchengladbach, secondo nel gruppo dell'Inter grazie ai confronti diretti favorevoli con lo Shakhtar.

                  L'account twitter MisterChip ha già calcolato in tempo reale, come ogni anno, le probabilità degli accoppiamenti del sorteggio. La Juventus ha il 26% di possibilità di prendere il Gladbach e il 21,5% di trovare il Lipsia. Seguono Atletico Madrid (19,8%), Siviglia (17,9%) e Porto (14.4%).
                  Per la Lazio le possibilità di trovare il Real Madrid sono il 25,6% e il Bayern il 20%. Al 13% ogni singola ipotesi di pescare Psg, Liverpool, Chelsea o City


                  Anche per l'Atalanta il Real è l'avversaria più probabile (23%), seguito da Bayern e Borussia al 19%.
                  In assoluto, fra tutte le possibili combinazioni fra le 16 squadre, considerando le preclusioni del sorteggio, l'accoppiamento più probabile è Real-Lipsia (30,9%), seguito proprio da Juventus-Borussia Mönchengladbach al 26%. Ma anche Bayern-Barcellona e Dortmund-Atletico, con il 22%, sono abbinamenti che non sorprenderebbero.

                  Le possibili avversarie delle italiane. Per i bianconeri c'è il rischio Atletico Madrid, ma l'avversaria più probabile sul piano teorico …
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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                  • ottantino
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                    Ciao Pablito.
                    Winners are simply willing to do what losers won't.




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                    • Sean
                      Csar
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                      L'Inter si trova nel gruppo delle eliminate da tutto in compagnia di illustri club quali il Lokomotiv, il Rennes, lo Zenit, l'Instanbul, il Ferencvaros e altra plebe assortita, con la differenza che i soldi spesi in questi due anni di mercati contiani quelle compagini li spendono forse in 10 anni...e non hanno il "condottiero" (a 12 milioni a stagione) in panchina e nemmeno "uno dei primi 5 attaccanti al mondo" (come Lukaku s'è autodefinito) in campo...uno dei primi 5 attaccanti che però, quando l'asticella si alza, scompare, un pò come tutta l'Inter.

                      Guardare al gruppo delle trombate è utile perchè fa capire, senza tanti distinguo, quanto accaduto ieri sera: un fallimento senza giustificazione possibile. Non è difatti possibile non passare un girone con Borussia Monchoqualcosa e gli ucraini dello Shaktar, con la partita decisiva in casa propria.

                      A tutto questo Conte oppone un delirio fatto di "avversari che snaturano il proprio modo di giocare per affrontarci" e "abbiamo il piano B ma non lo facciamo vedere sennò ci copiano"...12 milioni per recitare una allucinata commedia.

                      L'Inter sull'altare di Conte sta pure per sacrificare Eriksen, per tenersi i Sensi ed i Gagliardini. Quando Conte se ne andrà resteranno i vecchi e gli usurati, una squadra per metà da rifare: questo il prezzo da pagare per aver abdicato al ruolo proprio che una società deve avere nel sano rapporto con l'allenatore ed essersi piegati ad ogni desiderata dello stesso - Marotta nel prepartita ieri: "Eriksen? Le scelte di Conte sono indiscutibili": ottimo, chissà che ne pensano i cinesi, visto che queste "scelte indiscutibili" hanno sbattuto fuori l'Inter dall'europa, per la contentezza dei cassieri, degli sponsor, dei tifosi.

                      Resta il campionato. A maggio vedremo se il segretissimo piano B di Conte avrà fatto centro almeno lì.
                      ...ma di noi
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                      • Virulogo.88
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                        Sono veramente sfinito dopo tutto lo stress di ieri sera
                        Originariamente Scritto da Pesca
                        lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                        • KURTANGLE
                          Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                          Pablito
                          Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                          parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                          Originariamente Scritto da GoodBoy!
                          ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                          grazie.




                          PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                          • topscorer
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                            Rip Pablito.
                            Originariamente Scritto da BLOOD black
                            per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....

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                            • sylvester
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                              • Dec 2004
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                              In sintesi, sul discorso Inter, credo che Sean volesse dire questo:

                              Inviato dal mio SM-N960F utilizzando Tapatalk









                              "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
                              Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
                              vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

                              (L. Pirandello)

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                              • Sean
                                Csar
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                                CorSera
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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