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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioAlla corte devi ancora dare un appiglio per invocarne la clemenza o le attenuanti generiche. L'Inter, al secondo anno di champions, con un girone con due squadre che da noi varrebbero forse un Torino/Fiorentina, in questo girone (dove come terza fascia poteva pescare ben di peggio) ha vinto una sola partita, mancando completamente contro gli ucraini (che sono stati sommersi di goal dal Borussia dei poveri).
Ora, pur volendo essere di manica larga, quale appiglio si può dare, a cosa ci si può appellare?Winners are simply willing to do what losers won't.
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Io lo considero un girone alla portata, sicuramente alla portata di quella rosa...tanto più che hai vinto in Germania e la sorte ti offre sul vassoio la più scarsa delle avversarie in casa tua come ultima partita.
Penso che si sarebbe potuto dare di più...poi il calcio è ad interpretazione per cui ciascuno se la pensa a modo proprio...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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L'intervista post match di Conte è scandalosa..
Inviato dal mio SM-G988B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Varriale su Twitter ha appena scritto che è morto Paolo Rossi.
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Beati coloro che hanno vissuto quei momenti....
Grande Paolo, mancherà.
Inviato dal mio SM-G988B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Che tristezza...
Rip.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Si va al computer alla mattina e si scopre che un altro pezzo di storia del calcio se n'è andato. Anche lui ha segnato quella magica epoca degli anni '80 dove il calcio era colore e poesia e dove i calciatori erano storie nella storia, perchè avevano una narrazione da regalare e non solo il gesto tecnico o, come con Paolo Rossi, i goal, i tanti goal - perchè fu una formidabile punta.
Resterà per sempre legato al mondiale più bello di tutti, quello dell'82, che gli valse anche un pallone d'oro. Gli dette la fama mondiale, in specie in Brasile, per quell'Italia-Brasile che ancora scorre qui davanti ai miei occhi.
Prima e dopo i successi con la Juventus, fu il colpo di mercato più ricco all'epoca. Lo volle Boniperti in una squadra altrettanto mitica, piena di campioni che hanno marcato a fuoco l'immaginario collettivo (tra i ragazzini quando c'era un bravo attaccante si diceva: "e chi sei Paolo Rossi?" o con un portiere: "ma ti credi di essere Zoff?"), da Zoff appunto a Tardelli, da Cabrini a Gentile a Scirea a Causio fino a quel Paolo Rossi che era il finalizzatore, una squadra che è stata l'ossatura di quella dei campioni del mondo dell'82.
Campioni che univano, che diventavano "uno di casa". Ha fatto sognare un Paese intero, regalando al nostro calcio e alla nostra Italia una estate di gloria che, a differenza delle stagioni e degli uomini, mai declina - lui stesso ormai per sempre "Pablito"....ma di noi
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Maledetto 2020, addio anche a Paolo Rossi, dopo Maradona se ne va un’altro pezzo della nostra storia, dei magnifici anni 80 e soprattutto l’uomo dei tre gol al Brasile e dei sei al Mundial 1982. Un fisico minuto, un volto da bambino, ma una grande agilità e una capacità eccezionale di far gol di rapina. Li chiamarono presto appunto “gol alla Paolo Rossi”. Pablito è stato il simbolo della Nazionale, devoto a Bearzot come un padre, un’icona del calcio più bello e nel cuore di tutti. Un nome comunissimo arrivato fino alle stelle, per tutti gli italiani fu un fratello o un fidanzato ideale.
E’ proprio un anno maledetto, che si porta via tutto e tutti. No, anche Pablito no, dai. Pure Paolo Rossi hanno voluto. Maradona aveva appena 60 anni, Paolo Rossi 64, eroi ancor giovani e belli. I formidabili anni 80 che muoiono un po’ alla volta.
E’ come se ci strappassero piano piano il cuore, tutte quelle persone, quei volti per cui abbiamo gioito, festeggiato, amato, trascorso ore felici. Paolo Rossi era veramente uno di noi, un nome comunissimo, anonimo, da impiegato (con tutto il rispetto per gli impiegati) arrivato fino alle stelle. Un viso da eterno ragazzino, un fisico normale, perfino gracile, eppure formidabile sotto porta: ma ve lo ricordate come faceva gol Paolo Rossi? Un senso della posizione incredibile, sbucava all’improvviso in area, lì dove c’era un buco, dove sarebbe apparso il pallone da mettere dentro anche con un calcetto, un tocco intelligente, furbastro, a smarcare, a sorprendere l’incredulo difensore. Inventarono per lui “il gol alla Paolo Rossi”, fatto non si sa come e non si sa perché, ma messo irrimediabilmente dentro. Nel gergo del calcio anche “rapinatore d’area”. Anche se quella faccia lì non era certo da rapinatore.
Per chiunque abbia avuto la fortuna di poter vivere quei giorni dell’ estate 82, Paolo Rossi non fu solo l’uomo dei tre gol al Brasile e dei sei più importanti della storia del calcio italiano, dell’avventura mondiale più folle ed esaltante mai vissuta, di quel sorriso sempre stampato sulle foto dei giornali sportivi, fu proprio un paese intero, un popolo che strombazzava in strada non solo per lui ma con lui. Eravamo tutti un po’ Paolo Rossi allora, era il nostro fratello al mondiale, per le ragazze era il fidanzato d’Italia. Pablito sapeva benissimo di essere un simbolo, aveva la venerazione della maglia azzurra, amava Bearzot come un padre, si considerava lui stesso un’istituzione accorgendosi del bene infinito che gli voleva la gente. Colleghi inviati in Libano all’inizio degli anni 80, dovendo fare dei viaggi un po’ rischiosi e volendo evitare le pallottole, mi dissero che avevano esposto sulla loro auto il poster di Pablito, che fece loro da lasciapassare. E che tutto filò liscio.
Al calcio Paolo Rossi aveva dato tutto, le ginocchia, la gioventù, i lunghi ritiri, le difficoltà ad adattarsi a un tipo di vita che non sempre faceva per lui. Era un giovanotto toscano della provincia (Prato), lì dove la Juve aveva un serbatoio grande di tifosi e di talent scout sempre a caccia dei ragazzini più svegli. A vent’anni era un fenomeno già in Serie B, da dove allora si pescavano i campioni del futuro. Giussy Farina, presidente del Vicenza, lo considerava una sua proprietà tanto da “affittarlo” in prestito alle varie squadre. Era un mercato più modesto e senza tutti i soldi di oggi, ma non ci si andava tanto per il sottile. Lui così ingenuo e dalla faccia così pulita ceduto “alle buste” al Perugia. Bearzot lo aveva voluto fortemente con lui dopo le amarezze della squalifica per il calcioscommesse del 1980, e lui lo aveva ripagato con 6 gol per la storia e una gratitudine infinita. A 30 anni aveva già chiuso col calcio, perché le sofferenze, i dolori fisici e la corsa all’ennesimo contratto non erano roba per lui. Che non aveva il problema del culto egocentrico di se stesso. Era talmente tanto quello che aveva avuto che gli sembrava sufficiente e non voleva apparire ingordo.
Pablito è uno di quei pochi giocatori che non è appartenuto ai club dove ha giocato e fatto gol (il Vicenza, il Perugia, la Juve, il Milan, il Verona) ma alla Nazionale. E’ stato di tutti.
Era capitato negli anni che gli facessi più volte una telefonata rapida e discreta non nel giorno del suo compleanno (il 23 settembre), ma l’anniversario dell’11 luglio 1982 (Italia-Germania 3-1 col sesto gol mundial di Pablito), diceva che quello era “il compleanno di tutti gli italiani”. E ne era molto orgoglioso.
E' proprio un anno maledetto, che si porta via tutto e tutti. No, anche Pablito no, dai. Pure Paolo Rossi hanno voluto. Maradona aveva appena 60 anni, Paolo Rossi 64, eroi ancor giovani e belli. I formidabili anni 80 che muoiono un po' alla volta. E' come se ci strappassero piano piano il cuore, tutte quelle persone, quei volti per cui abbiamo gioito, festeggiato, amato, trascorso ore felici. Paolo Rossi era veramente uno di noi, un nome comunissimo, anonimo, da impiegato (con tutto il rispetto per gli impiegati) arrivato fino alle stelle. Un viso da eterno ragazzino, un fisico normale, perfino gracile, eppure formidabile sotto porta: ma ve lo ricordate come faceva gol Paolo Rossi? Un senso della posizione incredibile, sbucava all'improvviso in area, lì dove c'era un buco, dove sarebbe apparso il pallone da mettere dentro anche con un calcetto, un tocco intelligente, furbastro, a smarcare, a sorprendere l'incredulo difensore. Inventarono per lui "il gol alla Paolo Rossi", fatto non...ma di noi
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Morto Paolo Rossi, addio al calciatore campione del mondo 1982
Addio all'eroe dell’Italia campione del mondo del 1982. Sconfitto a 64 anni da un male incurabile
È morto a 64 anni Paolo Rossi, l’eroe gentile dell’Italia campione del mondo del 1982, quella che battè il Brasile di Zico e regalò al Paese il sogno mondiale. L'annuncio della sua morte è arrivato dal profilo Instagram della moglie Federica Cappelletti. Eroe indiscusso del Mundial 1982, che lo riabilitò dallo scandalo scommesse, era considerato una «divinità» anche dai cronisti brasiliani, che subirono attoniti la straordinaria tripletta di Italia-Brasile 3-2 (valsa anche un libro dal titolo inevitabile: «Ho fatto piangere il Brasile»). Una tripletta storica del quale Pablito ricordava: «Il c.t. Bearzot non riuscì a dirmi nemmeno una parola».
Al Mondiale del 1982, Pablito si aggiudicò anche il titolo di capocannoniere, e, nello stesso anno, vinse anche il Pallone d'oro. Era calda, caldissima quell’estate, e non solo dal punto di vista del meteo. L’Italia valeva poco, sulla carta. La finale di Madrid era utopia. Un’utopia che però vide un popolo intero scendere in piazza per festeggiare, il presidente Sandro Pertini volare nella capitale spagnola e prendere amabilmente in giro per tutta la finalissima con la Germania il suo omologo Helmut Kohl sotto il benevolo sguardo di Re Juan Carlos. Che vide una partita di scopone scientifico sull’aereo di ritorno. E tutti gli italiani a ripetere Rossi-Tardelli-Altobelli, nell’ordine. In mezzo, tra il Brasile e la Germania, la doppietta alla Polonia dell’amico Zibì Boniek.
Rossi, il centravanti puro, l’uomo dell’area di rigore, esploso nel LaneRossi Vicenza, e passato poi al Perugia e di lì alla Juventus - in mezzo il gran rifiuto al Napoli. Dopo lil bianconero andò al Milan, prima di chiudere la carriera a Verona. Insieme a Roberto Baggio e Bobo Vieri detiene il record di gol azzurro ai Mondali con 9, è stato il primo giocatore, poi eguagliato da Ronaldo (il Fenomeno), a vincere nelle stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere e il Pallone d’oro.
In carriera, oltre al trofeo più prestigioso, ha vinto due scudetti, una Coppa Cam pioni, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa con la Juventus, ma era affezionato anche al campionato di serie B vinto in biancorosso, con tanto di titolo di capocannoniere. Poi era diventato garbato opinionista e voce tecnica per Rai e Mediaset.
Nel 2004 era stato inserito nel Fifa 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla stessa Fifa in occasione del centenario della federazione. Lascia la moglie, Federica, e tre figli: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro.
CorSera...ma di noi
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