Ronaldo-Juve, Ibra-Milan, Lukaku-Inter: chi dipende di più dal suo totem?
Il portoghese ha segnato il gol numero 750, è a -11 da Pelè. I bianconeri sembrano dipendere di più da CR7, i rossoneri hanno vinto anche senza Ibra. Il belga è il faro dei nerazzurri
E se a volte fosse la quantità a fare la differenza? Gli anni di carriera ad alto livello (18), le Champions e i Palloni d’Oro conquistati (5 e 5), il campionato d’Europa con il Portogallo, i tornei vinti in tre campionati diversi con Manchester United, Real Madrid e Juventus, i gol segnati, che mercoledì sera sono diventati 750, 11 in meno di Pelé: a livello numerico è impossibile non inserire Cristiano Ronaldo tra i grandissimi della storia. Eppure, anche nei giorni successivi alla morte di Maradona, CR7 è stato tenuto fuori dal pantheon, ad esempio da Jurgen Klopp allenatore del Liverpool: «Messi, Pelé e Diego sono i grandi di sempre».
«Sono d’accordo, ma bisogna anche dire che questo non toglie nulla all’ennesima impresa realizzata da Ronaldo, quella dei 750 gol — sottolinea José Altafini, che con Pelé ha vinto il Mondiale del 1958 — . Ha quasi 36 anni, ma il suo rendimento è costante ed elevato e non perde la potenza del tiro, che è la chiave per segnare tanto e bene. Il suo segreto è nella testa, nella ricerca del benessere: come dice il proverbio, ‘prenditi cura del tuo corpo, perché ci dovrai vivere tutta la vita’. Ammiro gli atleti che imparano questo, anche in età matura: Ronaldo invece è sempre stato così. Come Ibrahimovic, che a 39 trascina il Milan».
Nella classifica dei top 100 dell’anno, divisi per ruolo, pubblicata da Espn, Ronaldo è dietro a Messi e Mbappé tra gli attaccanti. Lukaku è quinto tra i centravanti. Mentre spicca l’assenza proprio di Ibra, che paga la scarsa visibilità europea. Cristiano non a caso ha scelto di andare a caccia della cifra tonda in Champions contro la Dinamo Kiev, nonostante la Juve fosse già qualificata. E ha saltato la trasferta in campionato a Benevento, dove Madama ha perso altri due punti. Del resto quando Zidane al Real aveva convinto il portoghese a riposare di più (e a saltare fino a 11 gare di Liga), poi lo schierava sempre in Coppa: ne ha vinte così tre di fila, facendo però una sola accoppiata con il campionato.
Perché è soprattutto in Champions che Cristiano alimenta il suo marchio, un’azienda nella quale ogni post su Instagram vale 800 mila euro di media e il fatturato commerciale (43 milioni netti) è maggiore di quello che deriva dal suo contratto con la Juve (31), in scadenza a giugno 2022: «750 gol, 750 momenti felici, sorrisi sul volto dei nostri tifosi — ha scritto CR7 — . Grazie a tutti i giocatori e gli allenatori che mi hanno aiutato a raggiungere questo numero straordinario. Grazie a tutti i miei avversari leali che hanno reso il mio lavoro giorno dopo giorno più difficile».
Senza Ronaldo la Juve ha battuto solo la Dinamo all’andata, ha perso malamente con il Barcellona in casa e ha pareggiato con Crotone, Verona e appunto Benevento. Il Milan invece non ha risentito fin qui dell’assenza di Ibra, out in sette occasioni: «Nel caso rossonero — osserva Altafini — , l’arrivo di Zlatan ha tolto pressione ai suoi compagni, che si sono liberati e rendono al meglio: in questo mi ricorda Riva al Mondiale 70. Nella Juve invece la dipendenza sembra maggiore: aspettano tutti che il gallo canti». Discorso diverso per l’Inter, dove l’unicità di Lukaku si accompagna a una certa rigidità di gioco, rendendolo letale quanto indispensabile: «Lui è molto abile, grazie a tecnica e fisico, non perde mai la palla e questo è un grande vantaggio per i compagni. È un faro». E i fari sono diversi dalle stelle.
CorSera
Il portoghese ha segnato il gol numero 750, è a -11 da Pelè. I bianconeri sembrano dipendere di più da CR7, i rossoneri hanno vinto anche senza Ibra. Il belga è il faro dei nerazzurri
E se a volte fosse la quantità a fare la differenza? Gli anni di carriera ad alto livello (18), le Champions e i Palloni d’Oro conquistati (5 e 5), il campionato d’Europa con il Portogallo, i tornei vinti in tre campionati diversi con Manchester United, Real Madrid e Juventus, i gol segnati, che mercoledì sera sono diventati 750, 11 in meno di Pelé: a livello numerico è impossibile non inserire Cristiano Ronaldo tra i grandissimi della storia. Eppure, anche nei giorni successivi alla morte di Maradona, CR7 è stato tenuto fuori dal pantheon, ad esempio da Jurgen Klopp allenatore del Liverpool: «Messi, Pelé e Diego sono i grandi di sempre».
«Sono d’accordo, ma bisogna anche dire che questo non toglie nulla all’ennesima impresa realizzata da Ronaldo, quella dei 750 gol — sottolinea José Altafini, che con Pelé ha vinto il Mondiale del 1958 — . Ha quasi 36 anni, ma il suo rendimento è costante ed elevato e non perde la potenza del tiro, che è la chiave per segnare tanto e bene. Il suo segreto è nella testa, nella ricerca del benessere: come dice il proverbio, ‘prenditi cura del tuo corpo, perché ci dovrai vivere tutta la vita’. Ammiro gli atleti che imparano questo, anche in età matura: Ronaldo invece è sempre stato così. Come Ibrahimovic, che a 39 trascina il Milan».
Nella classifica dei top 100 dell’anno, divisi per ruolo, pubblicata da Espn, Ronaldo è dietro a Messi e Mbappé tra gli attaccanti. Lukaku è quinto tra i centravanti. Mentre spicca l’assenza proprio di Ibra, che paga la scarsa visibilità europea. Cristiano non a caso ha scelto di andare a caccia della cifra tonda in Champions contro la Dinamo Kiev, nonostante la Juve fosse già qualificata. E ha saltato la trasferta in campionato a Benevento, dove Madama ha perso altri due punti. Del resto quando Zidane al Real aveva convinto il portoghese a riposare di più (e a saltare fino a 11 gare di Liga), poi lo schierava sempre in Coppa: ne ha vinte così tre di fila, facendo però una sola accoppiata con il campionato.
Perché è soprattutto in Champions che Cristiano alimenta il suo marchio, un’azienda nella quale ogni post su Instagram vale 800 mila euro di media e il fatturato commerciale (43 milioni netti) è maggiore di quello che deriva dal suo contratto con la Juve (31), in scadenza a giugno 2022: «750 gol, 750 momenti felici, sorrisi sul volto dei nostri tifosi — ha scritto CR7 — . Grazie a tutti i giocatori e gli allenatori che mi hanno aiutato a raggiungere questo numero straordinario. Grazie a tutti i miei avversari leali che hanno reso il mio lavoro giorno dopo giorno più difficile».
Senza Ronaldo la Juve ha battuto solo la Dinamo all’andata, ha perso malamente con il Barcellona in casa e ha pareggiato con Crotone, Verona e appunto Benevento. Il Milan invece non ha risentito fin qui dell’assenza di Ibra, out in sette occasioni: «Nel caso rossonero — osserva Altafini — , l’arrivo di Zlatan ha tolto pressione ai suoi compagni, che si sono liberati e rendono al meglio: in questo mi ricorda Riva al Mondiale 70. Nella Juve invece la dipendenza sembra maggiore: aspettano tutti che il gallo canti». Discorso diverso per l’Inter, dove l’unicità di Lukaku si accompagna a una certa rigidità di gioco, rendendolo letale quanto indispensabile: «Lui è molto abile, grazie a tecnica e fisico, non perde mai la palla e questo è un grande vantaggio per i compagni. È un faro». E i fari sono diversi dalle stelle.
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