Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Inter, Conte e il cambio di passo: vecchia strategia e furia in campo, così il tecnico si è ripreso la squadra

    La vittoria contro il Sassuolo ha rimesso nella giusta prospettiva il campionato dei nerazzurri

    Dipende tutto dal punto di osservazione, è facile confondere una sconfitta con una crisi. La vittoria contro il Sassuolo ha rimesso nella giusta prospettiva il campionato dell’Inter, comunque già davanti alla Juventus. Martedì si può pensare di aggiustare, per quanto possibile, anche il girone di Champions League vincendo in casa del Borussia. Il successo con il Sassuolo ha riproposto la vera squadra di Conte e pure l’allenatore nella versione più verace, per inciso la migliore. «Non è semplice fare bene all’Inter. Non si vede l’ora di buttare negatività in questo ambiente. Le responsabilità vanno sempre divise. Tre mesi fa ho detto determinate cose e non è passato molto tempo», la puntualizzazione schietta del tecnico.

    I pensieri dell’allenatore

    Conte non ha retropensieri, per essere al top deve fare e dire ciò che sente, imporre il suo metodo, magari ruvido e non proprio facile da digerire per la società, ma è pure l’unico redditizio se davvero si vuole tornare a vincere qualcosa. La dirigenza l’ha capito e lascia fare. Le parole della scorsa settimana del presidente Zhang «Conte è un leader» e quelle dell’ad Marotta «è tra i migliori al mondo, seguiamo la sua visione», stanno lì a testimoniare una fiducia di sostanza.


    Rivelazione Barella

    La stessa che non ha mai fatto difetto alla squadra, aggrappata all’allenatore, nonostante qualcuno provi a insinuare un pensiero differente. La vittoria contro il Sassuolo ha regalato un’alternativa non da poco. L’intuizione di Barella davanti alla difesa non è una mossa una tantum, è il segnale di un cambiamento, la nascita della nuova Inter. Un uomo solo non può sfigurare o ribaltare la squadra, ma lo spostamento di Barella cambia la filosofia.


    Attacco prolifico

    L’anno passato l’Inter segnò 113 reti, chiudendo peraltro con la miglior difesa della serie A: 36 gol al passivo. Incassava poco e segnava molto, partendo da più lontano. Le tante reti subite finora in ripartenza sono arrivate anche perché la pressione sugli avversari si era spostata sensibilmente in avanti. Una volta risolto l’equivoco Eriksen, eliminato il trequartista e riportato all’origine il centrocampo con tre uomini in linea, un regista-incontrista basso e le due mezzali pure e gli esterni più bloccati, l’Inter ha riacquistato la sua solidità difensiva. Il Sassuolo ha avuto più possesso palla (61%), ma è arrivato al tiro raramente. L’Inter ha riproposto quello che gli riusciva meglio nella passata stagione, aspettare e colpire.

    Cambio di passo

    Un cambio di strategia deciso da Conte e condiviso dalla squadra dopo il k.o. con il Real. La preparazione striminzita ha pesato su questo inizio di stagione, la contromisura di arretrare di qualche metro il baricentro permette di rimanere più compatti e di colpire in ripartenza. Ora in campionato i nerazzurri possono accelerare. L’Inter è diversa, Antonio Conte lo stesso, nella versione migliore.


    CorSera
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      Morte di Maradona, Diego firmò per il Napoli fuori tempo massimo (ma un colpo di genio di Ferlaino lo fece tesserare)

      Il contratto fu siglato dopo la scadenza ma il presidente partenopeo aveva depositato un plico pieno di fogli bianchi che riuscì a sostituire con uno stratagemma

      Era il 1984 tra fine maggio e lo spirare del mese di giugno: 28 giorni a Barcellona, quattro settimane di sudori, dall’euforia allo sconforto, per la trattativa infinita. Noi giornalisti nei panni di poliziotti, scrittori di gialli, di tutto di più. Inseguimenti, appostamenti, depistaggi.

      La trattativa infinita con il Barcellona

      Di Maradona ha parlato, per primo, Gianni Di Marzio, napoletano di Mergellina e allenatore del Napoli, un giorno di giugno del ’78. Al telefono dal ristorante Capri di Buenos Aires. «Diciotto anni, un vero fenomeno. È qui, vicino a me, come un cagnolino, muore dalla voglia di venire a Napoli. Parlane con Ferlaino». Il bambino di Villa Fiorito valeva due milioni di dollari. Strani tipi i dirigenti del Barcellona, coordinati dal presidente Nunez, abili seminatori di verità improbabili. Maradona un giorno è vicino al Napoli, quello dopo non più trasferibile. Il Napoli, intanto, ha inviato le garanzie bancarie richieste dal Barcellona. Los avalos, gli avalli, appoggiati presso la Màs Sarda, la banca di riferimento del club catalano. Garanzie per 8,5 milioni di dollari. Secca la risposta: «Il Barça non tratta la cessione di Maradona». La riunione decisiva è fissata al Princesa Sofia, uno degli alberghi del vicepresidente Juan Gaspart, che presiede il meeting. Presenti Maradona, il suo manager, e Antonio Juliano, dg del Napoli, assistito dal dirigente Dino Celentano. Conclusione: il Barcellona non cede Maradona. Ferlaino minaccia una denuncia all’Uefa. «Faremo parlare i documenti».

      Consigliato dal manager di Diego, Juliano vira su Hugo Sanchez. Attaccante messicano con la laurea in odontoiatria. capocannoniere della Liga, gioca nell’Atletico Madrid. Andremo a vederlo a Valladolid, partita di ritorno della finale di Coppa di Lega. Appuntamento la mattina seguente al bureau del Princesa Sofia. Domenica. Juliano si presenta con ampio ritardo. In chiaro imbarazzo, rivela: andrà via in macchina col direttore dell’hotel e chiede di non seguirlo. E aggiunge la cosa più importante: va da Gaspart, che l’ha invitato a pranzo nella sua casa di campagna a St. Andreu de Llobregat, 40 minuti in auto da Barcellona. Una domenica indimenticabile. Juliano vada pure, però ad una condizione: sugli sviluppi è tenuto a informarci costantemente. La sorpresa in prima serata: il dg comunica, il Napoli è vicino all’acquisto di Maradona. Poi, la voce concitata di Patrizia, la signora Ferlaino, al telefono da Napoli. «Il giocatore è nostro, ma rischiamo di non poterlo tesserare». Ma com’è questa storia? Juliano è bloccato nel traffico. Arriverà a Barcellona nel cuore della notte. Quando il tempo per il tesseramento di calciatori provenienti dall’estero sarà scaduto, alle 24 del 30 giugno. «Dovresti fare un miracolo», chiede la signora Patrizia. Che sarebbe il miracolo? Gli inviati dei giornali italiani dovrebbero omettere l’orario della firma del contratto per il trasferimento di Maradona. Qualcuno non è d’accordo? Nessuno. Diego al Napoli è una vittoria professionale per tutti. L’una di notte all’aeroporto El Prat. L’aereo privato del comandante Carli tiene accesi i motori sulla pista.

      Il contratto viene firmato sul cofano della Jaguar grigio metallizzato di Diego. Pochi minuti alle due. Ferlaino sarà in Lega alle sei del mattino. Chiederà all’addetto della portineria di sostituire il plico inutile riempito di cartacce con quello vero, senza cambiare le modalità del protocollo. Una robusta regalia nel palmo della mano ad accompagnare la richiesta. Complimenti Juliano, ma dove si va a brindare alle tre della madrugada? L’unico locale aperto è al Paseo de Gracia. Ha poco da servire, cotolette, patate fritte e una coppa di Cava. Mentre Napoli già canta «Maradona è meglio ‘e Pelé», parole e musica del maestro Campassi. Caso unico nella storia del calcio, l’esagerato Maradona, eccessivo in tutto, nel genio calcistico immenso e nella sregolatezza, sarà acquistato dal Napoli due volte. La prima dal Barcellona; la seconda ancora dal Napoli, all’atto del primo rinnovo del contratto. Alla stessa cifra pagata al Barcellona, 13 miliardi di lire. Davvero clamoroso, a tre anni di distanza dal primitivo abbraccio di Napoli: 64mila voci allo stadio, prezzo del biglietto 1.000 lire, l’incasso in beneficenza. «Buonasera napolitani» e il discorsetto in italiano imparato a memoria a Barcellona. Mentre la trattativa infinita…

      CorSera
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        Milan stabile: la sua forza è restare se stesso mentre gli altri si perdono

        I rossoneri sono una squadra definita con 13 giocatori stabili, rinforzata in estate ma inventata prima. La Juve è confusa: quando i calciatori non capiscono reagiscono snobbando l’impegno, lasciando che sia l’altro a impegnarsi

        di Mario Sconcerti

        Il Milan domina un campionato che si sta normalizzando. Non ci sono più 8 grandi squadre. Escono Atalanta e Lazio, arrivate a 3 sconfitte su 9 gare, si ferma il Sassuolo, prende 4 gol la Roma che in 3 scontri diretti ha fatto solo 2 punti. Restano imbattute solo Milan e Juve ma con una differenza: il Milan è squadra definita, che gioca con 13 giocatori stabili, rinforzata in estate ma inventata prima, mentre della Juve nessuno conosce ancora la vera formazione.

        Il Milan gioca con 2 centrocampisti, la Juve ne usa 4, l’Inter anche 6. Il Milan non è una squadra formidabile, ma è la migliore in questo autunno del mondo che è come il calcio di oggi, non determinabile. D’altra parte tutta la civiltà, la scienza, vanno verso l’elogio del non classificabile, da Einstein, a Heisenberg, a Godel. Voi direte che non c’entra. E perché? Il calcio siamo noi, le regole sono le stesse che ci costruiscono. Il Milan è un porto sicuro, gioca bene, è continuo.

        Ha la sfacciataggine educata della squadra borghese, sono quelli sempre puliti e bravi come il suo allenatore, rappresentano la vera diversità in un’epoca di malattia, quindi disattenta e sorprendente. Conte vince a Sassuolo varando il settimo centrocampo diverso, con Barella davanti alla difesa e Darmian al posto di Hakimi, cioè sceglie il molto semplice. Ma va avanti per tentativi.

        Pirlo vorrebbe la stessa cosa, ma ha grandi mezzi giocatori come Chiesa, Bernardeschi, forse Arthur, lo stesso Dybala, lo stesso Kulusevski, riempito di nozioni tattiche che il suo fisico non concepisce. Una Juve che non capendo reagisce come con Sarri, snobba l’impegno, ognuno lascia che sia l’altro a decidere. Il Milan resta invece sempre se stesso e trova in Calabria e Saelemaekers la sua spina verticale. Uno è il difensore che gli attaccanti più detestano perché è veloce e se serve picchia. L’altro è il piccolo duce nascosto che tiene stabile la linea magra di Kessie e Bennacer. Questa felice divagazione tra il sacro e il profano fa del Milan la miglior squadra. E nel dubbio sulla sua resistenza, assiste in silenzio al perdersi degli avversari.


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          Paulo, è sempre tabù con le big. "Manca coraggio"

          La Roma non riesce a sfatare il tabù che la vede non riuscire mai a imporsi contro una big del massimo campionato italiano. Dal suo arrivo in Serie A infatti mister Fonseca solo in tre occasioni è riuscito a portare a casa i tre punti con squadre di vertice, lo scorso anno con il Milan, il Napoli e la Juventus. Poi solo pareggi o sconfitte, vedi ieri sera. Adesso però bisogna riordinare le idee, per questo il protoghese ha dato un giorno di riposo alla squadra che si ritroverà domani a Trigoria nella speranza che in gruppo ci siano anche Mancini e Veretout, usciti malconci dalla trasferta e che saranno valutati per la sfida di giovedì sera contro lo Young Boys.


          (Il Messaggero)

          La Roma non riesce a sfatare il tabù che la vede non riuscire mai a imporsi contro una big del massimo campionato italiano. Dal suo arrivo in Serie A infatti mister Fonseca solo in tre occasioni è riuscito a portare a casa i tre punti con squadre di vertice, lo scorso anno con il Milan, i...
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                  Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                  Seeeee 4 pere alla romaaaa
                  Seeee

                  È l anno bono
                  O stadio
                  Er progetto
                  A maggica
                  A capitaleee
                  Er capetaaano


                  Seeeeeee

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                  Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                  parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                  Originariamente Scritto da GoodBoy!
                  ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                  grazie.




                  PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                    Comunque Fabiana Ruiz è un giocatore strano...è capace di passare 89 minuti a fare passaggi a 2 metri in orizzontale e poi ti piazza la giocata importante.
                    Per il talento che ha potrebbe essere molto più costante....farsi sentire di più nell arco dei 90 minutj

                    Inviato dal mio SM-G986B utilizzando Tapatalk
                    Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                    parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                    Originariamente Scritto da GoodBoy!
                    ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                    grazie.




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                      Gli alibi di Pirlo terminano lì dove si inizia a riflettere che la sua squadra non ha ancora un 11 definito. Come scrive Sconcerti, il Milan gioca con quegli uomini, la Juve no, va ancora cercandosi.

                      Ora c'è da chiedersi: che dobbiamo cercare? Per me i punti...ma se continui a mandare in confusione la squadra, i punti vengono a mancare.

                      Pirlo si dia una svegliata, faccia l'abc, le cose semplici: la differenza tocca poi ai giocatori farla.

                      Sul resto, è un campionato in divenire dove le sentenze hanno poco senso. Tranne il Milan, chi più chi meno hanno tutte i loro problemi.
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                        In questo momento non merita un top team come pure si dice

                        Inviato dal mio SM-G986B utilizzando Tapatalk
                        Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                        parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
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                        ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                        grazie.




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                          Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
                          In questo momento non merita un top team come pure si dice

                          Inviato dal mio SM-G986B utilizzando Tapatalk
                          pirlo o fabian ruiz? entrambi mi sa...
                          Originariamente Scritto da Pesca
                          lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                            • Jun 2005
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                            • Borgo D'io
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                            Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza Messaggio
                            pirlo o fabian ruiz? entrambi mi sa...
                            Parlavo di fabian.
                            A parlo darei un po di tempo onestamente anche perché sta facendo malino non malissimo in stile Ciro Ferrara [emoji16]

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                            Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                            parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                            Originariamente Scritto da GoodBoy!
                            ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                            grazie.




                            PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                            • Sean
                              Csar
                              • Sep 2007
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                              • In piedi tra le rovine
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                              Il tempo deve pure avere una scadenza però. Nel calcio, come altrove, non è infinito.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                              • Sean
                                Csar
                                • Sep 2007
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                                Maradona morto in crisi di astinenza, una settimana prima era caduto e aveva battuto la testa

                                Lo rivela l'avvocato di Gisela Madrid, l'infermiera che si occupava del campione. "Dopo la caduta è rimasto da solo tre giorni nella sua stanza, senza essere visto da nessuno e senza essere aiutato". Si aggrava posizione del medico personale Luque: dagli atti la richiesta della psichiatra di un'assistenza continua, non predisposta

                                Maradona è morto in crisi di astinenza ed è caduto in casa una settimana prima di morire, ha battuto la testa ma nessuno lo ha portato all'ospedale. Lo rivela l'avvocato di Gisela Madrid, l'infermiera che si occupava del campione. "Maradona è caduto il mercoledì della settimana precedente la sua morte. E' caduto e ha battuto la testa, ma non l'hanno portato in ospedale per una risonanza magnetica o una Tac ...", ha detto l'avvocato, citato dai media argentini.

                                Le rivelazioni dell'infermiera

                                Nello specifico, Rodolfo Baquè ha spiegato che Maradona ha battuto il lato destro della testa, la parte opposta a quella interessata dall'operazione, e poi ha aggiunto: "Maradona non era in grado di decidere niente: dopo la caduta è rimasto da solo tre giorni nella sua stanza, senza essere visto da nessuno e senza essere aiutato".

                                L'infermiera ha poi rivelato di avere avuto contatti con l'ex calciatore solo una volta, il venerdì prima della morte, dopodiché Maradona l'ha licenziata, e sebbene sia rimasta su richiesta dell'entourage del Pibe non gli ha più rilevato la pressione né l'ha controllato in alcun modo. "Ha solo consegnato i farmaci, è rimasta alla porta e ha controllato che gli fossero somministrati", ha spiegato l'avvocato Baqué.

                                Ma c'è dell'altro. Al momento delle dimissioni dalla clinica Olivos, dopo l'operazione al cervello, Maradona presentava chiari segni di astinenza da sostanze. Lo ha scritto la psichiatra Agustina Cosachov, che poi ha seguito Diego nella casa di Tigre dov'è morto. La specialista aveva consigliato anche la presenza continua di un'ambulanza, inutilmente.

                                La posizione del dottor Luque

                                Rischia intanto di aggravarsi la posizione giudiziaria del dottor Leopoldo Luque, il medico personale di Maradona indagato per omicidio colposo dalla procura di San Isidro. Dagli atti è infatti emerso che la dottoressa Cosachov aveva chiesto per l'ex campione un'assistenza specialistica e infermieristica 24 ore su 24, ma Luque questa assistenza non l'aveva predisposta.

                                "Se la dottoressa Cosachov mi avesse scritto una relazione precisa, avremmo potuto internare Diego in una clinica psichiatrica" si è difeso Luque. "Ma senza questo documento, nessun paziente può essere sottoposto a trattamenti sanitari obbligatori. E Maradona non voleva più mettere piede in ospedale, aveva deciso di farsi curare in casa: stava meglio, io non l'ho certo abbandonato, è morto d'infarto e non era prevedibile".

                                "Non è vero", ha ribattuto l'avvocato dell'infermiera: "Il cuore di Maradona aveva mandato precisi segnali di sofferenza, ma nessuno li ha ascoltati".

                                Le accuse della famiglia


                                Si è dunque scatenata una triste guerra tra medici, mentre la prima moglie di Diego, Claudia Villafane, e le figlie Dalma e Gianinna accusano a loro volta il dottor Luque: "Era lui il responsabile, toccava a lui organizzare l'assistenza per Maradona che invece è stato lasciato solo". Però Luque ha dichiarato che Diego a volte non voleva neppure alzarsi dal letto per ricevere le figlie, e che di fatto era ingestibile.

                                Anche l'avvocato di Maradona, Matias Morla, è convinto che l'inchiesta dovrà chiarire molti aspetti oscuri e punire quelli che lui chiama "idioti criminali".

                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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