Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Neymar se avesse subito quel placcaggio finale al limite dell'area credo avrebbe dato l'addio al calcio
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      Quel dio pagano adorato a sud

      di Marcello Veneziani

      È morto un dio, secondo il popolo, i tifosi e i media. L’addio a Maradona tra pianti e incensi, ha risvegliato il paganesimo latente di Napoli, del calcio e di ogni sud del mondo. Mai come per lui la morte è stata salutata come quella di una divinità o una entità soprannaturale, associato con insistenza al nome di Dio, all’Eterno e al Paradiso, dove un giorno si troverà a giocare con Pelé. Non è accaduto nemmeno a papi, santi e grandi di ogni risma che si evocasse il nome di Dio alla loro morte con tale ricorrenza.

      Maradona era già morto da anni, da quando aveva smesso di giocare. Reciso dal suo campo, era come sfiorito; e degenerato nel corpo, nella vita e nelle azioni. Gli erano sopravvissuti un’ombra e un mito. L’ombra è quella figura grassa, ingombrante, che aveva preso il suo posto, in lotta col mondo, col fisico e col fisco, con la droga e con la malavita, con la famiglia e con la malattia. Il mito è quello che si era staccato dalla sua persona quando finì di giocare e già viveva per suo conto in cielo, nei poster, nei murales, nella memoria collettiva.

      Maradona è stato la leggenda del sud, dal sud America al sud Italia. Si, il riscatto, il sollievo, il sogno, l’oppio dei popoli meridionali. Ma è stato la sua leggenda. Con la palla gli altri giocavano, lui ballava il tango; la palla era la sua senorita, la sua compagna di ballo. Faceva coppia inseparabile, senza la palla smetteva di essere il mito, era solo un’ombra. Lo ricordo una volta, il Maradona postumo, che la stringeva a sé facendo giri di campo, come un bambino, perché non era più in grado di farla ballare. Ma aveva smesso di essere Maradona, era la sua controfigura in terra, il suo tabernacolo svuotato.

      Maradona sembra quasi un’invenzione di Borges, all’insaputa dello stesso autore; e dunque borgesiano in purezza. Una figura epica, di quelle che Borges ha raccontato tra i suoi eroi, gauchos, cantori e tanghéri, partorita da un intreccio favoloso tra storia e diceria, ricordi, fantasia e mitologia. Con Borges, Che Guevara ed Evita Peron, Maradona rappresenta il mito argentino nel mondo (c’è ora un quinto argentino ma neanche in patria è sentito come un grande).

      La morte di Maradona va al di là del calcio e dello sport perché è stato un test vivente di antropologia del sacro. È composta di tre elementi: la mitologia pagana, l’inconscio collettivo, l’indole monarchica. Procediamo con ordine. Torniamo al paganesimo che cova sottotraccia nella nostra società, soprattutto del nostro sud, così pieno di santi, madonne e leggende miracolose.

      La mitologia pagana di Maradona è fondata sull’adorazione del suo corpo. Non accade a tutti i divi dello spettacolo. Le rockstar, per esempio, sono venerate ma la loro presenza fisica viene dopo la loro voce e il loro suono, le vibrazioni incorporee prevalgono sulla loro corporeità, anche quando è potente.

      Il calciatore Maradona è invece il suo corpo, i suoi piedi, le sue gambe, la sua testa, perfino la sua mano (“mano di Dio”, naturalmente), e il suo rapporto con la terra, le sue azioni sul terreno di gioco, in campo. Fisicità assoluta, culto del corpo.

      Alla mitologia pagana si unisce un secondo aspetto: il suo corpo, la sua figura, la sua arte erano la proiezione di un corpo sociale, di una figura collettiva, di un immaginario popolare. In lui avveniva un processo di identificazione e osmosi dei tifosi, dello stadio, della città. Incarnava lo spirito della comunità; era il suo corpo in azione, le sue gambe, la sua testa. Se esiste qualcosa come l’inconscio collettivo, secondo quanto ci ha insegnato Carl Gustav Jung a proposito degli archetipi, o se esiste l’intellettuale collettivo, secondo quando diceva Antonio Gramsci, esiste pure qualcosa che è il giocatore collettivo, l’emanazione di un organismo plurale, comunitario. Uno per tutti, tutti per uno. Corpo mistico.

      Infine, riemerge con Maradona un’altra profonda vocazione napoletana e meridionale: l’indole monarchica, la ricerca del Re (O rey veniva chiamato pure Pelè) come il padre glorioso, magnifico, impareggiabile.

      Il paragone più ricorrente a Napoli da quando è morto non è stato con Pelè, con Messi, e nemmeno con i predecessori a Napoli, come Sivori e Altafini, per esempio. Ma con san Gennaro, e dietro la facciata spiritosa e paradossale delle battute, si nascondeva una verità: Maradona aveva sostituito in molti tifosi il santo e in molti napoletani è stato visto come la continuazione in terra dell’amatissimo patrono. Anche lui scioglieva il sangue, ma non il proprio, quello del suo pubblico in visibilio. Così dicevano i napoletani.

      La differenza, però è che il culto di san Gennaro dura da qualche secolo, ha resistito perfino alla rivoluzione atea e giacobina di Napoli del 1799. E tra cinquant’anni, tra un secolo, forse, resisterà ancora. Non resisterà invece il culto di Maradona, che tocca solo chi lo vide giocare. Maradona è un dio, ma un dio provvisorio, come gli “dei momentanei” di cui parlava uno studioso di mito e filosofia, Mario Untersteiner. Come dicevano gli antichi: Fama? fumus Homo? humus Finis? Cinis.

      L’eternità che molti hanno evocato a suo proposito durerà finché sarà vivo il suo ricordo, ovvero finché ci saranno vivi che lo ricorderanno. Non è destinato a tramandarsi. “La morte – scrive Valerie Perrin – comincia quando nessuno può più sognare di te”. Maradona finirà col suo pubblico, sopravvivrà fino a che lo sognerà l’ultimo dei suoi ammiratori.

      MV, La Verità 27 novembre 2020
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      forse, tra mille inverni
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      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Inter, Zhang punta su Conte: "Ha le qualità umane e professionali per portarci al top"

        Il presidente parla all'assemblea degli azionisti, che approva il bilancio 2019/2020 chiuso con una perdita di 102,4 milioni di euro: "La stagione scorsa ha posto le basi su cui possiamo costruire il successo del club, ora puntiamo a continuare il nostro percorso. Dobbiamo sforzarci per rendere il calcio più vicino alle nuove generazioni"

        L'Inter ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2020 con una perdita pari a 102,4 milioni di euro. I conti, significativamente influenzati dagli effetti della pandemia da Covid-19, sono stati approvati dall'assemblea degli azionisti svoltasi tramite videoconferenza. L'esercizio ha registrato una diminuzione dei ricavi di circa 45 milioni, con il dato consolidato che si attesta a quota € 372,4 milioni, con un Ebitda pari a 14,5 milioni e una perdita di esercizio a quota -102,4 milioni. Il prolungamento dell'attività agonistica al 31 agosto 2020, quindi oltre la data di chiusura del bilancio (30 giugno), ha comportato il differimento all'esercizio 2020-2021 di ricavi da diritti tv e da sponsorizzazioni per circa 51 milioni. Considerando lo spostamento dei ricavi, la perdita di esercizio si ridurrebbe a -70,7 milioni, mentre i ricavi del club si attesterebbero a 423,7 milioni, in crescita quindi del 2% rispetto ai 417,1 milioni del precedente esercizio.

        "In Conte le qualità per riportare l'Inter al top"

        "All'inizio dell'anno scorso ci eravamo posti l'obiettivo di mettere solide basi per costruire una nuova era, che in maniera graduale deve riportare l'Inter alla vittoria - ha spiegato il presidente del club, Steven Zhang, nel suo discorso durante l'assemblea - L'obiettivo della stagione scorsa era quello di iniziare a creare una mentalità vincente, con senso di appartenenza e spirito di sacrificio. Poi provare a ridurre il gap con i nostri competitor. In Antonio Conte abbiamo identificato tutte le qualità professionali ed umane per compiere questa missione. Antonio è salito alla guida dell'Inter e da subito ne è diventato un vero leader. I calciatori hanno dimostrato il massimo della dedizione e dello spirito di sacrificio richiesto". Oltre al secondo posto in campionato è arrivata la finale di Europa League, la prima fuori dai confini italiani a distanza di dieci anni: "Questo è il livello a cui l'Inter deve sempre competere. E sappiamo anche che questo risultato non deve essere mai dato per scontato".

        "Asimmetria che mina sostenibilità economica club"

        "La vittoria sul campo è l'obiettivo per cui l'Inter deve sempre lottare, per il club e per i suoi straordinari tifosi. Siamo sicuri che la stagione scorsa ha posto le basi su cui possiamo costruire il successo del club e assicurare un grande futuro a noi e a tutta la famiglia nerazzurra - sottolinea Zhang -. Gli obiettivi per questa stagione sono gli stessi: continuare a crescere e stabilizzarsi continuando il nostro percorso. Finché vediamo crescita positiva sappiamo che siamo sulla strada giusta". Il presidente nerazzurro si sofferma quindi sui dati dell'ultimo bilancio ("il fatturato è rimasto stabile rispetto all'anno precedente. Questo risultato è prova dell'efficacia della visione globale e della strategia del club") e guarda oltre, al quadro generale. "La comunità calcistica ha lavorato insieme e ha mostrato grande unità durante questa crisi senza precedenti per il bene comune dello sport più bello del mondo e per tutti i suoi milioni di tifosi ma il modello di business del calcio è rimasto per anni immutato ed è ostacolato da un'asimmetria evidente che ne mina la sostenibilità economica. I club sostengono rischi imprenditoriali ed elevatissimi costi di gestione, ma di contro non hanno controllo sui ricavi, gestiti da terze parti e disciplinati da regolamenti rigidi".

        "Innovare prodotto, target giovani e mercati esteri"

        Nel suo intervento il massimo dirigente nerazzurro ha individuato anche le prossime sfide che attendono il club e il mondo del pallone in generale. "La governance del calcio a tutti i livelli sta lavorando su temi cruciali per garantire all'industria un futuro sostenibile, una modernizzazione del sistema che assegni più potere ai club; l'evoluzione delle competizioni internazionali. In Italia, l'apertura all'ingresso dei fondi di private equity che sta prendendo forma in Serie A - volta all'internazionalizzazione del Brand e ad una miglior gestione del prodotto - muove un passo fondamentale verso il futuro. Ma lo sforzo principale deve essere rivolto a rendere il calcio più vicino alle nuove generazioni di tifosi: il calcio ha grande bisogno di innovazione, di internazionalizzazione, ed è importante riconoscere la necessità di un rinnovamento generazionale per quanto riguarda il pubblico e il modo in cui il prodotto calcio viene offerto. A competere per occupare il tempo libero dei giovani ci sono videogiochi, social media, serie tv in streaming, è sempre più difficile che i ragazzi scelgano di dedicare 90 minuti ad una partita". Questa deve dunque essere la direttrice di sviluppo del business calcistico. "I club sono sempre più dei brand internazionali, che sviluppano collaborazioni nel campo del fashion e del lifestyle. Anche le infrastrutture, tra cui stadi di proprietà all'avanguardia, sono cruciali in questo processo. L'obiettivo è di rendere il prodotto competitivo con i grandi player dell'entertainment di tutto il mondo. Il prossimo anno - assicura Zhang - vedrete alcuni di questi importanti progetti rivoluzionari nel nostro club".

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          Il fallimento di Conte (e della società)

          La seconda stagione di Conte sta portando l’Inter alla bancarotta sportiva ed economica. I danni sono ingenti già ora, ad un terzo della stagione, con un bilancio che in tempi normali e senza una crisi globale, indurrebbe qualunque club a esonerare il tecnico. Conte resta un allenatore importante ma i dati, ancora più delle analisi soggettive, aiutano a capire meglio la portata del suo fallimento, che fa rima con quello della società.

          In un anno e mezzo, al netto dei problemi che tutti hanno avuto, l’allenatore ha fatto giocare bene la squadra i primi 60 giorni e l’ultimo mese e mezzo. Nel mezzo la squadra, allestita con un potenziale che gli altri allenatori del passato non avevano mai avuto e con una autonomia decisionale decisamente superiore, ha abbassato decisamente il suo rendimento.

          Conte ha raggiunto il secondo posto a campionato deciso e la finale di Europa League, perdendola tatticamente. Ha ingaggiato una battaglia personale contro tutta la dirigenza nerazzurra e non si è dimesso, sapendo che non lo potevano esonerare per via del suo ingaggio astronomico. Dopo Villa Bellini e l’incontro privato con Zhang in estate, non ha quasi mai aperto bocca, anche quando doveva, ha cambiato radicalmente atteggiamento davanti ai microfoni, trasmettendo distacco e insofferenza.

          Nessun problema se fosse arrivata la crescita, invece, dopo le prime due illusorie vittorie con Fiorentina e Benevento, la sua squadra ha infilato un tunnel sempre più buio e stretto, punteggiato da partite banali e prive di emozione. I risultati sono andati scadendo e gli equilibri sono saltati. La società ha fatto di tutto per accontentarlo, sconfessando gli acquisti di prospettiva come Tonali e Kumbulla e puntando su Vidal e Kolarov (Hakimi era già stato preso da mesi).

          L’Inter gioca un calcio stanco e improduttivo, privo di energia ma col Torino e il Real Madrid è andata giù in avvitamento, perché tutta la squadra non ha corso, non ha pressato, non aveva quasi stimoli. Col Torino ha avuto un guizzo ed è bastato, col Real ha passeggiato e si è lasciata umiliare senza opporre resistenza, denunciando un nervosismo proprio da Vidal, l’uomo di Conte che sta tradendo più di tutti. Proprio Conte ha perso sistematicamente tutte le partite che contano, senza soluzione di continuità, dal Borussia Dortmund al Barcellona, dalla Lazio alla Juventus, dal Siviglia al derby di quest’anno, fino ad arrivare al Real all’andata e pure al ritorno.

          Il tecnico ha preso di mira Eriksen e lo ha trattato peggio di un giocatore della primavera, facendolo entrare 12 volte negli ultimi cinque minuti, l’ultima ancora più plateale col Real, dopo essere riuscito a metterlo sul mercato e distrutto un valore tecnico su cui si era investito, in soli 9 mesi, riuscendo pure a trovare la sponda di molti tifosi, persuasi che il danese sia un giocatore inadeguato, mentre al suo posto gioca Gagliardini. Una follia.

          Ora l’Inter è quinta in Campionato (e sabato va a casa del Sassuolo secondo in classifica), ultima nel girone di Champions, praticamente eliminata per la terza stagione consecutiva, di cui due sotto la gestione Conte. A chi gli fa notare che potrebbe essere un problema di modulo, di testa o altro, lui risponde nervosamente dando a tutti dei rimbambiti, salvo quando glielo ha fatto notare Capello e lui non ha osato replicare.

          Per motivazioni che non conosciamo non sembra lucido e sta trascinando con sé la squadra senza l’ombra di un dubbio: dalle sue dichiarazioni è evidente che la colpa sia dei giocatori, della stampa, degli arbitri e persino del fato, di tutti tranne che sua. Questo genere di situazioni all’Inter, negli ultimi anni, si sono ripetute con variazioni sul tema, troppo frequentemente. La ragione di questo è l’assenza di una cultura societaria di riferimento.

          L’Inter ha una proprietà giovane e distante che sta facendo un lavoro eccellente dal punto di vista dei ricavi e del marketing ma non conosce il calcio italiano e continua a non conoscerlo, così prima ha fatto l’errore di affidarsi a Kia Joorabchian, poi non avendo una filosofia sportiva, ha pensato di introdurla attraverso uomini che avevano contribuito a fare le fortune della Juventus.

          Ma la società torinese ha un suo metodo di lavoro che nasce da più di un secolo di un’unica proprietà e riesce e far lavorare bene quasi sempre gli uomini che collaborano con lei. L’Inter aveva una cultura diversa e ora negli ultimi anni si affida proprio a quegli uomini abbandonandosi a loro e diventando l’Inter di Mazzarri, Spalletti, Mancini ma anche di Marotta.
          Il calcio è cambiato profondamente in questi dieci anni ed è possibile che il metodo Conte non sia efficace ovunque, ha bisogno di un aggiornamento che nasce dall’umiltà. I vincenti che fanno la differenza da soli sono ormai finiti.

          Guardiola, Klopp, Ancelotti, Mourinho, per citarne alcuni, hanno bisogno di una società con una precisa filosofia. È da troppi anni che l’Inter passa di mano in mano a uomini che hanno troppo da organizzare e vanno in esaurimento, perdendo di vista le proprie qualità. Sta accadendo anche a Conte che, nel presente, è il principale artefice dei problemi nerazzurri ma se la società non adotterà una sua cultura la storia tenderà a ripetersi all’infinito.

          Lapo De Carlo commenta la nuova sconfitta dell'Inter contro il Real Madrid e il fallimento dei nerazzurri in Champions League.
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            Coppa Italia, sorteggio ottavi: Inter a Firenze

            Dal prossimo turno, in programma il 13 gennaio, entreranno in scena anche le big della massima serie. Nerazzurri al Franchi

            Un sorteggio ha stabilito l'ordine degli ottavi di finale della Coppa Italia e i nomi delle squadre ospitanti. Dal prossimo entreranno in scena anche le big della Serie A. Appuntamento il 13 gennaio 2021.

            Questo il dettaglio: Atalanta-Cagliari, Fiorentina-Inter, Juventus-Genoa, Lazio-Parma, Milan-Torino, Napoli-Empoli, Roma-Spezia e Sassuolo-Spal.

            Dal prossimo turno, in programma il 13 gennaio, entreranno in scena anche le big della massima serie. Nerazzurri al Franchi
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            • germanomosconi
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              che affarone, però Conte non si tocca....
              (ride)

              Originariamente Scritto da Marco pl
              i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
              Originariamente Scritto da master wallace
              IO? Mai masturbato.
              Originariamente Scritto da master wallace
              Io sono drogato..

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              • Sean
                Csar
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                Conte, a fronte dei 12 milioni di stipendio che prende, e dunque dell'aspettativa societaria per risultati conseguenti, rischia di far uscire ai gironi la sua squadra per il secondo anno di fila (con perdita di denaro per il club) e nel frattempo sta svalutando investimenti come quello di Eriksen, avendo fatto buttare poi dei soldi su profili a fine corsa o mediocri (Vidal, Kolarov).

                Il fatto è che però i cinesi sono legati all'allenatore dal ricco contratto. Se lo esoneri, sei costretto a pagarlo nel mentre devi tirare fuori altri milioni sonanti per il sostituto (da prendere in corsa). Un affare al rovescio, per un club con quel rosso di bilancio e con le prospettive condizionate dalla generale crisi.

                Non resta dunque che andare avanti con Conte, con comunque un campionato tutto da giocare...ma certo la carovana non è partita bene.
                ...ma di noi
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                • Mario12
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                  Conte è riuscito a costruire (l'ennesima rosa) a propria immagine e somiglianza , rancorosa , decadente , piangina e provinciale.
                  I giocatori di qualità scartati per gli zappatori. E ovviamente in CL prende mazzate da cani a porci , tanto per cambiare.
                  Penso sia uno degli allenatori italiani più sopravvalutati della storia del calcio

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                  • germanomosconi
                    Bodyweb Senior
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                    • Send PM

                    ma quanto dura il contratto di Conte?
                    Originariamente Scritto da Marco pl
                    i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                    Originariamente Scritto da master wallace
                    IO? Mai masturbato.
                    Originariamente Scritto da master wallace
                    Io sono drogato..

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                    • sylvester
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                      Fino al 2022









                      "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
                      Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
                      vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

                      (L. Pirandello)

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                      • germanomosconi
                        Bodyweb Senior
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                        • pordenone
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                        ci vuole tanto coraggio a fare un triennale da 12 milioni ad un allenatore che non ha mai visto una semifinale di champions.....
                        Originariamente Scritto da Marco pl
                        i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                        Originariamente Scritto da master wallace
                        IO? Mai masturbato.
                        Originariamente Scritto da master wallace
                        Io sono drogato..

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                        • Mario12
                          Bodyweb Advanced
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                          Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                          ci vuole tanto coraggio a fare un triennale da 12 milioni ad un allenatore che non ha mai visto una semifinale di champions.....
                          Non mi dimenticherò mai tutte le figure di merda in Champions' ed Europa League che ha fatto fare alla Juve negli ultimi anni , prima di fuggire a gambe levate
                          Last edited by Mario12; 28-11-2020, 12:09:34.

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                          • ermzenn
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                            • Aug 2014
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                            Il problema di conte secondo me sono soprattutto le fisse che prende, se dice di voler mettere kolarov terzo lo mette, vede che è un disastro ma continua a farlo... Non cambia facilmente idea e comunque di idee ne ha poche, non è per niente versatile

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                            • Sean
                              Csar
                              • Sep 2007
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                              • In piedi tra le rovine
                              • Send PM

                              Se si resta fissi nei propri dogmi, nei propri schemi, nelle proprie idee, e se in specie si pensa di essere il motore del successo e non una sua componente, ecco che si invecchia e si trapassa senza accorgersene, perduti a riflettersi nello specchio senza comprendere che rimanda una immagina via via sempre più vecchia, polverosa.

                              Conte, sacrificandosi al suo ego, sta dissipando i talenti che pure ha.
                              Last edited by Sean; 28-11-2020, 12:50:40.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                              • Sean
                                Csar
                                • Sep 2007
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                                • In piedi tra le rovine
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                                Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                                ci vuole tanto coraggio a fare un triennale da 12 milioni ad un allenatore che non ha mai visto una semifinale di champions.....

                                All'Inter non interessava in prima battuta arrivare nelle semifinali di champions, interessava una gradualità di crescita: Conte è in questo che sta fallendo.

                                Le semifinali sarebbero (nei piani) dovute arrivare dopo, una volta strutturata una via per il successo: qua però, a forza di rose "pronte", in pratica nonsi semina niente e c'è pure il sospetto che manchi più di qualcosa per raccogliere subito quel che si può raccogliere.

                                C'è il rischio che la strategia del Milan (giovani più un esperto come Ibra, un grandissimo campione) risulti più efficace di quella giustamente definita "decandente" di Conte, che ripete lo stesso copione da quasi 10 anni...perchè il Milan semina per davvero, dandosi tempo, potendo dunque raccogliere domani...l'Inter sta in mezzo ad un guado dove rischi di non vincere nè subito e nemmeno domani, visto che la rosa non è futuribile e comunque è tagliata su Conte e solo su di lui.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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