Il vero verdetto della partita è la bocciatura di Dybala: con Morata la Juve gioca verticale. Ronaldo copre difetti strutturali, cosa accadrà quando l’asticella si alzerà?
Juve agli ottavi di Champions per la settima stagione consecutiva e con due giornate di anticipo. Sapessi come è strano soffrire con il Ferencvaros, ma in Champions nulla è facile a priori, ogni partita è una bella o brutta scoperta. La Juve ha vinto in rimonta e lo ha fatto con il “Moraldo”, il nuovo duo d’attacco: pareggio di Ronaldo verso la fine del primo tempo e gol risolutivo di Morata nel recupero della ripresa. Lo spagnolo era entrato al posto di uno spaesato Dybala e questo è il vero verdetto della partita, la bocciatura dell’argentino, sempre più ai margini di una squadra che con Morata e Ronaldo ha trovato una chimica migliore. Non vogliamo essere ingrati verso Dybala, nessuno ne discute le qualità, però oggi la realtà ci parla di una Signora a trazione “Moraldo”.(...)Insufficiente il pre-filtraggio, Arthur e Bentancur spesso si scoprivano “alti” nelle transizioni negative e dovevano remare con affanno all’indietro. Ottime intenzioni in proposizione e grossi rischi in interdizione, è su questo disavanzo che deve lavorare Pirlo. Va ridotta la forbice, trovato un punto di equilibrio.
Non si può pensare che De Ligt, con la sua velocità e fisicità, tenga assieme da solo la fase difensiva. Quando l’olandese sbaglia un intervento, la Juve va sotto. È successo ieri verso la metà del primo tempo. De Ligt ha fallito un’uscita di testa a ridosso del centrocampo e il Ferencvaros è volato via con Nguen: cross sporcato da Alex Sandro e anticipo vincente di Uzuni su Cuadrado, in chiusura diagonale, non proprio la specialità del colombiano. Ronaldo ha poi pareggiato con un gran sinistro dal limite, al fondo di una trama lineare, Arthur- Cuadrado-CR7, ma la Juve ha continuato a non digerire l’umiltà e l’italianismo degli ungheresi. Alla fine del primo tempo, 6 tiri a 5 per il Ferencvaros, uno sbilancio inaccettabile, dato il dislivello di contenuti tecnici. Ronaldo, contro avversari di valore relativo, copre certi difetti strutturali, ma che cosa accadrà quando l’asticella si alzerà? Aggiustamenti Pirlo all’intervallo si è fatto sentire, la Juve è ritornata su con un’idea più chiara. Non più appoggi statici, a corto metraggio, ma tentativi di servire palla sulla corsa. Un attimo prima di essere sostituito Bernardeschi è stato sfortunato, un suo tiro rabbioso è stato deviato sul palo dal portiere, però pochi attimi dopo tre cambi hanno impresso la svolta definitiva.
Fuori McKennie, Bernardeschi e Dybala, dentro Kulusevski, Chiesa e Morata. A esser sinceri è stata una sostituzione, più delle altre, a imporre il cambiamento: con Morata la Juve ha smesso di crogiolarsi nel tic-toc sterile del primo tempo ed è andata senza tentennamenti sul verticale. Emblematica una bellissima e profonda palla dello spagnolo, assist che ha liberato Ronaldo davanti a Dibusz, e bravo il portiere a toccare il pallone quel tanto che è bastato per evitare il raddoppio. Morata stesso, su un invito tagliente di Chiesa, ha scosso un altro palo. Il Ferencvaros non riusciva più a ripartire, perché non ne aveva più le forze e perché Pirlo aveva aggiustato gli sfilacciamenti in mediana. Linee più serrate, minori spazi in cui nuotare per gli avversari. Nel recupero la rete della vittoria, semplice nella sua linearità: da Danilo a Cuadrado in fascia, cross di contro-balzo e capocciata vincente di Alvaro.
Conclusioni La Juve di Pirlo è molto meno complicata di come viene dipinta. Il suo calcio non è liquido, se per liquidità intendiamo un calcio in cui i ruoli e i sistemi di gioco sono superati. La Juve è abbastanza definita, ci sono difensori che difendono come si deve (De Ligt), terzini che attaccano (Cuadrado) e registi che dirigono (Arthur). E poi c’è Ronaldo, il fuoriclasse che con i suoi colpi copre le passività e trascina via la squadra dalle secche di partite aggrovigliate, come ieri. Qui sta il punto: che Juve sarebbe senza Ronaldo? La domanda vale anche per i predecessori di Pirlo.
Gazzetta
Juve agli ottavi di Champions per la settima stagione consecutiva e con due giornate di anticipo. Sapessi come è strano soffrire con il Ferencvaros, ma in Champions nulla è facile a priori, ogni partita è una bella o brutta scoperta. La Juve ha vinto in rimonta e lo ha fatto con il “Moraldo”, il nuovo duo d’attacco: pareggio di Ronaldo verso la fine del primo tempo e gol risolutivo di Morata nel recupero della ripresa. Lo spagnolo era entrato al posto di uno spaesato Dybala e questo è il vero verdetto della partita, la bocciatura dell’argentino, sempre più ai margini di una squadra che con Morata e Ronaldo ha trovato una chimica migliore. Non vogliamo essere ingrati verso Dybala, nessuno ne discute le qualità, però oggi la realtà ci parla di una Signora a trazione “Moraldo”.(...)Insufficiente il pre-filtraggio, Arthur e Bentancur spesso si scoprivano “alti” nelle transizioni negative e dovevano remare con affanno all’indietro. Ottime intenzioni in proposizione e grossi rischi in interdizione, è su questo disavanzo che deve lavorare Pirlo. Va ridotta la forbice, trovato un punto di equilibrio.
Non si può pensare che De Ligt, con la sua velocità e fisicità, tenga assieme da solo la fase difensiva. Quando l’olandese sbaglia un intervento, la Juve va sotto. È successo ieri verso la metà del primo tempo. De Ligt ha fallito un’uscita di testa a ridosso del centrocampo e il Ferencvaros è volato via con Nguen: cross sporcato da Alex Sandro e anticipo vincente di Uzuni su Cuadrado, in chiusura diagonale, non proprio la specialità del colombiano. Ronaldo ha poi pareggiato con un gran sinistro dal limite, al fondo di una trama lineare, Arthur- Cuadrado-CR7, ma la Juve ha continuato a non digerire l’umiltà e l’italianismo degli ungheresi. Alla fine del primo tempo, 6 tiri a 5 per il Ferencvaros, uno sbilancio inaccettabile, dato il dislivello di contenuti tecnici. Ronaldo, contro avversari di valore relativo, copre certi difetti strutturali, ma che cosa accadrà quando l’asticella si alzerà? Aggiustamenti Pirlo all’intervallo si è fatto sentire, la Juve è ritornata su con un’idea più chiara. Non più appoggi statici, a corto metraggio, ma tentativi di servire palla sulla corsa. Un attimo prima di essere sostituito Bernardeschi è stato sfortunato, un suo tiro rabbioso è stato deviato sul palo dal portiere, però pochi attimi dopo tre cambi hanno impresso la svolta definitiva.
Fuori McKennie, Bernardeschi e Dybala, dentro Kulusevski, Chiesa e Morata. A esser sinceri è stata una sostituzione, più delle altre, a imporre il cambiamento: con Morata la Juve ha smesso di crogiolarsi nel tic-toc sterile del primo tempo ed è andata senza tentennamenti sul verticale. Emblematica una bellissima e profonda palla dello spagnolo, assist che ha liberato Ronaldo davanti a Dibusz, e bravo il portiere a toccare il pallone quel tanto che è bastato per evitare il raddoppio. Morata stesso, su un invito tagliente di Chiesa, ha scosso un altro palo. Il Ferencvaros non riusciva più a ripartire, perché non ne aveva più le forze e perché Pirlo aveva aggiustato gli sfilacciamenti in mediana. Linee più serrate, minori spazi in cui nuotare per gli avversari. Nel recupero la rete della vittoria, semplice nella sua linearità: da Danilo a Cuadrado in fascia, cross di contro-balzo e capocciata vincente di Alvaro.
Conclusioni La Juve di Pirlo è molto meno complicata di come viene dipinta. Il suo calcio non è liquido, se per liquidità intendiamo un calcio in cui i ruoli e i sistemi di gioco sono superati. La Juve è abbastanza definita, ci sono difensori che difendono come si deve (De Ligt), terzini che attaccano (Cuadrado) e registi che dirigono (Arthur). E poi c’è Ronaldo, il fuoriclasse che con i suoi colpi copre le passività e trascina via la squadra dalle secche di partite aggrovigliate, come ieri. Qui sta il punto: che Juve sarebbe senza Ronaldo? La domanda vale anche per i predecessori di Pirlo.
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