Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Venkman85
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    • Apr 2015
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    • Liguria
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    Dybala è partito malissimo quest'anno, ma con Sarri ha fatto decisamente meglio che l'ultima stagione con Allegri. Uno dei pochi meriti dati a Sarri era di aver rivatilizzato l'argentino.

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    • topscorer
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      • Oct 2012
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      • Paradiso Scampia
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      Sarri non aveva molta scelta.
      CR e Dybala, Ramsey e Barbareschi che avrebbero dovuto aiutare in fase di attacco non pervenuti,
      Il Pipita un fantasma.
      Ha fatto ( anche bene eh) con ciò che aveva.
      Originariamente Scritto da BLOOD black
      per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....

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      • Venkman85
        Bodyweb Senior
        • Apr 2015
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        Originariamente Scritto da topscorer Visualizza Messaggio
        Sarri non aveva molta scelta.
        CR e Dybala, Ramsey e Barbareschi che avrebbero dovuto aiutare in fase di attacco non pervenuti,
        Il Pipita un fantasma.
        Ha fatto ( anche bene eh) con ciò che aveva.
        Dybala 17 gol e Ronaldo 37 non pervenuti?
        EDIT: forse intendevi Ramsey e Bernardeschi non pervenuti e sono d'accordo.

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        • topscorer
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          • Oct 2012
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          • Paradiso Scampia
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          Si c'è la virgola.
          Sarri come giocatori offensivi utili ha avuto CR e Dybala.
          Gli altri che avrebbero dovuto aiutare l'attacco, Ramsey, Bernardeschi e Pipita hanno fatto ribrezzo.

          Pirlo ha Morata in grande spolvero e Chiesa che stava facendo bene, oltre al solito CR, quindi Dybala il rinnovo da 15 milioni è meglio che lo cerchi in Uk o al PSG .
          Originariamente Scritto da BLOOD black
          per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....

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          • marco83
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            • May 2006
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            • Roma
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            Il milan sta veramente immanicato, nelle mani di due faccendieri napolotani, amici di galliani, che hanno la maggioranza delle quote.

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            • Giampo93
              Mangiatore di vite altrui
              • Jan 2015
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              Originariamente Scritto da marco83 Visualizza Messaggio
              Il milan sta veramente immanicato, nelle mani di due faccendieri napolotani, amici di galliani, che hanno la maggioranza delle quote.
              Servizio di Report scritto da un bambino di quinta elementare.
              Analizzare la partecipazione azionaria in base al mero valore nominale, senza tener conto dei fattori che potrebbero concretamente incidere sulla governance (diverse categorie di azioni, patti parasociali, deleghe di voto, nomina degli amministratori, ecc.) non vuol dire nulla. Ed un fondo come Elliott non pasticcerebbe mai su un tema così banale
              Originariamente Scritto da Alberto84
              Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano


              Originariamente Scritto da debe
              Chi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?
              Originariamente Scritto da Zbigniew
              Kurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
              Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.

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              • germanomosconi
                Bodyweb Senior
                • Jan 2007
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                • pordenone
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                Cos'è che hanno fatto intendere?
                Originariamente Scritto da Marco pl
                i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                IO? Mai masturbato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                Io sono drogato..

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                • Sean
                  Csar
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                  Juventus-Ferencvaros, le formazioni e dove vederla in tv: Pirlo rilancia Dybala e Bernardeschi

                  Con una vittoria il club bianconero ipotecherebbe la qualificazione agli ottavi di finale di Champions. Il tecnico sceglie la strada dell’equilibrio: panchina per Morata in attesa del tridente

                  Aspettando il tridente Dybala-Morata-Ronaldo la Juventus può passare il turno di Champions già stasera, alla quarta giornata come nella scorsa stagione: basta battere il tenero Ferencvaros dopo il 4-1 di Budapest, sperando che il Barcellona in crisi e senza Messi e Piqué non perda a Kiev. Ma attenzione: un passo falso blaugrana in Ucraina, anche un pareggio, potrebbe però riaprire il discorso per il primo posto nel girone, con lo scontro diretto dell’ultima giornata al Camp Nou (8 dicembre) che diventerebbe quindi una sorta di spareggio. È meglio comunque pensare a una cosa per volta: «È fondamentale chiudere la qualificazione per dare respiro a qualche giocatore con eventuali rotazioni future — sottolinea Andrea Pirlo —. Così avremo magari due partite con Dinamo Kiev e Barcellona da giocare diversamente e ci sarebbe più focus sul campionato. Se adesso non diamo continuità non siamo una grande squadra e non siamo la Juve».


                  Il «focus» intanto è tutto sul ritorno di Paulo Dybala da titolare, nella classica partita che può dare minuti nelle gambe e magari gol (come all’andata), in una sola parola: autostima. Morata si siederà in panchina, salvo sorprese ancora premature: «Al tridente ci pensiamo fin dall’inizio della stagione — spiega Pirlo — ma tra il virus di Ronaldo e gli acciacchi di Dybala non c’è stata l’occasione per lavorarci. Prima diamo equilibrio e struttura al nostro gioco poi cercheremo una soluzione per far giocare assieme tutti e tre». I tempi di attesa non sembrano comunque troppo lunghi.

                  Nel giorno in cui torna a disposizione Alex Sandro si fa male Demiral, che per un problema muscolare starà fuori una decina di giorni almeno: con un solo centrale di ruolo come De Ligt, alla seconda partita dopo tre mesi di stop per l’operazione alla spalla, sarà Danilo ad adattarsi in mezzo alla difesa. Mentre dovrebbe continuare il recupero, anche psicologico, di Bernardeschi, dopo le prove positive con la Nazionale e contro il Cagliari. La crescita dell’azzurro, dopo alcune prestazioni addirittura goffe, fa ben sperare per Dybala, travolto dalle critiche dopo il pareggio nel finale subito dalla Lazio: «Sta ritrovando forza nelle gambe e si è mosso meglio — spiega Pirlo —. Bernardeschi è possibile che giochi, aveva bisogno di ritrovare la miglior condizione mentale».

                  Evidentemente il tecnico sta creando un clima propositivo, grazie al quale i singoli migliorano in fretta. E il clima, come ha dimostrato la faticosa stagione di Maurizio Sarri, è importante. In questo senso anche la scelta dei dirigenti bianconeri, anche se non riguarda direttamente la squadra, ha un suo valore: «Una parte delle ferie residue viene donata per andare incontro alle difficoltà dei dipendenti dei punti vendita di Milano e Torino e garantire così la piena retribuzione».


                  Juve 4-4-2: Szczesny; Cuadrado, Danilo, De Ligt, Alex Sandro; McKennie, Arthur, Bentancur, Bernardeschi; Dybala, Ronaldo.
                  Ferencvaros 4-2-3-1: Dibusz; Lovrencsics, Blazic, Botka, Heister; Somalia, Kharatin; Uzuni, Isael, Nguen; Boli.
                  Arbitro: Daniel Siebert (Germania)
                  Tv: ore 21 Sky


                  CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                  • Sean
                    Csar
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                    Lazio-Zenit, le formazioni e dove vederla in tv: Inzaghi si affida a Immobile e ritrova Luiz Felipe

                    Il club vive un momento di forti tensioni. Oltre al caso Luis Alberto c’è anche la lite scoppiata tra il presidente Lotito e Peruzzi. Una vittoria contro i russi avvicinerebbe la qualificazione agli ottavi di Champions

                    La Lazio va a caccia della vittoria in Champions contro lo Zenit per cercare di compiere un passo verso la qualificazione e, soprattutto, oltre le polemiche. Non è facile però venirne fuori, anche se la vittoria di Crotone ha attenuato un po’ gli effetti delle altre situazioni complicate che accompagnano la squadra di Inzaghi. In ballo ci sono l’inchiesta della Procura della Repubblica di Avellino sul laboratorio Futura Diagnostica (è stata depositata la perizia sui 95 tamponi sequestrati), l’indagine della Procura federale, i test effettuati dalla Uefa in vista dello Zenit (ieri non si è allenato Cataldi), il caso Luis Alberto e adesso anche la grana Peruzzi.


                    L’ex portiere, ora club manager, ha litigato con Lotito per la gestione del fantasista spagnolo, reo di avere accusato la società di pagare in ritardo. Il presidente voleva che il calciatore, multato di 50 mila euro, venisse escluso dalla partita di Crotone e ne è nato un acceso dibattito interno. Lotito ha usato parole forti nei confronti di Peruzzi, il quale si è sentito offeso e non ha partecipato alla trasferta di sabato. I chiarimenti dovrebbero arrivare nelle prossime ore e far tramontare l’ipotesi delle dimissioni. Inzaghi anche stavolta ha il compito di mettere in campo una squadra che non sia distratta. Finora ci è sempre riuscito e contro lo Zenit sarà aiutato dal recupero di Luiz Felipe, il quale ha avuto un tampone negativo e si è subito aggregato ai compagni.


                    Lazio 3-5-2: Reina; Patric, Acerbi, Radu; Lazzari, Parolo, Leiva, Luis Alberto, Fares; Correa, Immobile.
                    Zenit 4-3-3: Kerzhakov; Karavaev, Lovren, Rakitskiy, Douglas Santos; Zirkhov, Barrios, Ozdoev; Kuzyaev, Dzyuba, Erokhin.
                    Arbitro: Michael Oliver (Inghilterra)
                    Tv: ore 21 Canele 5, Sky


                    CorSera
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                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • Sean
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                      Lazio, lite Lotito-Peruzzi: dietro c’è la gestione del caso Luis Alberto

                      Il dirigente ha provato a difendere il fantasista spagnolo, che aveva polemizzato sul nuovo aereo della società. Nella discussione sono volate parole grosse, da qui una frattura che ora il club prova a ricucire

                      Uno scontro verbale forte, parole grosse volate soprattutto in una direzione, e un nuovo caso pronto a deflagrare. Il presidente Claudio Lotito da una parte, il club manager Angelo Peruzzi dall’altra. Non c’è pace per la Lazio in un periodo a dir poco complicato. Prima il polverone alzato dal caso tamponi, poi Luis Alberto e le sue polemiche sull’aereo griffato che tanto orgogliosamente Lotito ha presentato pochi giorni fa: «Comprano cose, ma non pagano noi», aveva detto il fantasista in una diretta Twitch. Le immediate scuse non sono bastate al patron, che ha etichettato come ben più di una leggerezza l’uscita dello spagnolo.


                      Alta tensione

                      Lotito se l’è presa con Luis Alberto, non ha accettato un attacco così diretto ad una società che, tra le altre cose, aveva appena rinnovato il contratto al giocatore, garantendogli tre milioni di euro netti a stagione per cinque anni. Una mancanza di rispetto dura da digerire, al punto da suggerire ad Inzaghi una panchina con fini punitivi nella partita che poi la Lazio ha vinto a Crotone. Qui si inserisce la figura di Peruzzi, tramite tra la squadra e la società. L’ex portiere ha provato a mitigare il clima, cercando di riportare serenità nei rapporti. Inzaghi e la squadra si sono schierati con Luis Alberto, o comunque verso un veloce perdono. Seguendo questa linea Peruzzi ha avuto un’accesa discussione con Lotito. Un dialogo i cui toni si sono velocemente inaspriti.



                      La lite

                      Il dirigente ha provato a rivendicare la legittimità di una scelta, quella di non punire ulteriormente Luis Alberto, che a suo parere dovrebbe ricadere nel suo ruolo. Per lui la multa da circa 50mila euro, già stabilita, era reprimenda sufficiente. Lotito non era della stessa opinione, e l’ha palesato con modi che non sono piaciuti all’ex portiere. Sono volati paroloni e un vaffa che ha portato Peruzzi a lasciare Formello e disertare la trasferta di Crotone (partita nella quale Luis Alberto ha giocato, con tanto di fascia da capitano al braccio).


                      Cosa succede ora

                      Domenica Peruzzi non si è presentato al centro sportivo della Lazio, lunedì è passato solo per accompagnare il figlio, che gioca nel settore giovanile dei biancocelesti (a cui recentemente si è aggiunto anche Cannavaro jr). La società, e quindi Lotito, ha tutta l’intenzione di provare a ricucire lo strappo. Peruzzi è tornato alla Lazio nel 2016, scelto proprio dal patron, che ne riconosce meriti e importanza nel percorso di crescita di questi anni. Il d.s. Tare, schieratosi con il presidente nel caso Luis Alberto, ora sta provando a mediare. Un chiarimento tra Peruzzi e Lotito è previsto nelle prossime ore, forse già nella giornata di martedì, quando la Lazio tornerà in campo contro lo Zenit. La sensazione, comunque, è che si arrivi a una tregua. Almeno temporanea.

                      CorSera
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                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • Sean
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                        Napoli-Gattuso, lo scontro con i giocatori nello spogliatoio dopo il Milan: «Se non si cambia registro io me ne vado»

                        Lo sfogo ha risvegliato la squadra. Confronto con toni forti, così il tecnico ha dato uno scossone al gruppo prima delle sfide con Rjieka in Europa League e Roma in campionato

                        A nessuno piace essere etichettato «professorino», e nessuno dei giocatori del Napoli ha gradito quello che Rino Gattuso ha detto in tv: «Non mi piacciono certi atteggiamenti, se facciamo i professorini vengono fuori tutte le nostre magagne». Non ha retto, Gattuso. E probabilmente la sconfitta contro il Milan è stato soltanto il pretesto per un avviso ai naviganti che aveva in serbo da un po’. La reazione dei giocatori, al rientro nello spogliatoio, quasi quasi lo ha rianimato. Lo sfogo a caldo ha sortito un effetto forte, risvegliando tutti dal torpore che si era visto in campo. La squadra, compatta, lo ha affrontato imputandogli la «brutta figura» a telecamere accese.

                        Rino ha rincarato la dose fino a spingere forte il piede sull’acceleratore: se non cambiamo registro, sono pronto ad andar via. È calato il silenzio, gli sguardi si sono incrociati e il confronto è continuato. Acceso e franco, come piace a lui. Pane al pane e vino al vino, con toni chiari e anche urlati. Con l’ipotesi mai immaginata prima di una separazione. La notte ha portato il suo buon consiglio e ieri mattina a mente fredda un nuovo confronto, tranquillo e soprattutto propositivo. Gattuso ha ripreso le fila del suo gruppo, consapevole (si augura) di avergli dato uno scossone: domenica c’è la Roma e prima la sfida di Europa League al Rjieka. Qualcosa deve cambiare.


                        CorSera
                        ...ma di noi
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                          Infortunio Ibrahimovic, il Milan studia il piano B per sostituire il re

                          I baby rossoneri devono cavarsela da soli, Zlatan accelera e sui social scrive: «Io senza tempo». Starà fuori almeno tre settimane, Pioli compensa con Rebic ed entusiasmo


                          Tre settimane. Minimo. Questa la prognosi per niente buona dell’infortunio di Zlatan Ibrahimovic, una lesione al bicipite femorale confermata dalla risonanza magnetica effettuata lunedì mattina. Che fosse un problema piuttosto serio l’aveva capito in realtà fin da subito anche il medico milanista Mazzoni, in campo, con un’occhiata esperta delle sue. Fra una decina di giorni ci sarà un primo controllo: solo lì si potrà avere un quadro più certo delle tempistiche. Ma la previsione è minimo tre settimane. Significa cinque o più probabilmente sei gare senza il leader: quindi Lille giovedì, Fiorentina domenica, poi Celtic, Sampdoria e Sparta Praga. Un’ipotesi per il rientro potrebbe essere il Parma il 13 dicembre oppure il Genoa il 16.

                          «Timeless», senza tempo: questo il messaggio consegnato da Zlatan lunedì ai suoi quasi 50 milioni di seguaci social, sotto a una foto della notte magica di Napoli, dove con i suoi due gol ha riportato il Milan al primo posto solitario. Dopo gli esami medici al mattino, il campione di Malmoe è tornato a riposare nel suo appartamento panoramico in zona Porta Nuova. «Un leone in gabbia come quando aveva il Covid», l’immagine scelta da chi gli è vicino. Infatti non tornerà in Svezia dalla sua famiglia, già martedì mattina sarà anzi a Milanello per intraprendere la sua personalissima corsa contro il tempo. Non è la prima volta che brucia le tappe. Fu così col virus, dal quale è guarito in due settimane giuste, ma più rapido del previsto fu anche il recupero dalla lesione al soleo del polpaccio che lo tenne fuori per due partite a giugno.

                          Rabbia, metodo, disciplina: Zlatan sa come si fa
                          . «Lui conosce il suo corpo come nessuno» spiegava il suo allenatore Stefano Pioli, ora alle prese col Covid. A lui toccherà individuare un piano B, che in realtà ha già in mente, anche perché le scelte in attacco sono limitate: Leao ha lo stesso problema di Ibra al bicipite femorale mentre Saelemaekers è tornato da Fuorigrotta con una distorsione alla caviglia.

                          Senza il suo capotribù, il Diavolo dei ragazzini deve ora trovare la forza dentro di sé, come in realtà ha già dimostrato di saper fare: 4 vittorie su 4 anche senza di lui. L’entusiasmo da primo posto sarà d’aiuto. Lo si capisce dalle parole del presidente Paolo Scaroni: «Siamo al settimo cielo, facciamo risultati straordinari con la squadra più giovane d’Europa» ha detto a Sky, raggiante. La mentalità è vincente, il gruppo è compatto e convinto. Lunedì, per dire, l’allenamento era facoltativo ma a Milanello si sono presentati in 15. Ci sarebbe andato anche Kessie, ma era dal dentista a farsi rimettere un incisivo volato via in un contrasto


                          Tornando al piano B, giovedì contro il Lille nella trasferta crocevia del girone di Europa League giocherà Rebic, che in quella posizione ha già dimostrato di sapersela cavare, nonostante sia più un esterno, massimo una seconda punta. Il norvegese Hauge, in gol al Napoli, troverà quindi lo spazio che merita, come Diaz: energia giovane sulle fasce. Certo, a gennaio ci sarebbe poi il mercato di riparazione: il d.t. Maldini ha più volte ribadito che un vice Ibra non è sulla lista della spesa, chissà però che questo infortunio non gli faccia cambiare idea.

                          CorSera
                          Last edited by Sean; 24-11-2020, 07:13:14.
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                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Roma, un altro mercato senza ds: ma i risultati fanno sperare


                            Pinto ha confermato nuovamente che non potrà liberarsi dal Benfica prima di gennaio: le mosse saranno pianificate dal ceo Fienga con i Friedkin, come fu per Smalling, Kumbulla e gli altri: una strategia che ha funzionato. E addio alle cessioni rumorose

                            La brutta notizia è che, con ogni probabilità, il prossimo per la Roma sarà un altro mercato senza direttore sportivo. Quella buona è che, a guardare i risultati, il primo non è che sia andato poi così male. Anzi.

                            Un altro mercato senza ds

                            Nelle ultime ore, dopo l'annuncio ufficiale, la Roma aveva provato a convincere Tiago Pinto, il dirigente scelto come responsabile dell'area sportiva, a lasciare il Benfica subito per anticipare il suo arrivo a Roma. Niente da fare: il portoghese ha confermato che non riuscirà ad essere a Roma prima del 2 gennaio, ossia due giorni prima del via ufficiale al mercato. Certo, le pianificazioni a distanza sono già in corso, ma Pinto è ancora operativo a Lisbona e quindi fino a capodanno non potrà lavorare pienamente per la Roma, e gli ci vorrà inevitabilmente del tempo prima di poter incidere in maniera profonda: l'obiettivo è la prossima estate, proseguendo a gennaio nel solco degli ultimi mesi.

                            Le scelte passano per i Friedkin

                            Nessuno però se ne preoccupa: l'esperienza di settembre ha insegnato che si possono fare cose buone, persino molto buone, anche senza un direttore sportivo di ruolo. La strategia della Roma resterà in fondo simile: pianificare le singole mosse in team, valutando opportunità e costi. Così è stato per Smalling: per il via libera è servito convincere i Friedkin che il suo acquisto non avrebbe portato soltanto un 31enne dal rendimento assicurato, ma che avrebbe permesso di migliorare anche gli altri singoli, soprattutto i giovanissimi Ibanez e Kumbulla. Discorso identico per Pedro, scelto prima ancora che per la qualità tecnica, per il carisma.

                            Addio al trading

                            In assoluto, l'ultima campagna ha pagato: con meno di 40 milioni la Roma si è aggiudicata Kumbulla (da solo metà dell'esborso totale), Smalling, Pedro, Mkhitaryan e Mayoral (in prestito). Giocatori che stanno rispondendo alla grande diventando elementi chiave di una squadra che, senza il pasticcio del caso-Diawara sarebbe seconda a 2 punti dal Milan primo. Per questo, a gennaio non c'è da aspettarsi rivoluzioni, ma solo la stabilizzazione dell'organico. Niente addii rumorosi - i Friedkin non amano affatto il trading compulsivo dei calciatori - semmai sarà l'occasione per completare ciò che non è stato possibile fare in "estate", in entrata e in uscita.

                            Le ambizioni di Fonseca


                            Anche perché la Roma sta iniziando a far la bocca a qualcosa più di un campionato tra le prime quattro. Fonseca si è accorto che forse i suoi dubbi sul mercato incompleto fossero esagerati. Lui continua a desiderare un attaccante esterno, e l'idea di riportare a Trigoria El Shaarawy non l'ha abbandonata nessuno. Tanti però sono convinti che appena guarirà dal Covid il Primavera Zalewski possa integrare in quel ruolo l'undici di Fonseca: addirittura Ryan Friedkin ne è un sostenitore. Se poi la coppia Fienga-Pinto, dal 2 gennaio al 1 febbraio riuscirà a trovare una squadra a Fazio, Juan Jesus o addirittura Pastore, ci sarà solo da stringergli la mano.

                            Pinto ha confermato nuovamente che non potrà liberarsi dal Benfica prima di gennaio: le mosse saranno pianificate dal ceo Fienga con i Friedkin, come fu…
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                              Marcare a uomo, perché per Ibrahimovic e Ronaldo ci vorrebbero i vecchi mastini alla Gentile & C

                              Per sapere veramente della grandezza di CR7 e dello svedese, protagonisti a suon di gol in serie A, bisognerebbe passarli al trattamento di quelli che sono stati i più grandi difensore della storia

                              Non appena avranno inventato la Macchina del Tempo, lo sapremo. Ma Ronaldo e Ibrahimovic sono davvero così irresistibili, insuperabili, inarrestabili? Perché fanno così tanti gol? O meglio, perché gliene fanno fare così tanti? Li metteremo dentro la "Time Machine" (vedi il film di fantascienza del 1960 con Rod Taylor) e li spediremo nelle braccia di una schiera di difensori di quelli che hanno fatto la storia del calcio, i marcatori a uomo di parecchi decenni fa. Quelli che allora chiamavano "mastini". Ti si attaccavano alle caviglie e non ti mollavano più. Novanta minuti addosso, ovunque, in qualunque parte del campo.

                              Ecco per sapere veramente della grandezza di Ronaldo e Ibrahimovic dovremmo passarli in qualche maniera al trattamento di Gentile e Bergomi, Collovati e Vierchowod, e poi dietro loro in secondo battuta (liberi, appunto) Scirea e Picchi. Ma anche Passarella, Bobby Moore, Paul Breitner. Così, solo a una prima scrollata di miti dalle epoche d'oro del football.

                              Un po' meno fantascientificamente il discorso si potrebbe fare sulla "marcatura a uomo" quella ancora oggi (teoricamente) possibile, sia pure ormai fuori dal tempo anch'essa, superata da una maniera di stare in campo meno rudimentale e semplice, più organizzata. Il difensore non è più un duellante personale, ma il soldato di un sistema di difesa.

                              Se guardate e riguardate l'azione con cui Ibrahimovic va in gol, il primo, contro il Napoli, vedrete Koulibaly - uno dei più forti difensori del campionato - retrocedere verso la sua porta mentre Theo Hernandez avanza a sinistra. In quel momento nel suo cervello non c'è solo la preoccupazione di Ibrahimovic, l'unica cosa che davvero conta, ma anche come coordinarsi e come allinearsi con i compagni di reparto: Di Lorenzo, Manolas e alle sue spalle Mario Rui. In questa maniera dà troppo spazio a Ibrahimovic che addirittura può colpire di testa entrando in "terzo tempo" in area. Grandissimo gol, ma anche troppo terreno concesso a un attaccante già straordinario e micidiale per conto suo per concedergli addirittura agevolazioni del genere.

                              Potremmo fare lo stesso discorso per il primo gol di Ronaldo al Cagliari che letteralmente costeggia una linea di tre avversari per poi fulminarla col destro, ma è chiaro che qui è il rango a fare la differenza e in assoluto non è che la "marcatura a uomo" possa garantire da sola la porta inviolata. Prima di tutto serve la grandezza e la ferocia del difensore. Di quelli di un tempo, sì.

                              Dal passaggio indietro al portiere, ai falli da espulsione sull'attaccante, ai rigori la caccia al gol negli anni è stata clamorosamente favorita a svantaggio della rudezza del gioco difensivo. Ma se anche non volessimo andare tanto indietro nel tempo, non addentrarci nel profondo della storia del calcio italiano, rispolverare le vecchie battaglie filosofiche tra "zona" e "uomo", sicuramente anche affidando Ronaldo e Ibrahimovic a Maldini e Baresi, Cannavaro e Scirea, Nesta e Thuram, la storia oggi sarebbe ben diversa. Ronaldo e Ibra sono eccezionali ma giocano anche senza mastini attaccati alle caviglie, in un paradiso del gol forse troppo teorico e artificiale.

                              Per sapere veramente della grandezza di CR7 e dello svedese, protagonisti a suon di gol in serie A, bisognerebbe passarli al trattamento di quelli che sono sta…
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                                Juventus, ferie donate per evitare la cassa integrazione dei dipendenti


                                Il club crea la Banca Ferie Solidali dopo la chiusura dei punti vendita di Milano e Torino a causa del Covid

                                Donare le ferie residue, creando la "Banca Ferie Solidali", per evitare la cassa integrazione dei dipendenti dei punti vendita di Milano e Torino. La decisione della Juventus, supportata dai dirigenti della società bianconera, arriva nel pieno della seconda emergenza Covid. Le recenti normative, che hanno suddiviso l'Italia in zone di diverso colore a seconda del grado di diffusione del Covid, hanno costretto alla chiusura i punti vendita di Torino e di Milano, gli Juventus Store. "Rendendo di fatto impossibile l'attività lavorativa per alcuni dipendenti" si legge nel comunicato pubblicato dalla società torinese.

                                La Banca Ferie Solidali

                                "Per evitare il ricorso alla cassa integrazione e garantire a tutto il personale coinvolte da tali misure la piena retribuzione" si legge ancora le comunicato, "tutti i dirigenti della Società hanno deciso di donare una parte cospicua delle proprie ferie residue". L'innovativa soluzione, denominata "Banca Ferie Solidali", evita il ricorso agli ammortizzatori sociali convenzionali e che portano a una decurtazione del reddito erogato al lavoratore dipendente

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