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Sembra una metafisica dell'assurdo dover assistere stasera alla "fondamentale" amichevole Italia-Estonia in questo anno pandemico dove saggezza e prudenza avrebbero ben dovuto suggerire di evitare di perdere tempo, far giocare i club il più possibile e così cercare di arrivare a fine stagione, lasciando lo spazio necessario per i recuperi.
Invece che abbiamo? In un mese due stop per le nazionali, dove i giocatori si spremono, ti tornano o infortunati o contagiati, mandando a mignotte pure tutti quei bei discorsi sulle bolle.
A chi serve questa amichevole? Ai giornali per dirci quanto siamo forti con le squadre del terzo mondo calcistico? Che valore hanno queste amichevoli, con più di mezza nazionale a casa per covid?
Non si ottiene nessun risultato. Lasciando spazio al campionato e alle coppe ne avresti almeno messo in cantiere uno: trascinare alla fine la stagione.
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Sembra una metafisica dell'assurdo dover assistere stasera alla "fondamentale" amichevole Italia-Estonia in questo anno pandemico dove saggezza e prudenza avrebbero ben dovuto suggerire di evitare di perdere tempo, far giocare i club il più possibile e così cercare di arrivare a fine stagione, lasciando lo spazio necessario per i recuperi.
Invece che abbiamo? In un mese due stop per le nazionali, dove i giocatori si spremono, ti tornano o infortunati o contagiati, mandando a mignotte pure tutti quei bei discorsi sulle bolle.
A chi serve questa amichevole? Ai giornali per dirci quanto siamo forti con le squadre del terzo mondo calcistico? Che valore hanno queste amichevoli, con più di mezza nazionale a casa per covid?
Non si ottiene nessun risultato. Lasciando spazio al campionato e alle coppe ne avresti almeno messo in cantiere uno: trascinare alla fine la stagione.
considerando che le nazionali non portano diritti e introiti a nessuno (credo) non vedo proprio che sia del tutto inutile come partita.
però forse una segnalazione "ufficiale" alle autorità te la saresti beccata pure tu.
Ma quindi I giocatori della Lazio in nazionale si e quelli della roma no perchè sono 2 ASL differenti? Però entrambe le squadre hanno giocatori positivi. Bene, la gestione uniforme è un'ottima cosa.
Winners are simply willing to do what losers won't.
Napoli, contro il «tavolino» il ricorso non si fermerà alla giustizia sportiva. E la Asl vorrebbe querelare la Figc
Dopo la conferma della sconfitta con la Juventus e della penalizzazione, il club pensa di rivolgersi a Tar e Consiglio di Stato
Offeso e, se possibile, ancora più indignato. Il day after della sentenza sul caso Juve-Napoli, Aurelio De Laurentiis l’ha trascorso al lavoro con il suo legale, Mattia Grassani, per aggredire (stavolta lui) punto per punto le motivazioni con le quali il giudice della Corte d’Appello federale, Piero Sandulli, ha dato al club la patente di slealtà e antisportività. Bocciando il ricorso sulla sconfitta a tavolino (e il punto di penalizzazione) del 4 ottobre scorso, quando il Napoli non si presentò allo Stadium per affrontare la Juventus.
Il collegio di garanzia del Coni era una eventualità che il Napoli aveva previsto sin dalla bocciatura in primo grado, non immaginando però di trovarsi di fronte a un giudizio di Appello che fosse così punitivo. L’opposizione si muoverà sulla base eventualmente di un vizio di legittimità. Il Napoli studia se la Corte di Appello ha omesso la valutazione su una o più prove portate dal club e ritenute decisive. Nel ricorso i legali azzurri insisteranno sul precedente del Genoa e sul rigore di una condotta fondata sul rispetto della legge e delle prescrizioni dell’Autorità Sanitaria. «Il Napoli non aveva scelta — spiega l’avvocato Grassani —. E non perché abbia dolosamente scelto di non averla».
Il Collegio di garanzia (organismo omologo alla Cassazione) in ogni caso non esprimerà un giudizio di merito, valuterà le procedure. Ci sono 30 giorni per presentare il ricorso, il club partenopeo lo farà a stretto giro. Se il Collegio si riunisse entro due settimane, prima di Natale potrebbe esserci la decisione.
Filtra in maniera chiara che il Napoli non si fermerà alla giustizia sportiva. Tar e anche Consiglio di Stato, De Laurentiis andrà avanti consapevole di aver intrapreso una battaglia che punta anche a dimostrare di aver subito un danno di reputazione e di immagine.
Ancora Grassani: «Il Napoli nelle ore concitate della vigilia della gara con la Juventus aveva i provvedimenti delle due Asl e della Regione Campania che gli impedivano di viaggiare, la sentenza disegna invece un quadro diverso di inusitata gravità».
C’è un’altra coda velenosa nella sentenza della Corte d’Appello e riguarda proprio la Asl 1 di Napoli che si prese la responsabilità di fermare la trasferta. L’autorità sanitaria regionale, chiamata in causa dal giudice, ha avviato un’istruttoria sulla vicenda e al contempo attivato anche l’ufficio legale. Per verificare se ci sono gli estremi di una querela.
CorSera
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Big ancora fuori, il Covid e l'equilibrio che non c'è: ecco perché non decolla la Juve di Pirlo
Bianconeri ancora imbattuti in Serie A, ma la percentuale di vittorie sotto il 50% (3 vinte e 4 pareggi) è un dato statistico unico negli ultimi anni di supremazia domestica. La sorte non ha aiutato l'allenatore, che spera nei rientri di De Ligt e Alex Sandro per far quadrare il cerchio
"Continuiamo a lavorare e a credere in quello che facciamo". Il messaggio di Pirlo affidato ai social dopo il pareggio con la Lazio è l'analisi lucida dei primi tre mesi vissuti in panchina dal neo tecnico bianconero e dal suo staff. Un gruppo di lavoro "moderno", come lo ha definito il presidente Agnelli qualche settimana fa, e che ha ancora bisogno di tempo per poter portare a termine la rivoluzione tattica programmata. Tempo che è schiavo dei risultati, propellente necessario per vivere in serenità la transizione e che in questi primi tre mesi sono stati altalenanti.
Infortuni e Covid
La sorte non ha certamente assecondato la voglia di cambiamento della Juventus, privandola di alcune colonne necessarie per avere solide fondamenta. La stagione dei bianconeri è iniziata con assenze pesanti come quelle di De Ligt, operato alla spalla alla fine della scorsa stagione e il cui rientro è previsto dopo la sosta, di Dybala e di Alex Sandro. Il brasiliano non ha ancora messo piede in campo dopo l'infortunio muscolare accusato in preparazione alla stagione: assenza che ha aperto le porte al lancio del giovane Frabotta, esterno sinistro di buona prospettiva ma che non ha ancora l'esperienza necessaria per non far rimpiangere Alex Sandro. Inoltre il Covid ha messo fuori gioco Ronaldo per 19 giorni, periodo in cui la Juventus ha raccolto due pareggi in campionato, a Crotone e con il Verona in casa, una vittoria a Kiev e un ko in casa con il Barcellona per quanto riguarda la Champions League.
Incertezze
Se le assenze per infortunio e per Covid hanno certamente pesato, bisogna anche valutare il cammino stentato della Juventus in campionato. La squadra di Pirlo è ancora imbattuta in Serie A, ma la percentuale di vittorie sotto il 50% (3 vinte e 4 pareggi) è un dato statistico unico negli ultimi anni di supremazia domestica. Il progetto tattico sta iniziando a prendere forma: contro la Lazio la riaggressione si è avvicinata ai progetti di inizio anno e i bianconeri sono stati bravi a trasformarsi da propositivi ad attendisti, pronti a lanciare in ripartenza Ronaldo e Morata. Tuttavia i cali di concentrazione e le situazioni di scarso equilibrio tattico, che hanno generato pericoli spesso concretizzati in rete dagli avversari, sono segnali delle poche certezze fin qui accumulate in fase di copertura. "Per praticare un calcio offensivo è possibile che si debba concedere qualcosa agli avversari" ha spiegato l'allenatore bianconero: nei quattro pareggi fin qui collezionati, per tre volte la Juventus si è trovata in svantaggio. Il carattere e la qualità non mancano: ma nel cantiere bianconero si lavora per trovare l'equilibrio mancante.
Bianconeri ancora imbattuti in Serie A, ma la percentuale di vittorie sotto il 50% (3 vinte e 4 pareggi) è un dato statistico unico negli ultimi anni di…
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Nazionale e club: un rapporto molto complicato che il Covid rende insostenibile
L’unica soluzione sarebbe riformare campionati con 18 squadre, ma il freno è la paura di finire in serie B
di Mario Sconcerti
Comunque sia stata, la partita con l’Estonia era una partita da evitare. Non per se stessa, ma perché un’amichevole in più nei dieci giorni in cui si giocheranno già altre due partite ufficiali è semplicemente troppo. Per principio e a maggior ragione nel tempo in cui un quarto dei giocatori ha avuto o sta avendo il virus.
Siamo arrivati invece a 44 convocati, una porta girevole mai pensata da nessun commissario tecnico. È un lusso da estate, da tempi normali, ma anche in quei tempi sarebbe sempre importante ricordare che i giocatori non sono delle nazionali, sono dei club. Che li pagano e ne scontano gli infortuni, anche gravi, che in Nazionale accadono, ultimo Zaniolo. E che hanno il diritto di farli allenare da chi hanno scelto loro, non darli due mesi a stagione ad altri.
È tutto forse spontaneamente dovuto quando balla il nome della patria, ma inventarsi un calendario clandestino parallelo a quello ufficiale dell’Italia è un’esagerazione inutile e pericolosa. Nessuno parla di togliere spazio all’Italia, ma deve rimanere la selezione dei migliori del campionato, non una squadra continuamente da allenare e sperimentare. Per quello c’è il suo tempo a fine campionato, prima delle grandi manifestazioni. Si pensa spesso, anche all’estero, di ridurre i tornei maggiori da 20 a 18 squadre per dare più spazio alla Nazionale.
È una buona idea, ma bisogna anche capire perché se ne parla da tanti anni e non si fa mai. Perché l’incubo di ogni società «storica» è finire in serie B perdendo diritti televisivi e sponsor. Le società storiche sono 16-17, se si gioca in 18 per dare un mese alla Nazionale, due o tre di loro rischieranno seriamente la serie B. Nei dieci anni tra il 1989 e il duemila in cui si giocava a diciotto, andarono in B Napoli, Udinese, Atalanta, Fiorentina, Bologna, Torino, Genoa, Cagliari e Verona. Molte di queste sono ormai abituate ad altre imprese, rappresentano grandi città e sono strutturate per una serie A stabile, pena essere travolte. Un torneo a 20 squadre lascia le retrocessioni ad almeno due delle neopromosse, in sostanza elimina molto del pericolo per le squadre storiche. Anche questa non è una cattiva idea. Siamo in un corridoio stretto. Una ragione in più perché Mancini non esageri.
CorSera
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Friedkin organizza la nuova Roma: si avvicina la nomina del ds, Scalera sarà un dirigente
IL TEMPO (F. BIAFORA) - Dal loro ingresso ufficiale nel mondo del calcio sono passati quasi tre mesi e ora, dopo una lunga fase di studio, i Friedkin sono finalmente pronti a mettere le mani sulla struttura della Roma. La prima mossa dei texani è stata quella di confermare come Ceo Fienga, ma l’amministratore delegato sarà parte di una struttura articolata, di cui molto probabilmente farà parte Stefano Scalera e, come si vocifera in numerosi ambienti di mercato, entro brevissimo un nuovo direttore sportivo.
Il Vice-Capo di Gabinetto del MEF è più che allettato dalla proposta di lavorare per la squadra di cui è tifoso, nonostante sia molto soddisfatto del suo incarico alMinistero dell’Economia. Scalera, che ancora non ha firmato alcun contratto, andrà in particolare ad occuparsi delle relazioni istituzionali, soprattutto per i discorsi legati a temi finanziari. Un’altra casella che a giorni sarà riempita - l’obiettivo era avere una figura operativa già entro la fine di ottobre - è quella del ds, una posizione vacante dopo il licenziamento di Petrachi. I Friedkin hanno individuato la persona - sarà uno straniero - che andrà ad occupare l’ufficio lasciato vuoto dal salentino, ma sul nome vige il più totale riserbo, tanto che nessuno a Trigoria sa chi sia il «prescelto», che potrebbe essere annunciato prima della fine del mese.
Uno dei candidati più forti è Campos, che però non è ancora riuscito a liberarsi dal Lille, con cui ha in essere un contratto da consulente esterno (il ds Gagne, molto vicino al portoghese, si è dimesso ad inizio settimana). Oltre al vice- presidente Ryan Friedkin anche il fratello maggiore Danny dovrebbe avere un ruolo all’interno del club, che è a caccia anche di un direttore operativo (COO) e sta valutando la posizione del team manager Gombar.
Intanto a Trigoria si continua a lavorare con un occhio di riguardo al distanziamento tra giocatori dopo le numerose positività al Covid-19 emerse negli ultimi giorni. Fonseca e la dirigenza hanno deciso di far svolgere anche ieri un allenamento senza partitelle, con i giocatori impegnati sul campo senza avere contatti. Dal fronte dei tamponi, che vengono eseguiti ogni giorno a calciatori e staff (in totale ne sono stati effettuati più di ottomila), non sono emersi nuovi contagi, fattore che però non farà abbassare la guardia a nessuno almeno fino al termine di questa settimana, in cui si continuerà con l’iter casa-lavoro-casa. Una procedura che sarà seguita nella Capitale anche da Mkhitaryan, visto che l’Armenia, come aveva già fatto martedì sera la Figc per gli italiani, ha deciso di annullare la convocazione in nazionale.
IL TEMPO (F. BIAFORA) - Dal loro ingresso ufficiale nel mondo del calcio sono passati quasi tre mesi e ora, dopo una lunga fase di studio, i Friedkin sono finalmente pronti a mettere le mani sulla struttura della Roma. La prima mossa dei texani è stata quella di confermare come Ceo Fienga, ...
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