Lazio e i tamponi «incerti»: indagato Taccone, il proprietario del laboratorio di Avellino
Le ipotesi di reato: falso, truffa e epidemia colposa. La Guardia di Finanza ha sequestrato i referti dei test. La società si difende: non siamo coinvolti
Tre ipotesi di reato e un indagato. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Avellino sui tamponi ai giocatori della Lazio processati dal centro polispecialistico Futura Diagnostica del capoluogo irpino è alle battute iniziali ma lo scenario sul quale si indaga, se confermato dai futuri sviluppi investigativi, avrebbe risvolti inquietanti. L’ufficio coordinato dal procuratore facente funzioni Vincenzo D’Onofrio ha aperto un fascicolo in cui i titoli di reato sono quelli di falso, truffa in pubbliche forniture e epidemia colposa. E chiaramente è soprattutto quest’ultima ipotesi a fare effetto. E a dare la dimensione della gravità dei fatti che potrebbero emergere dalle indagini affidate agli uomini della Guardia di Finanza. Tutto comincia quando la Lazio,che sarà poi impegnata il 28 ottobre scorso contro il Bruges in Champions League deve far sottoporre prima della partita i suoi giocatori ai tamponi per testare l’eventuale presenza del coronavirus, ma in un diverso laboratorio rispetto a quello usato dai biancocelesti (che è appunto la Futura Diagnostica di Avellino), questa volta scelto dall’Uefa. Dai test emergono delle discrepanze con le analisi già fatte per il campionato. In particolare tre giocatori Immobile, Leiva e Strakosha sono giudicati positivi, mentre nei test di qualche giorno prima, i loro tamponi erano negativi. Fin qui nulla di strano. I tre infatti non scenderanno in campo con la squadra belga. Tuttavia gli stessi giocatori testati da Futura Diagnostica per la successiva partita di campionato contro il Torino risultano negativi e due di loro (Leiva e Immobile) scendono anche in campo. Immobile in particolare risulterà decisivo per il risultato segnando uno dei gol con cui i biancocelesti battono per 4-3 la squadra granata. Nella successiva partita di Champions League però contro lo Zenith San Pietroburgo, gli stessi 3 giocatori, secondo il laboratorio scelto dall’Uefa, risultano ancora positivi e non scendono in campo. L’esistenza di giocatori prima positivi e poi negativi e poi ancora positivi a distanza di così pochi giorni, costringe la procura federale ad aprire un’inchiesta sportiva. Seguita poi da un’inchiesta penale della procura di Avellino che si affida alla Guardia di Finanza per le indagini.
Il sequestro dei referti
Sono quindi stati i finanzieri, sabato pomeriggio, a presentarsi a Formello e a farsi consegnare tutti i referti rilasciati da Futura Diagnostica, mentre altri militari acquisivano materiale analogo presso la sede del laboratorio ad Avellino. Intanto veniva iscritto nel registro degli indagati Massimiliano Taccone, presidente del consiglio di amministrazione della società titolare del laboratorio, la cui proprietà è riconducibile a suo padre Walter, ex presidente dell’Avellino US 1912. Al momento non ci sono altri indagati, e la Lazio ostenta sicurezza, facendo sapere tramite uno dei suoi avvocati, Gianmichele Gentile, di non temere alcun coinvolgimento sia per il presidente Lotito che per il medico sociale Ivo Pulcini.
Tamponi a distanza
Non si può tuttavia escludere che i magistrati irpini, nell’ottica di fare chiarezza sull’intera vicenda, possano chiedersi come mai una società che ha sede nella capitale scelga un laboratorio di un’altra città — peraltro distante 250 chilometri — per eseguire un esame come quello sulla eventuale positività al Covid 19, e non segua invece la strada percorsa da quasi tutte le società di serie A che fanno riferimento ai centri Synlab. Secondo la spiegazione fornita dalla Lazio ai media, l’unica alternativa nella regione sarebbe stata rappresentata dal Campus biomedico che si trova nei pressi di Trigoria. Ma lì ci sono file ogni giorno e Lotito avrebbe preferito evitare che ai suoi giocatori fosse riservato un trattamento agevolato. Quindi la scelta di andare ad Avellino, rivolgendosi a un laboratorio che in passato ha già lavorato per la Salernitana, altra società calcistica appartenente al patron laziale.
L’indagine della Figc
Questa motivazione, in ogni caso, non toglie e non mette nulla alla vera questione che ha fatto muovere prima la Procura federale e poi anche quella ordinaria. E cioè come mai i tamponi risultati negativi presso la polispecialistica Futura Diagnostica si sono poi rivelati positivi quando l’esame è stato ripetuto dall’Uefa prima della partita di Champions tra i biancocelesti e il Bruges? È quello che vorranno stabilire i magistrati di Avellino, probabilmente chiedendone conto direttamente a Taccone. Che finora ha sempre difeso l’operato del suo laboratorio ribadendo la negatività dei test sui tre giocatori risultati poi positivi, Leiva, Strakosha e Immobile. E sostenendo che soltanto il tampone del centravanti evidenziava una lieve reattività di un gene comunque non indicativo di un’infezione da Covid 19. Una risposta che però non sembra aver convinto Figc, e Lega di A, che sta pensando di centralizzare tutte le analisi relative al Covid-19 presso un unico laboratorio nazionale, in modo da avere risposte uniformi per tutti. Ma che soprattutto ha messo in allarme i club di A, convinti che un eventuale scandalo potrebbe portare alla sospensione definitiva della massima serie.
CorSera
Le ipotesi di reato: falso, truffa e epidemia colposa. La Guardia di Finanza ha sequestrato i referti dei test. La società si difende: non siamo coinvolti
Tre ipotesi di reato e un indagato. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Avellino sui tamponi ai giocatori della Lazio processati dal centro polispecialistico Futura Diagnostica del capoluogo irpino è alle battute iniziali ma lo scenario sul quale si indaga, se confermato dai futuri sviluppi investigativi, avrebbe risvolti inquietanti. L’ufficio coordinato dal procuratore facente funzioni Vincenzo D’Onofrio ha aperto un fascicolo in cui i titoli di reato sono quelli di falso, truffa in pubbliche forniture e epidemia colposa. E chiaramente è soprattutto quest’ultima ipotesi a fare effetto. E a dare la dimensione della gravità dei fatti che potrebbero emergere dalle indagini affidate agli uomini della Guardia di Finanza. Tutto comincia quando la Lazio,che sarà poi impegnata il 28 ottobre scorso contro il Bruges in Champions League deve far sottoporre prima della partita i suoi giocatori ai tamponi per testare l’eventuale presenza del coronavirus, ma in un diverso laboratorio rispetto a quello usato dai biancocelesti (che è appunto la Futura Diagnostica di Avellino), questa volta scelto dall’Uefa. Dai test emergono delle discrepanze con le analisi già fatte per il campionato. In particolare tre giocatori Immobile, Leiva e Strakosha sono giudicati positivi, mentre nei test di qualche giorno prima, i loro tamponi erano negativi. Fin qui nulla di strano. I tre infatti non scenderanno in campo con la squadra belga. Tuttavia gli stessi giocatori testati da Futura Diagnostica per la successiva partita di campionato contro il Torino risultano negativi e due di loro (Leiva e Immobile) scendono anche in campo. Immobile in particolare risulterà decisivo per il risultato segnando uno dei gol con cui i biancocelesti battono per 4-3 la squadra granata. Nella successiva partita di Champions League però contro lo Zenith San Pietroburgo, gli stessi 3 giocatori, secondo il laboratorio scelto dall’Uefa, risultano ancora positivi e non scendono in campo. L’esistenza di giocatori prima positivi e poi negativi e poi ancora positivi a distanza di così pochi giorni, costringe la procura federale ad aprire un’inchiesta sportiva. Seguita poi da un’inchiesta penale della procura di Avellino che si affida alla Guardia di Finanza per le indagini.
Il sequestro dei referti
Sono quindi stati i finanzieri, sabato pomeriggio, a presentarsi a Formello e a farsi consegnare tutti i referti rilasciati da Futura Diagnostica, mentre altri militari acquisivano materiale analogo presso la sede del laboratorio ad Avellino. Intanto veniva iscritto nel registro degli indagati Massimiliano Taccone, presidente del consiglio di amministrazione della società titolare del laboratorio, la cui proprietà è riconducibile a suo padre Walter, ex presidente dell’Avellino US 1912. Al momento non ci sono altri indagati, e la Lazio ostenta sicurezza, facendo sapere tramite uno dei suoi avvocati, Gianmichele Gentile, di non temere alcun coinvolgimento sia per il presidente Lotito che per il medico sociale Ivo Pulcini.
Tamponi a distanza
Non si può tuttavia escludere che i magistrati irpini, nell’ottica di fare chiarezza sull’intera vicenda, possano chiedersi come mai una società che ha sede nella capitale scelga un laboratorio di un’altra città — peraltro distante 250 chilometri — per eseguire un esame come quello sulla eventuale positività al Covid 19, e non segua invece la strada percorsa da quasi tutte le società di serie A che fanno riferimento ai centri Synlab. Secondo la spiegazione fornita dalla Lazio ai media, l’unica alternativa nella regione sarebbe stata rappresentata dal Campus biomedico che si trova nei pressi di Trigoria. Ma lì ci sono file ogni giorno e Lotito avrebbe preferito evitare che ai suoi giocatori fosse riservato un trattamento agevolato. Quindi la scelta di andare ad Avellino, rivolgendosi a un laboratorio che in passato ha già lavorato per la Salernitana, altra società calcistica appartenente al patron laziale.
L’indagine della Figc
Questa motivazione, in ogni caso, non toglie e non mette nulla alla vera questione che ha fatto muovere prima la Procura federale e poi anche quella ordinaria. E cioè come mai i tamponi risultati negativi presso la polispecialistica Futura Diagnostica si sono poi rivelati positivi quando l’esame è stato ripetuto dall’Uefa prima della partita di Champions tra i biancocelesti e il Bruges? È quello che vorranno stabilire i magistrati di Avellino, probabilmente chiedendone conto direttamente a Taccone. Che finora ha sempre difeso l’operato del suo laboratorio ribadendo la negatività dei test sui tre giocatori risultati poi positivi, Leiva, Strakosha e Immobile. E sostenendo che soltanto il tampone del centravanti evidenziava una lieve reattività di un gene comunque non indicativo di un’infezione da Covid 19. Una risposta che però non sembra aver convinto Figc, e Lega di A, che sta pensando di centralizzare tutte le analisi relative al Covid-19 presso un unico laboratorio nazionale, in modo da avere risposte uniformi per tutti. Ma che soprattutto ha messo in allarme i club di A, convinti che un eventuale scandalo potrebbe portare alla sospensione definitiva della massima serie.
CorSera
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