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Ibra in carriera ha segnato 83 rigori su 98. 80%...mica male!
Ultimamente non è granché.. Mica in tutta la sua vita.
Comunque ha appena detto questo :
"Ibrahimovic a Sky: "Il pari non va bene, oggi non c'ero. I prossimi rigori li lascio a Kessie. La Serie A? Con me è più forte""
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
A tutto Ibrahimovic: il Milan è sempre lui, nel bene e nel male. Sbaglia un altro rigore, ma segna il gol che evita almeno la seconda sconfitta dopo quella col Lille in Champions, che vale il primato nella classifica marcatori e che tiene il Milan al comando.
– La Juventus fermata all’Olimpico dalla Lazio dal solito gol di Caicedo nel tempo di recupero. L’attaccante della Lazio decisivo per la terza volta consecutiva. La Juve fa belle cose fino a quando c’è Ronaldo in campo, poi – sostituito CR7 con Dybala – la squadra di Pirlo diventa meno concreta e aggressiva. La Lazio si difende con i denti e come previsto nella bufera del caso Immobile, e dei positivi/negativi al tempo stesso al Covid trova la spinta e la forza d’orgoglio per andare avanti.
Il gioco dei tre tamponi in casa della Lazio, fermare i positivi e aprire un’inchiesta era il minimo. Ma la realtà è che secondo le regole cui tutti dobbiamo sottostare Lazio-Juventus non si sarebbe dovuta giocare proprio…
– Intanto il Napoli di un Gattuso su di giri e la Roma di Fonseca e Mkhitaryan sopra l’Inter e l’Atalanta. Con Conte che fa l’offeso: “Togliete il vino a chi dice che l’Inter non ha la mia grinta”
GENOA-ROMA 1-3 ATALANTA-INTER 1-1 BOLOGNA – NAPOLI 0-1 MILAN – VERONA 2-2
C’è poco da fare, alla fine la copertina se la prende sempre il solito Ibrahimovic. Nel Milan che soffre, non vince e pareggia contro il Verona, l’attaccante sbaglia, manda soprattutto clamorosamente al cielo un altro rigore ma poi in chiusura il gol che evita al Milan la seconda sconfitta consecutiva – Lille + Verona – lo segna sempre lui. Otto gol e primato nella classifica marcatori. Primo posto in classifica per i rossoneri che però non hanno scavato il vuoto. In alto c’è al momento una massa indistinta è instabile.
La scossa più importante alla classifica adesso possono darla i ricorsi del Napoli contro il 3-0 a tavolino per Juve-Napoli e il punto di penalizzazione e il punto di penalizzazione pure per la Roma per il caso Diawara in Verona-Roma. Avanza un fronte vario di terze forze.
Il Napoli è abbastanza su di giri come Gattuso stesso. La vittoria di Bologna non è propriamente un’impresa, ma intanto è arrivata con un gol di Osimehn che non sempre ha colpito per brillantezza e rendimento, e soprattutto si è registrato un Gattuso molto frizzante che prima ha spedito in tribuna Mario Rui e Ghoulam perché nei giorni precedenti hanno battuto la fiacca in allenamento, si è arrabbiato per i discorsi scudetto un po’ a vanvera e anche per un certo eccesso di critiche. Intanto Napoli e Roma – tre gol addirittura di Mkhitaryan, un acquisto di nome risalente allo scorso anno, ma cui nessuno attribuiva così tanto peso – sono davanti alla Juventus (fermata all’Olimpico dalla Lazio) e a Inter e Atalanta (1-1 a Bergamo con i gol di Lautaro e Miranchuk), che nel precedente campionati si sono classificate davanti a loro.
La Roma ha vinto in casa del Genoa brillantemente, giocando senza Dzeko, il suo faro principale, il suo leader, fermato da una positività al Covid. E senza Zaniolo, ricordiamolo, che è pur sempre una mancanza che ha aperto una voragine all’interno della formazione giallorossa. E’ una vittoria pesante che conferma il progresso della squadra di Fonseca, che acquisisce sempre più sicurezza e fiducia. E che fa risultati in una costante rotazione di ruoli e giocatori sia in difesa che a centrocampo. Un po’ più di stabilità in attacco dove Dzeko, Mkhitaryan e Pedro hanno ormai preso definitivamente il posto delle ali troppo leggere, fluide e trottoline degli scorsi anni.
Per l’Inter un pareggio a Bergamo può anche starci. E’ il complesso di risultati che lascia perplessi, sia in Champions che in campionato. Tre pareggi e una sconfitta su 7 partite non sono certo un ritmo scudetto. Tutti diciamo che l’Inter oggi non ha la grinta e la ferocia del suo allenatore. A chi gli contestava questo difetto Conte ha risposto a Sky con un aspro: “A chi dice questo toglietegli il vino, e pure l’ammazzacaffè”. Il tono della risposta potrebbe significare che si è messo il dito nella piaga
SERIE A 2020-2021 GIORNATA N.7 Venerdì 6 novembre 2020 Sassuolo-Udinese 0-0 Sabato 7 novembre 2020 Cagliari-Sampdoria 2-0 (48' Joao Pedro rig C, 69' Nandez C) Benevento - Spezia 0-3 (29' Pobega S, 65' Nzola S, 70' Nzola S) Parma-Fiorentina Domenica 8 novembre 2020 Lazio-Juventus 0-1 (15' Ronaldo J, 90'+5' Caicedo L) Atalanta - Inter 1-1 (58' Lautaro I, 79' Miranchuk A) Genoa - Roma 1-3 (45'+2' Mkhitaryan A, 67' Mkhitaryan R, 85' Mkhitaryan R) Torino - Crotone 0-0 Bologna - Napoli 0-1 (23' Osimehn N) Milan - Verona 2-2 (6' Barak V, 19' Calabria aut. V, 27' Magnani aut. M. 90+3' Ibrahimovic M) *** GENOA-ROMA 1-3 ATALANTA-INTER 1-1 BOLOGNA - NAPOLI 0-1 MILAN - VERONA 2-2 C'è poco da fare, alla fine la copertina se la prende sempre il solito Ibrahimovic. Nel Milan che soffre, non vince e pareggia contro il Verona, l'attaccante sbaglia, manda soprattutto clamorosamente al cielo un altro rigore ma poi in chiusura il gol che evita al Milan la seconda sconfitta consecutiva - Lille + Verona
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
LAZIO – JUVENTUS 1-1
Sulla “zona Caicedo” s’era già argomentato molto – gol vittoria al 98’ contro il Torino, gol del pareggio all’82’ in Champions League contro lo Zenit – per spiegare anche il terzo gol decisivo consecutivo sul finale della partita, servirebbe più un esperto di scienze esoteriche. La Juventus ci è rimasta di sasso, pensava di aver portato a casa la partita col gol di Ronaldo (in buona condizione e rimasto abbastanza sorpreso nonostante sia stato sostituito da Dybala per una botta presa poco prima) e di essersi meritata una vittoria che la rimettesse definitivamente in carreggiata. Invece quando gli altri abbassano la guardia, la Lazio e Inzaghi allestiscono l’ultimo tiro, come se fossimo in una partita di basket. Correa ha scardinato il fianco sinistro della difesa, Caicedo ha aggirato i difensori della Juve con una splendida rotazione del corpo e il destro forte, mirato e diagonale ha bruciato la Juve e mandato al settimo cielo la Lazio.
La Juve aveva bisogno di confermare gli ultimi segnali di crescita, alla fine si trova sempre legata a quadruplo filo a Cristiano Ronaldo, lui le ha dato forza, spinta, avrebbe potuto segnare anche più del gol che la Juve ha cercato di farsi bastare, poi è uscito niente affatto convinto per una botta presa pochi istanti prima dell’ingresso di Dybala (che avrebbe invece dovuto sostituire Morata). Resta inevitabile la constatazione che la Juve con Ronaldo è una cosa e senza è come Sansone cui vengono tagliati i capelli. Dybala, che lo si voglia o no, è un caso. I più severi gli mettono in conto anche una palla andata in fallo laterale, senza contare però che dopo troppi uomini sono stati saltati in dribbling. Il gioco dello scaricabarile non è da Juve.
Come nel più classico dei copioni dalla bufera del caso Immobile & C, dal caso dei tamponi negativi e positivi al tempo stesso, dall’alt ufficiale dato alla vigilia a Immobile, Leiva e Strakosha, la Lazio ha tratto forza. Ha stretto i denti, resistendo fino all’ultimo minuto di partita. Al di là di qualsiasi cosa succeda è la Lazio nel suo complesso che viene fuori, allenatore e un pugno di giocatori che in numero ristrettissimo hanno fatto risultati contro avversari importanti.
***
Lazio-Juve e il gioco dei 3 tamponi
Quanto accaduto alla Lazio non è uno schiaffo al calcio, un aggiramento delle sue norme, una polemica su il tampone mio è meglio del tuo, una furbata con cui si è giocato nonostante tutto, è un fatto grave in termini di convivenza sociale, una violazione dei principi che stiamo cercando di darci nel tentativo di arrivare con meno danni e meno morti possibile al primo porto sicuro. Più che dal punto di vista pratico – ovviamente mi auguro che di tutto ciò non ci siano conseguenze – è un pessimo esempio, continuo a ripetere, visto che siamo circondati di gente che delle regole se ne infischia: mascherine abbassate, metropolitane stracolme di gente, lungomare e piazze affollate, aperitivi uno appiccicato all’altro. Cosa vuoi che sia dunque se Immobile ha giocato da positivo… Significa semplicemente che ognuno di noi può farsi una strategia anticontagio su misura. A proprio comodo. E il calcio lo ribadisce a quelli che già se infischiano.
E’ in questo clima di dichiarato o anche solo strisciante negazionismo – per cui il Covid non riguarda tutti, ma solo i vecchi e i già malati – che nasce il caso Lazio, il trionfo dell’opportunismo.
La realtà è che viviamo in un’anomalia continua, nell’eccezione all’eccezione. Essendo Immobile, Leiva e Strakosha stavolta “ufficialmente” positivi ed essendosi allenati con i compagni, secondo le norme che ci siamo dati tutti, andava fermata l’intera Lazio in quanto i “contatti stretti” vanno automaticamente in quarantena. Come succede a tutti. Ma non nel calcio, che non è un po’ più immune degli altri, semplicemente ha messo in piedi un sistema di controlli a tappeto che offre qualche opportunità di difesa in più, ma una volta che i positivi sono in giro, sono entrati nelle “bolle” più virtuali che reali delle squadre, le conseguenze sono le stesse per tutti.
Lazio-Juventus semplicemente non andava giocata, rimandata a un momento più sicuro, oppure andava sanzionata anche questa inderogabilmente con un altro 0-3 a tavolino se la logica è sempre quella della “violazione del protocollo”. Che è quel complesso di pandette che su tutto governa e che permette di accomunare assurdamente sotto la stessa voce il caso Juve-Napoli – una Asl che ferma il Napoli alla vigilia della trasferta – al caso Lazio – dove la Asl è rimasta ferma fino all’ultimo. Allora la Asl era colpevole di aver messo il naso in mezzo ad affari non suoi, ora di non avercelo messo o avercelo messo quantomeno troppo tardi. Sacrosanto che si sia messo fine al gioco dei tre tamponi di Lotito, era il minimo. Ma comunque niente sta in piedi se si giudica col metro della vita quotidiana, tutto si regge se si giudica col metro del furbo opportunismo del calcio.
SERIE A 2020-2021 GIORNATA N.7 Venerdì 6 novembre 2020 Sassuolo-Udinese 0-0 Sabato 7 novembre 2020 Cagliari-Sampdoria 2-0 (48' Joao Pedro rig C, 69' Nandez C) Benevento - Spezia 0-3 (29' Pobega S, 65' Nzola S, 70' Nzola S) Parma-Fiorentina Domenica 8 novembre 2020 Lazio-Juventus 0-1 (15' Ronaldo J, 90'+5' Caicedo L) Atalanta - Inter 1-1 (58' Lautaro I, 79' Miranchuk A) Genoa - Roma 1-3 (45'+2' Mkhitaryan A, 67' Mkhitaryan R, 85' Mkhitaryan R) Torino - Crotone 0-0 Bologna - Napoli 0-1 (23' Osimehn N) Milan - Verona 2-2 (6' Barak V, 19' Calabria aut. V, 27' Magnani aut. M. 90+3' Ibrahimovic M) *** GENOA-ROMA 1-3 ATALANTA-INTER 1-1 BOLOGNA - NAPOLI 0-1 MILAN - VERONA 2-2 C'è poco da fare, alla fine la copertina se la prende sempre il solito Ibrahimovic. Nel Milan che soffre, non vince e pareggia contro il Verona, l'attaccante sbaglia, manda soprattutto clamorosamente al cielo un altro rigore ma poi in chiusura il gol che evita al Milan la seconda sconfitta consecutiva - Lille + Verona
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Milan, Roma e Napoli giocano meglio: abituiamoci a un campionato senza padroni. Ibra come Ronaldo
Le prime sette-otto si equivalgono, la squadra di Gattuso forse è la più completa. Il nuovo equilibrio è una conquista per tutti
di Mario Sconcerti
Era normale che il Milan avesse molte difficoltà col Verona, una delle squadre che con niente gioca meglio in Italia. È un piccolo Lille, a conferma che nel momento il Milan dipende molto dall’avversario. La partita è cambiata quando è cambiata la marcatura su Ibrahimovic, da quel momento ancora più dominatore in mezzo all’area. Segna, sbaglia rigori, batte o riprende da solo gli avversari, è il giocatore più determinante del campionato insieme a Ronaldo.
Credo che il livello italiano li aiuti molto, ma questo è solo un effetto collaterale. Le notizie della giornata sono comunque tre. La prima è poco più che statistica, sono tornati in gruppo gli zero a zero, tre stavolta , ce n’erano stati 8 nelle ultime 180 partite. Le altre due appartengono a Napoli e Roma, con il Milan le squadre che meglio giocano a calcio.
Dobbiamo abituarci a questo luccicare di squadre in alternanza. Le prime sette-otto si equivalgono, tolta la differenza di Ronaldo e Ibrahimovic, quindi a turno vengono e verranno fuori. Ognuna si fa preferire per qualcosa. La Roma ha grossa qualità generale e una facilità eccentrica di andare in rete. Il Napoli sta perdendo Mertens e trovando Osimhen, è forse la squadra più completa in campo, la più strutturata. Pirlo ha perso due punti con Lazio ma ha tenuto a lungo meglio il campo con Kulusevski in appoggio a Rabiot e Bentancur, cioè un centrocampo a tre. Cuadrado è oggi il giocatore tatticamente dominante, il che è quasi un limite trattandosi di una vecchia ala anarchica messasi al passo nella squadra ricca.
Con 17 punti un anno fa si era secondi staccati di quattro e due anni fa addirittura terzi. Ma non bisogna lamentarsi dei campionati equilibrati. L’Italia nel calcio è ormai un’isola, non va paragonata a nessuno. Siamo stati per nove anni dominati dalla Juve che fuori da noi non ha vinto niente.Meglio divertirci fra i nostri limiti, senza padroni. Il nuovo equilibrio è una conquista per tutti. È un buon messaggio anche per l’Inter che perde punti ma è aspettata. Non cresce, ha sempre gli stessi difetti, ma resta nel gruppo.
Più storica la partita di Gasperini, anche lui con la tavola un po’ sparecchiata: cambia gioco a mezzora dalla fine, mette la difesa a quattro e Gomez dietro a tre attaccanti di ruolo. Riesce a stupire l’Inter e a pareggiare. Anche lui è nel gruppo, siamo ancora tutti assolti su questa sassosa strada verso il paradiso.
CorSera
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Lazio e i tamponi positivi, il fastidio degli altri club: così rischia di saltare tutto il sistema
Nel mirino degli altri presidenti non solo i vantaggi che i biancocelesti avrebbero ottenuto schierando positivi, o i rischi alla salute. Così tutto il sistema perde credibilità
Il caso tamponi che sta squassando la Lazio ha indispettito quasi tutti gli altri club. Il motivo non riguarda solo gli eventuali vantaggi che i biancocelesti avrebbero ottenuto schierando calciatori positivi, e va anche oltre i rischi ai quali potrebbero essere stati esposti gli avversari. La questione ha un risvolto politico di assoluto rilievo. In un periodo in cui il calcio di vertice non si ferma, condizione indispensabile per permettere alle società in difficoltà di salvarsi grazie ai diritti televisivi, situazioni ambigue come questa possono mettere in pericolo la credibilità del sistema, indebolendolo nei rapporti con le istituzioni e il pubblico. Fabio Paratici, voce ufficiale della Juve in occasione della partita con la Lazio, lascia capire il clima che accompagna la società di Lotito, pur senza citarla: «Ci sono regole che permettono di dare continuità al campionato. Se qualcuno non le rispetta, è giusto che intervengano le autorità competenti. La strada da seguire è il protocollo. Ha dimostrato di funzionare sia in campionato che in Europa, visto che finora si sono giocate tutte le partite in programma nonostante ogni squadra abbia avuto casi di Covid».
La Lega sta lavorando assieme alla Federazione medici sportivi per dare maggiore forza alle norme del protocollo stilato da Figc e Cts. Verranno introdotte regole più rigide e rigorose, intensificando la frequenza dei tamponi con l’obiettivo di individuare prima possibile i casi di Covid, evitando la diffusione del contagio all’interno dei gruppi squadra. E si avrà anche un controllo omogeneo e centralizzato per evitare ciò che è successo con il laboratorio Futura Diagnostica di Avellino, ora oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica. Si vuole definire tutto in fretta, entro la ripresa del campionato; dovrà essere valutato con attenzione il costo dell’operazione, le società decideranno tra varie offerte. La questione dei tamponi contestati sarà oggetto di attenzione anche del Consiglio federale di lunedì.
Quanto alla Lazio, il pareggio conquistato al 94’ ha trasformato la tensione in rabbia, i timori in gioia. Inzaghi esprime la sua soddisfazione con eleganza: «Sono orgoglioso di avere un gruppo così unito, riusciamo sempre ad andare oltre le nostre possibilità». Qualche giocatore si fa prendere un po’ la mano e vive l’1-1 contro la Juve come una rivincita (ma su chi?). «Più provano a buttarci giù, più cuore mettiamo», scrive Milinkovic-Savic. E Reina avverte: «Non provate a tirarci giù, questa squadra ci sarà sempre. Cuore e grinta fino all’ultimo. Poi ci pensa la pantera Caicedo». E questo è indiscutibilmente vero.
CorSera
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Nazionale, decidono le Asl (tutte in modo diverso): l’Italia si ritrova con 18 convocati
Adesso in A ci sono sei società in bolla perché hanno dei positivi: bloccati i giocatori di Fiorentina, Roma e Sassuolo, mentre possono partire quelli di Inter, Lazio e Genoa
Castrovilli e Biraghi sabato sono andati a Parma con la Fiorentina: hanno giocato, sono tornati a casa. Domenica sera li attendevano al centro federale di Coverciano, dov’è il ritiro la Nazionale. Invece non hanno potuto rispondere alla convocazione, perché la Asl li ha bloccati: sono in isolamento fiduciario a causa della positività di Callejon.Loro come tutti i nazionali della squadra viola e di altri nostri club che hanno un contagiato (non di tutti i club, altrimenti una logica ci sarebbe pure). È uno dei paradossi di quanto sta capitando all’epoca del Covid: due calciatori in bolla possono fare qualche centinaio di chilometri, non qualche centinaio di metri. E capita addirittura che due club della stessa città debbano attenersi a regole differenti, in base alla Asl dalla quale dipendono. Così i giocatori della Roma sono bloccati perché Dzeko ha il Covid, mentre quelli della Lazio possono partire nonostante Immobile, Leiva e Strakosha siano positivi.
Il problema è sempre lo stesso: manca uniformità. Adesso in A ci sono sei società in bolla: tre di queste sono obbligate dalle rispettive Asl a non far partire i calciatori (Fiorentina, Roma e Sassuolo), le altre il contrario (Inter, Lazio e Genoa). All’Inter il problema è nato con la positività di Padelli. Il club ha chiesto informazioni all’autorità sanitaria già sabato e la risposta è stata chiara: i calciatori in isolamento fiduciario possono partire purché organizzino viaggi «protetti», cioè con voli o auto private. I giocatori del Sassuolo devono invece rimanere in sede fino a martedì, quando usciranno dalla bolla; quelli di Roma e Fiorentina fino a domenica.
In questo bailamme, la Nazionale è un caso a parte perché per il momento lascia a casa tutti coloro che sono in isolamento fiduciario, anche se appartengono a club non bloccati dalle Asl, quindi pure Acerbi, Barella e D’Ambrosio. Si spera di averli nelle prossime ore, così come si confida di sbloccare i due della Fiorentina. Fatto sta che domenica sera a Coverciano c’erano solo 18 dei 41 convocati; martedì se ne aggiungeranno altri 11.
Marotta, dg dell’Inter, fatica ad accettare questa difformità. E chiama in causa Spadafora: «Invoco l’intervento del ministero dello Sport. La situazione è iniqua, porta a un’alterazione della regolarità delle competizioni. È assurdo che le Asl si comportino in modo diverso da Roma 1 a Roma 2, o da Milano a Firenze. Fermo restando che ci sono i protocolli rigidi e tutti dobbiamo rispettarli, c’è la zona d’ombra nella mancanza di centralità: e ogni Asl diventa centrale nella gestione dei club». Marotta si è messo in contatto con Spadafora, gli chiederà di adoperarsi affinché si arrivi a un comportamento uniforme da parte delle Asl. Ma non sarà facile.
CorSera
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IL TEMPO (T. CARMELLINI) - La Roma non si ferma più. Senza cinque titolari, tra cui spicca il nome di Dzeko (e al quale va aggiunta la perdita dopo 14 minuti di Spinazzola sostituito al volo da Bruno Peres), i giallorossi incassano a Genova tre punti pesantissimi per testa e classifica. Mkhitaryan si maschera da bomber, segna tre gol (e un altro glielo leva dall’incrocio l'ottimo Perin) e porta via anche il suo primo pallone in serie A. Si allunga così la striscia positiva della squadra di Fonseca che scavalca la Juve fermata all'Olimpico dal solito Caicedo e si piazza al terzo posto in classifica a pari merito col Napoli, a 3 punti dal Milan e con una sola lunghezza di ritardo dal Sassuolo sorprendentemente secondo.
Insomma, se i valori delle squadre di vetta sono questi, allora anche la Roma può dire la sua almeno per un posto in Champions. E la cosa bella è che i giallorossi stanno acquisendo questa consapevolezza, anche se la gara di ieri a un certo punto sembrava potersi trasformare in una tragedia già vista. Già, perché come spesso accaduto in passato, alla Roma non è bastato dominare un tempo, andare in vantaggio e sbagliare tutto il possibile per chiudere la gara. Co me sempre ha dovuto soffrire, sfiorare l'orlo del baratro, annusare i miasmi dell'inferno, prima di tornare a correre verso il paradiso. Subisce il gol del pareggio sull’unico tiro in porta fin lì del Genoa e poi perde la testa per i consueti quindici minuti nei quali poteva succedere di tutto, tra amnesie e svicolate, timori e vecchi spettri che tornano ad aleggiare nella testa dei giocatori.
Poi arriva l'intervento «divino» di Miki, che si elegge a messia del giorno e riporta i suoi sulla terra. L'armeno prende la Roma per mano (aiutato anche da un Pedro in formato stellare e da un buon Pellegrini: seppur a sprazzi) e la trascina oltre l'ostacolo. Gioco, partita, incontro. Non è servita nemmeno l’astuzia di una vecchia volpe come Maran che ha messo in campo tutti gli ex disponibili (nervoso Scamacca, più tattoo che player; invisibile Luca Pellegrini; ancora inconcludente il sovrappeso Destro: tutti pervasi dalla solita rabbia anti-romanista), perché non appena i giallorossi rialzano la testa si palesa la differenza (tecnica) tra le due squadre.
Certo, se Mayoral prima (gran pallonetto del solito Miki) e Cristante poi (fantastica apertura di capitan Pellegrini) avessero centrato la porta e qualcuno avesse spiegato a Bruno Peres che oltre a far su e giù sulla fascia può anche tirare in porta con un po’ di veemenza in più, forse a Fonseca sarebbe venuto qualche capello bianco in meno. Resta la prestazione, complessiva: buona, anzi qualcosa di più perché per lunghi tratti la squadra ha mostrato di trovarsi a suo agio con modulo e gioco arrivando in porta con tre tocchi a una velocità stellare. Un passo indietro per Smalling meno lucido del solito (tutta sua la responsabilità del gol genoano) e per Pau Lopez che continua a non convincere del tutto.
Il bilancio dice comunque: 18° risultato utile consecutivo sul campo nelle ultime 19 gare giocate, tre gol senza avere il bomber titolare e terzo posto che, con la sosta per la nazionale alle porte, fa molto bene al gruppo giallorosso. Sette giornate non vogliono dir nulla, ma sicuramente hanno fatto capire quanto quest'anno può succedere di tutto: nel bene o nel male.
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - La Roma non si ferma più. Senza cinque titolari, tra cui spicca il nome di Dzeko (e al quale va aggiunta la perdita dopo 14 minuti di Spinazzola sostituito al volo da Bruno Peres ), i giallorossi incassano a Genova tre punti pesantissimi per testa e classifica....
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Se si impicciano le Asl si falsa il campionato. Non possono esserci squadre con giocatori a riposo dalle nazionali e altre che ce li devono mandare: ha pienamente ragione Marotta.
In 7 giornate più casi fuori dal campo che goal in campo: tra partenze mancate, tamponi ballerini, Asl impiccione, corsi e ricorsi ai tribunali sportivi, qua pare difficile portare la carovana in porto se non si fa chiarezza su tutto.
Per quanto riguarda il campionato, alcune squadre riescono a darsi continuità (Milan, Roma, Napoli) e altre no (Juve, Inter) e questo viene correttamente fotografato dalla classifica.
La Juve deve trovare l'innesco più adatto a non solo far alzare la fiamma ma a mantenerla viva per una durata apprezzabile, perchè solo con una serie di vittorie ottieni vantaggi in classifica: è su questo che Pirlo deve lavorare.
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