Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • sylvester
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    • Dec 2004
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    Ma.neppure Saelemaekers che sembrava in palla.









    "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
    Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
    vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

    (L. Pirandello)

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    • robybaggio10
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      • Dec 2011
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      • Franciacorta
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      Originariamente Scritto da Sidius Visualizza Messaggio
      Leao onestamente non l'ho capito e Tonali sarebbe potuto tranquillamente entrare ad una certa
      Leao ha grandissimi mezzi uniti ad un cervello microscopico. Bisogna vedere cosa prevale.
      I SUOI goals:
      -Serie A: 189
      -Serie B: 6
      -Super League: 5
      -Coppa Italia: 13
      -Chinese FA Cup: 1
      -Coppa UEFA: 5
      -Champions League: 13
      -Nazionale Under 21: 19
      -Nazionale: 19
      TOTALE: 270

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      • marcu9
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        • May 2009
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        Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
        Leao ha grandissimi mezzi uniti ad un cervello microscopico. Bisogna vedere cosa prevale.
        Ha anche 21 anni appena fatti..

        Inviato dal mio SM-G988B utilizzando Tapatalk
        Originariamente Scritto da Sean
        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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        • Nasser95
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          • May 2013
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          insomma, un milan da scudetto.
          (ride)

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          • sylvester
            Bodyweb Senior
            • Dec 2004
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            Un Milan da quarto posto....
            Speriamo di arrivarci.









            "Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
            Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
            vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".

            (L. Pirandello)

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            • Sean
              Csar
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              • In piedi tra le rovine
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              Milan e Roma finisce con un abbondante 3-3, pieno di ogni cosa: dai gol dei suoi leader, Ibrahimovic e Dzeko, a un paio di rigori regalati all’una e all’altra. Insomma è stata una partita piena di gol, ma non così tanto piena di grande calcio, più che altra una sarabanda indecifrabile. Il calcio italiano intanto è sommerso di gol: ne sono stati segnati finora 183, una media di 3,69 a partita. Forse davvero troppi. Negli stadi vuoti la serie A è travolta da un’ondata di esibizionismo televisivo, segno dunque sono. Morale della favola: la partita di San Siro l’ha vinta il Napoli di Gattuso.


              MILAN-ROMA 3-3
              Non so quanto sia realmente un buon segno la valanga di gol che sta sommergendo il campionato: 183 in 5 giornate, 36,6 a giornata, togliendo i 3 a tavolino di Juve-Roma e Verona-Roma con una partita ancora da giocare siamo a 3,69 a partita. Tanti, tantissimi, forse pure troppi.

              I sei gol di Milan-Roma mi sembrano francamente esagerati, messi in rete a esprimere una potenza di gioco e di fuoco che in realtà non c’è. Dai primi due gol di Ibrahimovic e Dzeko segnati con le difese rimaste negli spogliatoi e un portiere uscito ad acchiappar farfalle, come si diceva una volta, a un paio di rigori fin troppo generosi se non addirittura regalati – praticamente una caramella per uno – e così via. Quando ho visto una punizione del Milan con Spinazzola sdraiato a terra dietro la barriera, mi son chiesto se l’esibizionismo televisivo spinto non abbia ormai raggiunto il livello di guardia. Insomma uno strano, indecifrabile mix, anche il calcio è ormai preda della cultura dell’apparire. Segno dunque sono. Tutte le squadre mi sembrano delle cavallerie impazzite.

              Per carità con un 3-3 si passa meglio il tempo e si suddivide agevolmente una partita riempiendola di emozioni lì dove di bel calcio tutto sommato non ce ne è molto. Però, nella sostanza, Milan-Roma si poteva chiudere benissimo dopo i primi gol di Ibrahimovic e Dzeko e quegli obbrobri difensivi, tutto il resto è stato un di più, che non ha aggiunto molto su quello che già sapevamo del Milan e della Roma.

              Rimango dell’impressione che sia il Milan che la Roma siano discretamente sovraesposte, che stiano andando abbastanza oltre il loro reale valore. E che si debba aspettare per scoprirne il volto vero. Del Milan, al primo mezzo stop della stagione ma ancora primo in classifica, convincono Ibrahimovic e quei tre o quattro soliti giocatori che gli danno imprevedibilità, Leao e Calhanoglu su tutti. Avesse avuto Donnarumma in porta, bloccato da improvvisa positività al Covid, forse l’avrebbe vinta la partita e magari lo esalteremmo in maniera più convinta, lo ammetto. La Roma sembra sempre problematica in difesa, ma oggettivamente nessuno le ha mai dato un credito eccessivo, per cui tutto quello che ha ottenuto se lo è guadagnato.

              Morale della serata: la partita di San Siro l’ha vinta il Napoli di Gattuso. Non proprio spettacolare nell’ultima uscita, ma oggi sicuramente la squadra più tosta di tutta la Serie A. Senza la penalizzazione e con una partita mai giocata ma perduta a tavolino, sarebbe un punto solo sotto al Milan. Questa sì mi sembra una verità inconfutabile.

              SERIE A 2020-2021 GIORNATA N. 5 Venerdì 23 ottobre 2020 Sassuolo-Torino 3-3 (33' Linetty T, 71' Djuricic S, 77' Belotti T, 79' Lukic T, 84' Chiriches S, 85' Caputo) Sabato 24 ottobre 2020 Atalanta-Sampdoria 1-3 (13' Quagliarella S, 59' Thorsby S, 80' Zapata rig. A, 90' + 2' Jankto S) Genoa-Inter 0-2 (64' Lukaku I, 79' D'Ambrosio I) Lazio-Bologna 2-1 (54' Luis Alberto L, 76' Immobile L, 90' De Silvestri B) Domenica 25 ottobre 2020 Cagliari - Crotone 4-2 (21' Messias CR, 25' Lykogiannis CA, 35' Simeone CA, 43' Molina CR, 45' Sottil CA, 84' Joao Pedro CA) Benevento - Napoli 1-2 (30' R. Insigne B, 60 L. Insigne N, 67' Petagna) Parma - Spezia 2-2 (28' Chabot S, 31' Aguedo S, 34' Gagliolo P, 90'+2' Kucka rig P ) Fiorentina - Udinese 3-2 ore 18 (11' Castrovilli F, 21' Milenkovic F, 43' Okaka U, 51' Castrovilli F, 86' Okaka U) Juventus - Verona 1-1 (60' Favilli V, 77' Kulusevski J) Lunedì 26 ottobre 2020 Milan - Roma 3-3 (2' Ibrahimovic M. 14' Dzeko R, 47' Saelemaekers M, 71' Veretout rig R,
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


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              • Sean
                Csar
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                Da Turone a Morata, è sempre "questione di centimetri". Forse il Var ci ha preso la mano


                Se finiamo col ridurre lo spirito del fuorigioco unicamente allo spazio tecnologico, a questioni di pochi centimetri - mezza spalla, una punta di scarpa avanti - finiamo con l'inficiare lo spirito stesso della regola

                Sia a Crotone che contro il Verona a Morata sono stati negati dei gol per fuorigioco esasperati. Di pochissimi centimetri. Non sono un negazionista del Var, che preferisco chiamare moviola in campo. Non mi piace il Var usato tipo "macchina stupida" - anche se qualsiasi tipo di macchina è sostanzialmente stupido, a meno che ci si lasci affascinare dall'Intelligenza Artificiale che tenta di avvicinarsi al ragionamento umano - col suo verdetto assolutamente matematico e inappellabile, perché un centimetro o cinque possono fare la differenza. E su quello si stabilisce la verità.

                A volte la "macchina stupida" nel calcio e nello sport basta e avanza. Non di Var si tratta, ma di qualcosa di tecnologicamente assimilabile, però l'"occhio di falco" nel tennis può stabilire se una palla è sulla linea o fuori; la "Goal line Tecnology" può stabilire se c'è un gol o meno. Su quello "nualla quaestio".

                Ma nel fuorigioco è diverso, è qualcosa di più complesso. E' una combinazione tecnologica e di interpretazione umana al tempo stesso. Investe cioè in pieno il compito dell'arbitro, che di fatto oggi è esautorato, e il suo dover fischiare fallo o meno devoluto al 100% appunto alla moviola in campo. Quello che oggi va di moda chiamare algoritmo.

                E' una semplice espressione: fuorigioco uguale tecnologia più giudizio dell'arbitro. Se finiamo col ridurre lo spirito del fuorigioco unicamente allo spazio tecnologico, a questioni di pochi centimetri - mezza spalla, una punta di scarpa avanti - finiamo con l'inficiare lo spirito stesso della regola del fuorigioco, che nasce per evitare che gli attaccanti sfruttino una posizione di eccessivo vantaggio che è la negazione del gioco stesso. Come in parte negazione del gioco, secondo me ,è anche l'abuso della tattica del fuorigioco, se ne fai uso esasperato costringendo arbitri e tecnologia a fare i conti con i centimetri dovresti anche assumerti responsabilità e rischio. Senza contare che anche da un punto di vista strettamente tecnico diventa tutto più discutibile. In pratica un'applicazione scientifica a metà.

                E' ovvio che quella mezza spalla o quella punta di scarpino in fuorigioco di pochi centimetri dipendano dal momento in cui si ferma l'immagine del lancio, ossia del tocco sul pallone. E' praticamente impossibile stabilire il momento esatto, al millesimo di secondo, dello stacco del pallone dal piede, il pallone tra l'altro è un oggetto deformabile, ma in quel pugno di millesimi di secondo la posizione di attaccante e difensore in corsa su direzioni opposte, possono variare, quindi facendo cambiare il giudizio sulla posizione di fuorigioco o meno. Se si usa il microscopio per giudicare lì si finisce.

                Quindi o riportiamo tutto a una dimensione più sostanziale e umana - Morata di fatto non era in fuorigioco ma in linea col difensore - oppure lasciamo il calcio in questo limbo di falsa dimensione tecnologica apparentemente corretta. Quando assolutamente corretta non è.

                Sulla base delle immagini che abbiamo visto - senza mai riuscire però a vedere bene fino in fondo se non con uno zoom esasperato - le decisioni prese sono corrette. Detto questo il problema della sottrazione del fuorigioco al compito dell'arbitro e del guardalinee come l'abbiamo conosciuto fino ad oggi esiste. E sta di fatto, secondo me, deturpando il calcio. Ho preso il caso di Morata perché solo l'ultimo, il più fresco e il più evidente. Lungi da me da farne una questione di danno alla Juve che oggettivamente non c'è stato.

                Morale della favola: restituiamo la regola del fuorigioco allo spirito del calcio, rimettiamolo nelle mani degli arbitri, e non riduciamolo a un impossibile "questione di centimetri". Che se non sbaglio è qualcosa che abbiamo sentito. Se dopo quasi quarant'anni (10 maggio 1981, il famigerato gol di Turone in Juve-Roma 0-0), siamo tornati praticamente a quel punto vuol dire che qualcosa abbiamo sbagliato, che ci siamo fatti prendere la mano...

                Se finiamo col ridurre lo spirito del fuorigioco unicamente allo spazio tecnologico, a questioni di pochi centimetri - mezza spalla, una punta di scarpa avanti…
                ...ma di noi
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                C. Campo - Moriremo Lontani


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                • Sean
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                  Juve, Inter, Milan: per lo scudetto ritorna l’antica lotta a tre (con il Napoli outsider)

                  Dopo cinque giornate sembra rinato il triangolo Milano-Torino che ha fatto la storia della serie A. Con due avvertenze: il primo avversario della Juve in realtà è la Juve stessa e la squadra di Gattuso potrebbe recitare un ruolo decisivo da quarto incomodo

                  Per gli scontri diretti c’è tempo: 6 gennaio, Juve-Milan, 17 gennaio Inter-Juve. Il calendario fa pensare a un campionato che si può decidere più che mai in volata. Ma già dopo cinque giornate (in attesa di Milan-Roma, stasera alle 20.45), si staglia all’orizzonte la prima grande anti-Juve della nuova stagione. Ed è la Juventus stessa, che ha già lasciato 6 punti per strada (Roma, Crotone e Verona) e sul campo, considerato il 3-0 a tavolino contro il Napoli, ha vinto solo con la Sampdoria.


                  La Juve crescerà

                  Problemi di crescita per Pirlo: tattica, atletica e soprattutto di conoscenza reciproca tra allenatore debuttante e squadra, senza il classico tempo del ritiro pre campionato per affinare intesa e meccanismi. Per le altre è il momento di approfittarne, perché la Juve comunque ha margini di crescita, con i rientri di Ronaldo, De Ligt, Alex Sandro, Chiellini. Per adesso l’uomo in più è il ventenne Kuluseveski: classe, atletismo, un modo di muovere il corpo, con la palla ma anche senza, che lo rende unico nel suo genere. Se crescono Dybala e Chiesa, oltre ai mediani, Pirlo può cominciare a ingranare. Ma nel frattempo i punti vanno fatti.


                  Milan sorpresa (relativa)

                  Il Milan è atteso oggi da un altro esame contro la Roma, dopo aver superato brillantemente quello più duro, nel derby vinto. I rossoneri sono una sorpresa nella lotta scudetto, ma fino a un certo punto: per il peso di Ibra, per il loro rendimento post lockdown, per la capacità di un tecnico come Pioli di far rendere al meglio anche i giovani, senza mai prendersi la scena.

                  Inter prima rivale

                  Cosa che invece tende a fare Antonio Conte, polarizzatore degli umori dell’Inter, che era considerata la prima anti Juve ai nastri di partenza e lo è ancora nonostante la sconfitta contro il Milan: qualità, quantità, gioventù ed esperienza. I nerazzurri hanno tutto per tornare a vincere e spezzare il dominio bianconero. Con un bomber come Lukaku che nessuno ha.


                  Il Napoli outsider

                  Dietro al trio magico che si ricompone, il ruolo di outsider che è stato di Lazio e Atalanta nell’ultima stagione sembra poter appartenere al Napoli di Rino Gattuso. Per la varietà di soluzioni in attacco, per la forza giovane di Osihmen, che ha caratteristiche uniche come Bakayoko nel mezzo, che Gattuso sa esaltare con la sua empatia e le sue conoscenze da artigiano della panchina, capace di nascondere i difetti ed esaltare i pregi del proprio prodotto. In un calcio messo alla prova dal virus, può anche essere l’arma in più.

                  CorSera
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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Shakhtar-Inter, le formazioni e dove vederla: torna Barella dall’inizio

                    Nerazzurri in trasferta a Kiev con la coppia Lukaku-Lautaro, sulle fasce Hakimi e Young. Conte: «Giochiamo come nel 5-0 di agosto». Lautaro: «All’Inter sono felice»

                    Guardare indietro può stregare e far perdere di vista l’obiettivo. Contro lo Shakhtar Donetsk, battuto 5-0 nella semifinale di Europa League in agosto, l’Inter si gioca stasera un buon pezzo di qualificazione. Vietato perdere perché, sottolinea Conte, «loro hanno vinto a Madrid contro il Real cambiando la classifica». Il successo degli ucraini ha alterato gli equilibri di un gruppo in cui i nerazzurri non possono permettersi di staccarsi troppo, visti i prossimi due impegni in sequenza con il Real Madrid. Fare punti a Kiev è vitale per coltivare le speranze qualificazione e poter essere arbitri del proprio destino più avanti. «Prevedo un girone equilibrato, dovremo essere bravi a starci dentro e provare a superare il turno».

                    Non si può guardare al successo di agosto, fu la partita perfetta per l’Inter. «Dobbiamo ripetere una gara del genere. Abbiamo riacquistato una nostra dimensione europea, siamo più pronti, la mentalità è giusta. Non voglio vedere una squadra passiva, ma pronta ad aggredire», sintetizza Conte.

                    La vittoria sul Genoa ha lasciato in dote buone sensazioni e consegnato un Lukaku cui l’Inter si aggrappa. Il belga va a segno in Europa da nove partite consecutive, ha numeri eccezionali e sia lui che Lautaro affossarono con due doppiette lo Shakhtar lo scorso agosto. «Romelu e Lautaro hanno entrambi ancora margini di miglioramento. Prima di fare i confronti con i grandi però è importante vincere qualcosa. La vittoria nelle competizioni ti porta a ritagliarti quel posto tra i migliori». La strada passa anche dalla partita di Kiev. «Ma loro sono molto forti, per la maggior parte brasiliani, veloci e abili. A Madrid non vinci per caso, serve molta attenzione».

                    E pure ritrovare il miglior Lautaro Martinez. In estate sembrava dovesse andare al Barcellona, oggi in attesa del rinnovo dice di essere «felice all’Inter, la voglio portare più in alto possibile. Se resto qui a vita? Quel che accadrà domani nessuno può dirlo». Il centravanti argentino non è di gran loquacità. Però dà una spiegazione per la rabbia di Genova e i tre pugni alla panchina dopo la sostituzione. «Ce l’avevo con me. Non ho fatto la gara che volevo. Sono fatto così, oggi sono contento e pronto per la sfida».

                    Si rivedrà un’Inter da battaglia con Barella dall’inizio e il ritorno di Hakimi e Young sulle fasce, anche se pesano le assenze di Sensi e Sanchez, Intanto sono tornati negativi Radu e Gagliardini, mentre è resta positivo Skriniar, ancora in Slovacchia. Luis Castro, tecnico dello Shakhtar, sceglie il profilo basso: «L’Inter è favorita per il passaggio. Ad agosto nel 5-0 segnarono a ogni occasione, ma oggi siamo sulla strada giusta». Sta all’Inter far deragliare gli ucraini, altrimenti il rischio è di dover rincorrere da subito.


                    Le probabili formazioni
                    Kiev, ore 18.55

                    Shakhtar Donetsk (4-2-3-1): 81 Trubin; 21 Dodo, 5 Khocholava, 77 Bondar, 15 Kornienko; 27 Maycon, 8 Marcos Antonio; 20 Tete, 11 Marlos , 19 Solomon; 9 Dentinho. All.: Castro
                    Inter (3-4-1-2): 1 Handanovic; 33 D’Ambrosio, 6 De Vrij, 95 Bastoni; 2 Hakimi, 22 Vidal, 77 Brozovic, 15 Young; 23 Barella; 9 Lukaku, 10 Lautaro. All.: Conte
                    Arbitro: Kabakov (Bul)
                    Tv: ore 18.55 Sky 201 e 252

                    CorSera
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                    • Sean
                      Csar
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                      Atalanta-Ajax, le formazioni e dove vedere la sfida che è già spareggio

                      La città di Bergamo fa il suo debutto in Champions League: «Vedremo qual è il rapporto di forza tra noi e loro». De Roon in dubbio: Pasalic o Malinovskyi?

                      La speranza, parafrasando l’avvocato Agnelli, è che sia una «Dea bella di notte», considerato il recente passato dell’Atalanta: sconfitta per due volte consecutive in campionato (subendo il gioco del Napoli prima, il contropiede della Sampdoria, poi) e straripante in Danimarca, contro il Midtjylland, nell’esordio in Champions League. Che ritorna martedì sera contro l’Ajax (fischio d’inizio alle 21) per la prima volta a Bergamo dopo il peregrinare europeo tra Reggio Emilia e Milano degli anni passati. Un match, quello contro gli olandesi, che potrebbe regalare il match point della qualificazione: in caso di vittoria, infatti, i nerazzurri si porterebbero a sei punti di distanza dai lancieri, i diretti concorrenti, sulla carta, per il secondo posto del girone (il primo, secondo le previsioni, dovrebbe andare al Liverpool).

                      «Di sicuro capiremo quale sarà il rapporto di forza tra noi e loro — spiega il tecnico Gian Piero Gasperini —. E di sicuro sarà un match diverso rispetto a quello contro la Sampdoria, più aperto, perché loro hanno l’abitudine di attaccare». Il Gasp, poi, si rammarica delle porte chiuse per un evento che in città manca da 29 anni (l’ultima gara continentale fu l’andata dei quarti di finale di Coppa Uefa contro l’Inter nel 1991): «Mai avrei pensato di disputare questa seconda Champions senza pubblico. Rimane l’orgoglio e la soddisfazione di giocare a Bergamo: è già qualcosa, ma, ripeto, non avere i nostri tifosi è un grandissimo dispiacere».

                      Il tecnico poi parla degli avversari, reduci da una vittoria incredibile per 13-0 sul Venlo in campionato: «Significa che sono in salute, sarà una gara difficile e speriamo di renderla complicata anche a loro. L’Ajax è una società che ho sempre preso come modello, soprattutto per via del laboratorio tattico: negli anni sono stati capaci di innovare il calcio».

                      Per quanto riguarda la formazione, ci sono diversi dubbi. Il primo è tra i pali, perché Gollini ha recuperato dall’infortunio al ginocchio ed è tornato tra i convocati (mancava dalla vigilia della sfida del Psg). Da capire, inoltre, chi sostituirà De Roon, uscito malconcio contro la Samp: Pasalic e Malinovskyi sono i due candidati principali. Davanti dovrebbe rifiatare Ilicic. Straordinari, invece, per capitan Gomez.

                      Atalanta (3-4-1-2): Sportiello; Toloi, Romero, Djimsiti; Hateboer, Pasalic, Freuler, Gosens; Gomez; Muriel, Zapata. All. Gasperini.
                      Ajax (4-3-3): Onana; Mazraoui, Schuurs, Blind, Tagliafico; Klaassen. Gravenberch, Martinez; Promes, Traoré, Tadic. All. ten Hag
                      Arbitro: Kabakov (Slovenia).
                      Tv: ore 21, Sky.

                      CorSera
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                      sopra una sola teca di cristallo
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                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Juventus, Pirlo senza «capitani» cerca un leader per sfidare il Barcellona

                        Mercoledì contro i catalani sono in forte dubbio Ronaldo, Chiellini e Bonucci. Il tecnico: «Non sono preoccupato»

                        La fase dell’entusiasmo era la più facile: al posto di un allenatore mal sopportato come Sarri è arrivato un ex campione con una conoscenza calcistica superiore, almeno per quanto dimostrato in campo, e un carattere socievole, da fratello maggiore. La Juventus di Pirlo però gioca ancora sottovoce, senza farsi sentire per larghi tratti della partita. E non ha ancora il tratto caratteristico del Dna bianconero: l’istinto killer per chiudere la partita e gestire il risultato. Anzi, per tre volte la Juve ha avuto bisogno di uno schiaffo e poi ha pareggiato. «Non sono preoccupato in vista del Barcellona — sottolinea Pirlo — . Rispetto a quella con il Verona sarà una partita completamente diversa».

                        Dopo cinque giornate di campionato (una vinta a tavolino) e un turno di Champions, gli alibi non sono certo finiti. Ma anche i dubbi cominciano a farsi strada, perché nell’era Andrea Agnelli solo Allegri nel 2015 ha cominciato peggio, con 5 punti in 5 gare: al prossimo incrocio mercoledì c’è una delle versioni più sfocate del Barça. Ed è l’occasione giusta per il cambio di passo di Pirlo, alle prese con tre nodi.


                        Il primo è di stretta attualità ed è triplice: Ronaldo non si è ancora negativizzato e se non lo farà entro le 21 di oggi salterà la rimpatriata con il suo nemico amatissimo Leo Messi. Bonucci, uscito domenica durante la sfida con il Verona «non ha riportato lesioni muscolari alla coscia destra»: potrebbe provare a stringere i denti, perché anche Chiellini, a sua volta k.o. a Kiev una settimana fa, difficilmente è recuperabile. L’unico centrale puro a disposizione resterebbe quindi Demiral: McKennie ha giocato tre volte centrale nella difesa a 4 e tre volte sul centrodestra nella difesa a 3 quando era allo Schalke, ma resta un azzardo.

                        Se tutti i «capitani» dovessero marcare visita, il secondo nodo diventerebbe ben visibile: la carenza di leadership in questa squadra. Demiral, sembra avere la personalità giusta per dare la scossa alla squadra quando serve, ma per adesso è troppo poco. E alla fine uno dei giocatori più tosti e con maggiore continuità di rendimento è sempre Cuadrado. Certo i leader squisitamente tecnici non mancano a questa Juve: ma Dybala, dopo novanta minuti in crescendo alla sua prima esibizione da titolare dopo 91 giorni, partirà di nuovo dall’inizio anche mercoledì? La coppia Morata-Kulusevski, con il rientro di Chiesa, potrebbe anche spingere l’argentino inizialmente in panchina. Ma il problema di questa Juve non può comunque mai essere la Joya, anche se Dybala deve crescere dal punto di vista atletico e risolvere la questione del rinnovo di contratto al più presto.


                        La questione principale da affrontare riguarda il centrocampo, che nell’architettura di Pirlo si appoggia ai due mediani, chiedendo loro di rubare palla e ripulirla in fretta e con qualità. Che giocatore è Arthur, arrivato proprio dal Barcellona nello scambio con Pjanic e con una valutazione di 80 milioni? Ancora non è chiaro, a parte il fatto che non è un regista. Ma se c’è un equivoco, meglio risolverlo prima possibile, tenendo conto del rendimento incoraggiante di Rabiot, del rientro dello stesso McKennie e di Bentancur.

                        Bernardeschi, titolare domenica, merita un discorso a parte. Anche senza i fischi del pubblico, il suo rendimento è deludente e non si intravvede una svolta. Ciò non toglie che gli attacchi che l’azzurro riceve sui social siano indegni di un calcio civile: è una deriva che andrebbe arginata.


                        CorSera
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                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Salvato dai giocatori e non dal gioco, Pirlo e la vera Juve da trovare in fretta

                          Contro il Verona ci ha pensato Kulusevski a salvare i bianconeri, come era successo con Ronaldo a Roma e con Morata a Crotone. Al tecnico non mancano le attenuanti, ma la classifica rischia di diventare presto una brutta pagina con cui confrontarsi

                          La Juve s'è scoperta in dipendenza da un ragazzo di vent'anni: è il segno di qualcosa che non va anche se lui, Kulusevski il formidabile, va fortissimo, come ha dimostrato durante la mezzora da trascinatore con il Verona. Pirlo è stato criticato per averlo lasciato per un'ora in panchina, ma sono critiche infondate: il ragazzo era stanchissimo, l'aveva ampiamente dimostrato a Crotone e a Kiev, e aveva bisogno di un po' di tregua. Alla sua età non è facile gestire a livello fisico la cadenza serrata degli impegni ravvicinati che per lui, abituato a giocare una volta alla settimana, sono una novità (ha fatto anche due partite in tre giorni con la nazionale svedese). È uno scotto che pagano tutti, prima che con il tempo questo genere di sforzo diventi routine.

                          Kulusevski ha nascosto delle magagne, come aveva fatto Ronaldo a Roma o Morata a Crotone: anche a Pirlo sta succedendo quello che è successo a Sarri e all'ultimo Allegri: non è il gioco a salvarlo, ma i giocatori. A parte il felice debutto con la Sampdoria, in campionato la Juve ha raccattato tre pareggi in tre partite con un andamento simile, ovvero dando il meglio nella situazione di massima difficoltà (a Roma e a Crotone quando è rimasta in dieci, contro il Verona quando si è trovata in svantaggio), nel momento esatto in cui la partita aveva perso la logica dell'impostazione iniziale. In quei momenti più disordinati è emersa la qualità individuale, che fosse di Ronaldo, di Morata o Kulusevski, in ogni caso finora però largamente insufficiente per avventurarsi nel solito campionato condotto in testa dall'inizio alla fine. Per fare un raffronto, lo scorso anno il terzo pareggio Sarri lo raggranellò solamente alla quattordicesima giornata. E per il resto aveva ottenuto undici vittorie. Pirlo invece sul campo ha battuto solo la Sampdoria, cosicché i tre punti vinti a tavolino con il Napoli sono una benedizione per una classifica che senza quelli sarebbe preoccupante assai.

                          Pirlo ha attenuanti. Ne ha più d'una, a cominciare dalla difficoltà di cominciare un lavoro nuovo nell'estate più complicata della storia, senza neanche un'amichevole per sperimentare o un ritiro precampionato per conoscersi. Inoltre al neo-allenatore sono pesate le assenze: non ha ancora avuto a disposizione due cardini come De Ligt e Alex Sandro, Dybala è stato titolare per la prima volta soltanto domenica, Ronaldo ha saltato le ultime tre partite, Chiesa è arrivato l'ultimo giorno di mercato. Un potenziale offensivo che comprende esterni come Chiesa, Kulusevski e Cuadrado e punte come Ronaldo, Morata e Dybala è di per sé stesso garanzia di competitività ai massimi livelli, ma è una potenza di fuoco che Pirlo non ha ancora potuto sciorinare

                          Bisognerà comunque vedere quanti ne giocheranno, di questi sei, dando per scontato che a due esterni e a un attaccante puro (cioè Morata o Dybala), oltre all'intoccabile Ronaldo, l'allenatore non rinuncerà mai. Il punto è: dove piazzare Cristiano, che centravanti non vuol essere e che al tempo stesso non può fare l'esterno sinistro alla maniera di Chiesa o di Kulusevski? Serviranno ulteriori ritocchi, altri esperimenti, nuovi tentativi, sperando che i giocatori continuino a compensare le carenze del gioco, le debolezze di struttura che riguardano l'intero impianto di squadra. E che la classifica non diventi presto una brutta pagina con cui confrontarsi.

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                          • KURTANGLE
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                            Ma leao gioca sempre così bene ?!
                            Tatarusanu o come kazz si chiama è veramente ridicolo. Forse donnarumma sr è meno peggio

                            Inviato dal mio SM-G986B utilizzando Tapatalk
                            Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                            parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                            Originariamente Scritto da GoodBoy!
                            ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                            grazie.




                            PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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