L'ascesa di Cherubini nella riorganizzazione di Agnelli, così cambia la Juve di scrivania
Paratici era e resta l'uomo di punta della dirigenza bianconera, ma qualcosa nel club sta cambiando. Prende forza e si staglia il ruolo dell'attuale braccio destro del ds
Non c'è stato il ribaltone societario che il chiacchiericcio social dava per assodato, ma che Agnelli non hai mai davvero preso in considerazione: Fabio Paratici era e resta l'uomo di punta della dirigenza della Juventus e, anzi, sale teoricamente un altro gradino nella struttura societaria bianconera. Adesso è managing director dell'Area Football, un livello in più, perlomeno sul piano lessicale, rispetto allo Chief Football Officer che era fino a un paio di giorni fa. Qualcosa però è cambiato, qualcosa sta cambiando. E nella riorganizzazione cui Agnelli ha lavorato, prende forza e si staglia il ruolo di Federico Cherubini, che prima era Head of Football Teams & Technical Areas e adesso è Football director. Bisogna tradurre, non solo in italiano ma prima di tutto in senso pratico, il significato di questo profluvio di parole inglesi: Cherubini, per farla breve, non è più soltanto il collaboratore numero uno di Paratici, ma assume un'importanza più netta, ufficialmente riconosciuta. Si può dire che la sua situazione all'interno del club si sia consolidata, al punto che oggi il dirigente umbro può giocarsi le sue carte per diventare lui il capo, presto o tardi. Per diventare, prima o poi, quello che Paratici è stato per Marotta.
Agnelli ha ridotto da tre a due le macro aree in cui aveva organizzato la Juventus. Di fatto, ha fuso quella finanziaria e quella commerciale facendole confluire dell'Area Business, al cui comando è stato insediato Stefano Bertola, che a luglio già aveva scalzato Marco Re come chief financial officer e che adesso fa un altro scatto in avanti, anche se in quel settore sono previste ulteriori novità: "Arriveranno altri dirigenti apicali, ma non nell'area sportiva", spiega Agnelli. Quella per il momento resterà come è stata appena ristrutturata, ma a fine stagione sarà sottoposta a un accurato tagliando. "Io do responsabilità, deleghe e obiettivi. E alla fine giudico" dice Agnelli, con sbrigativa chiarezza: il tandem Paratici-Cherubini verrà insomma valutato tra qualche mese, e bisogna tenere conto che il 30 giugno scadranno i contratti di entrambi. Se la nuova struttura funzionerà, si occuperà della pianificazione del triennio 2021-2024 ("Ma il prossimo ciclo cominciamo a programmarlo con loro"), altrimenti si cambierà. Ma conterà molto anche la volontà di Paratici di rimanere: lavora alla Juve da undici anni (solo Moggi può vantare una simile longevità) e prima o poi gli verrà voglia di cambiare. Nei prossimi mesi farà riflessioni anche in questo senso.
Ma in pratica, come cambia la Juve di scrivania? Agnelli lo spiega così: "Federico avrà la responsabilità di tutti i teams che non siano la prima squadra e la gestione aziendale della parte sportiva: i centri di allenamento, la logistica. Fabio rimane responsabile della prima squadra e dell'area sportiva". Detto che Cherubini dovrà in ogni caso riportare a Paratici, che resta il suo superiore, a prima vista avrà le funzioni di un direttore generale (organizzazione, gestione, coordinamento), mentre Paratici quello di un direttore sportivo, come si chiamava una volta chi sovrintende alla squadra e si occupa del mercato. Ma non la si può definire una diminutio, visto che il nuovo managing director non ha mai amato troppo occuparsi delle faccende non strettamente connesse ad allenatore e giocatori (ovverosia, partite e trattative) e sicuramente non gli spiacerà alleggerirsi di qualche mansione più burocratica. Il punto è: i due fileranno d'amore e d'accordo o finiranno per farsi concorrenza uno con l'altro? Agnelli assicura che "ciò che c'è di bello, alla Juve, è che a fare squadra siamo prima di tutto noi dirigenti". E ovviamente include Nevded, che continua ad avere la qualifica di vice-presidente.
Ai tre, Agnelli ha chiesto prima di tutto un lavoro di supporto a Pirlo, "che sconta l'assenza di precampionato e di esperienza. Per cui io, Pavel, Fabio e Federico soprattutto dobbiamo accompagnarlo in questo percorso iniziale che non sarà privo di ostacoli". Pirlo è stata una scelta di Agnelli, lui ne è il principale sponsor: "Intanto, posso dire di non aver mai visto un staff moderno come il suo. Ho la sensazione che tutto il mondo non veda l'ora di giudicare un paio di sconfitte. Ma noi juventini siamo abituati all'accerchiamento, ci stiamo quasi bene".
Intanto, però, Paratici può liberarsi dall'accerchiamento di voci che lo hanno circondato in questi ultimi mesi, anche se forse non del giudizio negativo che di lui danno molti tifosi, visto che in fondo sotto la sue gestione sono finiti bruscamente due progetti tecnici (Allegri e Sarri) molto diversi tra loro e diversissimi da quello varato ad agosto (Pirlo), con evidenti passi indietro nella competitività europea e difficoltà di mercato piuttosto evidenti. Il rapporto Paratici-Agnelli resta in ogni caso molto buono, addirittura amichevole. Non scricchiola. L'ascesa di Cherubini, che in definitiva è il vero uomo sotto esame, potrebbe incrinarlo? A questa domanda potrà rispondere solamente il tempo.
Paratici era e resta l'uomo di punta della dirigenza bianconera, ma qualcosa nel club sta cambiando. Prende forza e si staglia il ruolo dell'attuale braccio destro del ds
Non c'è stato il ribaltone societario che il chiacchiericcio social dava per assodato, ma che Agnelli non hai mai davvero preso in considerazione: Fabio Paratici era e resta l'uomo di punta della dirigenza della Juventus e, anzi, sale teoricamente un altro gradino nella struttura societaria bianconera. Adesso è managing director dell'Area Football, un livello in più, perlomeno sul piano lessicale, rispetto allo Chief Football Officer che era fino a un paio di giorni fa. Qualcosa però è cambiato, qualcosa sta cambiando. E nella riorganizzazione cui Agnelli ha lavorato, prende forza e si staglia il ruolo di Federico Cherubini, che prima era Head of Football Teams & Technical Areas e adesso è Football director. Bisogna tradurre, non solo in italiano ma prima di tutto in senso pratico, il significato di questo profluvio di parole inglesi: Cherubini, per farla breve, non è più soltanto il collaboratore numero uno di Paratici, ma assume un'importanza più netta, ufficialmente riconosciuta. Si può dire che la sua situazione all'interno del club si sia consolidata, al punto che oggi il dirigente umbro può giocarsi le sue carte per diventare lui il capo, presto o tardi. Per diventare, prima o poi, quello che Paratici è stato per Marotta.
Agnelli ha ridotto da tre a due le macro aree in cui aveva organizzato la Juventus. Di fatto, ha fuso quella finanziaria e quella commerciale facendole confluire dell'Area Business, al cui comando è stato insediato Stefano Bertola, che a luglio già aveva scalzato Marco Re come chief financial officer e che adesso fa un altro scatto in avanti, anche se in quel settore sono previste ulteriori novità: "Arriveranno altri dirigenti apicali, ma non nell'area sportiva", spiega Agnelli. Quella per il momento resterà come è stata appena ristrutturata, ma a fine stagione sarà sottoposta a un accurato tagliando. "Io do responsabilità, deleghe e obiettivi. E alla fine giudico" dice Agnelli, con sbrigativa chiarezza: il tandem Paratici-Cherubini verrà insomma valutato tra qualche mese, e bisogna tenere conto che il 30 giugno scadranno i contratti di entrambi. Se la nuova struttura funzionerà, si occuperà della pianificazione del triennio 2021-2024 ("Ma il prossimo ciclo cominciamo a programmarlo con loro"), altrimenti si cambierà. Ma conterà molto anche la volontà di Paratici di rimanere: lavora alla Juve da undici anni (solo Moggi può vantare una simile longevità) e prima o poi gli verrà voglia di cambiare. Nei prossimi mesi farà riflessioni anche in questo senso.
Ma in pratica, come cambia la Juve di scrivania? Agnelli lo spiega così: "Federico avrà la responsabilità di tutti i teams che non siano la prima squadra e la gestione aziendale della parte sportiva: i centri di allenamento, la logistica. Fabio rimane responsabile della prima squadra e dell'area sportiva". Detto che Cherubini dovrà in ogni caso riportare a Paratici, che resta il suo superiore, a prima vista avrà le funzioni di un direttore generale (organizzazione, gestione, coordinamento), mentre Paratici quello di un direttore sportivo, come si chiamava una volta chi sovrintende alla squadra e si occupa del mercato. Ma non la si può definire una diminutio, visto che il nuovo managing director non ha mai amato troppo occuparsi delle faccende non strettamente connesse ad allenatore e giocatori (ovverosia, partite e trattative) e sicuramente non gli spiacerà alleggerirsi di qualche mansione più burocratica. Il punto è: i due fileranno d'amore e d'accordo o finiranno per farsi concorrenza uno con l'altro? Agnelli assicura che "ciò che c'è di bello, alla Juve, è che a fare squadra siamo prima di tutto noi dirigenti". E ovviamente include Nevded, che continua ad avere la qualifica di vice-presidente.
Ai tre, Agnelli ha chiesto prima di tutto un lavoro di supporto a Pirlo, "che sconta l'assenza di precampionato e di esperienza. Per cui io, Pavel, Fabio e Federico soprattutto dobbiamo accompagnarlo in questo percorso iniziale che non sarà privo di ostacoli". Pirlo è stata una scelta di Agnelli, lui ne è il principale sponsor: "Intanto, posso dire di non aver mai visto un staff moderno come il suo. Ho la sensazione che tutto il mondo non veda l'ora di giudicare un paio di sconfitte. Ma noi juventini siamo abituati all'accerchiamento, ci stiamo quasi bene".
Intanto, però, Paratici può liberarsi dall'accerchiamento di voci che lo hanno circondato in questi ultimi mesi, anche se forse non del giudizio negativo che di lui danno molti tifosi, visto che in fondo sotto la sue gestione sono finiti bruscamente due progetti tecnici (Allegri e Sarri) molto diversi tra loro e diversissimi da quello varato ad agosto (Pirlo), con evidenti passi indietro nella competitività europea e difficoltà di mercato piuttosto evidenti. Il rapporto Paratici-Agnelli resta in ogni caso molto buono, addirittura amichevole. Non scricchiola. L'ascesa di Cherubini, che in definitiva è il vero uomo sotto esame, potrebbe incrinarlo? A questa domanda potrà rispondere solamente il tempo.
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