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tema dell'erogazione della sconfitta a tavolino per una squadra che non si presenti in campo causa Covid è in piena evoluzione. Il caso*Juventus-Napoli*tiene banco in Italia e sembra avviarsi verso una soluzione di compromesso. Ma ciò che si profila è una complessa*casistica, tale da rendere complicato un metro di giudizio oggettivo. E proprio i due episodi che si sono verificati in Serie A (il rinvio di*Genoa-Torino*e la mancata disputa di*Juventus-Napoli) rafforza questa impressione. Dunque non si può fare altro che registrare i singoli casi e comporre un quadro d'insieme. In questo senso va trattata la decisione assunta lo scorso*1° ottobre dal Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna,*che ha rigettato un ricorso presentato dallo Slovan Bratislava contro l'Uefa e il KI Klaksvik, club delle Isole Fær Øer.
Fonte? Genoa-Torino è stata rinviata perchè il Genoa aveva oltre 10 contagiati.
Gravina e Spadafora hanno riaffermato la validità del protocollo, dunque chi è sotto a 10 contagiati deve giocare. Non c'è niente di astratto o di astruso (tranne che nella squadra della città della regione di De Luca).
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Mi sa che Friedkin si deve dissanguare...
Risanare il buco enorme lasciato dal maiale e intervenire pesantemente a gennaio con acquisti di spessore, perché ad oggi sulla carta sei fuori dalla zona Champions e se i mancati introiti riportano i debiti vicino agli attuali, non ne esci mai. Del resto se ha voluto la bicicletta...oh poi può darsi non gliene frega n cazz0 e apposto così eh.
sono meno forti gli autoctoni sean
c'è poco da fare
Cazzate, togliendo il 18 , che comunque è stato vinto giocando male , 14 campionato vinto da Germania, 2 neri e 2/3 un po' scuri.
10 Spagna 0 neri, 06 Italia 0 neri, mai una squadra africana ha vinto e nemmeno finali e che ricordi neppure mai arrivati in semifinale, di cosa stiamo parlando?
Originariamente Scritto da BLOOD black
per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....
L’allarme Covid 19 nel calcio: l’Under 21 con 5 positivi è un cluster del virus viaggiante per l’Europa, già sbarcata a Reykjavik salta il match con l’Islanda della Nazionale sotto la diretta responsabilità della Federcalcio. Non un club. Con il Protocollo in vigore in Italia si sarebbe dovuto giocare, ma in Islanda non la pensano proprio così. In questo modo il famigerato Protocollo diventa solo un Paravento, anzi un Paradosso.
L’Inter è un focolaio di diffusione del virus – Bastoni, Skriniar, Nainggolan, Gagliardini, Radu – il calcio riflette ormai l’allargamento generalizzato del contagio. Ma un positivo non può essere uguale a un infortunato: a parte il fatto che banalizza il problema, ma soprattutto un infortunato non rischia di contagiare a sua volta altre persone. Il problema va affrontato non con il regolamento alla mano, ma con un’attenta valutazione del rischio, nella consapevolezza soprattutto di poter soprattutto diffondere ulteriormente il virus. Aver ridotto Juventus-Napoli a un scontro tra poteri, tra Asl e Protocollo, è stato un errore di gelosia e presunzione: dopo il “Caso Genoa” quella partita era indubbiamente un rischio con cui fare i conti. E se, per ipotesi, l’Inter dovesse giocare domani il derby col Milan e non sabato 17 ottobre, il calcio la manderebbe pericolosamente in campo nonostante tutto. Ma il rischio è alto e riguarda tutti, non solo il calcio. Il calcio non può pretendere che su tutto comandi la necessità di avere un risultato. Sul campo o a tavolino che sia…
L’Under 21 cluster itinerante e il Protocollo paravento della Federcalcio
Quattro giocatori e una persona dello staff positivi al Covid: la partita della Nazionale Under 21 in Islanda, valida per le qualificazioni europee salta ed è rinviata. L’ Under 21 che viaggia per l’ Europa e sbarca in Islanda dove vengono individuati già Reykjavik altri due giocatori positivi, più una persona dello staff, oltre ai due già rimasti in Italia (Bastoni e Carnesecchi), va molto al di là della notizia nuda e cruda, che ormai si ripete più o meno uguale solo cambiando i nomi dei positivi e delle squadre. Una sequenza di tamponi a ripetizione non ha offerto la sufficiente e sicura diagnosi del problema. Tanto è vero che l’ Under 21 ha viaggiato con positivi a bordo, e non è affatto escluso che a questo punto ne vengano fuori altri. L’unica possibile soluzione è circoscrivere il gruppo squadra in una zona rossa e fermarlo, per evitare che eventuali nuovi contagi si diffondano ulteriormente. Non lo dico da esperto, ovviamente, ma mi sembra che tutto si faccia qui tranne che dare ascolto ai veri esperti, che infatti su quanto fatto dal calcio mostrano più di una perplessità.
E’ la dimostrazione ufficiale che il famigerato protocollo del calcio, non è una protezione reale ed efficace, ma solo un paravento che crea un’illusione di sicurezza e lava le coscienze di fronte all’imperversare dell’epidemia ad ogni livello, calcio compreso. Non c’era bisogno che ce lo dicessero i principali virologi in tv per capirlo, bastava usare un minimo di buon senso per arrivarci, e non guardare invece ogni cosa del mondo attraverso il filtro ristretto del pallone. Il Protocollo, in questo caso, da Paravento passa addirittura alla successiva fase di Paradosso: in Italia dovrebbe consentirti di giocare praticamente sempre e comunque (bastano 13 giocatori disponibili, e per una richiesta di rinvio – una sola in tutto l’anno – servono almeno 10 positivi al Covid), in Islanda no non è possibile. E infatti non si gioca, la partita salta perché è un rischio per tutti.
Ma questa notizia – la Nazionale Under 21 trasformata in focolaio o cluster itinerante per l’ Europa, con tanto di viaggio in aereo e soggiorno in albergo – ha chiaramente una marcia in più. La Nazionale Under 21 è gestione diretta della Federcalcio che di quel Protocollo è ispiratrice, direttrice e pervicacemente conservatrice. Senza contare che essendo Islanda-Italia una partita sotto l’amministrazione dell’ Uefa, è evidente che anche il regolamento Uefa – che avrebbe imposto di giocare comunque – di fronte alle norme sanitarie nazionali e internazionali viene meno.
Non più tardi di un paio di giorni fa il presidente della Federcalcio Gravina è arrivato non solo a difendere quell’insieme instabile e fragile di regolette infrante dai più a proprio piacimento – vedi i giocatori della Juventus che se ne sono altamente infischiati della “bolla” e dell’ “isolamento fiduciario” – ma anche a minacciare sanzioni e conseguenze disciplinari per chi non avesse giocato e rispettato il calendario, in questo caso il Napoli che non si è presentato all’appuntamento di Juve-Napoli domenica sera. Per poi chiudersi anch’esso, ben in ritardo, in una “bolla” già ben sforacchiata prima ancora del suo allestimento.
Quanto successo alla Under 21 dovrebbe a questo punto costringere il presidente della Federcalcio almeno ad autoammonirsi, visto che le nazionali sono sotto la sua diretta responsabilità. Dirà però che “Il Protocollo” è stato rispettato, e dunque siamo tutti con la coscienza a posto e possiamo andare avanti così. Intanto in Islanda – 4.500 km da Roma – non si gioca. Toccherà prendersela con la ASL di Reykjavik…
5 positivi all’Inter: e se il derby si giocasse domani?
I positivi al Covid in casa Inter sono ormai cinque: a Bastoni e Skriniar si sono aggiunti Nainggolan , Gagliardini e Radu. Siamo a un piccolo focolaio o cluster come dir si voglia. Segno che la famigerata bolla dell’ “isolamento fiduciario” non ha funzionato, proprio perché l’isolamento del calcio è molto mitigato e non finalizzato unicamente a stroncare il contagio. Ma a trovare un compromesso con la partita da giocare. I giocatori della Juve, che comunque sono usciti dall’isolamento per andare a giocare con la nazionale, parlano da soli. Il fatto che il Napoli non avesse un posto pronto e consono all’isolamento immediato nel momento in cui si sono individuati dei positivi, ma che i calciatori facciano avanti e indietro dalle proprie abitazioni, idem. E potremmo fare altre decine di esempi di questo tipo.
E’ una crescita generalizzata, preoccupante. Ma si comincia anche ad affrontare la vicenda con una certa routine, come se fosse normale e inevitabile. Un caso di Covid in una squadra è come un giocatore infortunato 15 giorni, una banalizzazione molto rischiosa. Uno strappo al muscolo non si contagia. Ancora una volta il calcio si sente differente: un calciatore, individuo mediamente molto giovane e fisicamente sano, non avrà al 99% gli stessi problemi degli altri o di un anziano malmesso e già afflitto da altre patologie. E che col contagio di Coronavirus rischia invece la vita.
Non ha più molto senso tenere la cronaca di una contabilità individuale nome per nome, il calcio sta facendo i conti con l’ epidemia di Coronavirus né più né meno come l’ Italia vede crescere esponenzialmente la curva dei contagi e sta cominciando ad attrezzarsi ad affrontare l’allargamento dell’epidemia. Ci stiamo attrezzando a un autunno e a un inverno di battaglia: mascherine, igiene, distanziamenti, divieti di affollamento, limitazioni, chiusure. C’è in giro abbastanza paura. Il coraggio a volte è un dovere, ma la paura è un diritto.
Il protocollo del calcio non funzionerà mai se lo affrontiamo unicamente come un complicato insieme di regole, competenze e restrizioni abbastanza fragili. L’interesse a giocare, smaltire partite e risultati, è quasi superiore a quello della protezione assoluta delle squadre, dei giocatori, degli spettatori, e impedire soprattutto che ogni addetto ai lavori diventi da una parte bersaglio del virus, e quindi un potenziale malato più o meno grave ma anche un nuovo diffusore del Covid 19, asintomatico o meno che sia.
L’epidemia di Coronavirus e il caso Juve-Napoli saltata
Più passano i giorni e più ci si rende conto quanto sia stato sconsolante, cieco, opportunista ridurre il caso di Juve-Napoli a un tira e molla di regole, regolette, poterini, poltroncine, presidenti di qualsivoglia club o ente, avvocati dei più svariati fronti e competenze, un surreale duello “Asl vs Protocollo”. Di cui non ha quasi senso adesso stabilire la prevalenza, ma in ogni caso, visto che parliamo di “salute pubblica”, di chi vuoi che sia l’ultima parola, senza andare per questo alla Corte Costituzionale deputata a dirimere i conflitti tra istituzioni dello Stato?
Il cuore del problema non è quello, il cuore del problema è il calcolo del rischio, la possibilità di allargare pericolosamente il contagio del virus. Quello deve essere sempre il riferimento finale, nulla – nemmeno una partita che si può giocare sempre in altro momento – deve oltrepassare il limite del rischio accettabile. Se in giro per l’Italia mandiamo una squadra che ha avuto troppi contatti a rischio non stiamo facendo un’operazione socialmente utile ottenendo a forza un risultato, ma al contrario pericolosa per tutti.
Il “caso Genoa”, con il suo focolaio inizialmente ignorato e trascurato, che già da solo denunciava la fragilità del famigerato protocollo, rendeva automaticamente un rischio Juve-Napoli. Che di fronte all’emergenza non diventava il primo bene assoluto da preservare, da far giocare quel giorno e in quel momento a ogni costo. Veniva dopo, e a questo che il calcio non si rassegna.
Questo è il punto. Visto che non c’è una partita vera alle porte e il derby di Milano (il Milan ha tre positivi: Ibrahimovic, Duarte e Gabbia) è fissato per sabato 17 ottobre, possiamo fare un ragionamento teorico, quasi un gioco. Però istruttivo e indicativo. Oggi l’ Inter ha quattro contagiati, se si giocasse domani o tra 48 ore il calcio pretenderebbe che con un giro di tamponi o due si mandassero comunque in campo i negativi. Secondo le sue norme, pensate, ne basterebbero 13, giusto per fare una squadra. In un mondo invece dove la lotta al virus è stringente e seria, già questo numero (quattro) e la rapida frequenza dei contagi in squadra dovrebbe imporre un deciso e imperativo stop precauzionale all’ Inter. Senza se e senza ma. Che poi questo alt provenga dal Protocollo o dalla Asl fa poca differenza. Il calcio non può pretendere che su tutto comandi la necessità di avere un risultato. Sul campo o a tavolino che sia…
Domenica 11 ottobre 2020 Il cluster dell'Under 21 sale a 8 positivi, e vogliono giocare lo stesso Il cluster dell'Under 21 si allarga ulteriormente. Agli ultimi controlli della domenica sono saltati fuori altri tre giocatori positivi nel gruppo azzurro. In totale nell'Under 21 - la cui gara a Reykjavik è stata rinviata a data da destinarsi considerato che le autorità islandesi non hanno dato l'autorizzazione alla partita - i positivi nel gruppo azzurro salgono a otto. La Nazionale della Federcalcio in questi giorni ha viaggiato per l'Europa, nonostante l'esplosione del focolaio di Covid. Prima di venire a conoscere che altri tre giocatori sono rimasti contagiati, è stata confermata la partita Italia-Irlanda di martedì a Pisa, però potrebbe essere mandata in campo l'Under 20. *** Venerdì 9 ottobre 2020 L'Under 21 cluster itinerante e il Protocollo paravento della Federcalcio Quattro giocatori e una persona dello staff positivi al Covid: la partita della Nazionale Under 21 in Islanda,
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Inter-Milan, il surreale derby dei positivi. E sulla sfida si allunga l'ombra della Asl
Cinque nerazzurri e due rossoneri contagiati: per ora non ci sono le condizioni per rinviare la partita, ma il rischio che la situazione peggiori esiste. E non si esclude soprattutto, sulla scorta di quanto avvenuto con il caso Napoli, un intervento dell'autorità sanitaria
A otto mesi esatti dall’ultimo precedente, tra Inter e Milan era di nuovo 4-2. Ma stavolta, a differenza del match di febbraio, il risultato non può essere ancora omologato. Perché il 4 e il 2 non sono gol ma giocatori positivi al coronavirus e ogni giorno che passa questo strano derby del contagio rischia di iscrivere nuovi nomi al tabellino. E infatti oggi è arrivata sul fonte nerazzurro è arrivata la conferma della positività anche del portiere Radu, che si aggiunge ai difensori Bastoni e Skriniar e ai centrocampisti Gagliardini e Nainggolan. Se già per Conte era difficile preparare il derby durante la sosta, con 16 nerazzurri impegnati con le rispettive nazionali, un ulteriore aumento nel numero dei contagiati farebbe scattare il campanello d’allarme in casa Inter.
Relativamente più tranquilla la situazione sulla sponda rossonera: la doppia positività di Duarte e Ibrahimovic prima della sfida di Europa League contro il Bodo Glimt aveva fatto sudare freddo Pioli, ma trascorse le due settimane considerate sufficienti dalle autorità sanitarie per tenere sotto stretto controllo chi è venuto a contatto con un positivo al coronavirus, sembrava scampato il pericolo. La notizia è la guarigione di Zlatan Ibrahimovic, che ha annunciato la fine della quarantena. Poi però, a portare questa surreale partita sul 5-2 è arrivata la positività del difensor Matteo Gabbia, attualmente in Islanda con l'Under 21.
Insomma, una vigilia da derby tanto lunga quanto impegnativa, per i nervi dei due allenatori, che dovranno preparare la sentitissima sfida in cui vincere significherebbe operare il sorpasso per l’Inter e proseguire nella striscia di sole vittorie in campionato per il Milan. L’altro grande punto interrogativo è legato ai tanti calciatori impegnati con le nazionali: dei 16 nerazzurri si è già detto, mentre Pioli in queste settimane sta rinunciando a 14 convocati. Torneranno tutti negativi al coronavirus? L’auspicio è certamente questo, ma in un momento in cui i casi sono in crescita in tutta Europa, nessuno si sente di metterci la mano sul fuoco.
A meno che non ci sia un’impennata di positività nei prossimi giorni, al momento il derby non è a rischio. Entrambe le squadre sono lontane dai 10 contagiati che possono portare a chiedere il rinvio della partita. La verità si avrà solo a poche ore dal fischio d’inizio, fissato per le ore 18 di sabato 17 ottobre: l’Italia ha deciso di seguire il protocollo Uefa e anziché sottoporre i calciatori a un test ogni quattro giorni, è sufficiente essere negativi a 48 ore dalla partita per poter scendere in campo. Ma Massimo Galli, responsabile del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, non ha escluso la possibilità di un intervento della Asl locale, sulla scia di quanto successo a Napoli alla vigilia della sfida contro la Juventus.
E se da una parte il presidente della Figc Gravina difende il protocollo e invita tutti a un suo più rigoroso rispetto, nei giorni scorsi il presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana Maurizio Casasco, intervistato da Repubblica, aveva suggerito la creazione di un nuovo protocollo con un monitoraggio dei giocatori per 24 ore al giorno. Non una bolla in stile Nba, impraticabile per un arco di tempo così lungo – anche se il ds del Genoa Faggiano, dopo che nessuno dei 17 calciatori positivi si è ancora negativizzato, ha provato a lanciare il sasso –, ma una serie di norme più rigide per evitare che i club vadano in ordine sparso. Basti pensare a cosa è accaduto a Napoli e Juventus sul tema dell’isolamento fiduciario, con gli azzurri che sono entrati nella bolla di Castelvolturno dopo giorni di attesa per predisporre al meglio la struttura e i bianconeri che hanno visto sette calciatori lasciare il J Hotel per rientrare a casa o addirittura andare all’estero. Una confusione che non piace alla politica e non fa bene a nessuno, in un momento in cui i casi in Italia sono in netta risalita. Per cercare di proseguire con il calcio giocato, serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutte le parti in causa.
Cinque nerazzurri e due rossoneri contagiati: per ora non ci sono le condizioni per rinviare la partita, ma il rischio che la situazione peggiori esiste. E non…
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Covid, l’Uefa fermi le Coppe e le partite delle Nazionali. Priorità ai campionati, altrimenti sarà caos
Programmare la stagione 2020-21 come in uno scenario normale si sta rivelando una mossa spericolata
Programmare la stagione 2020-21 come se il Covid fosse stato uno scherzo di pessimo gusto si sta rivelando una decisione perlomeno spericolata. Soprattutto per l’attività internazionale.
Viaggiare, per di più in gruppi di una cinquantina di persone, è di questi tempi molto complicato e il bollettino dei nuovi calciatori positivi ne è la quotidiana conferma. Insomma, anche il calcio è in piena emergenza e la Uefa dovrebbe rendersene conto e agire di conseguenza. Come? Organizzando subito una bella videoconferenza, con il presidente Ceferin nella sede di Nyon, per prendere l’unica decisione dettata in questo momento dal buon senso: sospendere immediatamente le competizioni delle Nazionali e le coppe europee (che partiranno il 20 ottobre con le prime partite della Champions) e lasciare spazio ai campionati nazionali.
Ogni federazione avrebbe così le date necessarie per accorciare la durata dei tornei e per recuperare le partite rinviate causa Covid. A fine febbraio, con i campionati nazionali alle ultime battute, un’altra bella videoconferenza (o se va bene una riunione a Nyon) per fare il punto della situazione e, se il virus sarà sotto controllo, far tornare in campo le Nazionali e far giocare le Coppe, con quale formula si vedrà (la fase finale dello scorso agosto, giocata su partite secche, non è stata per niente male).
Essere duttili, sapersi adeguare potrebbe salvare la situazione e permettere di portare a casa la stagione nonostante tutto. La cosa peggiore sarebbe invece far finta di niente e andare avanti con le date già fissate. Le probabilità di non riuscire a completare i campionati nazionali, a rispettare i calendari delle nazionali e delle Coppe sarebbero, in questo caso, altissime.
CorSera
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Milan, profondo rosso da record. Perdita da 195 milioni, Elliot costretto a versarne altri 140
Effetto Covid sui conti del club rossonero, a cui si aggiungono mancati incassi e diritti tv oltre alla mancata qualiicazione alla Champions
Il Milan batte un altro record negativo. Non solo sul campo di gioco (dove l'anno scorso ha fallito per la sesta volta consecutiva l'approdo alla Champions League), ma anche sul terreno dei risultati finanziari. Nel bilancio annuale chiuso al 30 giugno scorso, appena approvato dal consiglio di amministrazione, il Milan ha dichiarato una perdita pari a 195 milioni. Un risultato negativo da primato, che ha battuto il "rosso" della stagione precedente (pari a 150 milioni), che a sua volta aveva già fatto segnare un record al ribasso.
Non c'è dubbio che il peggioramento dei conti sia dovuto per lo più dagli effetti del Covid-19. Anche se il fondo Elliott cerca di addossare almeno una parte delle responsabilità su chi lo ha preceduto, visto che è proprietario del club da poco più di due anni, dopo essere subentrato al misterioso imprenditore cinese Yonghong Li: "In una stagione pesantemente segnata dagli effetti della pandemia globale - si legge nella nota ufficiale - il club non è stato immune da impatti negativi sulle proprie performance finanziarie, già fortemente penalizzate dalla situazione ereditata".
Partiamo dalla pandemia. Ci sono state dieci gare giocate a luglio e agosto a porte chiuse che hanno fatto mancare incassi e ricavi commerciali. Per non parlare del fatto che il calendario così riscritto ha portato "a posticipare alla stagione 2020/2021 parte della competenza economica dei diritti tv".
Poi ci sono le responsabilità del club. A cominciare da quello che è successo sul campo. Elliott ha impostato, fin dal suo arrivo, una politica che punta alla costruzione di una rosa fatta di giovani di talento e che costruisca un ciclo nel tempo. Una scelta che potrebbe pagare nel medio periodo, ma rischiosa dal punto di vista sportivo nel breve. La mancata qualificazione alla Champions, che garantisce tra i 40 e i 50 milioni, si sentono tutti. E non sono entrati nemmeno quei 15-20 dell'Europa League, avendo l'anno scorso rinunciato il Milan a parteciparvi per chiudere il contenzioso con l'Uefa.
In questo caso, Elliot avrebbe tutte le ragioni a chiamare in causa chi l'ha preceduto. Perché le violazioni al Fair play finanziario partono da lontano e coinvolgono anche l'ultima gestione di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. Oltre all'anno in cui i dirigenti a cui si è affidato Yonghong Li hanno caricato i conti del club con l'acquisto di 11 giocatori (di cui solo due rimasti tra i titolari della squadra) con una spesa degli stipendi che ha in qualche modo condizionato gli investimenti futuri.
Non per nulla, nella nota ufficiale del club si dice che "è stata avviata un'efficace politica di razionalizzazione dei costi, anche attraverso una rilevante riduzione del monte ingaggi dei giocatori e dei salari del top management".
A difesa del Milan, si può dire che tutti i club viaggiano in acque economicamente difficili. La Juventus, che pure è tra le prime dieci per fatturato in Europa, ha denunciato un passivo di 89 milioni e la Roma è riuscita a fare anche peggio, con un dato negativo per 204 milioni.
Elliott, in conseguenza di tutto ciò, ha dovuto mettere mano al portafoglio ancora una volta, per garantire "la stabilità finanziaria che ha comunque consentito importanti investimenti, i cui effetti inizieranno a essere visibili nel prossimo futuro". Il che, tradotto dal comunicato ufficiale, significa che il fondo di investimento americano ha messo a disposizione già a partire da luglio circa 140 milioni, di cui una trentina già arrivati nelle casse del club nei giorni scorsi. In questo modo, l'investimento complessivo di Elliott sale tra i 600 e i 650 milioni.
Per rientrare da questa cifra, quando un domani il fondo vorrà cedere il pacchetto di controllo, occorrerà non solo che il Milan torni a competere per la Champions e che abbia successo la costruzione di una rosa di qualità che aumenti il patrimonio della società, ma che abbia successo il progetto per la costruzione del nuovo stadio. Tre obiettivi che stanno effettivamente prendendo forma. E sono proprio quegli "effetti che inizieranno a essere visibili nel prossimo futuro di cui parla a nota ufficiale.
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Caso Juventus- Napoli, le istituzioni calcistiche compatte sull'ipotesi 3-0 a tavolino. Rinvio Under 21 solo gentleman agreement tra Federazioni
Secondo tuttosport di oggi la decisione di Mastrandrea arriverà la prossima settimana visto che le decisioni che verranno prese faranno giurisprudenza in materia. Se ad inizio della scorsa settimana filtrava la possibilità del rinvio della partita, negli ultimi giorni cresce la possibilità di un 3-0 a tavolino per la Juve, perché a differenza di alcuni movimenti politici le istituzioni calcistiche appaiono compatte su questa ipotesi. In caso di rinvio infatti altri club come l'Inter potrebbero appellarsi al caso del Napoli con il campionato che finirebbe fermo e nel caos e sopratutto con la serie A a rischio fallimento. Nelle ultime ore c'é poi chi ha sostenuto che il rinvio tra Islanda e Italia Under 21 desse forza all'ipotesi rinvio ma il protocollo Uefa, a differenza di quello Italiano, è solamente un gentleman agreement tra Federazioni non validato dagli Stati
Tuttosport
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Il derby si deve ancora giocare. Se in settimana fosse stabilito il rinvio per Juve-Napoli, l'Inter (con 5 positivi) avrebbe (volendo) buon gioco ad appellarsi a quel precedente e chiedere il rinvio, mandando in soffitta il protocollo ed il suo jolly da 10 positivi.
Nessuno sarebbe più al sicuro col rinvio di Juve-Napoli.
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Ovvio che poi lo 0-3 dovrà resistere in appello, al Coni e soprattutto al Tar, vero banco di prova (essendo organo non sportivo).
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