Juventus-Napoli, Andrea Agnelli: "De Laurentiis voleva il rinvio, gli ho risposto che ci atteniamo ai regolamenti"
Il presidente bianconero interviene a conclusione della giornata più surreale, quella del big match mai giocato: "Aurelio mi ha scritto, ci siamo mandati un messaggio. Mi ha chiesto di rimandare la partita e ho risposto che come sempre rispettiamo le regole"
"Awaiting arrival of away team": in attesa dell'arrivo della squadra ospite. La sovrimpressione dei monitor di servizio dell'Allianz Stadium, con la cornice virtuale delle coreografie azzurre e bianconere intorno al campo di gioco, descrive al meglio il clima surreale dell'impianto torinese. In attesa di una squadra, il Napoli, che non arriverà mai. Nella serata della partita mai giocata, la Juventus ha misurato ogni passo, iniziando dal comunicato di ieri fino al protocollo pre-gara: alle 19.38, nel silenzio generale rotto dalle sirene di routine delle forze dell'ordine, è arrivato il bus bianconero, accolto da un paio di tifosi che hanno sfidato la pioggia. Dei mille sostenitori attesi allo stadio su invito, se ne sono presentati un centinaio, seduti sui seggiolini dello stadio deserto o nelle sale ospitalità. Tifosi provenienti da fuori regione, da Lombardia e Veneto, ritrovatisi già a Torino nella serata di ieri mentre la partita sfumava, travolta dal "caos positivi". Il primo e unico sussulto della serata è arrivato alla comunicazione dell'undici scelto da Pirlo. Con Dybala e Ronaldo in avanti supportati da Kulusevski a destra, Ramsey da trequartista e Cuadrado a sinistra. Oltre all'esordio virtuale di Arthur al fianco di Bentancur. Una serata che, per i calciatori bianconeri, si concluderà con il consueto protocollo antidoping per i sorteggiati.
45 minuti di attesa
Prima di considerare la partita non disputata la Juventus ha dovuto attendere 45 minuti dopo l'orario di inizio del match. Tempo che i calciatori di Pirlo, ad esclusione di Frabotta, Bonucci e di Tudor, assistente allenatore, hanno passato nel tunnel sorridendo disorientati. Mentre la musica dello stadio, a volume più basso rispetto al solito, rompeva il silenzio che ha fatto rivivere ai presenti la prima ripresa del calcio di giugno, il centinaio di tifosi bianconeri ha provato a riscaldarsi in ogni modo. La notizia del prestito di Douglas Costa, che libera il posto per Chiesa, è stata l'unica spolverata di calcio in una serata che sarà ricordata non per merito di un pallone finito in rete o per un risultato maturato sul campo.
Agnelli: "Indispensabile fare chiarezza"
Il provvedimento dell'Asl 1 di Napoli ha di fatto bloccato i partenopei pronti a partire per Torino. Una mossa che secondo il presidente bianconero Andrea Agnelli è stata causata da inosservanza del protocollo. "Saremmo assolutamente partiti - ha spiegato ai microfoni di Sky -. Non credo che l'Asl sarebbe intervenuta, se lo fa è perché c'è stata un'inosservanza del protocollo, su come ci si deve comportare in caso di positività. Non interviene se è osservato il protocollo. Credo sia indispensabile fare chiarezza, abbiamo protocolli chiari nelle situazioni che stiamo vivendo ed era prevedibile che sarebbe successo. Nel caso in cui si abbia nel gruppo squadra un caso di positività si applica il protocollo Figc che rimanda alla circolare Ministero della sanità approvata dal Cts. Quindi si sa esattamente cosa fare: andare in isolamento fiduciario. Si va in una struttura concordata con l'Asl indicando dove si isola il gruppo squadra. E questo ci permette di giocare le partite". Uno scontro che proseguirà a lungo e che è nato due giorni fa con un semplice messaggio inviato da De Laurentiis ad Agnelli: "Mi ha scritto, ci siamo mandati un messaggio. Mi ha chiesto di rimandare la partita e ho risposto che la Juventus, come sempre, si attiene ai regolamenti. La richiesta può anche essere legittima ma abbiamo un regolamento come in tutte le industrie e a questo ci si deve attenere. Comanda la circolare ministeriale non l'autorità locale".
Scontro in atto
Da una parte il Governo e il Napoli, dall'altra il sistema calcio. Una semplificazione che non convince Agnelli: "Non è una questione di Governo e sistema calcio, visto che il protocollo è stato studiato con il governo. Sono documenti vivi, andando avanti scopriamo una serie di sfaccettature. Ma conta lo spirito di giocare, la lealtà sportiva. Le casistiche verranno evidenziate e valutate e perfezionate. Un protocollo da rifare? Se continuerà ad essere questo ci atterremo a questo altrimenti a un altro. Non c'è nessuno settore della vita immune al contagio, neanche un comparto industriale. Il protocollo viene scritto proprio per questo. È molto ben fatto ma mi rimetto alle autorità competenti sulla piena valutazione. La salute viene prima di tutti. Se vogliamo portare avanti le manifestazioni sportive bisognerà saper gestire i casi di positività vista anche la frequenza dei controlli".
Il futuro
Agnelli non ha paura che il campionato non finisca ("non ho paura per carattere"), fiducia che poggia sul protocollo stilato: "Credo che il protocollo stilato dalla federazione sia buono, mi lascia sereno sul completamento del campionato. Il 3-0? Le norme sportive dicono che se una squadra non si presenta va incontro a sanzioni disciplinari. Il giudice sportivo si pronuncerà domani. Poi io preferisco vincere sul campo". Nessun caso nuovo, quindi, a differenza di quello che è successo nei precedenti casi: "La partita prevista per oggi non era un caso nuovo, si sono giocate partite con squadre che avevano casi di positività nel gruppo squadra sia per chi era in casa che per chi era in trasferta. Non è un caso nuovo. Il protocollo verrà aggiornato in continuità, è una volontà della comunità medica-scientifica. Sospetti che il Napoli volesse evitare di giocare senza tre calciatori importanti per loro? Sospetti non ne ho mai, come potrei averli?". A rimetterci, secondo Agnelli, è tutto il movimento calcio italiano: "Non diamo una grande immagine di noi, siamo troppi provinciali, non guardiamo quello che succede oltre i nostri confini. Siamo troppo autoreferenziali senza capire i danni che facciamo al nostro calcio. Diciamo che il problema del calcio italiano è lo sviluppo internazionale ma non abbiamo la capacità di passare dalle parole ai fatti. Ecco perché credo che si debba dare a un partner la gestione della Lega mettendoci da parte noi".
Il presidente bianconero interviene a conclusione della giornata più surreale, quella del big match mai giocato: "Aurelio mi ha scritto, ci siamo mandati un messaggio. Mi ha chiesto di rimandare la partita e ho risposto che come sempre rispettiamo le regole"
"Awaiting arrival of away team": in attesa dell'arrivo della squadra ospite. La sovrimpressione dei monitor di servizio dell'Allianz Stadium, con la cornice virtuale delle coreografie azzurre e bianconere intorno al campo di gioco, descrive al meglio il clima surreale dell'impianto torinese. In attesa di una squadra, il Napoli, che non arriverà mai. Nella serata della partita mai giocata, la Juventus ha misurato ogni passo, iniziando dal comunicato di ieri fino al protocollo pre-gara: alle 19.38, nel silenzio generale rotto dalle sirene di routine delle forze dell'ordine, è arrivato il bus bianconero, accolto da un paio di tifosi che hanno sfidato la pioggia. Dei mille sostenitori attesi allo stadio su invito, se ne sono presentati un centinaio, seduti sui seggiolini dello stadio deserto o nelle sale ospitalità. Tifosi provenienti da fuori regione, da Lombardia e Veneto, ritrovatisi già a Torino nella serata di ieri mentre la partita sfumava, travolta dal "caos positivi". Il primo e unico sussulto della serata è arrivato alla comunicazione dell'undici scelto da Pirlo. Con Dybala e Ronaldo in avanti supportati da Kulusevski a destra, Ramsey da trequartista e Cuadrado a sinistra. Oltre all'esordio virtuale di Arthur al fianco di Bentancur. Una serata che, per i calciatori bianconeri, si concluderà con il consueto protocollo antidoping per i sorteggiati.
45 minuti di attesa
Prima di considerare la partita non disputata la Juventus ha dovuto attendere 45 minuti dopo l'orario di inizio del match. Tempo che i calciatori di Pirlo, ad esclusione di Frabotta, Bonucci e di Tudor, assistente allenatore, hanno passato nel tunnel sorridendo disorientati. Mentre la musica dello stadio, a volume più basso rispetto al solito, rompeva il silenzio che ha fatto rivivere ai presenti la prima ripresa del calcio di giugno, il centinaio di tifosi bianconeri ha provato a riscaldarsi in ogni modo. La notizia del prestito di Douglas Costa, che libera il posto per Chiesa, è stata l'unica spolverata di calcio in una serata che sarà ricordata non per merito di un pallone finito in rete o per un risultato maturato sul campo.
Agnelli: "Indispensabile fare chiarezza"
Il provvedimento dell'Asl 1 di Napoli ha di fatto bloccato i partenopei pronti a partire per Torino. Una mossa che secondo il presidente bianconero Andrea Agnelli è stata causata da inosservanza del protocollo. "Saremmo assolutamente partiti - ha spiegato ai microfoni di Sky -. Non credo che l'Asl sarebbe intervenuta, se lo fa è perché c'è stata un'inosservanza del protocollo, su come ci si deve comportare in caso di positività. Non interviene se è osservato il protocollo. Credo sia indispensabile fare chiarezza, abbiamo protocolli chiari nelle situazioni che stiamo vivendo ed era prevedibile che sarebbe successo. Nel caso in cui si abbia nel gruppo squadra un caso di positività si applica il protocollo Figc che rimanda alla circolare Ministero della sanità approvata dal Cts. Quindi si sa esattamente cosa fare: andare in isolamento fiduciario. Si va in una struttura concordata con l'Asl indicando dove si isola il gruppo squadra. E questo ci permette di giocare le partite". Uno scontro che proseguirà a lungo e che è nato due giorni fa con un semplice messaggio inviato da De Laurentiis ad Agnelli: "Mi ha scritto, ci siamo mandati un messaggio. Mi ha chiesto di rimandare la partita e ho risposto che la Juventus, come sempre, si attiene ai regolamenti. La richiesta può anche essere legittima ma abbiamo un regolamento come in tutte le industrie e a questo ci si deve attenere. Comanda la circolare ministeriale non l'autorità locale".
Scontro in atto
Da una parte il Governo e il Napoli, dall'altra il sistema calcio. Una semplificazione che non convince Agnelli: "Non è una questione di Governo e sistema calcio, visto che il protocollo è stato studiato con il governo. Sono documenti vivi, andando avanti scopriamo una serie di sfaccettature. Ma conta lo spirito di giocare, la lealtà sportiva. Le casistiche verranno evidenziate e valutate e perfezionate. Un protocollo da rifare? Se continuerà ad essere questo ci atterremo a questo altrimenti a un altro. Non c'è nessuno settore della vita immune al contagio, neanche un comparto industriale. Il protocollo viene scritto proprio per questo. È molto ben fatto ma mi rimetto alle autorità competenti sulla piena valutazione. La salute viene prima di tutti. Se vogliamo portare avanti le manifestazioni sportive bisognerà saper gestire i casi di positività vista anche la frequenza dei controlli".
Il futuro
Agnelli non ha paura che il campionato non finisca ("non ho paura per carattere"), fiducia che poggia sul protocollo stilato: "Credo che il protocollo stilato dalla federazione sia buono, mi lascia sereno sul completamento del campionato. Il 3-0? Le norme sportive dicono che se una squadra non si presenta va incontro a sanzioni disciplinari. Il giudice sportivo si pronuncerà domani. Poi io preferisco vincere sul campo". Nessun caso nuovo, quindi, a differenza di quello che è successo nei precedenti casi: "La partita prevista per oggi non era un caso nuovo, si sono giocate partite con squadre che avevano casi di positività nel gruppo squadra sia per chi era in casa che per chi era in trasferta. Non è un caso nuovo. Il protocollo verrà aggiornato in continuità, è una volontà della comunità medica-scientifica. Sospetti che il Napoli volesse evitare di giocare senza tre calciatori importanti per loro? Sospetti non ne ho mai, come potrei averli?". A rimetterci, secondo Agnelli, è tutto il movimento calcio italiano: "Non diamo una grande immagine di noi, siamo troppi provinciali, non guardiamo quello che succede oltre i nostri confini. Siamo troppo autoreferenziali senza capire i danni che facciamo al nostro calcio. Diciamo che il problema del calcio italiano è lo sviluppo internazionale ma non abbiamo la capacità di passare dalle parole ai fatti. Ecco perché credo che si debba dare a un partner la gestione della Lega mettendoci da parte noi".
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