Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • CRI PV
    Mufasa
    • Nov 2007
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    • esperto a 360°
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    Originariamente Scritto da sebix Visualizza Messaggio
    chi l’ha detto?

    sono numeri però
    Sono numeri che se non hanno conseguenze, interessano il giusto
    In altri termini, un *****

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    • sebix
      Bodyweb Senior
      • Feb 2011
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      Non so come si fa a dire che un -60 con quelle plusvalenze (la società in europa con il tasso d’incidenza maggiore delle stesse sul bilancio) e che ha spostato 90 mln di stipendi su altro bilancio non abbia importanza

      va bene però.

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      • germanomosconi
        Bodyweb Senior
        • Jan 2007
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        • pordenone
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        Originariamente Scritto da sebix Visualizza Messaggio
        Hanno chiesto lo sconto come hanno fatto TUTTI dato che non si è giocato.

        in Italia non ha pagato Sky. Hai detto che non pagano, giusto? (Ed in ogni caso avevano cercato lo sconto, rifiutato dalla lega)

        Tra le altre cose Uk e Cina sono in cattivi rapporti politici. In Uk è stata bannata huawei dal mercato

        ma ogni motivo è buono per metterla in caciara
        Sky ha pagato ma che ***** dici ahahahahah
        Originariamente Scritto da Marco pl
        i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
        Originariamente Scritto da master wallace
        IO? Mai masturbato.
        Originariamente Scritto da master wallace
        Io sono drogato..

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        • sebix
          Bodyweb Senior
          • Feb 2011
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          Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
          Sky ha pagato ma che ***** dici ahahahahah
          basterebbe saper leggere, anche i post successivi

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          • robybaggio10
            Bodyweb Senior
            • Dec 2011
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            • Franciacorta
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            Originariamente Scritto da sebix Visualizza Messaggio
            Comunque per chiudere quanto detto prima, tanto non avrò risposta

            è stata pptv a chiudere l’accordo, non la premier

            https://theathletic.com/2037042/2020....co/KEvHlByEjn
            Ma guarda...da questo punto di vista i cinesi sono catsuti. Un giocatore dell'NBA da il suo supporto verbale ad Hong Kong e quelli quasi rompono tutti gli accordi con l'nba. Se, per dire, la Lega di serie A dichiarasse che bisogna supportare il Dalai Lama, Suning venderebbe l'Inter domani mattina
            I SUOI goals:
            -Serie A: 189
            -Serie B: 6
            -Super League: 5
            -Coppa Italia: 13
            -Chinese FA Cup: 1
            -Coppa UEFA: 5
            -Champions League: 13
            -Nazionale Under 21: 19
            -Nazionale: 19
            TOTALE: 270

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            • cesko92
              Real Motherfuckin G
              • Dec 2009
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              • 760
              • 363
              • In da hood (East Coast)
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              Mercato Roma un po’ a rilento... tante situazioni in sospeso
              Ci sarà da attendere
              Originariamente Scritto da Sean
              faccini, kazzi, fike, kuli
              cesko92 [at] live.it

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              • marcu9
                Bodyweb Advanced
                • May 2009
                • 42110
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                • Sicilia
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                Juve, pesante rosso nel bilancio 2019-20: verso una perdita da -69 milioni

                Originariamente Scritto da Sean
                Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                • Sean
                  Csar
                  • Sep 2007
                  • 120186
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                  • In piedi tra le rovine
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                  69 milioni, considerando tutto, è più che accettabile. C'è chi, nello stesso arco di tempo, ha fatto peggio o anche molto peggio.
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                  • Sean
                    Csar
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                    • In piedi tra le rovine
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                    Originariamente Scritto da sebix Visualizza Messaggio
                    Comunque per chiudere quanto detto prima, tanto non avrò risposta

                    è stata pptv a chiudere l’accordo, non la premier

                    https://theathletic.com/2037042/2020....co/KEvHlByEjn
                    Io posso parlare per me e ti ho sempre risposto

                    Direi che in casi come questo è saggio attendere chiarimenti da più fonti, tanto non parliamo di segreti militari e quindi conoscere quale delle parti ha interrotto il rapporto sarà semplice.

                    Eviterei però di considerare la verità in tasca: nessuno ha sufficienti elementi.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • Sean
                      Csar
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                      Calcio e Finanza riportava che la Premier non avrebbe commentato ulteriormente la notizia di chiusura dei rapporti con la società dei diritti televisivi cinesi "in questa fase"...quindi c'è da presupporre che chiarimenti arriveranno anche se più in là.

                      A me pare strano che chi deve prendere 160 milioni di sterline decida di cessare anticipatamente il rapporto perdendo quei soldi.

                      Mi pare più naturale che sia chi deve pagare a dire ciao e tenersi il malloppo...però aspettiamo lumi, perchè comunque non tarderanno. In Ighilterra il giornalismo non è quello cinese.
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • Sean
                        Csar
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                        Mercato, Inter: quasi fatta per Vidal. Il Napoli ha in mano Papastathopoulos

                        Il cileno rinuncia alla buonuscita dal Barcellona, il suo ritorno in Italia si avvicina. Gli azzurri hanno l'accordo con il greco dell'Arsenal. L'Atalanta preleva Romero dalla Juventus, la Roma sta per riprendersi Smalling

                        L'Inter si avvicina a grandi passi ad Arturo Vidal. Gli indizi che arrivano da Barcellona sono sempre più positivi per i nerazzurri. La trattativa del cileno per la risoluzione contrattuale col club catalano, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza di giugno 2021, procede spedita grazie alla volontà del giocatore che ha deciso di rinunciare agli 8 milioni che gli spettavano di buonuscita. E così il Barcellona, che chiedeva 7-8 milioni per cederlo, potrà ora anche pensare di darlo via gratis, risparmiando sull'ingaggio. Vidal, che ha già un pre-accordo con l'Inter, dovrebbe firmare un biennale da 6 milioni a stagione.

                        Atalanta, arriva Romero dalla Juventus


                        L'affare di giornata lo ha chiuso l'Atalanta che, dopo aver ufficializzato la cessione di Castagne al Leicester per 25 milioni, ha trovato con la Juve l'accordo per far venire a Bergamo Romero, che la scorsa stagione ha giocato con il Genoa. Il difensore arriva in prestito biennale con diritto di riscatto. È previsto un obbligo legato al numero di presenze e agli obiettivi europei dell'Atalanta. Per far andare in porto l'operazione, che ha un costo complessivo tra i 23 e i 25 milioni, l'argentino ha prima prolungato il contratto con la Juventus di un altro anno, fino cioè al 2025. Gli orobici sono in chiusura anche per l'esterno classe 2002 Anwar Mediero, che proviene dalla 'cantera' del Barcellona.


                        Napoli, c'è l'accordo con Papastathopoulos

                        Il Napoli, come sottolineato da De Laurentiis, pensa alle cessioni eccellenti di Koulibaly e Milik e anche a quelle di Maksimovic e Luperto ma nel frattempo si prepara a non rimanere scoperto, soprattutto in difesa. Vista la difficoltà di centrare l'obiettivo numero uno, il difensore del Feyenoord Marcos Senesi, si è cautelato raggiungendo l'intesa con Sokratis Papastathopoulos, che vuole lasciare l'Arsenal. Il 32enne difensore greco avrebbe accettato la proposta di poco più di 2 milioni a stagione. Resta ora da trovare l'accordo con l'Arsenal. Il Napoli non ha intenzione di pagare il cartellino del giocatore visto che andrà in scadenza il 30 giugno 2021. Si tratta.

                        Roma, quasi fatta per il ritorno di Smalling

                        Dalla Bosnia ha parlato Dzeko che sulla sua situazione è stato piuttosto evasivo: "Ogni anno si dice che io andrò via dalla Roma...". La verità è che la Juve lo sta tenendo in stand-by visto che è concentrata sull'affare Luis Suarez che, evidentemente, è la sua prima scelta. In stand-by, di conseguenza, resta anche la Roma che ha un pre-accordo con Milik ma non con il Napoli che non accetta uno scambio alla pari con Under. Il fatto che oggi Riccardi, che era stato inserito nella trattativa, sia stato mandato in prestito al Pescara fa ipotizzare che sia sempre più probabile che alla fine la Roma non cambierà il proprio centravanti. Nel frattempo la società giallorossa sta definendo con il Manchester United il ritorno di Smalling (a titolo definitivo per meno di 12 milioni) e la cessione di Juan Jesus al Genoa. C'è l'accordo tra i due club ma il giocatore ha preso tempo prima di accettare la destinazione.


                        Mandragora resta a Udine, il Verona ha preso Tameze

                        Un ex giallorosso potrebbe tornare in Italia, si tratta di Manuel Iturbe, finito in Messico, nei Pumas. Lo vuole lo Spezia per il suo primo campionato di A. Un altro giocatore nel mirino del neo ds Meluso è Diego Farias. L'Udinese ha trovato l'accordo con la Juve per tenere un altro anno in squadra Mandragora. Il Verona ha preso il centrocampista naturalizzato camerunese Adrien Tameze dal Nizza e ha fatto un sondaggio con Borja Valero, svincolatosi dall'Inter. Bologna e Torino hanno chiesto Ferrari al Sassuolo che ha ceduto Babacar ai turchi dell'Alannyaspor (prestito biennale con obbligo di riscatto). I felsinei, nel frattempo, hanno quasi chiuso per Aaron Hickey, promettente terzino del 2002 degli Hearts. La Sampdoria ha rinnovato il contratto a Bonazzoli fino al 2025.

                        Il Milan pensa a Consigli

                        Il Milan, abbracciato Brahim Diaz, pensa a trovare il secondo portiere dopo aver dato alla Lazio Pepe Reina. Visto l'alto costo della prima idea, Asmir Begovic (il bosniaco dovrebbe decurtarsi parte dello stipendio da quasi 2 milioni che gli viene corrisposto dal Bournemouth), prende quota la candidatura di Andrea Consigli del Sassuolo.

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                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Barcellona, 'o clausola o nada': Bartomeu mette Messi all'angolo. Il padre: "Studiamo per poter restare"

                          Scacco al re del presidente blaugrana, che fa muro, non tratta con il padre del fuoriclasse che intanto ammorbidisce i toni. Ora i legali del 'dieci' dovranno inventare qualcosa per evitare uno stallo della situazione poco propizio al loro assistito

                          Cronaca di un disaccordo annunciato, forse... La prima riunione tra il Barcellona e il clan Messi si è chiusa con un nulla di fatto che, sebbene fosse stato messo in preventivo da entrambe le parti, lascia maggiormente con l'amaro in bocca il fuoriclasse argentino. E già, perché la strategia del presidente Josep Maria Bartomeu è quella di rimanere inflessibile sulla propria posizione: o clausola o nada. Un vero e proprio scacco al re, dal quale il miglior calciatore al mondo potrà venir fuori esclusivamente con una genialità che però, suo malgrado, questa volta, non dipende da lui. E così, sebbene sinora non abbiano di certo dimostrato di avergli saputo dare buoni consigli, la palla passa ai suoi legali obbligati, dalla mossa di Bartomeu, a prendere l'iniziativa e a farlo in maniera decisa. E già, perché l'obiettivo non può più essere quello di cercare la complicità di una società che ha fatto chiaramente capire che non ne vuole sapere di negoziare. Un club che, negli ultimi venti anni, Leo ha considerato la sua seconda casa e, per certi versi, forse anche la prima.


                          Se il Barcellona è stato chiaro, altrettanto schietto, almeno in un primo momento, è stato papà Jorge che ha fatto sapere "in modo cordiale", assicurano i presenti, a Bartomeu che Lionel considera conclusa la propria esperienza in blaugrana. Un concetto che aveva voluto sottolineare anche mercoledì mattina, al suo arrivo all'aeroporto del Prat dove, rincorso da un'irriducibile schiera di giornalisti, non aveva potuto fare a meno di assicurare che molto difficilmente suo figlio sarebbe rimasto a Barcellona aggiungendo. allo stesso tempo. di "non aver parlato con nessuno". Nemmeno non Pep Guardiola? "No". In questo pirandelliano gioco delle parti, la verità non è mai assoluta e, spesso e volentieri, non è nemmeno vera. E non tanto perché la BBC ha rivelato che il City e il crack rosarino sarebbero già arrivati a un accordo sulla base di 750 milioni di euro da spalmare su cinque stagioni (tre a Manchester e due a New York), ma soprattutto perché è improbabile che Messi si stia affrettando a chiudere la tappa più importante della propria vita - e anche lui sa bene che non ce ne potrà mai essere una uguale - senza conoscere lo stadio dove andrà a svernare nel caso in cui i suoi prodi avvocati dovessero riuscire a spuntarla. Anche per questo, a 24 ore di distanza dall'incontro, il padre del giocatore ammorbidisce i toni: intercettato dai microfoni di 'Deportes Cuatro', Jorge Messi ha risposto così a una domanda: "Se stiamo studiando una possibilità per restare? Sì".

                          La debacle in tribunale del resto è un'ipotesi che il Barcellona, forte del sostegno della Liga, non prende nemmeno in considerazione. Bartomeu ne è certo e questo lo induce a ritenere che negoziare con Messi sia inutile, in quanto un possibile punto d'incontro tra le parti coinciderebbe - spicciolo più, spicciolo meno - con quello che potrebbe sancire un eventuale giudice chiamato in causa con la differenza, tutt'altro che irrilevante dal punto di vista dell'immagine, che se battaglia legale sarà, l'avrà voluta Messi e non lui che, in maniera inaspettata, diventerebbe il paladino degli interessi del barcelonismo. I dati sono, del resto, noti a tutti e non c'è bisogno di ricorrere alla tavola pitagorica per capire che - nel caso in cui la Pulga si dovesse rivolgere alla Fifa chiedendo il transfer e, quindi, la rescissione unilaterale del proprio contratto (un'opzione che acquisisce sempre più peso) - il suo valore di mercato potrebbe essere fissato intorno ai 120-150 milioni. È disposto (sempre ammesso che possa permetterselo) il Manchester City a pagare una somma del genere per un calciatore che l'anno prossimo potrebbe arrivare gratis? E, soprattutto, è disposto a farlo considerati i suoi recenti problemi con il Fair play finanziario della Uefa? È anche per questa ragione che la BBC si limita a parlare dell'accordo City-Messi che, però, diventerebbe carta straccia qualora l'interpretazione data dai legali dell'argentino alla sua clausola di rescissione si dovesse rivelare fallace. Sotto questo aspetto, è utile ricordare che la scorsa estate, il Real Madrid pagò 100 milioni di euro per portare al Santiago Bernabéu Eden Hazard al quale rimaneva, come succede oggi alla Pulga, un solo anno di contratto (con il Chelsea). Un'operazione che potrebbe essere ritenuta un punto di partenza attendibile per stabilire il prezzo del cartellino del 'diez', tenendo chiaramente in conto anche la crisi provocata dall'emergenza coronavirus.

                          Una congiuntura che il Barça conosce bene. Ai 200 milioni persi quest'anno, il club blaugrana dovrà sommarne, infatti, altri 300 relativi alla campagna 2020-2021, durante la quale, nelle previsioni iniziali, il Barça avrebbe dovuto fatturare 1,1 miliardi di euro che, invece, si sono visti ridotti ad "appena" 800 milioni. Un'ulteriore prova che il braccio di ferro di Bartomeu abbia anche e soprattutto una matrice economica lo dimostra la campagna pubblicitaria, avviata ieri (sic), con la quale la società blaugrana ha fatto sapere ai propri tifosi che la nuova camiseta è già arrivata negli store ufficiali. Ebbene, a dominare il manifesto c'è proprio Leo, il capitano fuggente, scortato da Piqué, Dembélé, Griezmann, de Jong e Ter Stegen. Non si tratta di una ripicca, bensì della necessità di contare, almeno per un anno ancora, sulla marca Messi: le vendite della sua maglietta rappresentano, infatti, i due terzi del totale. Un durissimo colpo, un altro, che il Barça non può proprio permettersi e che, come noto, non se lo può permettere nemmeno la Liga: "L'impatto dell'addio di Cristiano Ronaldo è stato quasi nullo, ma se dovesse andare via Messi lo noteremmo", assicurava l'anno scorso il presidente Javier Tebas. L'ultimo a salire, sempre ieri, sull'Open Arms che sta provando disperatamente a salvare il campionato spagnolo è stato il capitano del Real Madrid e della Roja, Sergio Ramos: "Messi si è guadagnato il diritto di decidere il proprio futuro". Detto questo "per il calcio spagnolo, per il Barça e anche per chi come noi preferisce vincere contro i migliori sarebbe bello se restasse. La Liga è più competitiva se c'è lui e i Clásicos più belli". L'unica buona notizia, in questo senso, arriva da Frenkie de Jong: "Messi è ancora nel gruppo di whatsapp della squadra". Non proprio una prova indiziaria sul suo futuro, ma senza dubbio sufficiente ad alimentare l'irrazionale ragionevole dubbio al quale si afferrano i tifosi blaugrana.

                          Scacco al re del presidente blaugrana, che fa muro, non tratta con il padre del fuoriclasse che intanto ammorbidisce i toni. Ora i legali del 'dieci' d…
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Messi, Brahim Diaz, Suarez, Kolarov: la retromarcia di Leo, la novità Milan, l’intrigo Juve, la mossa Inter

                            Il fuoriclasse argentino potrebbe rimanere al Barcellona almeno per l’ultimo anno di contratto. Il ripensamento nelle parole di papà Jorge

                            La retromarcia è totale, la svolta è clamorosa: dopo avere inviato fax e avvertimenti minacciosi per lasciare il Barcellona gratis, Messi potrebbe rimanere dov’è almeno per un anno, quando scadrà il suo contratto. Il ripensamento è racchiuso nelle parole di papà Jorge. Mercoledì, appena arrivato dall’Argentina, ha dichiarato: «È difficile che Leo rimanga». A 24 ore di distanza, dopo l’incontro con Bartomeu, tutto è ribaltato: «Sì, può darsi che resti un anno». Niente battaglie legali, forse. Quello che succederà nei prossimi mesi, poi, è tutto da decidere. Il City resta un’ipotesi concreta ma a marzo in Catalogna ci saranno le elezioni presidenziali. Bartomeu non sarà eletto, il suo successore proverà in tutti i modi a convincere Leo a rinnovare il contratto oltre il 2021.

                            Messi ieri ha giocato a paddle con l’amico Suarez, che sta trattando l’addio dal Barcellona. Ha un accordo di base con la Juve (10 milioni netti per 3 anni), ma ora c’è un problema in più legato al passaporto. Potrebbe averlo sia spagnolo che italiano (per la moglie) ma non lo ha mai chiesto. I bianconeri hanno già tesserato due extracomunitari — il brasiliano Arthur e lo statunitense McKennie — e ora Suarez deve stringere i tempi per il passaporto. Sempre che la conferma di Messi a Barcellona non cambi le carte in tavola. Se ne andrà sicuramente, invece, Vidal: lo attende l’Inter.


                            Il mercato nerazzurro non si ferma al cileno. Dopo gli impegni con la Nazionale, Kolarov sarà lunedì a Milano per sottoporsi alle visite mediche. Firmerà il contratto di un anno con opzione per il secondo. Poi Marotta e Ausilio saranno impegnati a sfoltire la rosa: Brozovic, Vecino, Skriniar i primi della lista. E Ranocchia può andare al Genoa.

                            Il Milan accoglie Brahim Diaz, ieri sottopostosi ai test e pronto a vestire la maglia numero 21. Il prossimo innesto sarà il ritorno di Bakayoko che ha già trovato con Maldini e Massara l’accordo per l’ingaggio a 3 milioni. Resta da limare con il Chelsea la cifra per il riscatto (attorno ai 30). Non solo: con la richiesta di stipendio di 2 milioni da parte di Begovic, i dirigenti rossoneri sono a caccia di un secondo portiere. Si studiano i profili di Consigli del Sassuolo e di Sportiello dell’Atalanta. L’Atalanta prende Romero dalla Juve (dove non ha mai giocato).

                            La Roma sta per chiudere con il Manchester United per Smalling in prestito oneroso da 3 milioni e obbligo di riscatto a 12. Dzeko dal ritiro della Nazionale parla del possibile approdo a Torino: «Le voci sull’addio a Roma? Si dice ogni anno... La possibilità di giocare con CR7 a 34 anni? Posso dire che ho 34 anni, mi sento bene e sono orgoglioso di questo».



                            CorSera
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                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Il Napoli e l’esibizionismo sfrenato di De Laurentiis, tra battute e lezioni per tutti. Dal cinema al calcio per fare una grande squadra, cui è sempre mancato però il guizzo scudetto. Un protagonismo esasperato, spesso sguaiato, che non risparmia nessuno, tipico però degli uomini del cinema (Cecchi Gori, Ferrero…) calati nello sport più popolare e passionale. Non troppo amato e anzi contestato a Napoli, ha costruito però un club economicamente forte che può stare ad alto livello e che oggi, se fosse venduto, varrebbe sicuramente più dei 590 milioni del business della Roma americana

                              Mi chiedo, se non ci fosse stato il calcio, se Aurelio De Laurentiis oggi sarebbe la stessa persona. Discendente di una grande, storica famiglia del cinema italiano – ma non l’unico né il primo essendo stato preceduto a sua volta da Cecchi Gori alla Fiorentina negli anni 90 e seguito da Massimo Ferrero alla SampDe Laurentiis non aveva bisogno del Napoli per essere un protagonista. Ne avremmo sentito parlare o lo avremmo visto abbracciato a Carlo Verdone o Christian De Sica, ma non sarebbe prepotentemente entrato nella quotidianità così come fa da presidente del calcio.


                              Figuriamoci poi se il presidente del calcio decide di farlo a Napoli, dove il pallone fa parte della cartolina, dell’iconografia e dell’anima della città. Non esiste forse ruolo popolarmente più esposto di quello del presidente del calcio a Napoli. Accanto ad Achille Lauro (in vari ruoli ed epoche dal ’36 al ’68) e Corrado Ferlaino (anche lui in varie epoche e vari ruoli dal ’69 al ’93) oggi De Laurentiis può far parte a buon diritto della storica, più riconosciuta e consacrata trinità presidenziale del Napoli. SSC Napoli infatti che ormai possiede e guida dal 2004, quando rilevò la società dal fallimento. Riportando in un lasso di tempo abbastanza breve la squadra che fu di Maradona nei piani nobili della Serie A.
                              De Laurentiis ha imparato presto il mestiere di presidente di calcio, esercitandolo con una certa scaltrezza e capacità: il Napoli oggi è un club con il bilancio ottimo, in 16 anni ha ottenuto due promozioni consecutive dalla C alla A, tre Coppe Italia, 4 volte secondo in Serie A, 7 volte in Champions League . Fino alla passata stagione il Napoli aveva i migliori risultati di bilancio in Serie A, un utile netto di quasi una trentina di milioni. E un fatturato di circa 300. Se De Laurentiis oggi decidesse di vendere il Napoli potrebbe chiedere una cifra ben più alta dei 590 milioni con cui è stata venduta la Roma dagli americani ad altri americani.


                              Il Napoli di De Laurentiis ha una discreta continuità di risultati, ha avuto in questi anni campioni favolosi da Cavani a Higuain, da Lavezzi ad Hamsik, da Koulibaly a Mertens, ma gli è mancato spesso per poco il guizzo scudetto. Da produttore col fiuto De Laurentiis sa accalappiare begli allenatori, non sempre grandissimi, ma indubbiamente personaggi: da Reja, il protagonista della risalita del Napoli dal fondo, all’aspro Mazzarri, dall’evanescente Benitez al filosofo Sarri, dal mite Ancelotti a ringhio Gattuso. Con loro tende a far coppia, come nel cinema appunto. L’allenatore deve essere la sua spalla, ha la sua autonomia e il suo spazio, ma non deve fargli ombra. Il Napoli è e deve essere De Laurentiis. Proprio nella sua ultima esternazione De Laurentiis afferma di vantare “83 milioni di tifosi solo nel mondo occidentale”. Lui ha detto suoi personali…


                              Il presidente cinematografaro tradizionalmente nel calcio ci mette sempre un tocco personale. Vittorio Cecchi Gori saliva sulla balaustra del Franchi, viperetta Ferrero è praticamente un cabaret acchiappa telecamere negli spogliatoi. Alla capacità dirigenziale – che non sempre i tifosi gli hanno riconosciuto e che a una crescita lenta e graduale preferirebbero una squadra che lotti per lo scudetto con campioni comprati a caro prezzo sul mercato – anche Aurelio De Laurentiis ha unito un protagonismo assoluto, spesso sguaiato. Mettiamoci pure egocentrismo e presunzione: difficile che qualcuno passi indenne i suoi giudizi, chiunque sia e qualunque mestiere faccia o incarico ricopra. Agli occhi di De Laurentiis sono quasi tutti incapaci. Nell’ultima tornata di interviste ne hanno fatto le spese praticamente tutti, dal presidente dell’Uefa alla radio che da vicino si occupa del Napoli (Radio Kiss Kiss). “Salutame a soreta” è solo un breve frame della sua esibizione non certo politically correct, e anzi abbastanza oltre. Ma comunque perfettamente nel solco della tradizione.


                              E del resto non credo che a De Laurentiis oggi il grande circus del pallone chieda la fermezza e l’aplomb dello statista. Il prossimo anno ricorreranno i dieci anni della salita sullo scooter di un tifoso davanti alla Lega di Serie A a Milano, in occasione del sorteggio del calendario, gridando “Siete tutti delle m…!” Il punto più alto.

                              Mi chiedo, se non ci fosse stato il calcio, se Aurelio De Laurentiis oggi sarebbe la stessa persona. Discendente di una grande, storica famiglia del cinema italiano – ma non l'unico né il primo essendo stato preceduto a sua volta da Cecchi Gori alla Fiorentina negli anni 90 e seguito da Massimo Ferrero alla Samp – De Laurentiis non aveva bisogno del Napoli per essere un protagonista. Ne avremmo sentito parlare o lo avremmo visto abbracciato a Carlo Verdone o Christian De Sica, ma non sarebbe prepotentemente entrato nella quotidianità così come fa da presidente del calcio. Figuriamoci poi se il presidente del calcio decide di farlo a Napoli, dove il pallone fa parte della cartolina, dell'iconografia e dell'anima della città. Non esiste forse ruolo popolarmente più esposto di quello del presidente del calcio a Napoli. Accanto ad Achille Lauro (in vari ruoli ed epoche dal '36 al '68) e Corrado Ferlaino (anche lui in varie epoche e vari ruoli dal '69 al '93) oggi De Laurentiis può far
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                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Lite sui pagamenti tra Suning e la Premier League, niente calcio inglese in Cina

                                PPTV, costola della holding che è proprietaria anche dell'Inter, non ha versato una rata da 180 milioni di euro scaduta lo scorso marzo

                                L'avventura di Suning come broadcaster della Premier League sul territorio cinese potrebbe interrompersi dopo un anno appena. Ad annunciarlo, tramite Twitter, è la società che gestisce il campionato inglese. "La Premier League conferma di aver concluso oggi i suoi accordi per la trasmissione del torneo in Cina con il licenziatario locale. La Premier League in questa fase non fornirà ulteriori commenti sulla vicenda". Tecnicamente, la società titolare dei diritti è PPTV, costola di Suning Holdings Group, proprietaria fra l'altro dell'Inter. "La pandemia ha prodotto sfide che si ripercuotono sulla nostra trattativa. Le parti non riescono a raggiungere un accordo sul prezzo. Abbiamo pagato anticipatamente i diritti come da contratto" la replica di PPTV.

                                La decisione della Premier League arriva dopo che Suning non ha versato una rata da quasi 180 milioni di euro scaduta lo scorso marzo per i diritti televisivi del campionato inglese. Il congelamento dell'importo era stato deciso dalla società cinese allo stop delle partite, causa lockdown. Alla ripresa delle partite, a PPTV è stata comunque concessa la possibilità di trasmettere, ma i soldi non sono arrivati. Da qui la decisione della Premier League di interrompere ogni rapporto.

                                Il gruppo della famiglia Zhang - il cui business principale è la vendita di elettrodomestici - lo scorso anno si era aggiudicato i diritti di trasmissione per tre stagioni all'equivalente di 550 milioni di euro. Un esborso notevolissimo, se si pensa che il precedente broadcaster per un triennio aveva pagato complessivamente 46 milioni. La rescissione dell'accordo fra Premier League e Suning rischia di portare un danno economico rilevante per i club della massima serie inglese. Quello cinese è infatti il secondo mercato televisivo dopo quello domestico

                                PPTV, costola della holding che è proprietaria anche dell'Inter, non ha versato una rata da 180 milioni di euro scaduta lo scorso marzo
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