Originariamente Scritto da fede79
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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Last edited by ottantino; 27-07-2020, 22:30:14.Winners are simply willing to do what losers won't.
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioNon per 2 volte (quarti e semifinale) di fila. Vedo messe meglio in EL Inter e Roma, per i motivi che dici. Ci arrivano anche meglio, a livello di freschezza.
in queste occasioni dà il 200%
Sarà una tigre
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Originariamente Scritto da Ferdix Visualizza Messaggiostai sottovalutando Ronaldo
in queste occasioni dà il 200%
Sarà una tigre(ride)
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Originariamente Scritto da ottantino Visualizza MessaggioForse non hai capito neanche quelle ma non fa niente, sarebbe da spiegartele ma preferisco che ci arrivi da solo, forse.... dato che anche tu sei uno dei più finti sportivi che scrive qui. Non hai neanche capito a chi si rivolge marelli, ma te da vero romanista capisci e fai tuo solo ciò che ti interessa. Ma pazienza e sti gran cazzi.
Hai sproloquiato a destra e manca, definendo sempre con disprezzo i romanisti, affermando di essere quelli che cambiano maglia a seconda di come conviene, detto da quelli dell’Oh noooo o Game Over.
Io mi farei un esame di coscienza.
Sti gran cazzi è l’espressione più attinente col tuo personaggio.
Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalksigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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Io resto dell'idea che senza il lockdown lo scudetto lo vinceva la lazio..Originariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza MessaggioIo resto dell'idea che senza il lockdown lo scudetto lo vinceva la lazio..(ride)
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In serie b la salernitana pareggia a Pordenone ed è 9° in classifica a 52 punti. Pisa e Frosinone settima ed ottava a 53 punti ed all'ultima si affronteranno, quindi salernitana per forza ai Playoff in caso di vittoria con lo Spezia in casa. Sarei proprio curioso di vedere cosa succede se la salernitana dovesse arrivare in serie a.Winners are simply willing to do what losers won't.
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Scudetto Juventus: da Matri a Cristiano Ronaldo, le 9 vite dei campioni
Non è solo un’altra squadra, è un altro pianeta: in questo lungo periodo senza rivali in Italia sono quadruplicati anche i ricavi. L’unico sempre rimasto è Chiellini
Da Matri a Cristiano Ronaldo, nove anni dopo, non è solo un’altra squadra, ma un altro pianeta. E, va da sé, ben diverso portafoglio, più che quadruplicato (per ricavi). Eppure, dentro queste vite della Juve campione, che sono poi nove scudetti (filati), ci stanno l’uno e l’altro: il bomber del campionato che diede il via all’epopea — stagione 2011-12, 10 reti — e quello dell’ultimo blockbuster, che ha già sfondato il muro dei trenta gol. A volte i numeri sono davvero l’alfabeto con cui sono scritti i campionati, e non solo l’universo. È un depliant di facce che sono diventati poster: tre volte Conte, cinque Allegri, l’ultima Sarri. E un unico superstite sul prato, capace di fare filotto, pur ammaccato dalle battaglie e dal tempo, Giorgio Chiellini. Anche se come lui, in giacca e cravatta, ce ne sono altri, da Andrea Agnelli a Fabio Paratici: ovvero, quella continuità gestionale che, alla fine, s’è dimostrata rilevante e dominante.
In principio fu Matri (con Vucinic), e un club costretto a risalire da due settimi posti. Come da incipit di Conte, al primo ritiro estivo: «Volete continuare a fare così schifo?». Nel frattempo, era già all’opera la ditta Parametri zero (Pirlo) e affini (Vidal, 12,5 milioni). Ne uscì una squadra solidale e verticale (e imbattuta). Partita dal dogma del 4-2-4 e approdata alla religione del 3-5-2, poi brevettato. Passavano gli scudetti e lievitavano i centravanti: da Matri a Llorente, dallo spagnolo a Tevez, da Carlitos a Higuain. E ancora su, in cima al mondo, con CR7. Tra spese — gli acquisti più costosi in Italia — e cessioni record (Pogba), arrivando a un miliardo di plusvalenze. Più che una storia, era ormai una saga, avviata con «l’orgoglio gobbo» del presidente.
La Juve vinceva, esplorando qualsiasi sentiero che portasse al successo: da sfidante e da favorita, in rimonta o in volata. Non senza guai: dall’allenatore in tribuna (per squalifica) al successore accolto da calci e sputi dei tifosi. La cronaca si faceva leggenda: «Solo che adesso non ce ne stiamo rendendo conto», ripete Chellini. Una squadra, e un gruppo, che ad anni alterni, ha saputo fare a meno di capitani (Buffon) e di leader (Bonucci). Che ha ritrovato vita quando tutti la davano morta, come dopo quel k.o. a Sassuolo, nell’autunno 2015, a meno 12 dalla vetta. Rimonta da spot di Guerre Stellari: «Nessuno se ne va mai veramente». Paratici, uno di quelli che c’è dall’inizio, un anno fa ne spiegava il senso: «Vincere è difficile, otto volte di fila è impossibile». Figurarsi a quota nove. Passati da Giaccherini (6 milioni) a Bernardeschi (40), tanto per dare un’occhiata agli optional in panchina. Fino all’ultimo passo, da Allegri a Sarri, cercando la rivoluzione e non più solo l’evoluzione: dal calcio di (grande) gestione a quello di (sconfinata) visione. Il futuro, dirà.
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Juve, Ancelotti: "Sarri il prossimo anno riuscirà a incidere di più"
Il tecnico dell'Everton, in passato tecnico bianconero, riconosce il valore del toscano: "Non è stato facile impiantare subito le sue idee e ha saputo adattarsi. Ha fatto bene al Napoli e Chelsea, è giusto che guidi un grande club"
Con due giornate di anticipo la Juventus ha conquistato il nono scudetto di fila e dunque Carlo Ancelotti promuove il lavoro di Maurizio Sarri, subito vincente al timone dei bianconeri. “È stato uno scudetto meritato, anche se la Juve ha avuto più difficoltà rispetto al passato" afferma il tecnico dell’Everton intervenuto Radio anch’io sport su Rai Radio 1. "Non dimentichiamo che è arrivato un nuovo allenatore con idee diverse dai precedenti e anche questo ha fatto sì che non sia stata una cavalcata come negli anni scorsi, c’è stata più incertezza, ma alla fine lo scudetto è stato meritato. Merito anche di Sarri, non è stato facile impiantare subito le sue idee: ha avuto la capacità di adattarsi bene e il prossimo anno riuscirà a incidere di più. E non è giusto dire che non sia un profilo da Juve: ha fatto molto bene al Napoli e al Chelsea e merita di stare su una grande panchina come quella bianconera. Poi è anche normale che quella panchina sia la più criticata essendo la squadra più importante”.
“Ronaldo peserà anche il prossimo anno”
Nel corso della sua analisi il 61enne tecnico di Reggiolo si sofferma poi anche su Cristiano Ronaldo. “La sua è stata la solita stagione, condita con qualità, serietà, professionalità, tantissimi gol. E’ il solito Ronaldo e su di lui non nutro dubbi: lo sarà anche l’anno prossimo. Questo giocatore ha una serietà tale che gli permette di mantenersi sempre ad altissimo livello”, il giudizio di Ancelotti.
“Milan? Doveroso confermare Pioli e Ibra”
Da grande ex rossonero è inevitabile un commento anche sul finale di stagione del Milan: “Confermare Ibra è doveroso, è un grande campione nonostante l’età. È ancora indispensabile. Ed è giusto confermare un allenatore come Pioli, che ha preso una squadra in difficoltà, tirandola fuori con un gioco di qualità, idee molto chiare e certezze. Adesso il Milan sta giocando molto bene”.
“Napoli col Barcellona se la gioca”
Il discorso si sposta poi all’imminente sfida degli ottavi di Champions fra il Napoli e il Barcellona. “Dobbiamo considerare che si gioca in un ambiente diverso e un calcio diverso. Tutto è possibile. Il Barcellona ha avuto e ha molti problemi e il Napoli se la può giocare" l’opinione dell’allenatore emiliano. "La Champions riparte senza una squadra favorita, c’è molta incertezza anche lì e le italiane si possono giocare le loro carte”. Quanto alla sua esperienza all’ombra del Vesuvio, conclusa traumaticamente, Ancelotti ha pochi dubbi: “per qualcuno può essere stata una esperienza positiva, per altri negativa. Per me è stata positiva, nel secondo anno c’è stato qualche problema in più, anche se non bisogna dimenticare che la squadra è riuscita a passare il turno di Champions”.
“Con stadi vuoti il pallone ha perso emozione”
Ancelotti si sofferma pure su una stagione calcistica durata praticamente un anno a causa dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19. “È stata una stagione lunghissima, a livello personale durata da metà luglio 2019 a fine luglio di quest’anno, con una seconda parte complicata.È un calcio diverso dopo la pandemia, meno piacevole, è diventato più tecnologico, non solo per il Var. Ha perso un po’ in emozione: il fatto che gli stadi siano vuoti limita l’emozione, nonostante un allenatore in campo possa comunicare di più. L’augurio di tutti credo sia quello di riaprire gli stadi al più presto, anche se dobbiamo continuare a stare molto attenti. In Inghilterra riprenderemo il 12 settembre con gli stessi protocolli, con l’idea di riaprire parzialmente gli impianti ad ottobre”.
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Juve, è il Lione il vero crocevia della stagione
Nove scudetti di seguito sono figli ovviamente dell'organizzazione. C'è una battutaccia che si fa in negativo: giocatori e allenatori passano, ma la società resta. Vale anche per la Juventus, ma in positivo. Emerge la figura del presidente Agnelli, si può dire tranquillamente senza il rischio di sembrare compiacenti. Ci sono tante analisi che si possono fare, ma alla fine è lui con i suoi uomini fidati, i quali (vedere Nedved e Paratici) sono stati fatti crescere gradualmente all'interno del club, a fare la differenza.
Sarri dal canto suo ha ammesso con umiltà e intelligenza di aver gestito gli uomini. Siamo stati più noi a sperare di vedere la Juve giocare diversamente (senza nulla togliere agli 8 scudetti precedenti) di quanto lo abbia voluto Sarri. Ha capito che insistere più di tanto non serviva. La partita di ieri è stata emblematica: la Samp ha giocato bene ed ha perso due a zero. Quindi bastava gestire e non 'rompere le scatole' alle stelle.
Ovvio che la clamorosa assenza di avversari ha inciso. Raramente una squadra con risultati così altalenanti ha vinto lo scudetto. La Champions sarà diversa, un terno al lotto. Già il Lione sarà un ostacolo duro, anche perché non puoi sbagliare nulla dopo l'1-0 accusato in Francia. Per essere tranquillo e concederti un margine di errore devi fare tre gol. Insomma, bisogna cercare di recuperare in fretta la condizione migliore in questi dieci giorni, anche perché poi contro Manchester City o Real Madrid (eventuali avversari nei quarti) ci sarebbero meno pressioni. Ma ripeto, il Lione è un crocevia che sarebbe gravissimo sbagliare.
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Inter-Napoli, probabili formazioni e dove vederla. Conte ha «voglia e fame» del secondo posto dopo 9 anni
Marotta al lavoro per avere Alexis Sanchez in Europa League: costa 10 milioni
Il secondo è il primo degli ultimi. La massima l’ha rispolverata di recente Antonio Conte. Non è proprio così, la classifica dei perdenti vale tanto, fino a 10 milioni di differenza. Se a livello sportivo il secondo posto non regala gloria, sul piano economico sposta parecchio nei bilanci dei club. Il nono scudetto porta in dote alla Juventus circa 24 milioni (la cifra è per difetto), piazzarsi subito dietro ne garantisce una ventina, dipende anche da quanti punti si fanno alla fine, perché entrano in gioco tante variabili come appunto i punti, i piazzamenti degli ultimi cinque anni, i risultati storici. Inter, Atalanta e Lazio non si giocano soltanto il posto d’onore, ma soprattutto una montagna di soldi.
Tra chi chiude secondo in classifica e chi finisce quarto c’è una differenza sostanziale di oltre cinque milioni, solo per parlare di quelli elargiti dalla Lega serie A. A questi bisogna aggiungere anche la percentuale del market pool garantito dalla Uefa al momento della partecipazione alla Champions League. In sostanza chi si piazza alle spalle della Juventus intasca 26,9 milioni, mentre tagliare il traguardo per quarti significa incassarne 16,7. Un bel divario.
Dieci milioni non sono spiccioli, anche se tutte possono contare sul jackpot della prossima Champions League, a meno che non succeda l’imprevedibile, ciò che tutto il calcio italiano si augura eccetto proprio Inter, Atalanta e Lazio. Se la Roma trionfa in Europa League e il Napoli in Champions a quel punto la quarta classificata non accederà alla Champions, ma andrà dritta ai gironi di Europa League. Un’ipotesi remota, ma il regolamento è chiaro: non possono esserci più di cinque club dello stesso Paese in Champions. Anche per evitare brutte sorprese è importante piazzarsi il più in alto possibile e comunque provare a schivare il quarto posto.
Nelle ultime due giornate l’Inter ha un calendario piuttosto impegnativo. Martedì sera arriva a San Siro il Napoli di Gattuso che non ha più nulla da chiedere al campionato, sarà senza l’infortunato Manolas e lo squalificato Mertens e ha già la testa alla sfida agostana di Champions con il Barcellona. Dopo la rotonda vittoria con il Genoa, Conte prova a prendersi la rivincita per l’eliminazione subita contro i partenopei in semifinale di Coppa Italia e a spingere i nerazzurri per un gran finale. «Dobbiamo avere la voglia e la fame di alzare sempre il livello», sottolinea il tecnico deciso a sfondare quota 80 punti, a chiudere davanti all’Atalanta (ultimo impegno della serie A) e a eguagliare il secondo posto che all’Inter manca dalla stagione 2010-11, con Leonardo in panchina.
L’Inter vive l’ultimo tratto di campionato sperando di risolvere il caso Alexis Sanchez. Il cileno ha l’ok del Manchester United per giocare l’ottaco di finale contro il Getafe, non ancora il resto dell’Europa League. Marotta è al lavoro. Con il giocatore un accordo c’è, va trovato con lo United che chiede 18 milioni mentre l’Inter non vuole superare i 10. Proprio quelli del 2° posto.
Inter (3-4-1-2): Handanovic; Skriniar, Ranocchia, Bastoni; Candreva, Brozovic, Barella, Young; Eriksen; Lukaku, Lautaro. All. Conte.
Napoli (4-3-3): Meret; Hysaj, Maksimovic, Koulibaly, Mario Rui; Elmas, Demme, Zielinski; Politano, Milik, Insigne. All. Gattuso.
Arbitro: Valeri.
Tv: ore 21.45, Sky 2020 e 251.
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Roma, più difficile il riscatto di Smalling: lo United chiede 20 milioni
Il difensore, a lungo fulcro della retroguardia di Paulo Fonseca, rischia di non poter essere riscattato, anche se il club non si è ancora arreso. Pedro forse in città già nei prossimi giorni
L'operazione che da settimane sembrava molto ben impostata inizia a complicarsi. Tenere Chris Smalling, per la Roma, è tutt'altro che scontato: per sei mesi è stato il leader assoluto della difesa romanista, potrebbe non restare in giallorosso. La trattativa per riscattarlo dal Manchester United, in questo momento, è a un punto morto: la richiesta degli inglesi è di 20 milioni di euro, senza sconti. Una cifra significativa soprattutto per un giocatore che ha compiuto 30 anni a novembre: dell'operazione si stanno occupando l'ad Fienga e il dirigente ombra Franco Baldini, che con gli inglesi ha un filo diretto fin da quando portò a termine l'operazione per avere il difensore in prestito la scorsa estate. Un anno dopo, lo United si è ritrovato un calciatore valorizzato da una stagione ad alto livello e vorrebbe monetizzare l'operazione: chiede 20 milioni, la Roma ha provato a proporre formule con dilazione, ma non è riuscita a ottenere sconti. Anzi.
Da qualche ora, allora, i segnali a Trigoria iniziano a essere non troppo positivi. Certo non aiuta lo stallo societario, con la squadra in vendita, un ds licenziato - Gianluca Petrachi - e uno - Morgan de Sanctis - destinato all'Ascoli, e le operazioni in entrata almeno limitate dalla situazione finanziaria: il club ha già chiuso un accordo con Pedro Rodriguez, svincolato dal Chelsea. Il campione del mondo con la Spagna nel 2010 ha già salutato i Blues e potrebbe essere a Roma nei prossimi giorni. Il canale con la Premier resta aperto perché ancora nessuno si è arreso all'idea di perdere Smalling. Ma l'ottimismo della scorsa settimana inizia lentamente ad affievolirsi.
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Lazio, un anno record. Ma Inzaghi non vuole il quarto posto
Mai così tanti punti e vittorie in serie A, la Champions ritrovata, Immobile a un passo dalla Scarpa d'oro. Tra la seconda piazza dietro la Juve e la posizione attuale ballano quasi 6,5 milioni che servono al club
Se guardiamo al concreto, la Lazio non cambia la propria classifica: quarta era e quarta resta, visto che aggancia l'Atalanta, con cui è in svantaggio negli scontri diretti. Ma per il resto le notizie da Verona sono solo positive. Guardando la squadra, record di punti (75) e di vittorie (23) in serie A e un gioco che appena un paio di uomini in più tornano a disposizione (e parliamo di Correa e Marusic, buoni, ma non fuoriclasse) sembra quasi quello dei bei tempi. Guardando le individualità, ovviamente Ciro Immobile, la cui tripletta (indimenticabile il secondo gol, una volta lo si chiamava alla Del Piero) lo porta a un passo dal vincere la Scarpa d'oro, trofeo che all'Italia manca dal Totti del 2006 e che forse in quest'anno senza Pallone d'oro vale anche un pochino di più. Lewandowski è stato agganciato, ma al polacco le partite di Bundesliga sono finite, a Immobile ne restano due, di cui una col tenero Brescia che ultimamente di goleade ne piglia. Quella e poi la sfida col Napoli potrebbero essere l'occasione anche di battere il record assoluto di gol in A, 36 di Higuain, con la speranza che ciò non debba accadere a Napoli, terra dove il Pipita fece il primato e dove è nato Immobile. Il titolo di capocannoniere sembra comunque cosa fatta, con 3 reti in più di Ronaldo, che ha pure sbagliato un rigore con la Samp, ed è divertente pensare che quando centrò il primo, due anni fa, Ciro disse una cosa del tipo «ho fatto appena in tempo a vincerlo, adesso arriva CR7 e non avrò più chance». Invece eccolo qui, il Ciro d'Italia
Il suo prepotente ritorno, guarda caso, è coinciso proprio con quello della Lazio, tornata ai livelli pre-lockdown che avevano fatto sognare, e quindi illudere, più di una persona sulle effettive possibilità di vincere lo scudetto. Invece dalle illusioni si era passati alle delusioni. Con un cruccio in più: visti il rendimento e il gioco della Juve delle ultime settimane, se la Lazio fosse stata quella di prima del Covid il campionato sarebbe stato quantomeno contendibile e conteso fino in fondo. Ora c'è da concluderlo bene, ovvero non al quarto posto, come chiede Inzaghi. Per tre motivi. Primo, come dice lo stesso allenatore, «non ce lo meritiamo, dopo aver giocato benissimo a lungo, se solo avessimo avuto dei cambi in panchina, necessari per un campionato adeguato, saremmo ancora più su». Secondo, in linea teorica non si può escludere che in Champions vadano solo le prime tre, anche se servirebbe qualcosa di simile a un allineamento dei pianeti, come probabilità, ovvero che sia la Champions che l'Europa League siano vinte da italiane. Terzo, chi arriva quarto incassa tra diritti tv e Premi Uefa circa 3,2 milioni di euro meno di chi arriva terzo, e chi arriva secondo ne intasca altrettanti più del secondo. Insomma, tra il secondo e il quarto posto ballano quasi 6,5 milioni, che pochi non sono. Aggiungiamoci infine che il calendario delle tre pretendenti al secondo posto sembra privilegiare i romani. L'Inter, che ha un punto in più di Lazio e Atalanta, chiuderà martedì a San Siro col Napoli e poi andrà a trovare l'Atalanta. I bergamaschi ora avranno il Parma e poi appunto l'Inter in casa. La Lazio ha il Brescia già retrocesso all'Olimpico e il Napoli (senza più obiettivi e con la testa al Barcellona) al San Paolo, e potrebbero approfittare del derby tra nerazzurri. Ma se poi in attacco si ha un tizio che con questa maglia ha appena segnato il gol numero 123, superando un certo Giorgio Chinaglia, non è neppure il caso di fare troppi calcoli: bisogna pensare a vincere, punto e basta.
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