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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Sorpresa: la Juve perde a Udine e spreca il match point scudetto. Aveva ragione Sarri, “scudetto vicino” non significa niente. Anzi, è una trappola…
JUVENTUS KO, MATCH POINT SCUDETTO SPRECATO
Doveva essere la notte dello scudetto Juventus, e invece la Juve rimedia la quinta sconfitta della stagione e deve rimandare i suoi programmi. Aveva ragione Sarri a dire che dire “scudetto vicino” non ha alcun senso. La fatica, la concentrazione, il caldo: il calcio esasperato di questi tempi fa di questi scherzi. Lo avevamo previsto.
SERIE A 2019-2020 GIORNATA N. 35 Martedì 21 luglio 2020 Atalanta - Bologna 1-0 (62' Muriel A) Sassuolo - Milan 1-2 (19' Ibrahimovic M, 42' Caputo rig. S, 45' + 2' Ibrahimovic M) Mercoledì 22 luglio 2020 Parma-Napoli 2-1 (45'+3' Caprari rig. P, 54' Insigne rig. N, 87' Kulusevski rig. P) Inter - Fiorentina 0-0 Lecce - Brescia 3-1 (22' Lapadula L, 32' Lapadula L, 63' Dessena B, 70' Saponara L) Sampdoria - Genoa 1-2 (22' Criscito rig G, 32' Gabbiadini S, 72' Lerager G) Spal - Roma 1-6 (10' Kalinic R, 24' Cerri S, 38' Perez R, 47' Kolarov R, 52' Bruno Peres R, 75' Bruno Peres R, 90' Zaniolo R) Torino - Verona 1-1 (56' Borini rig V, 67' Zaza T) Giovedì 23 luglio 2020 Udinese - Juventus 2-1 (42' De Ligt J, 52' Nestorovski U, 90'+2' Fofana U) Lazio - Cagliari 2-1 (45' Simeone C, 47' Milinkovic L, 60' Immobile L) SARRI TRA SCUDETTO E PROCESSO E' assurda e paradossale la situazione che sta attraversando Maurizio Sarri. Sta per vincere uno scudetto eppure sta attraversando una fase difficile,...ma di noi
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GIORNATA N. 35
Giovedì 23 luglio 2020Udinese – Juventus 2-1(42′ De Ligt J, 52’ Nestorovski U, 90’+2’ Fofana U)Lazio – Cagliari 2-1
(45’ Simeone C, 47’ Milinkovic L, 60’ Immobile L)
Juventus 80
Atalanta 74
Inter 73
Lazio 72
Roma 61
Milan 59
Napoli 56
Sassuolo 48
Verona 46
Bologna 43
Parma 43
Fiorentina 43
Cagliari 42
Sampdoria 41
Udinese 39
Torino 38
Genoa 36
Lecce 32
Brescia 24
Spal 19
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Juve, cosa cambia adesso: le combinazioni per vincere lo scudetto
Dopo la sconfitta di Udine, la festa rinviata a domenica: serve una vittoria contro la Sampdoria. Potrebbe bastare il pari solo a determinate condizioni. E c'è anche l'ipotesi di scendere in campo già da campioni d'Italia. Ecco tutte le combinazioni: occhio ai risultati di Atalanta, Inter e Lazio
La sconfitta della Juventus a Udine rimanda il discorso scudetto almeno a domenica. A tre giornate dalla fine, il traguardo resta a un passo per i bianconeri, a cui bastano tre punti. Ma sul piano puramente matematico ci sono ancora 4 squadre in corsa per il titolo. A Sarri basterà battere la Sampdoria allo Stadium per festeggiare il suo primo titolo italiano e il nono di fila per la squadra bianconera. Ma questo scudetto potrebbe arrivare in anticipo di qualche ora, prima di scendere in campo. Succederebbe se l'Atalanta perdesse stasera a San Siro con il Milan, se l'Inter sabato non vincesse a Marassi contro il Genoa e se domenica pomeriggio la Lazio non vincesse a Verona. Ma vediamo nel dettaglio la situazione.
L'Atalanta, che ha 6 punti di ritardo e i confronti diretti sfavorevoli con i bianconeri (una sconfitta e un pareggio), si elimina dalla corsa scudetto se perde contro il Milan questa sera. Un risultato positivo di Gasperini obbliga Sarri a fare altrettanto per tenere a distanza i nerazzurri e rendersi irraggiungibile con due giornate d'anticipo. Ma non basta fare la corsa sull'Atalanta: ci sono in corsa per la matematica anche Inter e Lazio.
L'Inter, con 7 punti di ritardo e i confronti diretti sfavorevoli (due sconfitte), ha una sola possibilità di scavalcare la Juve: vincere sempre e sperare che Sarri non faccia più di un punto. Con un pari, Conte si elimina dalla corsa. Sabato andrà a Marassi, poi avrà Napoli in casa e Atalanta fuori.
Situazione simile per la Lazio: 8 punti da recuperare ma i confronti diretti favorevoli (vittoria per 3-1, sconfitta per 2-1). Anche qui, c'è un solo modo per scavalcare la Juve: vincere sempre e sperare che la capolista non faccia più di un punto. Con un pari, Inzaghi è fuori dalla lotta per il primato.
La Juventus sarà padrona del proprio destino: domenica sera battendo la Sampdoria farà festa senza bisogno di aiuti dagli altri campi. Potrebbe bastarle il pari se l'Atalanta avrà pareggiato con il Milan stasera e se Inter, sabato, e Lazio, domenica, non avranno vinto le loro partite. Addirittura, ed è il caso che abbiamo già ricordato, con la sconfitta dell'Atalanta e le frenate di Inter e Lazio la Juventus sarebbe campione d'Italia poco prima di scendere in campo nella sua partita. Ad ogni modo, Sarri avrà il vantaggio di giocare conoscendo già i risultati di tutte le altre rivali. DI questi tempi, e con questa Juve, non è poco.
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Napoli, Parma certifica la flessione: Barça vicino, serve il cambio di rotta
Quella del Tardini è stata l'ultima di tre partite deludenti. Nessuno dei reparti ha funzionato, ora Gattuso dovrà dare la scossa anche perché la sfida di Champions non è lontana
Tre indizi valgono come una prova e il deludente ko di Parma ha certificato la netta flessione del Napoli, che era apparso già sotto tono e in debito di ossigeno nelle due sfide precedenti contro Bologna e Udinese. Questa volta è arrivata però pure la sconfitta e non basta l'alibi per il pessimo arbitraggio di Giua, già fermato una volta in questa stagione dal designatore Rizzoli, a causa dei suoi ripetuti errori. Ma hanno sbagliato tanto anche gli azzurri: inconsistenti in attacco, mal messi a centrocampo e disordinati in difesa. Le motivazioni in campionato sono finite da tempo e nemmeno il turn over di Gattuso è più sufficiente per tenere sulla corda il suo gruppo: con la testa in vacanza e proiettato ormai solo sulla super sfida di Champions League dell'8 agosto, contro il Barcellona. Per questo dopo la sconfitta di mercoledì sera allo stadio Tardini, che ha fatto scivolare di nuovo Insigne e compagni al settimo posto della classifica, Ringhio non è riuscito a nascondere la sua sincera preoccupazione. "Così non va: ci vuole un atteggiamento differente e ai catalani andremo a fare il sollecito, se non invertiamo subito la rotta", ha alzato la voce il tecnico calabrese, invitando il suo gruppo a riattaccare la spina già nella gara di sabato notte (21.45) al San Paolo contro il Sassuolo: terzultimo atto della Serie A.
Torneranno a disposizione Mertens e Milik, le cui assenze in attacco si sono fatte sentire molto contro il Parma. Fare gol sta diventando per il Napoli un'impresa sempre più complicata e per questo De Laurentiis sta stringendo i tempi per Victor Osimhen, il cui acquisto dal Lille sarà annunciato nel weekend o all'inizio della prossima settimana. Correre ai ripari sul mercato è una necessità, visto che Gattuso sta pagando a caro prezzo la mancanza di un bomber vero: capace di lasciare il segno pure con una prodezza individuale. Lozano è stato invano provato al Tardini nel ruolo di prima punta, in cui si sono alternati nel corso della gara pure Politano, Insigne e Callejon, tutti con risultati insoddisfacenti.
Il falso nueve può farlo solo Mertens, ma gli anni passano anche per lui (sono 33, adesso) e l'esigenza di riavere un centravanti vero per il Napoli è diventata per questo pressante. Se ne riparlerà tuttavia nella prossima stagione e adesso la priorità degli azzurri e finire al meglio quella in corso, prima di fare il punto per il futuro. De Laurentiis a inizio agosto offrirà a Ringhio il rinnovo del contratto fino al 2022: due milioni a stagione. Poi dovranno arrivare però i rinforzi in attacco e il tecnico calabrese ha indicato soprattutto due nomi: Osimhen e Boga. Sono loro le prime scelte per rivoluzionare il reparto offensivo, dopo la lunghissima e a tratti esaltante era del tridente leggero, che dovrà comunque provare a essere protagonista ancora una volta, contro il Barcellona. C'è un ciclo da finire in bellezza, prima di voltare pagina.
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Inter, "come la Juve": lo strano mantra di Conte per tornare in alto
Mentre Klopp continua a citare miti del Liverpool in ogni conferenza stampa, il tecnico nerazzurro non parla mai degli eroi del triplete ma della sua ex squadra...
Lo aveva detto, in una delle prime conferenze stampa della stagione: "Meglio mettere le mani avanti prima, che metterle dietro dopo, perché fa male". Non delicatissimo, ma chiaro. Mettere le mani avanti, prevenire le critiche, anticipare le polemiche e così disinnescarle. Nella sera del pareggio per 0-0 con la Fiorentina, mentre saluta definitivamente lo scudetto, Antonio Conte vede a rischio anche il secondo posto: l'Atalanta ha un punto in più, e l'ultima giornata l'Inter dovrà giocare proprio a Bergamo. Cosà fa allora l'ex ct? Dichiara che "il secondo posto conta poco, sei il primo dei perdenti". Come dire che, visto che la qualificazione alla Champions è raggiunta, arrivare secondi o quarti è la stessa cosa.
La lezione di Boniperti
Nella dichiarazione di Conte sul "primo dei perdenti" c'è tutta la sua juventinità. L'ex capitano bianconero, poi allenatore dei tre scudetti di fila, è stato cresciuto secondo l'insegnamento di Boniperti: "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta". E in questo finale di stagione agrodolce, Conte alla Juve pensa molto. Ne parla di continuo. L'ultima volta lo ha fatto alla vigilia della partita contro i viola di Iachini: "Penso sia giusto che l'Inter guardi alla Juventus, che è la squadra migliore". A Liverpool, Jurgen Klopp ha studiato la storia del club in maniera maniacale, e non c'è conferenza stampa in cui non citi un campione del passato, un aneddoto legato ad Anfield, un dio dell'Olimpo dei Reds. Allo stesso modo, Conte avrebbe potuto citare come modello per l'Inter del futuro quella del Triplete, la formazione di Herrera o quella del Trap. Invece no: "Come la Juve".
Secondo posto ed Europa League
La verità è che a Conte arrivare secondo interessa eccome. E anche alla società. Il secondo posto porta soldi, influisce nella determinazione delle fasce per la Champions, e soprattutto resta negli annali. L'Inter non arriva seconda da nove anni. Ha concluso sempre quarta nel biennio di Spalletti. Ripetere la stessa performance dell'allenatore di Certaldo, dopo i milioni spesi dall'Inter sul mercato, non sarebbe certo un successo. Ma l'ex ct sa che il secondo posto non è scontato, quindi mette le mani avanti. Poi ci sarà l'Europa League, e per l'Inter sarà il caso di concentrarsi su quella. Ma Conte, che pure sta preparando la competizione con il solito enorme impegno, quando gli si chiedono gli obiettivi futuri già rilancia: "Dobbiamo tornare a giocarci lo scudetto". Come dire: anche se la coppa non dovessimo vincerla, non sarebbe un dramma. Non è quello che pensa, ma è il messaggio che vuole far passare. È il suo modo per evitare di "mettere le mani dietro dopo, perché fa male".
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Milan e Pioli: la stabilità italiana invece della svolta tedesca
Rangnick per Gazidis era molto più di un progetto, era la sua chance di portare il Milan dalla sua parte senza doversi abituare alla cultura rossonera
di Mario Sconcerti
Rinunciare a una buona idea è sempre molto faticoso. Rangnick lo era e non sapremo mai se Pioli sia un’idea migliore. Quando si è così forti con se stessi fino a rinnegarsi, vuol dire di solito che si è sulla buona strada. Rangnick per Gazidis era molto più di un progetto, era la sua chance di portare il Milan dalla sua parte senza che dovesse essere lui ad abituarsi troppo alla cultura del Milan, a quella italiana in genere, che male capisce e forse poco stima.
Rinunciare a Rangnick significa certamente per lui rinunciare a una parte di sé. Però l’ha fatto, è stato quindi molto bravo. Sarebbe interessante sapere quanto ha fatto da solo e quanto è stato spinto da Elliott, ma questi sono particolari estremi. Credo che a rovesciare la rotta sia stata la paura di sbagliare, un errore troppo grande da gestire come una semplice questione interna al calcio. Avrebbe coinvolto inevitabilmente anche Gazidis e avrebbe portato la mareggiata fino sulle scrivanie di Londra.
Un fondo d’investimento deve scegliere i risultati, non le speranze. Gestisce soldi di altri, deve stare ai fatti. Rangnick era l’uomo di fine novembre quando il mondo e la borsa erano altre. Ora la stabilità di Pioli porta più frutti delle svolte tattiche tedesche. Salvando Pioli, Elliott e Rangnick hanno salvato l’intero presente del Milan come oggetto di calcio e di finanza. Il loro spazio si era ridotto a un capello. Ora tocca a Pioli. Non è molto cambiato, ma è maturato, ha preso coscienza di sé. Il Milan recupera palloni adesso nella metà campo degli altri. Ha uno scopo di assalto ragionato ma rapido. Gli uomini sono stati mescolati e portati in ruoli e spazi dove prima non fluivano. Pioli ha fatto insomma un salto di qualità evidente. Questo dovrebbe rassicurare anche per il futuro, ma significa poco in realtà. Il calcio dipende dai propri cambiamenti ma più ancora dai cambiamenti degli altri. E quelli non li conosciamo. Costanza e coerenza, dovunque, sono poi utopie giovanili. Però è un ottimo momento per ricominciare davvero a essere il Milan. Manca solo Boban.
CorSera...ma di noi
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Un finale di campionato sfiancante per i tifosi. Una coda infinita che non vuol finire e che sta diventando una appendice kafkiana. Il bello è che poi, passate queste forche caudine, si dovrà riprendere con quella cervellotica champions agostana di cui non si sentiva assolutamente il bisogno.
Sarri non riesce proprio a chiudere il discorso scudetto, e questo comprova come a Napoli dicesse (non che non lo sapessimo) un sacco di fregnacce, come lo scudetto perso nell'albergo di Firenze: è adesso invece che sta succendo, non riesce ad estrarlo dal casotto balneare?
Nelle ultime 5 partite 5 punti: 2 sconfitte, 2 pareggi, 1 vittoria. Fatti 10 goal e subiti 13. Siamo ad una media da ultimi posti.
La squadra è dunque sulle ginocchia, ormai a pezzi. Giocatori già orridi che non hanno più niente da dire o da dare, a partire da batteri quali Bermardeschi e Ramsey, coi quali si gioca sempre in 9.
Forma atletica pietosa. Sì siamo a luglio, però che vuol dire? L'Udinese senza obiettivi la si può almeno battere? E Atalanta o Milan perchè corrono e noi no? Non fa caldo per tutti?
Sarri ha perso la superoppa, la coppa Italia e non riesce a chiudere per il campionato nonostante uno srotolato tappeto rosso davanti ai piedi: il sospetto che sia un perdente agghiaccia e inquieta, al di là di come finirà questa stagione.
Su Paratici e la rosa da pesantissimo ed indigesto minestrone ho già detto da un anno, ho iniziato ad avere gli allarmi da agosto scorso, assistendo alle sue capriole nel passato mercato impazzito (stava spedendo Dybala ovunque e ha tenuto tutte le zavorre). Agnelli le partite le guarda tutte, spessissimo dal vivo: Paratici o azzecca in toto questa campagna acquisti (e cessioni) o dovrà salutare: l'aria nuova forse non serve solo alla rosa.Last edited by Sean; 24-07-2020, 08:56:42....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
Sarri ha perso la superoppa, la coppa Italia
sta cosa non l'avevo calcolata onestamenteOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Sarri sta alla Juve come H sta alla fig@, signori cari.
Basta solo questo, senza andare a vedere, cercare, fare...una società che fa dell'immagine estetica e comportamentale il suo credo, mi chiedo come cazz0 abbia speso pure 100mln per uno che poteva fare i film co Mario Brega, come Higuain.
Insieme sono devastanti quei due eh.
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