Originariamente Scritto da CRI PV
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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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E ovviamente Dybala, che ha preso la Juve sulle spalle in specie in questa ripresa del campionato, e Ronaldo che alla sua età è ancora un campionissimo. Poi de Ligt che dopo il momento di ambientamento iniziale ha dimostrato il motivo per cui è stato preso: la miglior giovane promessa difensiva d'Europa....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioLa classifica è sempre, più o meno, stata in controllo. Certo, qualche volta si è rischiato il crollo, si è avuta quella gelida sensazione di non riuscire...ma poi alla lunga hanno fatto la differenza la panchina, la possibilità dei cambi, l'esperienza. Nel preCovid il girone di andata che risulta essere decisivo: quasi tutti gli scontri diretti fuori casa, quasi tutti vinti. Questo ha determinato molto - e anche il merito intrinseco credo.
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Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza MessaggioRagazzi, che Bonucci sia un mediocre difensore, è noto da sempre. Ha avuto la fortuna di fare reparto con Barza e Chiello e ha potuto mettere al meglio le sue caratteristiche ma la "difesa" non è articolo suo...
Post Milan è penoso
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La Juventus batte la Lazio con due gol di Ronaldo (a quota 30 insieme a Immobile): doveva essere la madre di tutte le partite, la notte del sorpasso e di uno scudetto differente, ma la squadra di Inzaghi dalla ripresa è precipitata da – 1 a -11. Anche l’Inter a -8 non ha ormai più speranze, ed è inutile che Conte si attacchi a inutili giustificazioni. La Juve si avvia così verso il nono scudetto consecutivo, il primo dell’epoca di Sarri. E’ giusto dare all’allenatore i meriti che gli spettano. Non farà un grande gioco o un grande spettacolo, ma la Juventus storicamente non li ha mai cercati. E non gli può essere rinfacciato tutto adesso, senza che lo si sia fatto prima con Conte ed Allegri. Insomma, date a Sarri quel che è di Sarri
JUVENTUS – LAZIO 2-1
La madre di tutte le partite si era già molto scaricata prima ancora che ci arrivassimo. Nel grande disegno strategico immaginario – cui tutti abbiamo voluto credere in buona fede: un campionato sottratto al suo inevitabile destino e giocato fino all’ultimo – abbozzato al momento dello stop alla Serie A, quando la Lazio era sotto di un punto appena rispetto alla Juventus, questa avrebbe dovuto essere la notte della svolta e del clamoroso sorpasso. Così non è, i punti di separazione tra la Juventus e la Lazio da 1 sono diventati addirittura 11 in otto partite. La Juve non è stata implacabile, anzi, è la Lazio che è stata disastrosa: cinque partite perse su otto, per passare rapidamente dal secondo posto all’ombra dello scudetto al quarto. Protagonista di Juve-Lazio 2-1 il solito Cristiano Ronaldo, arrivato a 30 gol (11 rigori) in 30 partite – nemmeno negli ultimi due anni col Real ne aveva segnati tanti in Liga – agganciato Ciro Immobile che pareva a febbraio di gran lunga il miglior attaccante in Italia.
La Juventus vince nel turno decisivo in cui tutte le sue rivali hanno frenato e perso gli ultimi punti possibili per riaprire il discorso scudetto: è successo all’ Atalanta, all’ Inter e direttamente alla Lazio. Può essere che ad Antonio Conte realmente il calendario qualche sgambetto lo abbia fatto, ma se sono dettagli del genere a tenerti in corsa o meno vuol dire che non c’è gara. Lo scudetto con otto punti di vantaggio è ormai solo questione di formalità.
DATE A SARRI QUEL CHE E’ DI SARRI
Avendo fastidio del fanatismo nel pallone, e non solo nel pallone, non posso essere un grande fan di Maurizio Sarri. Nel momento in cui il lavoro di un allenatore diventa ideologia, quasi religione, e soprattutto l’ennesimo insopportabile –ismo, divento diffidente, e per natura contribuisco più alla demolizione che all’edificazione del personaggio. Detto questo anche lo sminuimento di un’impresa per puntiglio o per snobismo mi risulta incomprensibile, fastidioso e ingiusto.
Non vedo perché Sarri – vincendo uno scudetto, se dovesse vincere uno scudetto… – debba avere meno riconoscenza e meno meriti di Conte e Allegri che lo hanno preceduto. Non può essere una questione di simpatia e antipatia, e anzi se c’è uno degli aspetti che mi piacciono di Sarri, assai più dell’alone ideologico che gli fa da aureola e che invece mi innervosisce, è una certa rudezza e volgarità popolaresca tutta toscana.
Se dovessi essere velenoso, non potrei che constatare, secondo logica, che fra i tre tenores scudettati il denominatore comune è la Juventus – da quasi dieci anni ormai la più forte squadra italiana – e dunque potrebbe pure facilmente presumersi che qualunque allenatore si metta su quella panchina, abbia buone probabilità di vincere gli stessi trofei che hanno vinto gli altri. Io probabilmente riuscirei a farla perdere ma Mihajlovic o Ranieri certamente riuscirebbero a farla vincere anche loro e quasi sicuramente anche Giampaolo, Maran o Montella o altri ancora tra quelli che hanno fatto le comparse sulle panchine di Serie A in questa stagione. In questo caso è la macchina che fa il pilota.
Se davvero scudetto sarà, non trattasi di scudetto minore. D’accordo Sarri non ha dato ad Agnelli e agli juventini, che lo desideravano e lo rinfacciavano ad Allegri, una Juventus spettacolare e in grado di esaltare Ronaldo a livelli galattici. Ronaldo ha fatto tanti gol semplicemente perché è un fenomeno. Ha forse anche snaturato, Sarri, il dna difensivista della Juve, senza però riuscire ad arrivare ad una squadra che domini il gioco e sia anche spiccatamente offensivista potendo contare su Ronaldo, Dybala e Higuain, vale a dire il miglior trio – sulla carta – del campionato. Ha costruito un ibrido, sì. Che vince perché sostanzialmente sbaglia meno degli altri. Ma sta pur sempre vincendo uno scudetto né più né meno come hanno fatto i suoi predecessori.
La Juventus non ha mai chiesto molto di più che vincere. Ora che in tutta Italia ne discutano il gioco, la passino ai raggi X, la giudichino con la puzza sotto il naso, ci sta pure. Ma gli juventini, al contrario, potrebbero farsela andare più che bene. Nell’attesa dello spettacolo e del bel gioco di cui del resto se ne erano sempre infischiati, stanno per avere un altro scudetto. E pazienza se Sarri sia ancora un po’ l’allenatore misterioso, uno che dovrebbe essere la risposta italiana a Guardiola e che per ora è sulla strada di Heriberto Herrera. Se scudetto sarà altri ci camperebbero una ventina d’anni, gli juventini potrebbero farselo andare bene almeno per il tempo di arrivare all’agosto di Champions League…
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GIORNATA N. 34
Sabato 18 luglio 2020
Verona – Atalanta 1-1
Cagliari – Sassuolo 1-1
Milan-Bologna 5-1
Domenica 19 luglio 2020
Parma – Sampdoria 2-3
Brescia – Spal 2-1
Fiorentina – Torino 2-0
Genoa – Lecce 2-1
Napoli – Udinese 2-1
Roma – Inter 2-2
Lunedì 21 luglio 2020
Juventus – Lazio 2-1
Juventus 80
Inter 72
Atalanta 71
Lazio 69
Roma 58
Milan 56
Napoli 56
Sassuolo 48
Verona 45
Bologna 43
Fiorentina 42
Cagliari 42
Sampdoria 41
Parma 40
Torino 37
Udinese 36
Genoa 33
Lecce 29
Brescia 24
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Juve, l'agenda scudetto: festa possibile già a Udine
Le combinazioni per la certezza aritmetica del nono tricolore. Giovedì sera i bianconeri possono brindare con una vittoria se l'Inter non avrà battuto la Fiorentina. Altrimenti tutto slitta al weekend: Sarri potrebbe essere campione d'Italia senza giocare. La rivincita del titolo "perso in albergo" due anni fa
La vittoria sulla Lazio proietta la Juventus a un passo dal nono scudetto di fila. Il titolo potrà arrivare già giovedì prossimo a Udine, ma a determinate condizioni. In ogni caso, ai bianconeri bastano 4 punti nelle ultime 4 partite per essere campioni d’Italia: a quota 84 potrebbero essere raggiunti solo dall’Inter, con cui però sono in vantaggio nei confronti diretti (due vittorie).
Juventus campione giovedì
Non basterà vincere a Udine per avere la certezza aritmetica: servirà, prima, anche una frenata dell’Inter, mercoledì sera contro la Fiorentina (pareggio o sconfitta). In questo caso Sarri giovedì andrebbe a +10 o +11 su Conte con tre partite ancora da giocare. A quota 83 non potrebbe essere più raggiunto neppure dalla Lazio, ma solo dall’Atalanta (se le vince tutte, a partire da martedì sera contro il Bologna) che però è in svantaggio nei confronti diretti con i bianconeri (una sconfitta e un pareggio).
Più complicato per la Juve vincere lo scudetto con un semplice pareggio a Udine, che la proietterebbe a quota 81. L’Atalanta non dovrebbe andare oltre il pari contro il Bologna, l’Inter dovrebbe perdere contro la Fiorentina e la Lazio non battere il Cagliari giovedì (Inzaghi in teoria può ancora arrivare a 81 punti e sarebbe avanti nei confronti diretti). In questo caso la Juve potrebbe essere raggiunta da una sola fra Atalanta e Inter (che devono affrontarsi all'ultima giornata) ma sarebbe in vantaggio con entrambe nei confronti diretti.
Juventus campione sabato
Una seconda ipotesi per i bianconeri è quella più suggestiva: Sarri potrebbe vincere lo scudetto in albergo, alla vigilia di Juventus-Sampdoria. Può succedere se batte l’Udinese giovedì e se l’Inter non vince a Marassi contro il Genoa, in lotta disperata per la salvezza. In questo caso alla Juve basterebbero 83 punti. Nel 2018 con il Napoli Sarri affermò di aver perso lo scudetto alla vigilia del match con la Fiorentina, guardando Inter-Juventus 2-3. Stavolta potrebbe conquistare il suo primo titolo senza giocare: resta da valutare se la squadra andrà effettivamente in ritiro a Torino o se i giocatori trascorreranno la vigilia a casa separatamente.
Juventus campione domenica
Senza aiuti dagli altri campi, la data più probabile per la festa bianconera è domenica contro la Sampdoria allo Stadium: alla Juve basterebbe un pari (se avrà battuto l’Udinese), oppure una vittoria (se avrà pareggiato a Udine), indipendentemente da altri risultati.
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Sassuolo-Milan, probabili formazioni e dove vederla. Europa e rinnovo, la partita doppia di Donnarumma
Accordo vicino. Martedì sera rossoneri in casa degli emiliani, il portiere fa 200 presenze. Pioli: «Ritmo Champions», e spera ancora di esserci l’anno prossimo
Dice Stefano Pioli che Gigio Donnarumma può diventare «il portiere più forte del mondo». Fino a un paio di mesi fa il timore — diffuso e fondatissimo — era che lo sarebbe diventato non giocando nel Milan, ma in un’altra squadra. Il rischio c’è stato. La situazione ora però è cambiata. E almeno per il futuro prossimo il 21enne portiere dovrebbe continuare a crescere con la maglia rossonera. Che martedì sera, in casa di un Sassuolo imbattuto da 8 gare, vestirà per 200ª volta. Sul rinnovo del contratto, in scadenza fra meno di un anno, 30 giugno 2021, filtra un ottimismo sempre più marcato. Da entrambe le parti: club e giocatore.
L’intenzione comune è proseguire insieme, anche perché quella volpe di Raiola sa benissimo che non è questa l’estate giusta per fare affaroni: i club hanno meno soldi, meglio prendere tempo. La chiave potrebbe essere infatti fissare una clausola rescissoria non altissima, diciamo non superiore ai 50 milioni. Il Milan preferirebbe non metterla, ma su qualcosa dovrà cedere. L’ingaggio fino al 2023 sarà modulato in maniera diversa rispetto a quello firmato nel 2017. Da 6 milioni si passerebbe a un fisso leggermente più basso con bonus a salire, individuali e di squadra. La trattativa va avanti da settimane in videoconferenza. A giorni il faccia a faccia.
Rinnovo ed Europa: per Gigio siamo allo snodo decisivo. Il suo Milan va a caccia dell’ingresso in Europa League dalla porta principale. Serve arrivare prima della Roma, per evitare i tre turni preliminari che costringerebbero a giocare una partita a settimana fra il 17 settembre e l’1 ottobre. Qualunque allenatore ci sarà, con ogni probabilità Rangnick anche se il clamoroso sprint di questi ultimi due mesi ha fatto rialzare le quote di Pioli costringendo Elliott a una decisione estremamente delicata, sarà una stagione densissima. «Abbiamo un ritmo da Champions, non siamo in riserva» ha detto orgoglioso l’attuale tecnico, che del suo futuro oltre il 2 agosto non vuole parlare. Ma sotto sotto ci spera. Ed è giusto così.
Sassuolo (4-2-3-1): Consigli; Muldur, Chiriches, Peluso, Kyriakopoulos; Magnanelli, Locatelli; Berardi, Djuricic, Boga; Caputo. All. De Zerbi.
Milan: (3-4-3): Donnarumma; Calabria, Kjaer, Romagnoli; Hernandez, Bennacer, Kessie, Saelemaekers; Rebic, Calhanoglu, Ibrahimovic. All. Pioli.
Arbitro: Pairetto
Tv: ore 21.45 Sky 202.
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Napoli, nulla di grave per Mertens: può esserci già a Parma. Settimana della verità per Osimhen
Il belga è uscito nel corso della sfida con l'Udinese per una botta al gluteo, potrebbe recuperare per la sfida di mercoledì sera al Tardini. Torna l'ottimismo per l'arrivo dell'attaccante nigeriano
Presente e futuro, con i riflettori puntati sull'attacco. La buona notizia per l'immediato arriva dall'infermeria: non è grave l'infortunio di Dries Mertens, costretto a lasciare il campo contro l'Udinese dopo appena mezz'ora per una contusione al gluteo. Le condizioni del belga saranno valutate alla ripresa della preparazione, dopo il giorno di riposo. Ma non si tratta di nulla di grave e ci sono buone possibilità che il giocatore possa tornare a disposizione di Gattuso già mercoledì, nella trasferta di Parma, anche se il Napoli ha la testa alla super sfida di Champions contro il Barcellona è ovviamente non verrà corso alcun rischio.
Va invece di fretta la società sul mercato e sarà la settimana della verità per l'acquisto di Victor Osimhen: il primo obiettivo di Aurelio De Laurentiis per rinforzare la squadra nella prossima stagione. Sono giorni decisivi per la trattativa con il Lille e con il giovane (22 anni) bomber nigeriano. Nelle ultime ore filtra di nuovo ottimismo, dopo i dubbi dello scorso weekend. Di sicuro la telenovela si avvicina alla sua conclusione, senza ulteriori rinvii. Il problema del gol, risolto domenica sera al San Paolo con una prodezza estemporanea da Politano, va risolto in maniera definitiva. Il miglior realizzatore degli azzurri in questo campionato è stato finora Arek Milik, con appena 11 reti. Troppo poche per un gruppo con ambizioni di vertice.
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