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PINEDA UDINESE JUVENTUS – Difensore centrale di sostanza, Mauricio Pineda ha vestito diverse casacche eccellenti del campionato italiano. Dopo i primi passi in patria con l’Huracan, arriva la grande opportunità nel Boca Juniors. Quindi nel 1998 la chiamata dall’Italia dall’Udinese che lo vuole portare in Serie A. L’argentino ha raccontato a La Nacion un episodio avvenuto proprio con la maglia bianconera, il biscotto con la Juventus. Il biscotto
Stando alle parole di Mauricio Pineda, il match incriminato risale alla stagione 2001-2002. E’ il 5 maggio 2002 e la Juventus ha bisogno di punti per raggiungere un traguardo importante. Al contrario, invece, l’Udinese si era già salvata e non aveva più obiettivi per il resto della stagione. Così, all’ultima giornata, ci fu un allineamento dei pianeti che giocava in favore della Juventus. L’Inter aveva perso e con una vittoria il club degli Agnelli sarebbe tornato a vincere lo scudetto dopo tre anni senza titoli. La gara finì proprio 0-2 per i torinesi. “Avevo giocato ogni partita e quella volta non giocai. Non volevo fare ‘biscotti’”, ha ammesso Pineda a La Nacion. “Qualche giorno prima, dissi che mi tirava un muscolo e non scesi in campo”.
Avevo giocato ogni partita
Mi è bastato un minuto x vedere che ha fatto 15 presenze
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Perché tanto non frega niente a nessuno, basta dire che la Juve ruba
Guarda con i falli di mano, solo qui discutevamo l assurdità della regola
In stagione 7 rigori vs la Juve e andava tutto benissimo, come ne hanno dati 2 a favore, il delirio
Perché tanto non frega niente a nessuno, basta dire che la Juve ruba
Guarda con i falli di mano, solo qui discutevamo l assurdità della regola
In stagione 7 rigori vs la Juve e andava tutto benissimo, come ne hanno dati 2 a favore, il delirio
Ne avete avuti 12........
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Originariamente Scritto da Pesca
lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt
Lazio 15
Genoa 14
Lecce 13
Juventus 12
Sampdoria 10
Inter 10
Roma 9
Atalanta 9
Fiorentina 9
Torino 8
Milan 7
Spal 7
Verona 7
Cagliari 6
Bologna 6
Sassuolo 5
Parma 4
Brescia 3
Napoli 3
Udinese 0
Rigori assegnati a sfavore
Lecce 12
Brescia 10
Parma 10
Juventus 10
Torino 9
Sassuolo 9
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Udinese 9
Roma 9
Genoa 8
Bologna 8
Cagliari 8
Milan 7
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Sampdoria 6
Lazio 6
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Inter 4
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sopra una sola teca di cristallo
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forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
L’Inter al secondo posto insieme alla Lazio e Conte sulle montagne russe. Per pensare allo scudetto è ormai troppo tardi
INTER – TORINO 3-1
Secondo posto, non avesse buttato via gran parte di se stessa l’Inter avrebbe potuto lottare anche per lo scudetto. Ma ormai otto punti e lo svantaggio dello scontro diretto perduto sono troppi, per cui un secondo posto in coabitazione con la Lazio oggi è già molto.
Anche la partita con il Torino ha avuto per l’Inter risvolti thrilling. Non sapendo come complicarsi ulteriormente la condizione di eterna incompiuta, si è perfino fatta gol quasi da sola. Lasciando che per un bel po’ l’immaginazione galoppasse con il povero (si fa per dire…) e fustigassimo Antonio Conte in fuga da Milano. Non si capisce bene se cacciato oppure in ritirata lui stesso. Per fortuna dei nerazzurri i gol di Young, Godin e Lautaro hanno scacciato via le fosche immagini e anzi si è paradossalmente scoperto l’Inter addirittura al secondo posto. In questo pazzo campionato d’estate non è difficile trovare chi fa disgraziatamente peggio per cui basta una vittoria e il premio è altissimo. Non c’è al momento un’Inter pessima e un’Inter ideale, con o senza Eriksen, con o senza Skriniar e via così, c’è un’Inter inventata di volta in volta da Antonio Conte. L’Inter definitiva e assoluta difficilmente si farà in tempo a vederla in questa stagione.
L’unica verità che possiamo cogliere da questo folle circuito di partite a ripetizione è che non si può condannare e cacciare Conte dopo una sconfitta e riassumerlo e dargli fiducia dopo una vittoria. Non c’è alcuna logica nel calcio che stiamo vedendo e non possiamo ragionare con la sua stessa follia. Vada come vada ormai questa stagione è andata, e l’Inter deve tener duro per qualche anno. Credo non ci sia altro da fare.
SERIE 2019-2020 GIORNATA N. 32 Sabato 11 luglio 2020 Lazio - Sassuolo 1-2 Brescia - Roma 0-3 Juventus - Atalanta 2-2 Domenica 12 luglio 2020 Genoa-Spal 2-0 Cagliari - Lecce 0-0 Fiorentina - Verona 1-1 Parma - Bologna 2-2 Udinese - Sampdoria 1-3 Napoli - Milan 2-2 Lunedì 13 luglio 2020 Inter - Torino 3-1 *** INTER - TORINO 3-1 Secondo posto, non avesse buttato via gran parte di se stessa l'Inter avrebbe potuto lottare anche per lo scudetto. Ma ormai otto punti e lo svantaggio dello scontro diretto perduto sono troppi, per cui un secondo posto in coabitazione con la Lazio oggi è già molto. Anche la partita con il Torino ha avuto per l'Inter risvolti thrilling. Non sapendo come complicarsi ulteriormente la condizione di eterna incompiuta, si è perfino fatta gol quasi da sola. Lasciando che per un bel po' l'immaginazione galoppasse con il povero (si fa per dire…) e fustigassimo Antonio Conte in fuga da Milano. Non si capisce bene se cacciato oppure in ritirata lui stesso. Per fortuna
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GIORNATA N. 32
Sabato 11 luglio 2020
Lazio – Sassuolo 1-2
Brescia – Roma 0-3
Juventus – Atalanta 2-2
Domenica 12 luglio 2020
Genoa-Spal 2-0
Cagliari – Lecce 0-0
Fiorentina – Verona 1-1
Parma – Bologna 2-2
Udinese – Sampdoria 1-3
Napoli – Milan 2-2
Lunedì 13 luglio 2020
Inter – Torino 3-1
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Juventus 76
Inter 68
Lazio 68
Atalanta 67
Roma 54
Napoli 52
Milan 50
Sassuolo 46
Verona 44
Bologna 42
Cagliari 41
Parma 40
Fiorentina 36
Udinese 35
Sampdoria 35
Torino 34
Genoa 30
Lecce 29
Brescia 21
Spal 19
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Manchester City, Champions League salva: revocata la squalifica di 2 anni per violazione del fair play finanziario
Il Tas di Losanna ha accolto il ricorso del club contro la stangata ricevuta dalla Uefa lo scorso 14 febbraio. Il City dovrà solo pagare una multa di 10 milioni (anziché 30)
Cucù, la squalifica non c’è più. La sentenza del Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) di Losanna è come un colpo di magia per il Manchester City, che ritrova la Champions League stagione 2020-2021 e un introito stimato in almeno 100 milioni di sterline. Il Tas ha cancellato la squalifica di due anni dalle Coppe europee, che era stata imposta ai Citizen dalla Uefa per le violazioni del regolamento sul Fair play finanziario (sopravvalutazione delle entrate relative a sponsorizzazioni legate all’Abu Dhabi United Group e mancate informazioni relative al break-even presentate tra il 2012 e il 2016).
Alla base della punizione inflitta dalla Uefa c’erano le rivelazioni del giornale tedesco Der Spiegel su una serie di mail intercettate in una vera e propria Football Leaks. Per il Tas, però, la mancanza di confessioni o di prove documentali dirette ha fatto crollare il castello delle accuse. In pratica: un’assoluzione per insufficienza di prove. È stata confermata la mancata collaborazione del club dello sceicco Mansour e del presidente Al Mubarak — e questo è costato la multa — ma il Tas non si è spinto oltre: «Le presunte violazioni segnalate dagli organi di controllo della Uefa non sono state provate o sono cadute in prescrizione a causa del periodo di 5 anni previsto dai regolamenti».
Il City è stato acquistato dallo sceicco Mansour, della famiglia reale di Abu Dhabi, nel 2008, pagando 210 milioni sterline (232 milioni di euro) al thailandese Thaksin Shinawatra. Da allora Mansour ha investito più di 1,5 miliardi di euro in cartellini di calciatori, staff tecnici, stipendi e strutture come il modernissimo centro di allenamento. Risultato: 4 Premier League, 5 Coppe di Lega e 2 F.A. Cup. Non, però, la Champions.
La Uefa si trova ad affrontare una cocente sconfitta e il presidente Ceferin forse già immaginava questa Caporetto quando, nelle settimane scorse, ha parlato di modifiche al Fair play finanziario per permettere a chi vuole investire di farlo liberamente, dietro il pagamento di una luxury tax che andrà a beneficio dei club che si manterranno invece rigorosi nei loro bilanci. Come succede nella Nba. Un esempio che si poteva copiare ma che non piaceva a Platini.
La riammissione del City, secondo in campionato dietro il Liverpool, toglie a Chelsea, Leicester e Manchester United la speranza di andare nell’Europa che conta anche con il quinto posto. Si giocheranno in tre due soli slot. Il primo spiffero di calciomercato, invece, riguarda Pep Guardiola. Aveva detto che non avrebbe mai abbandonato la nave che affonda, ma ora che il City è salvo potrebbe chiedere di tornare al Barcellona, con un nuovo presidente, per la felicità di Leo Messi.
CorSera
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City, Psg, Milan: ecco perché il Fair play finanziario Uefa va cambiato
Per la terza volta il Tas di Losanna dà torto all’Uefa e ragione ai club in materia di financial fair play: un sistema che genere troppe storture e troppi tentativi di aggirarlo. Che non possono essere provati
Di fronte all’ennesima porta in faccia che l’Uefa si prende quando porta il Fair play finanziario davanti a un tribunale si può fare come ha fatto l’ad della Liga Tebas (che sperava in una punizione del City) ovvero contestare il tribunale: «Il Tas non è all’altezza». Oppure si può cominciare a contestare il Fair play finanziario. Ed è la strada più interessante.
L’istituto, nato per calmierare gli azzardi del calcio, si basa su principi discutibili (vietare a un imprenditore di investire in libertà) e ha prodotto storture vere, tra tutte incrementare la distanza tra i top club e gli altri. Ma non è solo questo. Perché se un sistema provoca il moltiplicarsi di metodi per aggirarlo qualcosa non va. Se poi è anche impossibile provare questi metodi (le sponsorizzazioni monstre tra gruppi della stessa proprietà come nel caso del City e del Psg o le plusvalenze farlocche) le cose peggiorano così tanto da far perdere credibilità all’intero sistema. Hanno dunque ragione a storcere il naso tutti quelli che, con il fair play finanziario, sono stati costretti a fare i conti seriamente (chi più chi meno, dall’Inter alla Roma, fino al Milan che ha persino sottoscritto un accordo transattivo rinunciando a un anno di Coppe pur di «regolare» il passato).
Anche nei casi che fanno sorgere più dubbi, com’erano quelli di City e Psg, le prove non ci sono, le indagini Uefa sono insufficienti o arrivano fuori tempo massimo: a carico degli inglesi gli uomini di Nyon avevano portato sostanzialmente le fughe di notizie di football leak. Al Tas non è bastato. Allo stesso modo, il Tribunale arbitrale aveva dato ragione al Psg, annullando la decisione di Nyon che voleva tornare a investigare sui conti della società parigina. Ma persino il Milan del tanto vituperato Yonghong Li aveva ottenuto ragione dal Tas: è vero che Elliott era appena subentrato, ma è altrettanto vero che Losanna aveva smentito l’Uefa su alcuni punti importanti (dal business plan alla continuità aziendale a rischio). Di fronte a tutto questo, la cosa più seria sarebbe la più radicale: cambiare il Fair play finanziario in modo sostanziale.
CorSera
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Juventus, col Sassuolo Sarri chiede il salto di qualità in vista della Champions
In arrivo una delle squadre più in forma del momento, il tecnico pensa anche alla finale a otto di Lisbona. Bernardeschi potrebbe riposare e lasciare spazio a Douglas Costa
Lo scudetto, il titolo di capocannoniere, la Champions League. Anche se il nono tricolore consecutivo è sempre più vicino per la squadra di Sarri dopo aver disinnescato, non senza fatica, l'Atalanta, la partita di mercoledì con il Sassuolo resta uno dei passaggi chiave di questa fase della stagione. Un impegno difficile contro una delle squadre più in forma del momento, di sicuro la più prolifica in attacco come dimostrano i 18 gol nelle 7 partite dopo lo stop. Segna tanto ma concede anche molto la squadra di De Zerbi, 54 gol subiti di cui 15 nelle ultime 7: lo scenario che più si adatta alla fame di gol di Cristiano Ronaldo, riavvicinatosi sensibilmente al trono di Immobile per meriti propri ma anche per il momento di crisi vissuto dall'attaccante della Lazio.
Obiettivo Champions
Anche se il tricolore è ormai dietro l'angolo, vista la marcia a singhiozzo di Inter e Lazio e il vantaggio accumulato dalla Juventus, in vista di agosto Sarri studia un ulteriore salto di qualità per giocarsi le proprie chance in Champions League. Per superare indenne il ritorno degli ottavi con il Lione e sognare nell'eventuale finale a otto di Lisbona, alla Juventus serve un salto di qualità. La strada che Sarri intende percorrere è quella che l'ha reso profeta del calcio italiano: la continuità, la ripetitività, la creazione di meccanismi di gioco rodati grazie ad un nucleo di titolari che difficilmente viene modificato, se non per necessità.
I cambi
Non a caso nell'allenamento odierno il tecnico ha concesso un giorno di riposo a Bentancur, Bernardeschi, Danilo, Cuadrado, Matuidi e Ronaldo, optando per una seduta personalizzata per Bonucci, de Ligt e Rabiot. Scelte operate per far recuperare al meglio gli interpreti del suo spartito, per averli in condizioni migliori sia mercoledì con il Sassuolo che il 20 luglio contro la Lazio. A Reggio Emilia Sarri dovrà rinunciare a Cuadrado, squalificato, oltre agli infortunati Khedira, Demiral (che ha ripreso ad allenarsi con il gruppo ma è ancora lontano dalla migliore condizione) e De Sciglio. Dubbi anche per Rabiot, Bentancur e Bernardeschi, diffidati e a rischio squalifica per il big match con la Lazio: proprio il fantasista toscano potrebbe accomodarsi in panchina lasciando spazio a Douglas Costa. Sia Rabiot che Bentancur dovrebbero partire titolari: la continuità resta il dogma indeclinabile della seconda fase del sarrismo in bianconero.
In arrivo una delle squadre più in forma del momento, il tecnico pensa anche alla finale a otto di Lisbona. Bernardeschi potrebbe riposare e lasciare sp…
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Ibrahimovic è uno straordinario giocatore del passato, Rangnick può essere un altro Sacchi
Lo svedese non è più abbastanza grande per fermare la ricerca di un nuovo equilibrio. Giusto adesso non ricominciare da capo ma tentare una strada diversa con il tedesco
di Mario Sconcerti
Milan e Napoli mi sono sembrate due squadre contente di sé, anche nel minimo. Di gioco poco, i quattro quinti dei palloni sono stati passaggi indietro, cioè accademia, considerare sufficiente saper tenere il pallone. È stata una buona partita accademica, senza velocità, senza cattiveria, dove si è cercato di far vedere agli arbitri e al mondo televisivo quanto saremmo stati bravi in stagione se solo ce ne fosse stato il mezzo. In fondo è quello che dice anche Ibrahimovic senza vergogna: se arrivavo dall’inizio potevamo vincere lo scudetto. Che è la soluzione ideale per dire che la squadra è niente senza di lui e giustifica il rifiuto che sembra opporgli il nuovo che arriva. È troppo pieno di sé Ibrahimovic e più l’età avanza, più ha bisogno lui di allargarsi a copertura di uno spazio inversamente proporzionale. C’è molto in lui del vecchio Milan, quello che è ancora stabilmente settimo proprio perché ha bisogno di vivere nel passato fino in fondo. Ibra è uno straordinario giocatore di ieri, che non è poco, ma non è più abbastanza grande per turbare la ricerca di un nuovo equilibrio. Niente esime dall’errore prossimo, ma niente nemmeno deve convalidare quello del passato. Questo Milan dolce, così così, poco ambizioso, contento del sufficiente, tormentato dalle confessioni ormai troppo frequenti del vecchio svedese, si sta spegnendo per esaurimento. Senza rimpianti.
Non c’è niente da trattenere di tanti anni passati a vuoto. Giusto adesso non ricominciare da capo, ma tentare una strada diversa. Chi non conosce Rangnick basta s’informi. Non è un ragazzo, ha 62 anni, da 21 lo chiamano il professore. Può essere un altro Sacchi, un altro Zeman, può darsi si consumi nello stesso modo, ma si è conquistato il diritto di essere una diversità. Non ha diritto all’ignoranza. Parte di quanto detto per il Milan vale anche per il Napoli, esatto opposto scolastico. Buone squadre senza paternità vera, senza chi le guidi nei dettagli sul campo. Ma questo è un limite di tutto il nostro calcio. L’Atalanta ci sta salvando dalla riflessione finale. Siamo pieni di splendide squadre perdenti, ma ci meravigliamo alla fine che a vincere sia ancora una brutta Juve. Il problema è ancora: come evitarlo?
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