Juve, scudetto sempre più vicino ma il progetto Sarri non decolla
I bianconeri salvati dalle perle di Ronaldo e Dybala, ma il gioco è insufficiente. E il sospetto è che questa squadra non basterà per la Champions
Chi ha più di 50 anni, e ama la boxe, ricorderà sicuramente l’incontro fra Vito Antuofermo e Marvin Hagler, fine Anni 70. Il coraggioso italoamericano — poi attore nel Padrino III — conservò la corona dei pesi medi grazie a un contestatissimo verdetto di parità, rimanendo a tratti miracolosamente in piedi sotto le mazzate del «Meraviglioso». Ebbene, l’altra sera la Juventus sembrava Antuofermo e l’Atalanta caricava come Hagler. «Parità» anche in questo caso, coi bianconeri storditi, maltrattati ma comunque a braccia alzate alla lettura del verdetto scudetto.
Il nono titolo consecutivo è di fatto in bacheca. Il problema è che nei due match successivi Antuofermo fu sempre battuto dall’inglese Minter (k.o. nel secondo incontro), e la stessa fine non vorrebbe proprio farla la Juve in Champions League. Insomma, una squadra formato Antuofermo non troverebbe di sicuro gloria nell’Europa che conta.
«La filosofia di Sarri si vede solo a sprazzi», dice Aldo Serena, che con la Juventus, a metà degli Anni 80, vinse uno scudetto e una Coppa Intercontinentale. «Il gioco è rimasto al palo — spiega l’ex bomber della Nazionale —. È un problema soprattutto di continuità. Durante la stessa gara i bianconeri sembrano staccare la spina, perdere di vista i vari meccanismi, non sono ancora in grado di restare sul pezzo per 90’. Con il Milan è stato proprio così, mentre contro l’Atalanta non sono riusciti ad arginare nemmeno tecnicamente lo strapotere fisico degli avversari».
Un verdetto che non sembra lasciare speranze ai bianconeri in Europa. Bisogna quindi rassegnarsi? «No, assolutamente no — continua Serena —. Intanto, credo che una Juve normale possa bastare in vista del Lione, a prescindere dall’1-0 per i francesi nella gara d’andata. Poi, però, punterei su un maggiore pragmatismo. Fossi in Sarri, sospenderei almeno in parte un certo progetto e mi affiderei maggiormente alle qualità individuali. Paulo Dybala e Cristiano Ronaldo, per esempio, stanno bene, sono decisivi e possono far male a chiunque, in qualsiasi momento: meglio allora, nel breve periodo, costruire attorno a loro una squadra magari meno spettacolare ma sicuramente più solida. In attesa appunto del colpaccio là davanti. Concretezza e razionalità devono a volte prevalere, soprattutto quando si guida una grandissima squadra come la Juve, dove la vittoria è tutto, o quasi. E Sarri ha in rosa i talenti giusti per non aver paura dei vari Manchester City, Bayern Monaco, Paris Saint Germain e Atletico Madrid...».
Un passo indietro dal punto di vista tattico eventualmente per nulla scandaloso, giustificato oltretutto dai tanti problemi fisici degli ultimi tempi. In difesa, per esempio, Chiellini tarda a rientrare al cento per cento e il capitolo terzini è piuttosto delicato, con De Sciglio k.o., Danilo spesso fuori ruolo, Alex Sandro in ritardo e Cuadrado unica certezza. In mezzo al campo manca tantissimo uno come Khedira, Rabiot c’è e non c’è, pure Pjanic va a intermittenza e i soli Bentancur e Matuidi non possono certo fare miracoli. Insomma, in questa fase è davvero là davanti l’oro di Sarri, con Douglas Costa, Bernardeschi e Higuain alternative di lusso ai due fenomeni. Perché non approfittarne?
CorSera
I bianconeri salvati dalle perle di Ronaldo e Dybala, ma il gioco è insufficiente. E il sospetto è che questa squadra non basterà per la Champions
Chi ha più di 50 anni, e ama la boxe, ricorderà sicuramente l’incontro fra Vito Antuofermo e Marvin Hagler, fine Anni 70. Il coraggioso italoamericano — poi attore nel Padrino III — conservò la corona dei pesi medi grazie a un contestatissimo verdetto di parità, rimanendo a tratti miracolosamente in piedi sotto le mazzate del «Meraviglioso». Ebbene, l’altra sera la Juventus sembrava Antuofermo e l’Atalanta caricava come Hagler. «Parità» anche in questo caso, coi bianconeri storditi, maltrattati ma comunque a braccia alzate alla lettura del verdetto scudetto.
Il nono titolo consecutivo è di fatto in bacheca. Il problema è che nei due match successivi Antuofermo fu sempre battuto dall’inglese Minter (k.o. nel secondo incontro), e la stessa fine non vorrebbe proprio farla la Juve in Champions League. Insomma, una squadra formato Antuofermo non troverebbe di sicuro gloria nell’Europa che conta.
«La filosofia di Sarri si vede solo a sprazzi», dice Aldo Serena, che con la Juventus, a metà degli Anni 80, vinse uno scudetto e una Coppa Intercontinentale. «Il gioco è rimasto al palo — spiega l’ex bomber della Nazionale —. È un problema soprattutto di continuità. Durante la stessa gara i bianconeri sembrano staccare la spina, perdere di vista i vari meccanismi, non sono ancora in grado di restare sul pezzo per 90’. Con il Milan è stato proprio così, mentre contro l’Atalanta non sono riusciti ad arginare nemmeno tecnicamente lo strapotere fisico degli avversari».
Un verdetto che non sembra lasciare speranze ai bianconeri in Europa. Bisogna quindi rassegnarsi? «No, assolutamente no — continua Serena —. Intanto, credo che una Juve normale possa bastare in vista del Lione, a prescindere dall’1-0 per i francesi nella gara d’andata. Poi, però, punterei su un maggiore pragmatismo. Fossi in Sarri, sospenderei almeno in parte un certo progetto e mi affiderei maggiormente alle qualità individuali. Paulo Dybala e Cristiano Ronaldo, per esempio, stanno bene, sono decisivi e possono far male a chiunque, in qualsiasi momento: meglio allora, nel breve periodo, costruire attorno a loro una squadra magari meno spettacolare ma sicuramente più solida. In attesa appunto del colpaccio là davanti. Concretezza e razionalità devono a volte prevalere, soprattutto quando si guida una grandissima squadra come la Juve, dove la vittoria è tutto, o quasi. E Sarri ha in rosa i talenti giusti per non aver paura dei vari Manchester City, Bayern Monaco, Paris Saint Germain e Atletico Madrid...».
Un passo indietro dal punto di vista tattico eventualmente per nulla scandaloso, giustificato oltretutto dai tanti problemi fisici degli ultimi tempi. In difesa, per esempio, Chiellini tarda a rientrare al cento per cento e il capitolo terzini è piuttosto delicato, con De Sciglio k.o., Danilo spesso fuori ruolo, Alex Sandro in ritardo e Cuadrado unica certezza. In mezzo al campo manca tantissimo uno come Khedira, Rabiot c’è e non c’è, pure Pjanic va a intermittenza e i soli Bentancur e Matuidi non possono certo fare miracoli. Insomma, in questa fase è davvero là davanti l’oro di Sarri, con Douglas Costa, Bernardeschi e Higuain alternative di lusso ai due fenomeni. Perché non approfittarne?
CorSera
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