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Ero a cena fuori, per cui non ho visto la partita.
A latere, vi riporto lo scambio di commenti tra due presenti (che non hanno neppure loro visto la partita, ma che comunque credo inquadrino una questione in modo esemplare):
"Ma è possibile che anche con il VAR diano due rigori alla Juve?"
La risposta (che viene da un abbonato storico in curva Fiesole, per cui da parte di uno che di certo non ha a cuore i colori bianconeri) è stata:
"Sperare che l'omologazione favorisca la rivoluzione e non invece la restaurazione è una stupidaggine".
premiare il merito sportivo però significa premiare le squadre più ricche, e che sono ricche proprio perchè vincono di più e vincono di più perchè sono più ricche, è un circolo vizioso...a cui si aggiungono gli sponsor e grosse società (che magari pagano le tasse in olanda). Finchè non c'erano i diritti televisivi si poteva veder vincere ogni tanto un verona o sampdoria, ora non c'è più competizione, si sa già che vincerà la juve. Paradossalmente me la godrei di più da tifoso della lazio o atalanta, senza un minimo di incertezza e suspance e pure di sofferenza, che senso ha il tifo?
Limitiamoci al Verona. La Samp aveva un ricchissimo petroliere alle spalle.
I soldi sono entrati nel calcio fin da subito, dato che fin da subito il popolo, ogni strato della società si è appassionato a questo sport e dunque si è tutti stati disposti a spendere per vincere.
Il Genoa degli albori era la squadra con gli allenatori ed i giocatori migliori perchè era quella che più delle altre ragionava in maniera professionale - e professionistica, difatti ai calciatori trovava dei lavori che fossero di facciata per avere tempo per allenarsi.
Si passavano soldi sottobanco quando il calcio era nominalmente dilletantesco, col professionismo bandito.
Il Milan di Berlusconi non sarebbe esistito senza i miliardi di Berlusconi, il primo vero sceicco del calcio, cioè colui che è capace di creare dal nulla una epopea investendo miliardi solo per il gusto di farlo - poi essendo italiano, ed essendo a suo modo geniale, gli è riuscito quello che agli arabi non riesce, nonostante anche loro, a suon di petroldollari, abbiano inventato dal nulla PSG e City, accaparrandosi campioni e super allenatori.
Sai perchè accade? Perchè la gente vuole lo spettacolo...e soprattutto vuole vincere. Allora la poesia è bellissima...ma tutti vorrebbero trovarsi al posto dei tifosi del PSG o del City, con lo sceicco col turbante come presidente, che magari ti piazza la mezzaluna nello stemma...ma purchè arrivi Neymar, purchè si vinca, si accetta tutto...quindi se c'è una cosa dove l'uguaglianza non è mai stata di casa quella è proprio il calcio.
Il calcio è un grande generatore di sogni...che ahimè vanno alimentati. I calciatori non sono tifosi, non campano di passione ma di milioni di euro.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Ero a cena fuori, per cui non ho visto la partita.
A latere, vi riporto lo scambio di commenti tra due presenti (che non hanno neppure loro visto la partita, ma che comunque credo inquadrino una questione in modo esemplare):
"Ma è possibile che anche con il VAR diano due rigori alla Juve?"
La risposta (che viene da un abbonato storico in curva Fiesole, per cui da parte di uno che di certo non ha a cuore i colori bianconeri) è stata:
"Sperare che l'omologazione favorisca la rivoluzione e non invece la restaurazione è una stupidaggine".
Prendete e mangiatene tutti.
Fantastico. D'altro canto i fiorentini ad acume e viva intelligenza mica sono gli ultimi arrivati.
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Sai perchè accade? Perchè la gente vuole lo spettacolo...e soprattutto vuole vincere. Allora la poesia è bellissima...ma tutti vorrebbero trovarsi al posto dei tifosi del PSG o del City, con lo sceicco col turbante come presidente, che magari ti piazza la mezzaluna nello stemma...ma purchè arrivi Neymar, purchè si vinca, si accetta tutto...quindi se c'è una cosa dove l'uguaglianza non è mai stata di casa quella è proprio il calcio.
Il calcio è un grande generatore di sogni...che ahimè vanno alimentati. I calciatori non sono tifosi, non campano di passione ma di milioni di euro.
no, io non lo vorrei lo sceicco, non vorrei neanche Comisso, nè volevo Della Valle. Vorrei un presidente tifoso, nato nella mia città, e non vorrei neanche una squadra di 11 Neymar, 3 stranieri andavano bene e nella mia prima fiorentina insieme a Batistuta e Dunga c'erano i Faccenda, Iachini, Pioli, e a fine campionato si festeggiò la salvezza. C'era una magia che ho trovato in altre poche occasioni e non l'hanno data i (pochi) campioni passati da queste parti, ma il bomber-muratore riganò, o tutto ciò che successe dopo la morte di Astori.
Non riuscirei a tifare per una squadra ricca e vincente, non so neanche immaginare com'è. Voglio dire che esiste un'altra poetica -quella della sofferenza- che conoscono bene i tifosi viola o quelli del toro, e quelli di Juve o Milan non possono capire appieno
L’Atalanta fa una grandissima partita a Torino e va due volte in vantaggio con due gol bellissimi di Zapata e Malinovskyi, ripresa due volte con rigori segnati da Ronaldo per falli di mano secondo il regolamento di oggi. L’Atalanta manca il secondo posto e Gasp non ci sta
L’Atalanta a Torino ha fatto una partita straordinaria, bellissima. E’ arrivata col timbro di squadra oggi più forte in Italia, e lo ha dimostrato con due gol di una qualità impressionante per esecuzione, forza, tecnica, velocità. Zapata è imbeccato da Papu Gomez, Malinovskyi da Muriel. Per riprendere l’Atalanta la Juventus ha avuto bisogno di due rigori – segnati entrambi da Ronaldo – che sfruttano il regolamento che oggi punisce qualsiasi tocco di mano in area. Anche quando il giocatore proprio non può farne a meno, soprattutto per la vicinanza dell’avversario al tiro. Gasperini ha molto contestato questa applicazione del regolamento: “Non è il regolamento, è l’interpretazione del regolamento che si vuol dare in Italia”. I rigori di questo tipo, aumentati a dismisura e ormai fuori controllo, hanno ormai fortemente caratterizzato il campionato. Alla Juve va il merito comunque di essere stata in partita nel secondo tempo e di aver almeno allontanato lo shock dell’incredibile ko col Milan. In una giornata a forte rischio alla fine tiene a bada la concorrenza e addirittura incrementa di un punto il distacco sulla seconda. Tutto più che tranquillo, rotta libera verso lo scudetto.
SERIE 2019-2020 GIORNATA N. 32 Sabato 11 luglio 2020 Lazio - Sassuolo 1-2 Brescia - Roma 0-3 Juventus - Atalanta 2-2 Domenica 12 luglio 2020 Genoa-Spal 2-0 Cagliari - Lecce 0-0 Fiorentina - Verona 1-1 Parma - Bologna 2-2 Udinese - Sampdoria 1-3 Napoli - Milan 2-2 Lunedì 13 luglio 2020 Inter - Torino 3-1 *** INTER - TORINO 3-1 Secondo posto, non avesse buttato via gran parte di se stessa l'Inter avrebbe potuto lottare anche per lo scudetto. Ma ormai otto punti e lo svantaggio dello scontro diretto perduto sono troppi, per cui un secondo posto in coabitazione con la Lazio oggi è già molto. Anche la partita con il Torino ha avuto per l'Inter risvolti thrilling. Non sapendo come complicarsi ulteriormente la condizione di eterna incompiuta, si è perfino fatta gol quasi da sola. Lasciando che per un bel po' l'immaginazione galoppasse con il povero (si fa per dire…) e fustigassimo Antonio Conte in fuga da Milano. Non si capisce bene se cacciato oppure in ritirata lui stesso. Per fortuna
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La Lazio si è completamente perduta, dopo il Lecce ko anche col Sassuolo di Raspadori e Caputo in casa. Immobile irriconoscibile rispetto alla furia della prima parte della stagione.
La sparizione della Lazio può essere sorprendente ma personalmente avevo messo in conto che la ripresa del campionato in piena estate avrebbe sconvolto gli equilibri che conoscevamo. E dunque questo è uno degli effetti. La Lazio è stata precipitata in un altro campionato, illudendosi di lottare per lo scudetto e trovandosi invece in tutt’altra realtà. Quattro sconfitte (tre consecutive) sulle sei della ripresa.
Immobile non fa più gol, i suoi giocatori migliori – a cominciare da Milinkovic – si sono spenti, ha trovato soprattutto realtà diverse molto più agguerrite. Dall’Atalanta al Sassuolo, passando persino per il Lecce. Molti chiedono che Inzaghi spieghi i motivi del crollo. Di motivi plausibili non ce ne sono se non che gli errori, dal tecnico alla squadra spompata, stanno un po’ ovunque. E comunque prima nessuno chiedeva spiegazioni del secondo posto della Lazio. Forse questa Lazio è solo l’altra faccia di quella, la verità come sempre sta nel mezzo.
SERIE 2019-2020 GIORNATA N. 32 Sabato 11 luglio 2020 Lazio - Sassuolo 1-2 Brescia - Roma 0-3 Juventus - Atalanta 2-2 Domenica 12 luglio 2020 Genoa-Spal 2-0 Cagliari - Lecce 0-0 Fiorentina - Verona 1-1 Parma - Bologna 2-2 Udinese - Sampdoria 1-3 Napoli - Milan 2-2 Lunedì 13 luglio 2020 Inter - Torino 3-1 *** INTER - TORINO 3-1 Secondo posto, non avesse buttato via gran parte di se stessa l'Inter avrebbe potuto lottare anche per lo scudetto. Ma ormai otto punti e lo svantaggio dello scontro diretto perduto sono troppi, per cui un secondo posto in coabitazione con la Lazio oggi è già molto. Anche la partita con il Torino ha avuto per l'Inter risvolti thrilling. Non sapendo come complicarsi ulteriormente la condizione di eterna incompiuta, si è perfino fatta gol quasi da sola. Lasciando che per un bel po' l'immaginazione galoppasse con il povero (si fa per dire…) e fustigassimo Antonio Conte in fuga da Milano. Non si capisce bene se cacciato oppure in ritirata lui stesso. Per fortuna
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GIORNATA N. 32
Sabato 11 luglio 2020
Lazio – Sassuolo 1-2
Brescia – Roma 0-3
Juventus – Atalanta 2-2
Domenica 12 luglio 2020
Genoa-Spal 17.15
Cagliari – Lecce 19.30
Fiorentina – Verona 19.30
Parma – Bologna 19.30
Udinese – Sampdoria 19.30
Napoli – Milan 21.45
Lunedì 13 luglio 2020
Inter – Torino 21.45
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Serve una petizione per cambiare la regola sui rigori
Finisce 2-2 tra Juventus e Atalanta, ma ai punti la squadra di Gasperini esce nettamente vittoriosa. Soprattutto nel primo tempo i nerazzurri sono stati padroni del campo ed hanno fatto solo un gol solo per non avere concretizzato parecchie altre chance. Nel secondo tempo la Juve è salita un po' di tono, ma l'Atalanta nei cambi ha avuto quella spinta ulteriore per tornare avanti. La squadra di Sarri si è salvata con due rigori: regolamento alla mano si possono anche dare, ma così non può andare avanti. Il rigore incide in maniera decisiva su una partita, va dato quando ci sono situazioni gravi in area. Non capisco come possano essere fatte regole del genere, bisognerebbe fare una petizione per cambiarle. Servono quattro giocatori e quattro allenatori che si mettono lì e cambiano le cose: l'involontarietà è fondamentale nel calcio, Muriel sul secondo rigore non può tagliarsi le braccia. Chiarisco: non è questione delle squadre che ottengono pro o contro i rigori, da cambiare è una regola che non ha niente a che vedere con lo sport e in particolare con una partita di calcio. Non si può difendere senza l'equilibrio che ti danno le braccia, punto.
La partita. In quanto a possesso palla e occasioni da rete, ribadisco la superiorità dell'Atalanta. E' strano che Gasperini, con tutto il rispetto per il club in cui si trova, non abbia altre chance con squadre abitualmente in lotta per lo scudetto... La Juve dal canto suo sta incontrando difficoltà con le squadre forti: in prospettiva Champions il Lione è debole ed i bianconeri dovrebbero passare il turno. Dopo però ci sarà una tra Real Madrid e Manchester City, e se il livello è questo la Juve farà fatica.
Una considerazione sulla Lazio, che ha incontrato e perso con un Sassuolo in grande forma. La squadra di Inzaghi è andata in vantaggio, la situazione era favorevole, eppure non ce la fatta. Ho visto una squadra smarrita psicologicamente, fisicamente e tatticamente. E poi se Leiva, Acerbi, Immobile e Milinkovic giocato sotto tono, la squadra non non ha scampo.
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Napoli-Milan, le formazioni e dove vederla: sarà la sfida tra i due guerrieri Gattuso-Ibrahimovic
Gli ex compagni si rincontrano. I punti servono più ai rossoneri che vogliono lasciare i preliminari di Europa League alla Roma. Le due squadre vogliono chiudere bene, poi sarà ricostruzione
Non è solo un duello per l’Europa, è un incrocio di destini, una storia di affetti. Napoli-Milan di domenica sera al San Paolo è, anche, o forse soprattutto, Rino Gattuso contro Zlatan Ibrahimovic. Due guerrieri, due campioni, due amici. Diversi, ma anche simili. A partire da quello slogan esistenziale, «mai arrendersi», che li ha trasformati in quello che sono diventati. Il ghetto di Malmö come la spiaggia di Schiavonea, la periferia come punto di partenza per sogni divenuti realtà grazie solo all’impegno, al talento, alla fatica, alla rabbia.
Compagni per due anni al Milan allegriano fra 2010 e 2012, con tanto di scudetto vinto nel 2011, ma nemici per una notte. Vero che i campani hanno ormai in testa la Champions col Barcellona e che il loro pass per i gironi di Europa League ce l’hanno già in mano grazie al trionfo in Coppa Italia, mentre i rossoneri devono ancora correre per lasciare alla Roma la rogna dei preliminari, ma Napoli-Milan è sempre Napoli-Milan. Anche se non ci sono in palio scudetti. Quindi nessuno vorrà fermarsi. Partite entrambe male, anzi peggio, la missione comune è chiudere al meglio una stagione iniziata con ben altre ambizioni.
L’obiettivo dei due club è dare tutto in questi ultimi venti giorni per poi passare al piano di ricostruzione. Con progetti diversi, antitetici: il Napoli ricomincerà con Gattuso, confermando il grosso della rosa, il Milan con un nuovo allenatore e l’ennesima rivoluzione estiva, della quale non farà parte nemmeno Ibra. «Dobbiamo spingere fino al 2 agosto, il futuro non mi interessa» ribadisce una volta di più Stefano Pioli, che vuole dire addio a testa alta. Arriverà Rangnick, ormai è deciso, ma non sarà semplice per l’a.d. Gazidis cacciare un allenatore che sta facendo così bene. Roma, Lazio, Juve: tre grandi al tappeto, una dietro l’altra. Squadre giù di forma, in crisi, sostiene qualcuno. Può darsi, ma il Napoli non lo è. Quindi aspettiamoci una controprova vera, un crash test. E poi vediamo.
Pioli ha fatto un lavoro eccezionale. Durante il lockdown ha stretto a sé la squadra lasciando fuori tutto il resto, il caos societario, le voci su Rangnick, gli scontri. La squadra lo ha seguito. E ora i rimpianti per quello che poteva essere e non è stato aumentano di partita in partita.
Piano piano, attraversando anche momenti difficili, come il 5-0 dall’Atalanta, Stefano è riuscito a uscire da tunnel e riportare il Diavolo alla luce. Non basterà però a salvargli il posto. Una storia, questa, che somiglia tanto, troppo, a quella di un anno fa, quando al posto di Pioli c’era Gattuso. Arrivato a un punto dalla Champions dopo un’annata romanzesca, non fu confermato. Poi sappiamo tutti com’è andata.
Napoli (4-3-3): Ospina; Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly, Mario Rui; Fabian Ruiz, Lobotka, Zielinski; Callejon, Mertens, Insigne. All.: Gattuso
Milan (4-2-3-1): D0nnarumma; Conti, Kjaer, Romagnoli, Hernandez; Kessie, Bennacer; Saelemaekers, Rebic, Calhanoglu; Ibrahimovic. All.: Pioli
Tv: ore 21.45, Dazn
CorSera
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Prime crepe tra Conte e l'Inter: esonero impensabile, non è escluso un passo indietro del tecnico
I giocatori soffrono le continue urla dell'ex ct in campo e non lo nascondono. Zhang ha chiesto rassicurazioni a Marotta, il ricco contratto fa escludere un possibile allontanamento a fine stagione dell'allenatore, che potrebbe però decidere di andarsene. A quel punto sarebbe Allegri la prima scelta
I primi scricchiolii. Le prime crepe. Nulla d'irreparabile, per carità, ma che qualcosa all'Inter si sia rotto è un fatto. La reprimenda di Antonio Conte ai giocatori dopo la sconfitta in casa contro il Bologna non ha prodotto i risultati sperati. Anzi, ha annichilito e disorientato la squadra. Da Skriniar a Brozovic, sono diversi i calciatori dell'Inter che soffrono le continue urla dell'ex ct in campo e non lo nascondono. Una tensione fisiologica, dicono alla Pinetina, di quelle che vincendo passano in fretta. Per evitare che la palla di fango rotolando si faccia valanga, è necessario fare risultato pieno al più presto. Già lunedì a San Siro contro il Torino. E magari di nuovo giovedì a Ferrara contro la Spal. Due partite sulla carta facili, ma che per questa Inter senza bussola potrebbero diventare le ennesime occasioni per farsi male
Zhang chiede rassicurazioni
Come dopo ogni gara, Steven Zhang ha chiamato l'ad nerazzurro Beppe Marotta. La telefonata da Nanchino è servita al presidente a capire cosa stia succedendo alla classifica, alla squadra e al suo allenatore, che finora mai era parso così nervoso. Furioso sì, spesso. Ma non irritato al punto da sbraitare verso l'altra panchina, come visto al Bentegodi con quell'iconico "Juric devi stare muto". Zhang si fida di Marotta, Marotta si fida di Conte. Fin quando la catena regge, il progetto va avanti. E per ora regge. Scegliendo il punto di vista del bicchiere mezzo pieno: la zona Champions sembra acquisita e l'Inter ha fatto comunque più punti rispetto allo scorso anno. Pur non avendo apprezzato alcune uscite del tecnico, come si seppe appunto dopo la sfuriata di Dortmund, la proprietà cinese crede ancora che Conte sia stata la miglior scelta possibile.
L'irreale ipotesi esonero
Anche se da qui alla fine della stagione le cose per l'Inter dovessero mettersi davvero male, è quasi impossibile immaginare che il club possa esonerare l'ex ct. La ragione è anzitutto economica. L'Inter fino al 30 giugno 2021 dovrà pagare 9 milioni lordi a stagione all'esonerato Luciano Spalletti. È impensabile che possa dare il benservito anche a Conte, che di milioni l'anno ne costa 22 fino al 2022, per lasciarlo a riposo e ingaggiare un nuovo tecnico. Certo se la prossima stagione Spalletti dovesse trovare una nuova panchina, liberando spazio nel bilancio, e all'Inter tutto andasse per il verso sbagliato... ma al momento nessuno ci pensa. L'esonero di Conte non è un'opzione realistica. Esiste solo nelle fantasie dei tifosi, turbate dalle ultime gare a vuoto. Altro elemento: Marotta, che all'Inter comanda davvero, ha investito molto della propria credibilità nell'ingaggio dell'ex allenatore di Juventus e Nazionale. Se finisse per cacciarlo, sarebbe anzitutto una sconfitta sua.
La tentazione di Conte
Quello che nessuno può invece escludere è che Conte, agonista feroce, se i risultati non arriveranno possa decidere di andarsene. Anche da un momento all'altro. "Nessuno mi costringe a stare qui in Serie A", disse lo scorso autunno, scottato dalla contestazione di alcuni tifosi juventini. Dopo il doloroso pareggio a Verona ha ribadito il concetto, pur in modo più sfumato: "A fine stagione farò le mie valutazioni, la società anche". Che per molti versi Conte rimpianga la Premier League, "dove non ci sono tutte queste polemiche", non è un segreto. Ma allo stesso tempo ha più volte detto di volere completare un ciclo all'Inter, parlando con ammirazione e invidia di colleghi come Gasperini e Simone Inzaghi, capaci di legarsi a lungo a una squadra e di farla crescere. E sono proprio Lazio e Atalanta le rivali che l'Inter si trova ora a inseguire in campionato per la corsa al secondo posto.
Il gioco del toto-allenatore
La domanda che da ieri sera si pongono i tifosi interisti, un po' per sfizio e un po' per disperazione, è: se va via Conte, chi arriva? È possibile che il giochino andrà avanti tutta l'estate, con la solita girandola di nomi più o meno plausibili associati alla scivolosissima panchina nerazzurra. Sempre che, ovviamente, Conte non riesca a guadagnare posizioni in campionato (non è impossibile: Juve a parte, le contendenti sono vicine) o raggiunga la finale di Europa League, scacciando voci e ombre. Se questo non succederà, il nome su cui già si concentrano le chiacchiere è quello di Max Allegri. Non c'è alcuna conferma che ci sia nemmeno una mezza idea, da parte del club. Ma Marotta lo apprezza, al punto da averlo chiamato alla Juve proprio per succedere a Conte. Allegri conosce e ama Milano, avendo allenato il Milan, e a Milano ha radici. Insomma, a suggerire il suo profilo come eventuale e futuribile successore di Conte è il buon senso. Ma il buon senso raramente aiuta a orientarsi nel mondo del calcio. Tanto più quando c'è di mezzo l'Inter.
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Conte-Inter, voci di esonero: ecco cosa sta succedendo
Il club non cerca il divorzio, ma il tecnico potrebbe fare un passo indietro. Allegri il primo della lista se ci sarà l’addio
Una storia nata bene, piena di passione che rischia di spegnersi presto. Antonio Conte e l’Inter è un amore da adolescenti, incapace di resistere a lungo alle crisi se poi non matura. Dopo un anno, tra allenatore e club c’è un distacco marcato, una gelida distanza mai avvertita prima. «A fine anno farò le mie considerazioni, così come il club. A tutti piacerebbe vincere, bisogna capire quanto si è vicini o lontani dal farlo. Uno la può pensare in una maniera, qualcun altro in un’altra maniera». Le parole di Conte dopo il pareggio di Verona sono macigni. L’allenatore odia le zone grigie, l’attendismo, è un decisionista poco incline alla mediazione. Il tecnico valuta l’attuale rosa in un modo, la società Inter in un altro, bisogna trovare un punto d’incontro: non è detto ci si riesca, si voglia o si possa farlo. L’ex c.t. della Nazionale nel dopo Verona ha detto a chiare lettere che sta valutando il suo futuro. È legato da un contratto pesante, 11 milioni netti l’anno fino a giugno 2022, in sostanza per altre due stagioni dopo l’attuale. L’Inter non ha intenzione di esonerarlo, potrebbe però essere l’allenatore a decidere di fare un passo indietro se dovesse convincersi che il suo progetto per arrivare al successo non coincide con quello del club.
Fortemente voluto dall’ad Beppe Marotta e ancora prima rincorso dal patron di Suning Jindong Zhang e dal presidente nerazzurro Steven, non è la prima volta che Conte esterna con toni poco diplomatici il suo pensiero. A Nanchino, nel quartier generale cinese di Suning, non l’hanno presa bene. Il supporto all’allenatore rimane, la visione sul futuro diverge. La possibilità di un addio consensuale è oggi ipotizzabile. Il piano B non è scattato, ma è stato approntato: se Conte e l’Inter dovessero separarsi la scelta naturale sarebbe Massimiliano Allegri. Discorsi, allo stato, potrebbero però prendere corpo dopo l’Europa League di agosto. Allegri è corteggiato anche dal Psg, anche qui si dovrà aspettare di vedere come andrà la Champions dei francesi, il tecnico però dà la precedenza alla serie A. È libero e, anche se ex juventino, non è identificato dal popolo interista come un uomo dal dna bianconero.
A fine stagione si faranno le scelte, però la sensazione è di un Conte deciso a far valere le sue ragioni con la società che di contro non ha intenzione di assecondare il tecnico in tutto e per tutto. In mezzo sta la squadra, da ricostruire, ma con cui bisogna finire la stagione, senza buttarla via dopo uno splendido girone d’andata e evitando figuracce in Europa League. A Verona c’è stata una scena emblematica: attorno alla mezz'ora, con l’Inter sotto di una rete, è arrivata la pausa per bere. I giocatori si sono avvicinati alla panchina, Conte ha scelto di restare in silenzio. Un cambiamento nei modi del tecnico avvertito dalla squadra, spaesata come la truppa che non sente più la fiducia del proprio generale. La rosa dell’Inter va ricostruita, il problema sono tempi e risorse. Il tecnico chiede uno sforzo ingente per avvicinare la Juventus, il club non può accontentarlo su tutto. Se divorzio sarà, non dovrà essere traumatico. Marotta si è speso per Conte, l’allenatore si è contrapposto al suo passato: la separazione deve seguire una strada consensuale per non imbrattare troppo l’immagine di entrambi. Ma si sa, un civile divorzio è una contraddizione in termini.
CorSera
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Inter troppo simile al passato, luna di miele finita tra Conte e i tifosi
Con il pari a Verona i nerazzurri sono scivolati al quarto posto, stessa posizione con cui hanno chiuso gli ultimi due campionati. Le dichiarazioni del tecnico mettono in dubbio la sua voglia di restare in nerazzurro, di certo alcune scelte non stanno convincendo
La domanda che si fanno i tifosi è: ma Conte davvero vuole lasciare l'Inter? Il dubbio lo ha insinuato proprio l'ex ct, nelle sue ormai consuete dichiarazioni dico-non dico che seguono le partite andate storte. "Non mi interessa parlare dell'anno prossimo. A fine campionato, si faranno delle valutazioni. Le farò io e le farà la società sul lavoro che ho fatto. Ora sono concentrato su quest'anno" ha detto dopo il 2 a 2 di Verona. Una dichiarazione criptica, sufficiente però a scatenare le fantasie dei nerazzurri sui social network: Conte se ne va, torna Spalletti che tanto è a contratto, arriva Allegri che è senza una panchina, aspettiamo Cambiasso che è un eroe del Triplete, e via elucubrando.
Quarti come con Spalletti
Il fatto che nei discorsi da bar (Facebook e da Twitter ne sono l'estensione) si arrivi già a dare per esonerato l'allenatore, fa capire quanto profondo sia lo smarrimento degli interisti di fronte alle ultime sbandate della squadra e del suo tecnico. L'Inter si ritrova quarta: lo stesso risultato finale delle due stagioni di Spalletti. È vero che rispetto agli anni passati la squadra ha perso meno e la Juve capolista è meno lontana: è a +10, mentre nel 2016/2017 chiuse a +29 e la scorsa stagione a +23. Ma il dato consola solo in parte, se si pensa che l'Inter dopo l'arrivo di Conte ha finora fatto un mercato estivo in entrata da oltre 150 milioni, a cui vanno sommati i valori in entrata della sessione invernale e l'arrivo di Hakimi. E considerando anche il fatto che i nerazzurri sono stati sorpassati da squadre assai meno ricche. L'intero undici titolare della Lazio è costato quanto il solo cartellino di Lukaku. E gli ingaggi di Zapata, Gomez, Ilicic e Muriel insieme non fanno quello del solo Eriksen.
20 punti persi in rimonta
L'Inter nel girone d'andata ha tenuto testa alla Juve nella corsa allo scudetto, poi sono cominciati i guai. Nell'analisi delle prime tre sconfitte stagionali (le due contro la Juve e quella con la Lazio all'Olimpico) squadra e allenatore hanno poco da rimproverarsi: hanno perso contro avversari molto forti. Diverso è il discorso che riguarda la lista di pareggi evitabilissimi nel girone di ritorno: Lecce, Cagliari, Sassuolo, ora Verona. In più c'è la sconfitta di domenica scorsa a San Siro con il Bologna, che ha dato lo spunto a Conte per strigliare i suoi. L'effetto atteso delle reprimente a Verona non si è visto, anzi. L'Inter è entrata al Bentegodi smarrita, ha subito preso gol, si è ridestata nella ripresa fino a raggiungere il vantaggio ma si è fatta poi recuperare, lasciando 2 punti sul campo. La conta totale dei punti persi dall'Inter in stagione a partire da situazioni di vantaggio sale così a 20. Un'enormità, che fa ammettere a Conte: "Non riusciamo a gestire".
La luna di miele finita
Oltre al piazzamento finale in campionato (l'accesso alla Champions non sembra in discussione, con Roma e Napoli a -14 punti) sul bilancio della stagione peserà il percorso in Europa League. A inizio agosto, dopo la fine del campionato, i nerazzurri sono attesi dalla gara secca degli ottavi contro i Getafe, poi si vedrà. Quel che è certo è che è finita la luna di miele fra Conte e i tifosi, finora pronti (con qualche eccezione) a perdonargli ogni scelta e ad assecondarlo quando denuncia l'inadeguatezza della rosa. Ora in tanti cominciano a chiedersi il perché delle sue scelte. Compresa quella di fare il primo cambio contro il Bologna solo al 75' e poi di concentrare gli ultimi quattro cambi negli ultimi 5 minuti. Scelte irrituali, che a un allenatore vincente ogni tifoseria sarebbe pronta a perdonare. Ma il tema è proprio quello: a un allenatore vincente. Fin qui la stagione dell'Inter sta somigliando troppo alle precedenti.
Con il pari a Verona i nerazzurri sono scivolati al quarto posto, stessa posizione con cui hanno chiuso gli ultimi due campionati. Le dichiarazioni del tecnico…
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