Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • ottantino
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    Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza Messaggio
    Se, rosicace pure...
    Ma che te voi rosicà se n te giochi mai n cazz0 Ale?! Rosico quando perdo co la Sampdoria in casa 10 anni fa a tre giornate dalla fine da primo in classifica, dopo rimonta epica...ma qui c'è da vergognasse, no da annà in puzza.
    Bru ricordi Fabié, se ti dico dove ero quel 25 aprile non ci crederesti mai. 25 aprile San Pazzini
    Winners are simply willing to do what losers won't.




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    • Fabi Stone
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      Originariamente Scritto da ottantino Visualizza Messaggio
      Bru ricordi Fabié, se ti dico dove ero quel 25 aprile non ci crederesti mai. 25 aprile San Pazzini
      Guarda, pe me potevi sta benissimo a piattelandercul0...ma me sa de no, perché me ce la so presa io e de che tinta.

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      • ottantino
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        • Jan 2013
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        Comunque il rigore non dato al parma è allucinante, poi c'è uno stronzo qua che dice che lotito se la comanda e ripenso al rigore dato ieri al Lecce, ma vaffanculo va
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        • ottantino
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          • Jan 2013
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          Fenomeno sto villar
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          • ottantino
            Bodyweb Senior
            • Jan 2013
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            Qua va a finire che doveva essere l'atalanta a fare un favore a noi e invece saremo noi a farlo a loro.
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            • Sean
              Csar
              • Sep 2007
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              • In piedi tra le rovine
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              L'Atalanta è a -9 dalla vetta. Ci contiamo pure loro?

              Se i giornali ci hanno fatto una capa tanta con l'Inter di Conte (che adesso sta dietro a Gasperini) non vedo perchè non bisogna tenere in considerazione l'Atalanta, che tra l'altro ha pure lo scontro diretto.
              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


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              • Sean
                Csar
                • Sep 2007
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                • In piedi tra le rovine
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                Atalanta alla nona vittoria consecutiva, terzo posto, con vista sul secondo della Lazio. Ora lo scontro con la Juventus: tra scudetto e Champions League, la pazza idea della squadra italiana oggi più forte e irresistibile.

                ATALANTA-SAMP 2-0
                Il terzo posto e oltre. L’ Atalanta non si accontentata mai. Il secondo posto della Lazio è ormai stato messo sotto assedio. L’Atalanta, oggi la squadra italiana più forte e irresistibile, è stata implacabile: la Samp le ha resistito un tempo, poi la squadra di Gasperini ha fatto come al solito il suo scatto è si è presa la partita con i gol di Toloi e di Muriel. Che secondo copione entra e fa gol, e ormai sono tantissimi, quasi un marchio di fabbrica. I gol totali sono arrivati a 85, l’Atalanta punta decisa al suo record di punti in serie A (72) e soprattutto – dopo 9 vittorie consecutive in campionato – punta a fare il colpo con la Juve. Ci riuscisse sarebbe in una condizione straordinaria di poter persino pensare l’impossibile. Teoricamente, ma non troppo. Ovviamente Gasperini non vuol sentire nominare la parola scudetto che dice essere ormai “nelle mani della Juve”, l’obbiettivo dichiarato è andare il più lontano possibile in Champions League. C’è aria di impresa, non si sa quale e dove, ma c’è aria di impresa.



                Gasperini: "Lo scudetto? E' nelle mani della Juventus, che è la squadra più forte e basta. Il nostro obbiettivo è arrivare davanti all'Inter o anche alla Lazio, ma l'obbiettivo grande è la Champions League" #AtalantaSamp

                SERIE A 2019-2020 GIORNATA N. 31 Martedì 7 luglio 2020 Lecce-Lazio 2-1 (5' Caicedo L, 30' Babacar L, 47' Lucioni L) Milan-Juventus 4-2 (47' Rabiot J, 53' Ronaldo J, 62' Ibrahimovic rig. M, 66' Kessie M, 67' Leao M, 80' Rebic M) Mercoledì 8 luglio 2020 Fiorentina-Cagliari 0-0 Genoa-Napoli 1-2 (45' + 1' Mertens N, 49' Goldanga G, 66' Lozano N) Atalanta-Sampdoria 2-0 (75' Toloi A, 85' Muriel A) Bologna-Sassuolo 0-2 (41' Berardi S, 56' Haraslin S) Roma-Parma 2-1 (9' Kucka rig. P, 43' Mkhitaryan R, 57' Veretout R) Torino-Brescia 3-1 (21' Torregrossa B, 56' Mateju aut. T, 58' Belotti T, 86' Zaza T) Giovedì 9 luglio 2020 Spal - Udinese 0-3 (18' De Paul, 35' Okaka, 81' Lasagna) Verona -Inter 2-2 (2' Lazovic V, 49' Candreva I, 55' Dimarco aut. I, 86' Veloso V) *** VERONA-INTER 2-2 L'Inter scivola al quarto posto, la sua è una involuzione abbastanza inesorabile. Molte domande su Conte e sulla squadra che per ora è fiacca, molle rispetto ai progetti e alle promesse. Lancio a Lukaku e poco di
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                • Sean
                  Csar
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                  GENOA-NAPOLI 1-2
                  Non era facile battere il Genoa, non perché il Genoa terzultimo in classifica sia oggi una squadra tosta, ma perché la pressione di conquistare la salvezza è sicuramente superiore a quella di conquistare al massimo il quinto posto in Serie A e la qualificazione in Europa League. Il Napoli lo ha fatto con una partita sicura delle sue e secondo gli schemi più classici del periodo Gattuso. Gol di Mertens e poi dopo il pareggio di Goldaniga per un pasticcio difensivo, il gol di Lozano all’ingresso dalla panchina. Gattuso, diversamente da Ancelotti, utilizza Lozano esclusivamente in questa maniera, 10 minuti, massimo mezzora dalla fine. Dopo gli schiaffi dell’ Atalanta il Napoli subito pungolato da Gattuso – “non ammetto chiacchiere e cali di concentrazione “ – si è rimesso in sesto, cominciando un lungo e ponderato avvicinamento alla Champions League di agosto. Il Barcellona è l’obbiettivo. Il campionato per il momento è un intermezzo.



                  Gattuso: "Non possiamo stare a tanti punti dall'Atalanta. Noi dobbiamo guardare tutti i giorni la classifica e capire dove si è sbagliato finora. Abbiamo ottimi giocatori, ma bisogna migliorare" #GenoaNapoli

                  SERIE A 2019-2020 GIORNATA N. 31 Martedì 7 luglio 2020 Lecce-Lazio 2-1 (5' Caicedo L, 30' Babacar L, 47' Lucioni L) Milan-Juventus 4-2 (47' Rabiot J, 53' Ronaldo J, 62' Ibrahimovic rig. M, 66' Kessie M, 67' Leao M, 80' Rebic M) Mercoledì 8 luglio 2020 Fiorentina-Cagliari 0-0 Genoa-Napoli 1-2 (45' + 1' Mertens N, 49' Goldanga G, 66' Lozano N) Atalanta-Sampdoria 2-0 (75' Toloi A, 85' Muriel A) Bologna-Sassuolo 0-2 (41' Berardi S, 56' Haraslin S) Roma-Parma 2-1 (9' Kucka rig. P, 43' Mkhitaryan R, 57' Veretout R) Torino-Brescia 3-1 (21' Torregrossa B, 56' Mateju aut. T, 58' Belotti T, 86' Zaza T) Giovedì 9 luglio 2020 Spal - Udinese 0-3 (18' De Paul, 35' Okaka, 81' Lasagna) Verona -Inter 2-2 (2' Lazovic V, 49' Candreva I, 55' Dimarco aut. I, 86' Veloso V) *** VERONA-INTER 2-2 L'Inter scivola al quarto posto, la sua è una involuzione abbastanza inesorabile. Molte domande su Conte e sulla squadra che per ora è fiacca, molle rispetto ai progetti e alle promesse. Lancio a Lukaku e poco di
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                    L'azzardo di Gazidis, dire addio a Pioli proprio ora che si è preso il Milan

                    Il tecnico, che a suon di vittorie sta risalendo la classifica, a fine stagione sarà sostituito da Rangnick, una scelta che rischia di rivelarsi affrettata

                    La carriera da allenatore di Stefano Pioli è fatta di grandi occasioni perdute nei pressi del traguardo: sulle panchine di Lazio, Fiorentina e Inter è stato vicino a convincere dirigenti e critica sul fatto che potesse essergli affidato un progetto a lunga scadenza e non un ruolo più o meno provvisorio. Pare dunque una ripetizione del passato, un capitolo consueto della biografia, la verosimile conclusione dell'avventura al Milan: il saluto del club a fine stagione, con gratitudine frammista a freddezza, perché c'è già pronto un nuovo progetto da affidare a qualcun altro. Il qualcun altro, nello specifico, è il visionario tedesco Ralf Rangnick, che ha fama di demiurgo delle squadre giovani e verso il quale sarebbe sbagliato nutrire pregiudizi. Rispetto alle precedenti esperienze di Pioli, però, stavolta emerge una sostanziale differenza. Al Milan, che lui ereditò lo scorso ottobre da Giampaolo, si è ormai creata un'evidente alchimia, ambientale e tattica, con una squadra che è inequivocabilmente giovane: parla chiaro l'anagrafe di Donnarumma, Romagnoli, Hernandez, Kessié, Bennacer, Leao, ma anche Çalhanoglu e Rebic non sono certo anziani


                    La mossa più umile e più lucida è stata quella di farsi aiutare da Ibrahimovic, riconoscendogli il ruolo di leader del gruppo, non solo per ragioni di curriculum. A dispetto del contratto in scadenza, il veterano è subito diventato il punto di riferimento, il parafulmine e lo sprone a non accettare la sconfitta come evento ineluttabile, oltre che il regista anomalo in campo. Pioli lo ha assecondato volentieri e l'amministratore delegato Gazidis ha dovuto incassarne una memorabile sfuriata a Milanello, davanti alla squadra. Ora è altamente probabile che l'allenatore stia per vivere il solito epilogo delle sue principali esperienze in panchina, qui particolarmente iniquo. Eppure lui non cede all'umana tentazione della rivalsa: le dimissioni per inchiodare il club alla responsabilità di averlo lasciato da mesi in balia delle indiscrezioni su Rangnick, mai smentite né chiarite. "La stagione non è finita: abbiamo ancora soddisfazioni da toglierci". Quell'"abbiamo", per una volta, non va letto al plurale: se il Milan lo congederà, c'è da scommettere che Pioli troverà subito un'altra panchina. E che non sarà una panchina minore.

                    Il tecnico, che a suon di vittorie sta risalendo la classifica, a fine stagione sarà sostituito da Rangnick, una scelta che rischia di rivelarsi affrett…
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                    sopra una sola teca di cristallo
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                    • Sean
                      Csar
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                      Milan, Pioli e Ibra vogliono uscire alla grande. Ma lasciare a casa l’allenatore è sempre più difficile

                      Il futuro è di Rangnick ma il tecnico, che ha battuto Roma, Lazio e Juve, vuole ripetersi con il Napoli e chiudere con l’Europa League. Lo svedese andrà a giocare all’Hammarby

                      È tutto un altro Diavolo. Bello e cattivo. Ma soprattutto vincente. Zlatan Ibrahimovic un filo esagera quando dice che se fosse arrivato a settembre e non a gennaio oggi il Milan sarebbe da scudetto, diciamo che di sicuro avrebbe lottato per la Champions, come dimostrano i 2 punti di media a partita da quando c’è lui, ma una cosa è certa: nel 2020 la svolta rossonera è stata impressionante, sbalorditiva. La metamorfosi del Diavolo s’è completata però solo dopo il lockdown: 13 punti su 15. Roma, Lazio, Juve: tre grandi mandate al tappeto in 10 giorni. E pensare che fino a prima del 2-0 ai giallorossi, i rossoneri contro le big avevano uno score spaventoso, un misero punto su 21. Domenica c’è il Napoli di Gattuso al San Paolo: prove di poker?

                      La svolta tecnica e mentale del Milan è anche la rivincita silenziosa di Stefano Pioli, l’allenatore gentiluomo che, grazie anche al rapporto di fiducia costruito con Zlatan, divenuto un leader totale dentro e fuori dal campo, è riuscito a rimettere in piedi una squadra che aveva smarrito l’autostima dopo una prima parte di stagione disgraziata, con l’immediato fallimento del progetto Giampaolo. Il Milan ha difetti di costruzione, non pochi, ma non poteva davvero essere così brutto. E infatti ora è tutta un’altra storia: corre, segna, combatte. E vince.


                      Ma quale Normal One. Pioli, da sempre ingenerosamente definito un normalizzatore quando invece ha ampiamente dimostrato di essere piuttosto un potenziatore, come testimoniano le crescite tecniche di Rebic, Castillejo, Calhanoglu e Leao, è stato più forte anche del caos societario. Del licenziamento di Boban e di tutto il resto. E nemmeno l’ombra lunga di Ralf Rangnick che da mesi incombe alle sue spalle gli sta impedendo di prendersi la sua rivincita, trascinando il Milan in Europa. «Il mio futuro non m’interessa» continua a ribadire, col consueto understatement. Dimostrando di mettere squadra e progetto davanti a tutto.

                      La strategia del buonsenso: se alzare la voce non serve, non farlo. Elliott ha apprezzato il suo atteggiamento mai sopra le righe. Ma questo non basterà a salvargli il posto. Il suo destino è segnato. L’a.d. Gazidis ha scelto, il futuro è Rangnick.Mercoledì la tv tedesca Sport1 ha intervistato il maestro della Foresta Nera, ancora sotto contratto con Red Bull. Gli è stato chiesto se la trattativa con il Milan è chiusa. Risposta secca: «No». Tutto vero: il contratto non è ancora stato firmato perché nessuna decisione formale verrà presa prima di fine stagione. I contatti sono però costanti e intensi, soprattutto con gli uomini mercato rossoneri Moncada e Almstadt. Avrebbe già anche trovato un vice: Markus Schopp, ex Brescia.

                      Il budget per il mercato sarà attorno ai 70-80 milioni di euro, si stanno già individuando alcuni profili, tutti under 25: Jovic, Szoboszlai, Milenkovic, Raschica, Vlahovic, ora anche Tonali. Il tedesco è il futuro. Sarà al vertice dell’area tecnica: allenatore e manager. Ragione per la quale l’attuale d.t. Maldini ha già deciso di andarsene. Risulta che gli sia stato prospettato un ruolo molto significativo, con un raggio d’azione ben più ampio rispetto a quello di un ambassador. Ma comunque Paolo non accetterà. E anche Ibra dirà addio: giocherà col suo all’Hammarby o smetterà. Non ha ancora deciso. Ad ogni modo, peccato.

                      Molto insomma a breve cambierà, siamo di fronte all’ennesima rivoluzione estiva: chissà non sia quella giusta. In molti si chiedono se possa la scalata silenziosa e inattesa di Pioli cambiare le carte in tavola. Molto, molto difficile. L’idea di un team tecnico con Rangnick supervisore e Pioli allenatore non è al momento considerata percorribile dai vertici rossoneri. Il concetto è: se si fa la rivoluzione, dev’essere una rivoluzione. Certo, non sarà tanto semplice mandare a casa l’allenatore gentiluomo, se va avanti così.



                      CorSera
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                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • Sean
                        Csar
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                        Juve, lo scudetto si avvicina: ma quel blackout spaventa Sarri

                        Nonostante il ko del Meazza contro il Milan i bianconeri mantengono un buon vantaggio (7 punti) sulla Lazio a sette turni dalla fine. I numeri però non fanno sorridere il tecnico, atteso ora dall'esame Atalanta


                        I "sessanta minuti di livello mondiale" elogiati ieri sera da Sarri dopo il 4-2 di San Siro sono una magra consolazione per la Juventus. In cinque minuti i bianconeri sono stati raggiunti e superati dal Milan di Ibra e Rebic, ribaltati da errori grossolani in difesa ma anche dalla condizione atletica della squadra di Pioli, alla prima vittoria in carriera contro i bianconeri.

                        Scudetto sempre più vicino

                        I sette punti di vantaggio in altrettante partite da giocare sono un bottino che rasserena la Juventus. Anche se dal punto di vista matematico, e con il calendario che propone per il 20 luglio lo scontro diretto con la Lazio, nulla è ancora deciso, l'aspetto che tranquillizza l'ambiente bianconero è il passo delle avversarie. Contro il Milan, affrontato senza De Ligt e Dybala, è arrivato il primo ko in campionato dalla ripresa post lockdown dopo quattro vittorie: un passo che ha permesso alla Juventus di staccare la Lazio e l'Inter e di approfittare dei loro passaggi a vuoto, ipotecando nono scudetto consecutivo.

                        Il confronto

                        I tre gol in cinque minuti, quattro complessivi alla fine del match, hanno portato il conto delle reti subite in campionato a quota 30, gli stessi incassati lo scorso anno dalla Juve di Allegri. Numeri che permettono alla squadra di Sarri di avere ancora la miglior difesa del campionato, con una rete in meno dell'Inter ma con ancora sette partite da giocare e le sfide con Atalanta, Lazio e Roma. Quattro le sconfitte della capolista, anche in questo caso in perfetta parità con la squadra dello scorso anno, anche se per la Juve di Allegri i ko con Spal, Roma e Sampdoria erano arrivati a scudetto già assegnato.


                        Esame europeo

                        Sabato sera all'Allianz Stadium arriverà l'Atalanta di Gasperini, insieme al Milan la squadra più in forma del momento. Un confronto molto interessante sia per la lotta scudetto, visto che un successo sarebbe l'ennesimo duro colpo all'equilibrio del campionato, sia in chiave europea, vista la capacità dei nerazzurri di giocare a viso aperto per tutta la durata del match. Un'esame che la squadra di Sarri affronterà con De Ligt e Dybala, assenti per squalifica contro il Milan: basterebbe una vittoria per iniziare a concentrarsi sull'Europa.

                        Nonostante il ko del Meazza contro il Milan i bianconeri mantengono un buon vantaggio (7 punti) sulla Lazio a sette turni dalla fine. I numeri però non …
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Juventus, Sarri e quei 5 minuti mai visti che minano tutte le certezze

                          Contro l’Atalanta sabato allo Stadium tornano De Ligt e Dybala, due giocatori in questo momento fondamentali. E lo scudetto può non garantire l’immunità all’allenatore

                          Il nono scudetto di fila è a portata di mano ed è difficile immaginare che la Juventus possa lasciarselo sfuggire. Ma Sarri è tornato da San Siro con le ossa rotte e il solito carico di dubbi. Quando è vicino alla svolta, si smarrisce. Ha già perso due titoli, la Supercoppa contro la Lazio e la Coppa Italia con il Napoli. Ora, sul punto di chiudere l’ipotetico braccio di ferro con la Lazio, spedendola a meno 10, si è fatto travolgere dal Milan. L’albero bianconero non cresce dritto. C’è sempre qualcosa che non va. Il gioco, il ritmo, l’intensità. Stavolta la banda ha semplicemente staccato la spina, forse pensando di aver chiuso la partita con i gol di Rabiot e Ronaldo e di aver archiviato il campionato. L’allenatore dalla panchina si è sgolato sino all’inverosimile, chiedendo ai suoi giocatori di metterci l’anima. Niente. Un cedimento netto, di schianto. Tre gol in cinque minuti. Un black out inaccettabile da una squadra che ad agosto dovrà ribaltare la sconfitta dell’andata con il Lione e provare a farsi strada nelle final eight di Champions League.

                          La prima stagione di Sarri rischia di essere deludente. Lo scudetto non è un traguardo trascurabile. Ma non garantisce l’immunità al suo allenatore, chiamato a sostituire Allegri con l’obiettivo di dare alla squadra un gioco e l’organizzazione che, secondo molti, non aveva. Ma il tecnico non è mai entrato in sintonia con il gruppo. Il gioco latita. E lo scatto, che ha allontanato i rivali biancocelesti dopo il lockdown, è merito soprattutto dei nuovi gemelli, Ronaldo-Dybala, finalmente una coppia.


                          È vero che a tratti sia a Genova sia nel derby contro il Torino, qualche lampo di sarrismo si è visto, ma sono state le giocate straordinarie dei campioni a sistemare le cose e a determinare la fuga.

                          A Milano il tonfo inaspettato, bruciante. Sarri lo ha liquidato frettolosamente come un black out inspiegabile, se non con il tour de force a cui sono sottoposte le squadre in questa pazza estate del pallone. «Non è il momento dei processi, pensiamo alla prossima con l’Atalanta». L’allenatore si rifugia nei primi 60 minuti «di livello mondiale», dice esagerando assai. La spiegazione del tonfo doloroso e imprevedibile è perlomeno semplicistica. Era successo anche con Conte, ma la risposta erano state 12 vittorie consecutive.

                          Anche questa Juve, sino adesso incompiuta, è chiamata a un pronto riscatto. C’è una certa trepidazione in attesa dell’Atalanta, il peggior avversario possibile in questo momento. Un cedimento come quello di San Siro può lasciare il segno in queste ultime sette giornate e dà la dimensione di una squadra che non riesce a trovare né dimensione né equilibrio. Sarri lavora sul gruppo, ma l’impressione è che saranno i singoli a tirarlo fuori dai guai. De Ligt e Dybala sono indispensabili in questo momento. Presente e futuro. Senza l’olandese, la difesa è andata in tilt e si è sbriciolata davanti alla pressione del Milan. E in attacco Paulo garantisce la differenza mentre Higuain è in ritardo di condizione, l’ombra del campione che è stato. Vitamina D per la regina, pallida e deboluccia. Lo scudetto non sembra in pericolo, a meno di un crollo verticale. La Juve potrebbe persino permettersi di perdere l’incrocio con Gasperini sabato allo Stadium e lo scontro diretto, sempre casalingo, del 20 luglio con la Lazio.

                          Sarri non se lo augura. Ma in questo momento non bastano gli schemi. Per cancellare questo schiaffone dovrebbe avere la squadra in mano, conoscerne i limiti e le debolezze. La sensazione è che invece si limiti a fare l’allenatore in una stagione che deve ancora dire tutto. E bisognerà capire se lo scudetto gli garantirà l’immunità, come è probabile. Ma sarà la Champions a dare la dimensione di questo progetto che con Allegri era volato altissimo.



                          CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Bologna, Mihajlovic contro Sky e Caressa: "Quel piccolino marito della Parodi non ha parlato di noi, sembrava Inter channel"

                            Il tecnico serbo non ha digerito la trasmissione dopo la vittoria sui nerazzurri: "A nessuno è venuto in mente di farci i complimenti"

                            La rabbia per la sconfitta, quella per l'espulsione. Ma non solo. La serata di Sinisa Mihajlovic, scaldata dal ko nel derby contro il Sassuolo, s'è rovesciata sui conduttori Sky e in particolare su Fabio Caressa, il volto simbolo del weekend di Serie A: "E' stato una vergogna, sembrava Inter channel". Stavolta non c'era lui a intervistare nel dopopartita il tecnico del Bologna. A cui però i commenti del fine settimana non sono andati giù, e l'ha detto apertamente, con toni decisamente accesi: "Domenica sera ho visto la trasmissione, quella là in cui si tolgono le giacche, con quello piccolino lì che conduce, il marito di Bendetta Parodi, e c'erano anche Bergomi e tutti: si è parlato mezz'ora dell'Inter, non si è mai detta una parola del Bologna, è una vergogna, sembrava che lavorassero su Inter Channel. A nessuno è venuto in mente di fare i complimenti al Bologna per la partita che aveva fatto, vi dovete vergognare, questo non è giornalismo".

                            Uno sfogo durissimo, concluso senza concedere contraddittorio ad Alessandro Bonan, imbarazzatissimo conduttore in studio: "Basta, ho finito, non voglio parlare, ho detto quello che dovevo dire e non interessa più nente oggi". Parole fatte cadere levando poi l'auricolare dall'orecchio per allontanarsi. Sipario. In attesa di repliche dell'emittente satellitare, se non dello stesso Caressa, etichettato come "il piccolino marito di Bendetta Parodi". Ma già alcuni anni fa Mihajlovic aveva polemizzato con lo studio di Sky, ai tempi in cui allenava il Milan, discutendo proprio con Bergomi. E qualche tempo dopo con Vialli, ospite sempre nello stesso studio.

                            ...ma di noi
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                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Ma dove sono finiti i centrali difensivi di una volta?

                              Ma dove sono finiti i difensori centrali di una volta? Se analizziamo Milan-Juventus e Lecce-Lazio, le prestazioni di Bonucci, Romagnoli ed Acerbi lasciano perplessi. Noi abbiamo una scuola eccezionale di centrali, ma ieri non è stata onorata. Sul gol di Rabiot, vedere Romagnoli non riuscire neanche a toccare il francese per sbilanciarlo, magari anche per fare fallo... Per non parlare del gol di Ronaldo, quando è andato a marcare Kjaer. E Bonucci, che dà la schiena a Kessie in occasione del pari del Milan: sono cose che non vedevo da tantissimi anni. E poi Acerbi: la Lazio prodigiosa del pre Covid gli deve molto, ma adesso sia lui che la squadra sono irriconoscibili.

                              Nonostante la sconfitta comunque la Juventus è tranquilla. Il prossimo sarà il nono scudetto in fila, e se fai una serie così è perché non ci sono avversari. Non c'è l'Inter, Roma e Napoli ancora peggio, ha tenuto la Lazio che poi si è sciolta. A proposito della Juve, è inutile predicare la squadra compatta se poi i giocatori sono spalmati su 80 metri di campo. Con gente come Danilo e Cuadrado, o difendi altissimo e costringi l'avversario sulla difensiva oppure, specialmente se i centrocampisti non fanno filtro, rischi di prenderne sei. La Juventus ha giocato lunga, un po' come si faceva quando giocavo io, ma senza saperlo fare. Ora sono curioso di vedere la gara contro l'Atalanta, la squadra più in forma e che gioca meglio. Mi aspetto gol e spettacolo

                              Torno sulla Lazio. Merita solo elogi per il campionato fatto, ma adesso è veramente sulle gambe. Qualche assenza di troppo, qualche pressione dovuta anche alle parole spese del tipo ''siamo i più in forma, riprendiamo subito, vinciamo lo scudetto''. Ma sono congetture. Restano i fatti, con la sconfitta a Lecce, un campo dove recentemente ha vinto la Sampdoria. Essere messi sotto da una squadra che lotta per non retrocedere, anche se in maniera dignitosa, è un segnale allarmante. Dico che sarebbe un peccato rovinare il campionato con un finale non degno.

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                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

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                                GIORNATA N. 31

                                Martedì 7 luglio 2020

                                Lecce-Lazio 2-1
                                (5′ Caicedo L, 30′ Babacar L, 47′ Lucioni L)
                                Milan-Juventus 4-2
                                (47′ Rabiot J, 53′ Ronaldo J, 62′ Ibrahimovic rig. M, 66′ Kessie M, 67′ Leao M, 80′ Rebic M)

                                Mercoledì 8 luglio 2020
                                Fiorentina-Cagliari 0-0
                                Genoa-Napoli 1-2
                                (45′ + 1′ Mertens N, 49′ Goldanga G, 66′ Lozano N)
                                Atalanta-Sampdoria 2-0
                                (75′ Toloi A, 85′ Muriel A)
                                Bologna-Sassuolo 0-2
                                (41′ Berardi S, 56′ Haraslin S)
                                Roma-Parma 2-1
                                (9′ Kucka rig. P, 43′ Mkhitaryan R, 57′ Veretout R)
                                Torino-Brescia 3-1
                                (21′ Torregrossa B, 56′ Mateju aut. T, 58′ Belotti T, 86′ Zaza T)

                                Juventus 75
                                Lazio 68
                                Atalanta 66
                                Inter* 64
                                Napoli 51
                                Roma 51
                                Milan 49
                                Sassuolo 43
                                Verona* 42
                                Bologna 41
                                Cagliari 40
                                Parma 39
                                Fiorentina 35
                                Torino 34
                                Udinese* 32
                                Sampdoria 32
                                Lecce 28
                                Genoa 27
                                Brescia 21
                                Spal* 19.

                                * una partita in meno
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                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
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