Inter scomparsa, manca qualità e psicologia. Dipende da Conte e non basta
Se la classe della Juve può ignorare gli insegnamenti di Sarri, la qualità dell’Inter dipende ancora dal suo allenatore: non è pronta per vincere. Ha giocatori meglio della media, ma nessuno davvero grande
di Mario Sconcerti
Cercano spiegazioni le scomparse di Inter e Lazio. La risposta oggi è molto chiara, soprattutto l’Inter manca di qualità e psicologia, la Lazio manca di giocatori aggiunti. L’Inter non è pronta per vincere, ha giocatori migliori della media ma nessuno davvero grande. Quando Lukaku lascia il rigore a Lautaro fa un bel gesto che la squadra non si può permettere. Più nel particolare è sopraggiunta l’estate. D’inverno giocano bene tutti, c’è più combattimento che calcio. C’è pioggia, fango, è un calcio alla Dickens. In autunno e in estate il ritmo frena, corrono insieme uomini e pallone, vince chi ha qualità.
La classe della Juve può ignorare gli insegnamenti di Sarri. La qualità dell’Inter dipende ancora da Conte e infatti non basta. Non c’è più il lockdown a giustificare, adesso è il semplice tempo della fatica, delle partite a getto continuo. Queste rallentano la corsa, vince chi tocca meglio il pallone. La Juve, lasciata al suo compito originale, non ha rivali. Abbiamo cercato per interesse editoriale comune di mettere sullo stesso piano squadre molto diverse. Nessuno della Juve è un fuoriclasse eterno, forse solo Ronaldo, che però ha molte controindicazioni. Gli altri sono il meglio del nostro tempo, un tempo avaro, in cui giocano ancora Buffon a 42 anni, Ibrahimovic a 38 e Ribéry a 37. Non è cambiata la natura, si è abbassata la qualità media. Camminano tutti.
Ci voleva il dopo virus per ricordarci che siamo modesti, incerti e incompleti, tranne la Juve e le sue ubbie. Resta poi un enorme dilemma sul nuovo calcio, quello dei rigori. I numeri sono fuori controllo. A 8 giornate dalla fine ne sono stati fischiati 148. Un anno fa furono 122 in tutta la stagione. In Inghilterra, dove sono qualche giornata avanti a noi, un turno fa erano a 73 rigori. L’errore è grande e fa capire che siamo in una gestione del genere oroscopo. I rigori sono quasi doppi rispetto a 3 anni fa, rispetto a 30 anni fa, rispetto a un secolo fa. Questo porta a una domanda che giustifica qualunque dubbio sulla regolarità del gioco: che calcio abbiamo visto per cento anni se la macchina dice che l’uomo era troppo personale nelle sue decisioni, ma aggiunge che nemmeno la macchina è d’accordo con se stessa e rovescia pareri da un Paese all’altro? La credibilità del calcio ne esce a pezzi. Cioè la certezza economica ma anche la fede nella giustizia. Come possiamo continuare credendoci?
CorSera
Se la classe della Juve può ignorare gli insegnamenti di Sarri, la qualità dell’Inter dipende ancora dal suo allenatore: non è pronta per vincere. Ha giocatori meglio della media, ma nessuno davvero grande
di Mario Sconcerti
Cercano spiegazioni le scomparse di Inter e Lazio. La risposta oggi è molto chiara, soprattutto l’Inter manca di qualità e psicologia, la Lazio manca di giocatori aggiunti. L’Inter non è pronta per vincere, ha giocatori migliori della media ma nessuno davvero grande. Quando Lukaku lascia il rigore a Lautaro fa un bel gesto che la squadra non si può permettere. Più nel particolare è sopraggiunta l’estate. D’inverno giocano bene tutti, c’è più combattimento che calcio. C’è pioggia, fango, è un calcio alla Dickens. In autunno e in estate il ritmo frena, corrono insieme uomini e pallone, vince chi ha qualità.
La classe della Juve può ignorare gli insegnamenti di Sarri. La qualità dell’Inter dipende ancora da Conte e infatti non basta. Non c’è più il lockdown a giustificare, adesso è il semplice tempo della fatica, delle partite a getto continuo. Queste rallentano la corsa, vince chi tocca meglio il pallone. La Juve, lasciata al suo compito originale, non ha rivali. Abbiamo cercato per interesse editoriale comune di mettere sullo stesso piano squadre molto diverse. Nessuno della Juve è un fuoriclasse eterno, forse solo Ronaldo, che però ha molte controindicazioni. Gli altri sono il meglio del nostro tempo, un tempo avaro, in cui giocano ancora Buffon a 42 anni, Ibrahimovic a 38 e Ribéry a 37. Non è cambiata la natura, si è abbassata la qualità media. Camminano tutti.
Ci voleva il dopo virus per ricordarci che siamo modesti, incerti e incompleti, tranne la Juve e le sue ubbie. Resta poi un enorme dilemma sul nuovo calcio, quello dei rigori. I numeri sono fuori controllo. A 8 giornate dalla fine ne sono stati fischiati 148. Un anno fa furono 122 in tutta la stagione. In Inghilterra, dove sono qualche giornata avanti a noi, un turno fa erano a 73 rigori. L’errore è grande e fa capire che siamo in una gestione del genere oroscopo. I rigori sono quasi doppi rispetto a 3 anni fa, rispetto a 30 anni fa, rispetto a un secolo fa. Questo porta a una domanda che giustifica qualunque dubbio sulla regolarità del gioco: che calcio abbiamo visto per cento anni se la macchina dice che l’uomo era troppo personale nelle sue decisioni, ma aggiunge che nemmeno la macchina è d’accordo con se stessa e rovescia pareri da un Paese all’altro? La credibilità del calcio ne esce a pezzi. Cioè la certezza economica ma anche la fede nella giustizia. Come possiamo continuare credendoci?
CorSera
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