Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Il marcatore è Mikitarian.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • Fabi Stone
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      • Jan 2015
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      Terza meraviglia di seguito per noi.
      Pau Lopez migliore in campo per distacco su tutti e prenni du go comunque.
      Avanti così.

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      • Sean
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        La Roma non ce la fa ed esce sconfitta dal San Paolo per 2-1.

        Il Napoli agguanta dunque la Roma al quinto posto a 48 punti. Una Roma che nel 2020 è in caduta libera, ho perso il conto di quante ne ha perse nell'anno solare.

        Fonseca rischia? In questa stagione ormai no...per la prossima mi sa di sì.

        Gattuso invece, anche se il Napoli non ha più niente da chiedere al campionato, continua a tenere i suoi sulla corda anche in ottica del ritorno in champions.

        La Roma deve stare invece attenta a non perdere l'EL.
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        • ottantino
          Bodyweb Senior
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          disgusting (cit.)
          Winners are simply willing to do what losers won't.




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            L’Inter perde a San Siro, Lautaro sbaglia il rigore del 2-0, il Bologna di Mihajlovic fa il colpo con i gol di Juwara e Barrow.

            INTER – BOLOGNA 1-2

            L’Inter perde a San Siro contro il Bologna. E’ una sorpresa, ma fino a un certo punto, l’Inter ci ha abituato a una certa instabilità. Senza contare che quando è il momento di affondare si perde. Il rigore che Lautaro si è fatto parare è stata la svolta in negativo. Dal possibile 2-0 al ko il passo è stato breve. Il terzo posto dell’Inter oggi è esposto alle intemperie. Il Bologna ha fatto una bellissima partita a San Siro, ha meritato la vittoria ha risposto colpo su colpo, ha prevalso con i gol dei suoi due giovani e bravi gambiani Musa Juwara e Musa Barrow. La felicità di Mihajlovic alla fine è una gioia ben riposta e condivisa.

            SERIE A 2019 - 2020 GIORNATA N. 30 Sabato 4 luglio 2020 Juventus - Torino 4-1 (3' Dybala J, 29' Cuadrado J, 45' + 6 Belotti rig T, 61' Ronaldo, 87' Djidji aut. J) Sassuolo - Lecce 4-2 (5' Caputo S, 27' Lucioni L, 63' Berardi rig S, 67' Mancosu rig. L, 78' Boga S, 83' Muldur S) Lazio - Milan 0-3 (23' Calhanoglu M, 34' Ibrahimovic rig. M, 59' Rebic M) Domenica 5 luglio 2020 Inter - Bologna 1-2 (22' Lukaku I, 74' Juwara B, 80' Barrow B) Brescia - Verona 2-0 (52' Papetti B, 90' + 6' Donnarumma B) Cagliari - Atalanta 0-1 (27' Muriel rig A) Parma - Fiorentina 1-2 (19' Pulgar rig. F, 31' Pulgar rig. F, 49' Kucka rig C) Sampdoria-Spal 3-0 (12' Linetty S, 45' Gabbiadini S, 45'+3' Linetty S) Udinese - Genoa 2-2 (44' Fofana U, 73' Lasagna U, 81' Pandev G, 90'+7' Pinamonti) Napoli - Roma 2-1 (55' Callejon N, 60' Mkhitaryan R, 82' Insigne N) NAPOLI - ROMA 2-1 Il titolo se lo prende tutto il bellissimo gol di Insigne, un destro arrotato poco dentro l'area che scavalca il portiere infilando la
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              GIORNATA N. 30

              Sabato 4 luglio 2020

              Juventus – Torino 4-1
              (3′ Dybala J, 29′ Cuadrado J, 45′ + 6 Belotti rig T, 61′ Ronaldo, 87′ Djidji aut. J)

              Sassuolo – Lecce 4-2
              (5′ Caputo S, 27′ Lucioni L, 63′ Berardi rig S, 67′ Mancosu rig. L, 78′ Boga S, 83′ Muldur S)

              Lazio – Milan 0-3
              (23′ Calhanoglu M, 34′ Ibrahimovic rig. M, 59′ Rebic M)

              Domenica 5 luglio 2020

              Inter – Bologna 1-2
              (22′ Lukaku I, 74′ Juwara B, 80′ Barrow B)

              Brescia – Verona 2-0
              (52′ Papetti B, 90′ + 6′ Donnarumma B)

              Cagliari – Atalanta 0-1 (27′ Muriel rig A)

              Parma – Fiorentina 1-2 (19′ Pulgar rig. F, 31′ Pulgar rig. F, 49′ Kucka rig C)

              Sampdoria-Spal 3-0 (12′ Linetty S, 45′ Gabbiadini S, 45’+3′ Linetty S)

              Udinese – Genoa 2-2 (44′ Fofana U, 73′ Lasagna U, 81′ Pandev G, 90’+7′ Pinamonti)

              Napoli – Roma 2-1 (nel st 10′ Callejon, 15′ Mikhitaryan, 37′ Insigne)
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                Classifica dopo la giornata numero 30:

                Juventus 75
                Lazio 68
                Inter 64
                Atalanta 63
                Napoli 48
                Roma 48
                Milan 46
                Verona 42
                Bologna 41
                Sassuolo 40
                Cagliari 39
                Parma 39
                Fiorentina 34
                Udinese 32
                Sampdoria 32
                Torino 31
                Genoa 27
                Lecce 25
                Brescia 21
                Spal 19
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                  Juventus, Sarri si è arreso, ma ora la squadra gioca più libera

                  C’è stato un piccolo colpo di stato: il tecnico ha accettato la realtà della squadra, ma ora ha un ruolo più circoscritto, sembra più «inutile». La società sarebbe intervenuta a febbraio per rassicurare i giocatori di «sopportare» fino a fine stagione

                  di Mario Sconcerti

                  Non vale più discutere su quanto Sarri ci sia nella Juve. Siamo a un calcio diverso, chiaramente una somma di individualità. È una Juve più libera, pensa più con il talento dei singoli che con il calcio immediato di Sarri. Il cambiamento è netto. La Juve ha dimenticato la fatica del gioco, si diverte di più, ha un senso spudorato del tiro, lo cerca da ogni angolo di campo. Non fa più il compito di nessuno, gioca secondo somma di caratteristiche personali. Nella lunga battaglia tra Sarri e la squadra, il compromesso è stato smettere di discutere e far accettare a Sarri la realtà della squadra. Questa di oggi è la miglior Juve dell’infinita stagione, la più leggera e compiuta.

                  Non so cosa significhi questo passaggio per Sarri. Giocando bene a modo suo la squadra fa il suo doppio mestiere: vince e dimostra «l’inutilità» di Sarri. Ci sono stati scontri di carattere importanti dentro lo spogliatoio. Sarri era stato dichiarato inappropriato per gestire un gruppo di principi. Troppo sincero, troppo brusco, qualche volta brutale. Sarebbe a febbraio intervenuta la società a rassicurare i giocatori: sopportassero fino a fine stagione. Ma il lockdown ha cambiato quasi tutto. Alla fine della Champions o ci sarà la Coppa o mancherà il tempo per cercare un candidato. Forse è anche questo che ha portato la Juve a tesserare Pirlo come proprio tecnico, sia pure per la squadra Under 23. Una specie di piccola assicurazione interna. Di sicuro la fine delle discussioni tattiche e personali ha dato chiarezza e circoscritto Sarri in un ruolo più solitario e diverso per lui che è l’ultimo degli antichi maestri.


                  Il piccolo colpo di stato sta accelerando la condizione della squadra e l’arrivo del nono scudetto consecutivo. Questo fa felici tutti alla Juve, nella sana coscienza però che la discriminante resterà la Champions. La Juve nella sua forza ha ormai divorato tutto, anche se stessa. Ha costruito l’incontentabilità cronica della propria gente. O arriva il massimo o sarà una stagione come tante altre, indistinguibile. Il Milan l’ha aiutata spingendo via la Lazio dalla strada. Un’eliminazione di puro sfinimento. Troppo lunga la stagione e troppo normale la rosa titolari. Per attaccare senza attaccanti ha giocato senza centrocampo lasciando libero palleggio al Milan. Non è per il Milan una partita da prendere alla lettera, molte le circostanze favorevoli. Ma un nuovo inizio sì.



                  CorSera
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                    Juventus, Dybala e Cristiano Ronaldo ora sono una coppia da gol: è il miracolo di Sarri

                    I due attaccanti dialogano bene: 8 reti su 13, prima del lockdown avevano segnato assieme solo una volta. La differenza è nella resa dell’argentino che può diventare il simbolo del futuro della squadra

                    Quella che comincia potrebbe essere la settimana cruciale per lo scudetto: se la Juventus supererà Milan e Atalanta, tra martedì a San Siro e sabato allo Stadium, i giochi sarebbero pressoché fatti e lo scontro diretto con la Lazio del 20 luglio quasi inutile. Sarri in 17 giorni ha ribaltato l’orizzonte. Dopo la sconfitta nella finale di Coppa Italia, sembrava più fuori che dentro il progetto bianconero. Ora immagina un’estate senza limiti.

                    Le quattro vittorie consecutive in campionato post lockdown, condite da 13 gol fatti e 2 soli subiti, hanno cancellato molte perplessità. I numeri non mentono e vanno oltre il solito dibattito sulla qualità del gioco della capolista. Qualche lampo di sarrismo, a Genova e nel derby, si è notato, ma il vero miracolo dell’allenatore è stato convincere Dybala e Ronaldo a diventare una coppia. Neppure Allegri ci era riuscito.


                    Prima del virus, Paulo e Cristiano non dialogavano, forse anche per colpa dello stesso allenatore. Basti pensare che insieme avevano segnato una sola volta, a Genova contro la Sampdoria. Adesso sono scatenati: 8 gol su 13. Si cercano, si aiutano, si trovano. Si impegnano anche a limitare l’egoismo innato, che fa parte del talento. Dybala, da falso nove, accorcia e porta via almeno un paio di difensori. Ronaldo, da sinistra, si accentra e si infila nello spazio. La nuova alleanza è redditizia anche per i giocatori, non solo per squadra e allenatore. L’argentino ha colpito cinque volte nelle ultime cinque partite. CR7 ha centrato la prima punizione dopo 42 tentativi falliti. L’ultima volta che c’era riuscito giocava ancora a Madrid.

                    Con due così la discussione sulla qualità del gioco è persino stucchevole. E allungare le mani sul nono scudetto consecutivo è più facile, ma si può tornare a sognare anche la Champions che ricomincerà a agosto. In Europa, in questo momento, non c’è una coppia con questi numeri. La differenza, rispetto al passato, è nella ritrovata vena dell’argentino. Ronaldo c’è sempre stato, come testimoniano i 25 gol in 26 partite. Dybala, invece, no. Un anno fa, giusto di questi tempi, la Juve ha cominciato a pensare di cederlo. E per fortuna di Paratici (e Nedved) la Joya ha rifiutato di andarsene. Da esubero a leader ritrovato. E si è scrollato di dosso il peso di Ronaldo. Ora lo guarda negli occhi, da pari a pari. Il virus, che gli è rimasto addosso quasi due mesi, paradossalmente lo ha reso più forte, sicuro e convinto. Dybala può diventare il simbolo della squadra. Il suo contratto scadrà nel 2022 e presto dovrà essere ridiscusso. Ronaldo è il presente, Dybala anche il futuro. Ora salterà San Siro, insieme a De Ligt, per squalifica, concedendo un’occasione a Higuain e costringendo Sarri a cambiare. Sinora l’allenatore lo ha fatto pochissimo. Il turnover non è roba per lui. La Juve, magari, sì. L’estate sta raccontando una storia diversa. E con 7 punti di vantaggio (a 8 giornate dalla fine) la vita è più facile.

                    CorSera
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                      Milan, Ibrahimovic e Pioli e il patto del Diavolo: andare in Europa e dirsi addio

                      Il futuro di Zlatan è altrove, all’Hammarby, di cui è socio e dove vuole chiudere la carriera. Lasceranno in molti: da Bonaventura a Kjaer e Biglia. E anche lo stesso Pioli che sarà sostituito da Rangnick

                      Vincere e dire addio. Per andarsene senza rimpianti, a testa alta, con la consapevolezza d’aver fatto il proprio dovere. Di aver aggiustato, almeno in parte, una stagione maledetta. È il patto del Diavolo. Un filo sottile che unisce molte storie e molti volti, in questo Milan che corre verso l’Europa. Primo fra tutti, il suo totem Zlatan Ibrahimovic. Il suo futuro è altrove. Col passare delle settimane, il campione talismano è sempre più convinto: è ora di tornare a casa, ad aspettarlo nella grande villa di Stoccolma c’è la famiglia, la moglie Helena con i due figli, che non avevano seguito papà in quest’avventura milanese. Era già un indizio, uno dei molti. Ibra non aspetta più una proposta da parte del Milan, ha scelto di essere padrone del proprio destino.

                      Non intende fare un’altra stagione da parafulmine a un gruppo di ragazzi. L’ha detto chiaro e tondo all’a.d. Gazidis nell’ormai famoso faccia a faccia di qualche settimana fa: «Questo non è più il mio Milan». Praticamente un commiato. Il suo contratto scade a fine campionato: l’Hammarby, club del quale è comproprietario, lo aspetta a braccia aperte. Chi gli sta vicino assicura che Zlatan ne è diventato il primo tifoso. È lì, con quei ragazzi con i quali si è allenato durante il lockdown, che il grande campione chiuderà la sua formidabile carriera. Non prima però di aver fatto di tutto per trascinare il suo vecchio Diavolo al traguardo. Zlatan è Zlatan: se è guerra, guerra sia.


                      Martedì arriva la Juventus a San Siro. In Coppa Italia tre settimane fa, Ibra non c’era a causa di quel polpaccio lesionato che secondo qualcuno avrebbe sentenziato la fine della sua carriera. Invece il vecchio campione, alla faccia dei 38 anni, è tornato e si è ripreso la squadra sulle spalle.

                      «Parecchi giocatori hanno firmato l’estensione di contratto ma probabilmente non verranno confermati, dalla loro serietà e dal loro orgoglio dobbiamo trarre tutte queste situazioni positive» ha detto Stefano Pioli dopo il maestoso 3-0 sulla Lazio che rilancia il Milan verso l’Europa. Anche per il tecnico è un lungo addio. Come Ibra, come diversi giocatori, fra cui l’ormai ex bandiera Bonaventura, l’ottimo Kjaer, Biglia, anche il suo destino è già scritto. Gazidis ha deciso, avanti con un’altra rivoluzione, sperando sia quella decisiva.

                      Il prossimo Milan sarà nelle mani di Rangnick. Pioli è un uomo di mondo, ha capito da un pezzo l’aria che tira. L’ipotesi di lui ancora in panchina con il tedesco supervisore? Circola, se n’è parlato, ma è una soluzione che almeno per ora non convince il management. «Non so cosa succederà, ma faremo di tutto per riportare il Milan in Europa League» va ripetendo da settimane Stefano. Eleganza e professionalità: una lezione per molti. La sua rivincita sulla Lazio che lo licenziò nell’aprile 2016 per far posto a Simone Inzaghi se l’è già presa. Ora c’è un Diavolo da portare in Europa. Poi, sarà addio. Ma a testa altissima.



                      CorSera
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                        Vorrei sottolineare la crescita di Gattuso, la sua costante maturazione come tecnico. In fondo il Napoli non ha più niente da chiedere al campionato (l'EL arriverà grazie alla vittoria della coppa Italia) epperò Gattuso continua a tenere sulla corda i suoi e a togliersi soddisfazioni. Ha letteralmente ricompattato e trasformato il Napoli (vincendo anche un trofeo in una stagione che sembrava destinata al nulla pallido).

                        Altra intuizione di De Laurentiis che ha dimostrato di aver avuto ragione nel cacciare Ancelotti ed assumere un tecnico appena esonerato dal Milan - Milan che chissà se si sta pentendo della scelta...

                        In fondo Gattuso, tra tutti gli allenatori provati in questi anni, è quello che più si era avvicinato alla champions, perdendola per pochi punti con una rosa senza Ibra, senza grossi nomi e con più di un elemento disturbante al suo interno...ma Maldini e Boban volevano il "bel giuoco" e hanno pensato di chiamare al posto del caratteriale Gattuso il "maestro" Giampaolo: il resto è storia nota.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                        • marco83
                          Bodyweb Senior
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                          All'andata avevamo fatto 9 punti con milan, udinese e napoli, in piena emergenza infortuni. Questo per dire che non è una questione tecnica, ma mentale. I giocatori hanno staccato la spina e poi diventa difficile riprendere il filo. E questo è inammissibile per giocatori che guadagnano tre volte di più di atalanta e lazio.
                          Comunque ieri c'è stata una lieve ripresa, speriamo di riconetterci almeno per l'europa league di agosto.

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                          • Sean
                            Csar
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                            • In piedi tra le rovine
                            • Send PM

                            Arriva un punto in ogni stagione dell'Inter dove il cielo gravido di attese non si rovescia in petali di rose e corone di alloro ma in temporali. Data la sua ciclica costanza, è quasi una legge meteo-calcistica.

                            Conte è venuto meno alla sua principale promessa: "non più Inter pazza". E' mancato nell'immettere l'elemento raziocinante capace di dare equilibrio e dunque quella regolarità di passo che è la marcia necessaria per ottenere un qualche successo in una competizione come il campionato.

                            In cosa altro è mancato? Nell'essere duttile. Fissatosi col suo 3-5-2 ha sclerotizzato la squadra entro un modulo "gabbia" che non ha altre alternative sperimentabili.

                            Occorerrebbe poi chiedersi (buttando puntualmente al macero i quintali di carta imbrattati ad esaltare ogni singolo elemento della rosa) se il materiale umano è all'altezza: i risultati dicono di no.

                            Premesso che di preconfezionato c'è solo il copione che ormai Conte, in una stramba dissociazione dalla realtà, recita credendoci, si deve prendere atto che un Lukaku non è un Icardi; che Barella e Sensi assieme non fanno un Nainggolan; che Godin è una scarpa vecchia; che Eriksen in questa Inter così pensata non funziona; che Bastoni è un perfetto sconosciuto; che Sanchez un declinante panchinaro; che Skriniar e De Vrij non sono Chiellini e Bonucci; che altri sono onesti mestieranti.

                            Conte non è dunque riuscito a immettere quel di più capace di moltiplicare le forze. E' mancato anche nella sua retorica del "gruppo" (sull'altare del quale sono stati sacrificati dei giocatori come Icardi e Nainggolan): il gruppo vince se e comunque è un gruppo valido...se cioè a "sputare sangue" sono i Pirlo e i Vidal, non i Gagliardini, i Sensi, i Barella; si vince se la punta segna anche a squadre dal sesto posto in su e non solo ai Brescia...sennò puoi sciorinare tutto il vocabolario del "gruppo" ma in campo giocano i piedi, non l'oratoria.

                            Inoltre Conte non ha un pendant a fargli da freno, da argine, da salvifica critica interna, capace di limarne le asperità, dandogli quel senso del limite che è ciò che permette ad una opera di compiersi nell'armonia e nelle proporzioni delle sue parti, come ben hanno insegnato gli Antichi.

                            Si è installato infatti in ogni interstizio societario, riducendo Marotta ad un mero esecutore di lista della spesa, castrandone dunque il fiuto sul mercato. I cinesi da parte loro non capiscono una mazza di calcio e lasciano fare, convinti di aver preso una coppia ben assortita: hanno invece preso un attore protagonista che non ama condividere il palcoscenico con nessun altro.

                            Mentre alla Juventus Conte orbitava attorno al sole, aveva nel centro immobile e irradiante (rappresentato dalla atavica forza del club e dalla secolare dinastia che lo guida, per cui tutti sono pianeti e satelliti chiamati a svolgere un compito, una funzione e solo quello) un limite, all'Inter il suo ego non trova freno, egli stesso si sente e agisce finalmente come sole, diventando così una irrefrenabile fonte di turbativa - i suoi sfoghi continui, il suo accollare ad altri ogni minimo o massimo insuccesso od errore.

                            Alla lunga, invece che creare e unire il famoso "gruppo", ci si trova di fronte ad un atteggiamento che immette nervosismo in un elemento delicato come uno spogliatoio, perchè se il pacco da sartoriale diventa "preconfezionato", gli elementi ivi contenuti iniziano a chiedersi con che razza di condottiero si ha a che fare e chi è quel tizio che sta chiedendo loro di buttare sudore ed effondere il sangue.

                            La stessa dirigenza ne resta turbata, perchè se mi dai la lista della spesa e poi te ne esci che hai trovato gli ingredienti già sul tavolo della cucina, qualcosa non mi torna - così come difatti la classifica chiaramente e incontrovertibilmente dimostra.
                            Last edited by Sean; 06-07-2020, 09:28:38.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • ottantino
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                              La lieve ripresa della roma passa per il migliore in campo pau lopez.... scandalosi... DISGUSTING
                              Winners are simply willing to do what losers won't.




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                              • Sean
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                                Gazzetta
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                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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