Saltò 2006 e 2010 perché non lo convocarono, non per infortunio
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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I 92 calci alla storia di Giampiero Boniperti
Il compleanno dell'ex attaccante e dirigente della Juventus nel giorno del derby: "Se potessi, lo abolirei"
di Maurizio Crosetti
Protetto da quella dimenticanza che scende a volte sull’età degli uomini, Giampiero Boniperti compie oggi 92 memorabili anni. La dimenticanza è purtroppo la sua, non certo quella del mondo verso di lui, perché la sua memoria si sta sfarinando pur dentro un fisico che continua a essere roccioso, granitico, come quando giocava o come quando, da dirigente, riceveva l’ospite nel suo ufficio, raccoglieva da una mensola le vecchie scarpette da calciatore, faceva tastare la punta rinforzata e diceva: «Caro, senti come sono dure, ma io lo ero di più».
Quando, prima dei suoi novant’anni, gli chiedemmo cosa significasse essere arrivato tanto avanti nella strada, il presidente rispose: «Una fregatura, caro. Avrei ancora voglia di prendere tutti a calci nel sedere, te compreso, ma non riesco più». Non esiste nella storia del calcio italiano una figura così imponente, così importante, e questo va detto molto oltre il tifo e la Juventus che pure ha incarnato tutta la vita di Boniperti, da calciatore (5 scudetti, tutti i record individuali battuti) e da dirigente (9 scudetti, tutte le Coppe, purtroppo anche quella dell’Heysel nel giorno più difficile di una vita smisurata).
Lui è il Santiago Bernabeu italiano, e come il leggendario presidente del Real Madrid ha segnato un’epoca. Prima quella scintillante, povera ma felice tra i Cinquanta e i Sessanta, lui a caccia insieme al suo amico Fausto Coppi, l’Italia rinata dopo la guerra, il dolore del Grande Torino, lo sport come riscatto e speranza per milioni di persone. La felicità di quel tempo pareva inattaccabile, e Boniperti diventava il nostro calciatore più moderno e completo dopo Meazza. Giocava in attacco, era un 9 e un 10 insieme ed era cattivissimo, feroce come uno stopper, dinamico come un centrocampista, agile come una mezz’ala, potente e coraggioso come un centravanti. Si ritirò a sorpresa, prima del declino, dando le scarpette al magazziniere della Juventus e dicendo: «Tieni, da oggi non mi servono più». La sua epoca, con Charles e Sivori accanto (che incredibile rivalità con il Cabezòn), resterà un simbolo non solo per gli amanti del pallone.
E se Boniperti, piemontese di Barengo, Novara, e torinesissimo nei modi, nel tratto, nell’astuzia e nel caso nella cattiveria, è stato un giocatore enorme, come presidente diventò ancora di più. Gli Agnelli lo vollero al comando all’inizio degli anni Settanta, quando Boniperti fu per la Juve e per l’Avvocato quello che Vittorio Valletta era stato per la Fiat. Più di un primo ministro: un re, semmai, sottoposto al solo volere dell’imperatore nella città più monarchica d’Italia. Sembrano metafore, erano e in parte sono ancora il succo della storia.
Di quest’uomo resistono immagini indelebili. Lui che telefona in redazione dicendo «buongiorno, sono il geometra Boniperti», lui che scappa dallo stadio dopo il primo tempo, lui che oggi compie gli anni nel giorno del derby, e del derby diceva «se potessi, lo abolirei», lui che faceva firmare contratti in bianco mostrando ai calciatori le fotografie delle loro (rare) sconfitte, lui che mandava sempre dal barbiere quelli con i capelli troppo lunghi, lui che da dirigente della Sisport aveva fatto vincere Mennea e la Simeoni, lui che rispondeva a ogni domanda con un’altra domanda e sempre cercava di risolverla in dribbling, scivolando altrove. Con quel sorriso a denti stretti, da belva feroce che conosce la virtù dell’autocontrollo ma quando attacca non fa prigionieri, Boniperti è anche il ricordo del suo corpo, di come stringeva la mano e con quanta forza, di come colpiva con un *****tto il petto di chi aveva di fronte. Ma soprattutto gli occhi, ghiaccio puro. Lo tocchi e sembra bollente, invece è il gelo.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da CRI PV Visualizza MessaggioSaltò 2006 e 2010 perché non lo convocarono, non per infortunioperò forse una segnalazione "ufficiale" alle autorità te la saresti beccata pure tu.
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Originariamente Scritto da ciccio.html Visualizza Messaggioappunto; intendevo sottolineare come l'argentina era disposta a rinunciare a un capitano di una squadra italiana top3.
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Boniperti è stato il "mio" presidente e chissà di quante altre generazioni di juventini che hanno inziato a tifare tra la prima metà dei '70 e nei calcisticamente bellissimi anni '80.
Parliamo di una vita e di un personaggio leggendari, l'ultimo grandissimo calciatore degli anni eroici del calcio ancora in vita e il più grande dirigente della storia del calcio italiano e dunque tra i più grandi al mondo.
Il compleanno cade proprio nel mentre si sta giocando il derby di Torino, la partita che Boniperti soffriva di più. Da torinese e juventino sentiva davvero la rivalità in un'epoca del calcio dove il campanilismo era ancora fortissimo. Nella sua immensa carriera, che da calciatore ha abbracciato 3 decadi (i '40, i '50 e metà dei '60) riuscì persino a giocare contro Valentino Mazzola, da lui sempre considerato il più grande calciatore italiano.
Boniperti ancora oggi detiene, tra i suoi tanti record, quello di miglior marcatore della storia della stracittadina: 18 reti. Eppure soffriva tutte le partite (da presidente si impose di assistere a solo il primo tempo dei match per poi darsi alla fuga) ma il derby ancora di più: erano derby non così squilibrati come oggi ma con un Torino che spesso e volentieri dava davvero gran filo da torcere alla Juve.
Una piccola testimonianza personale in questo suo compleanno: ho avuto la fortuna di sentirla la stretta di quella mano di cui racconta Crosetti. Ad Ascoli, l'Ascoli di Rozzi, dove da ragazzino andavo in tribuna quando arrivava la Juve. Una di quelle volte riuscì a stringere la mano a Boniperti, che vidi arrivare come un Mosè tra il mar Rosso di gente che si apriva al suo passaggio, fendendo la folla il più importante uomo del calcio italiano. Impeccabile nei suoi elegantissimi completi, da quella vigorosa stretta ne ricevetti una emozione fortissima che ancora ricordo.Last edited by Sean; 04-07-2020, 18:33:03....ma di noi
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Basta un attimo di distrazione e si rischia di rimettere tutto in discussione grazie al frittatone....ma di noi
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Avete visto il colpo che ha preso pjanic?
È il classico colpo in cui si pensa che fighette i calciatori simulano etc
Ma se è stato per terra 3 minuti tanto una carezza non sarà stata
Dalla poltrona non ci si rende conto di velocità e durezza di certi tocchi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioBasta un attimo di distrazione e si rischia di rimettere tutto in discussione grazie al frittatone.
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Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza MessaggioSicuramente... Ma sto vedendo cose che nemmeno nella pleistascion. E anche il pennellone francese inizia a non fare troppo schifo....ma di noi
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Ecco, lo sapevo. Accorcia il Torino su rigore allo scadere della frazione di gioco: 2-1...ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioEcco, lo sapevo. Accorcia il Torino su rigore allo scadere della frazione di gioco: 2-1
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