Originariamente Scritto da Liam & Me
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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Originariamente Scritto da CRI PV Visualizza MessaggioAnche de Ligt si chiama mattia, speriamo di costruire la rosa delle eccezioniB & B with a little weed
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Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza MessaggioQuando si apre la finestra mercato e trasferimenti??
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioMa (de Ligt) hai visto quanto è forte? Non sbaglia più una partita (a 19 anni).
Halland andava preso quando lo ha preso il Borussia. Ma io credo abbia fatto quella scelta per crescere, sicuro del posto e sicuro di potersi mettere in mostra. Ormai è andato.
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
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Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza MessaggioRaiola voleva per lui un trampolino di lancio per preparare il superbotto al prossimo trasferimento, e il Borussia è la squadra perfetta per questo piano (lo fa giocare titolare sempre, giocherà la Champions sempre, da Klopp in avanti è una squadra propensa ad un gioco offensivo).
Non c'era possibilità per la Juve di prenderlo a poco, come non hanno avuto possibilità le altre grandi, che certamente hanno fatto dei tentativi e che avranno senz'altro offerto gli stessi soldi se non di più.
5/6 anni fa sarebbe potuto venire subito alla Juve. E' una cosa che va presa come un complimento.
Giovane offensiva e forte
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioNon voglio dire niente.
Quando è sbarcato in Italia Eriksen sembrava come fosse arrivata la Madonna del Soccorso: sta più in pachina che in campo ed è puntualmente sostituito.
Qua parliamo di un giovane che deve farsi una carriera, perchè per adesso è un signor nessuno. Ci faccia vedere cosa sa fare. Se va bene ci guadagna lui e pure noi.
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
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Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza MessaggioArthur credo di non averlo mai visto giocare, assumo chiaramente che sia molto forte.
Leggo che di cognome fa Melo, il che non e' il massimo, ma speriamo bene.
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
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Originariamente Scritto da CRI PV Visualizza MessaggioAnche de Ligt si chiama mattia, speriamo di costruire la rosa delle eccezioni
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
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Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggiomi facevo le segh3 su senna del villareal e ora me le faccio su lobotka...
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Originariamente Scritto da Steel77 Visualizza Messaggiomi fai schifo, maledetto invertito
haahahahahahhahahahahahahaOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
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Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggiomi facevo le segh3 su senna del villareal e ora me le faccio su lobotka....Originariamente Scritto da Steel77 Visualizza Messaggiomi fai schifo, maledetto invertito
Io anche l'avrò visto giocare due volte, assomiglia quindi a Senna? Un metronomo-recupera palloni?Originariamente Scritto da GoodBoy!modroc - yy
piquet - gabbiani
acquilani - manchini
maybe - Vendola
mandjukic - Sjneider
lialicic - Kongobia
il Mangio - Cointreau
izco - Mihajlovich
Bonacci - Falcata
Cancrena - Val di fiori
mouse - Sczesjky
Jo Amo Mario - Ronado - Juliano
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Il Benevento è in A. E' la seconda promozione della sua storia dopo quella di 3 anni fa. Grande successo di Filippo Inzaghi.
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Serie B: bentornato in A, Benevento. E ora la Strega vuol trasformarsi in una principessa
Dopo soli due anni di purgatorio, i sanniti risalgono nel massimo campionato dopo un torneo perfetto. È la rivincita di Pippo Inzaghi: "Abbiamo fatto qualcosa di storico". Il trionfo del ds Foggia. Il presidente Vigorito: "Stavolta vogliamo restarci per cercare di diventare l'Atalanta del Sud"
Altro che meteora. Appena 3 anni dopo aver brindato alla prima storica promozione in A, il Benevento torna di nuovo a sedersi al tavolo con le grandi. Lo fa in pompa magna dopo un campionato trionfale, culminato con la vittoria per 1-0 sulla Juve Stabia targata Marco Sau e conquistata nonostante oltre un'ora di inferiorità numerica per l'espulsione di Caldirola per proteste dopo 25 minuti. Un campionato condotto in solitaria per 24 giornate dando agli avversari distacchi siderali: in A con sette turni di anticipo, eguagliato il record dell'Ascoli della stagione 1977/78. Sono passati soltanto 12 mesi dalla malinconica e pesante sconfitta interna in semifinale con il Cittadella (0-3 dopo aver vinto 2-1 in Veneto) che aveva impedito ai giallorossi di contendere al Verona l'ultimo posto disponibile per tornare in massima serie.
Vigorito: "Inzaghi l'uomo giusto per noi e noi il posto giusto per lui"
Nessun dramma. Il presidente Vigorito, uno che le cose è abituato a farle con calma e meticolosità, non si è fatto prendere dallo sconforto. Ha esonerato Bucchi e si è affidato alla fame e alla voglia di riscatto di Pippo Inzaghi, reduce dall'amara esperienza di Bologna. Una scelta inattesa che lo stesso Vigorito ha spiegato così: "Me lo ha suggerito il prezioso direttore sportivo Pasquale Foggia. Era estate. Ho chiamato tre allenatori, più o meno famosi, ma in quel momento erano in vacanza. Quando cercai Pippo era appena arrivato a Formentera, il giorno successivo prese un traghetto, un aereo e mi raggiunse. Andammo al ristorante e insieme a Foggia si è subito messo a immaginare la squadra, a far nomi di possibili calciatori: armeggiava coltelli e forchette sul tavolo simulando il campo e il modulo. Ho capito subito che era l'uomo adatto a noi. Lui aveva bisogno di un ambiente che gli facesse capire che, al di là del calcio, esistono rapporti umani. E questo Sud dove non era mai stato era forse proprio quello di cui aveva bisogno".
Inzaghi: "Abbiamo fatto qualcosa di storico"
Inzaghi è stato confermato già questo inverno: "Lo avrei riconfermato anche se fossimo stati in lotta per non retrocedere. Abbiamo riscontrato un'unità d'intenti che ci ha permesso di impostare un discorso lungimirante", sottolinea Vigorino. E Inzagli gli fa eco: "Il Benevento mi voleva da 3 anni, forse ho tardato troppo ad arrivarci. Al di là della stima del direttore Foggia, ho trovato totale fiducia in me e nel mio staff. Per me queste sono cose fondamentali. Ci sono due aneddoti molto importanti: in ritiro ho trovato il presidente che mi ha ringraziato per come stavamo lavorando. È una cosa che non mi era mai successa. Quella per me è stata la svolta, ci ha fatti sentire importanti per la passione che ci mettevamo. Il secondo è che questo rinnovo è stato fatto a ottobre, quando ancora non eravamo al primo posto".
"Questi ragazzi hanno fatto qualcosa di storico. Questa promozione è per tutte le persone che mi vogliono bene e per chi ha creduto in me. Ringrazio il mio staff, con loro la mia vita è più facile. Battere Simone? Adesso si penseremo. Siamo riusciti ad eguagliare un record storico, in casa non abbiamo quasi mai perso. Sono contento per il presidente. Questi ragazzi sono stati fantastici. Avremmo meritato una cornice diversa. Queste sono soddisfazioni incredibili. Dietro c'è un grande lavoro di tutta la società. Avevo un debito d'onore con loro ma mai avrei mai pensato di poter fare la storia".
Sau e Moncini ciliegine su una torta già ben assortita
A Inzaghi e Foggia non sono servite rivoluzioni per creare l'alchimia giusta. Pochi puntelli ma mirati: Schiattarella, Hetemaj e Kragl hanno portato fosforo, solidità e dinamismo a centrocampo, Sau e Moncini, prelevato sapientemente a gennaio dalla Spal, fantasia e gol in attacco. Al resto ha pensato la forza di un gruppo che già si era cementato lo scorso anno. Montipò tra i pali ha proseguito il suo percorso di crescita, Maggio e Letizia sono stati due garanzie sulle fasce, al centro della difesa Caldirola, con qualunque partner accanto, Volta, Antei, Tuia, o Barba, si è inteso a meraviglia, in mezzo Viola e Tello hanno garantito affidabilità e continuità di rendimento, davanti Coda, pur non ripetendo la scorsa magica stagione (22 gol in 35 partite), si è confermato un importante punto di riferimento. Infine c'è chi, come Improta e Roberto Insigne, si è sempre fatto trovare pronto quando è stato chiamato in causa.
Vigorito: "Vogliamo imitare l'Atalanta, prenderemo 3 giocatori d'esperienza"
E ora? "Prenderemo di certo tre giocatori che hanno esperienza", annuncia Vigorito mentre i tifosi già sognano Llorente, Gervinho o, addirittura, Sturridge. "Siamo tornati in A per rimanerci. Due anni fa non avevamo contezza di quanto fosse difficile il campionato ma abbiamo capito quali sono gli errori da evitare. Stiamo percorrendo un percorso iniziato 12 anni fa: stiamo lavorando e crescendo tutti insieme. Vogliamo imitare l'Atalanta per costruire qualcosa di importante anche qui al Sud". Non sarà facile ma la passione del presidente basta e avanza per garantire almeno una nuova stagione densa di emozioni. Per un territorio difficile, in cui la crisi economica è costantemente presente, già sognare sarebbe come vincere uno scudetto.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Il Milan fa il pieno di buone notizie. Donnarumma, settimana decisiva per il rinnovo
Dopo il successo sulla Roma l'Europa League non dipende più dai risultati degli altri, ma soltanto dai suoi. La fiducia della squadra in se stessa, la scoperta della panchina lunga. Entra nel vivo la trattativa con Raiola per il portiere: tra le ipotesi quella di aumentare la parte variabile dell'ingaggio, legata ai bonus su presenze e risultati
Paolo Maldini ha di fatto annunciato, prima della vittoria con la Roma, la sua priorità di direttore tecnico del Milan nelle prossime ore: trattenere Donnarumma. La settimana si preannuncia come decisiva: dai colloqui col procuratore Mino Raiola uscirà probabilmente la formula del rinnovo dell'attuale contratto da 6 milioni di euro netti l'anno, in scadenza a giugno 2021. Tra le ipotesi allo studio spicca quella di aumentare la parte variabile dell'ingaggio, legata ai bonus su presenze e risultati. Di sicuro c'è il fatto che la crisi di liquidità dei grandi club, dopo la pandemia, rende complicate le cessioni sopra i 50 milioni, cifra minima preventivabile per un fuoriclasse come il ventunenne portiere della Nazionale. Il quale, comunque, rimane legatissimo alla squadra in cui esordì nel 2015, sommando già quasi 200 presenze, traguardo che intende superare a fine campionato. I corteggiatori illustri non mancano, dal Psg ai principali club della Premier League, e la tentazione di giocare la Champions, per un talento che col Milan ha potuto vincere finora soltanto una Supercoppa italiana. Ma la volontà della dirigenza l'ha dichiarata lo stesso Maldini: "C'è il dovere di provare a tenere Donnarumma, probabilmente il migliore portiere del mondo". Significa che per un campione simbolo cresciuto nelle giovanili - la sua partenza avrebbe anche un effetto negativo d'immagine - è opportuno fare anche qualche sacrificio economico, rispetto alla regola sul contenimento degli ingaggi. "Non lo vedo lontano da qui", si è sbilanciato Pioli.
Ore decisive anche per Ibra
Senza alzare mai la voce, nonostante dal fondo Elliott proprietario del club non sia arrivata alcuna smentita alle notizie della stampa tedesca sull'arrivo di Ralf Rangnick come manager nella prossima stagione, l'attuale allenatore dopo la vittoria con la Roma ha difeso anche Maldini, a sua volta alle prese con l'eventuale incompatibilità col tecnico tedesco, al quale spetterebbe anche il ruolo di uomo mercato. Pioli ha valorizzato il mercato di gennaio, condotto da Maldini, da Zvonimir Boban poi licenziato e in causa con la società e dal ds Frederic Massara: "Ibrahimovic, Kjaer, Saelemaekers, Begovic: a gennaio sono arrivati giocatori di livello, che hanno migliorato ulteriormente la rosa". A Casa Milan, oltre allo scontato prolungamento di due mesi dei contratti in scadenza il 30 giugno (Ibra, Bonaventura, Biglia) e dei prestiti (Kjaer, Begovic, Saelemaekers), si fanno valutazioni anche in prospettiva 2020-21. Il nodo più immediato è Ibra. Maldini ha ricordato che la sua situazione è diversa da quella di Donnarumma proprio perché il centravanti non è coperto da contratto per la prossima stagione. L'altra considerazione implicita è anagrafica: a ottobre Ibra avrà 39 anni. Comunque ha lo stesso procuratore del portiere: è dunque improbabile che i due casi più caldi del momento non vengano trattati insieme.
Scoperta Saelemaekers, riscoperta Paquetà
Intanto dal campo arrivano tre buone notizie. La prima, per il Milan ricomparso dopo la ripartenza carico di autostima, è che è diventato padrone del proprio destino: l'Europa League non dipende più dai risultati degli altri, ma soltanto dai suoi. La seconda buona notizia è appunto la fiducia della squadra in se stessa, una fiducia figlia dei risultati: in Coppa Italia ha pareggiato con la Juventus, giocando quasi tutta la partita in 10, e in campionato ha finalmente battuto una delle prime sei, inframmezzando queste due dimostrazioni di forza di fronte a Juve e Roma (anche il gioco è stato efficace, ma senza vittorie il gioco conterebbe meno) col 4-1 di Lecce. La terza buona notizia è la scoperta in assenza di Ibrahimovic della panchina improvvisamente lunga, dopo mesi di evidente dipendenza dal campione svedese: con la Roma, che ha avuto due giorni di riposo in meno ma soprattutto sostituti meno incisivi dei titolari di una formazione nata dal massiccio turnover di Fonseca, a dare la sterzata sono stati i decisivi cambi di Pioli a inizio secondo tempo, Saelemaekers e Paquetà. In verità parlare di panchina lunga per il Milan è improprio in senso stretto, perché senza Ibra manca un centravanti di ruolo e perché i difensori sono contati, dopo l'ennesimo infortunio di Duarte e l'operazione alla caviglia che ha messo fuori uso Musacchio per 4 mesi. Però vale il concetto: chi entra dalla panchina può fare vincere la partita senza stravolgere la tattica di partenza, il che rappresenta una risorsa preziosissima, dati il calendario compresso e l'afa crescente, constatata a San Siro dai protagonisti di un'esibizione a ritmo obbligatoriamente basso. Le dieci giornate che restano potrebbero trasformarsi nella grande occasione per Leao: un velocista tecnico come lui, capace potenzialmente di notevoli accelerazioni palla al piede, in un contesto generale abbastanza lento dovrebbe fare sfracelli. Ma la testa, ha annotato Pioli pur senza riferirsi specificamente al caso del giovane portoghese, conta più delle gambe.
Pioli vincitore morale
Pioli è certamente il vincitore morale della fase bis della stagione milanista, almeno in questo avvio. Lo è innanzitutto per le scelte tattiche. L'identità della squadra è molto precisa e il 4-2-3-1 è dinamico: le posizioni dei tre trequartisti non sono fisse, la chiave è il movimento continuo di Çalhanoglu, che si sposta da sinistra cercando secondo estro imbucate, incursioni, tiri e cross. Esistono undici titolari ormai palesi, con la coppia di centrocampo complementare Kessié-Bennacer e quella difensiva Kjaer-Romagnoli. Il ritorno di Ibrahimovic, che con la Spal dovrebbe andare in panchina e il cui ruolo di leader resta intatto come da esplicita dichiarazione di Pioli, offrirà all'allenatore la possibilità di arretrare Rebic sulla trequarti o di optare all'occorrenza per le due punte in alcune partite o in alcuni momenti della gara. A meno di emergenze, i titolari indiscussi per il finale di stagione sono Donnarumma, Hernandez, Çalhanoglu, Romagnoli, Kessié, Bennacer, Kjaer e ovviamente Ibra, quando sarà pronto. Il moderato turnover potrebbe riguardare Conti-Calabria, Castillejo-Saelemaekers, Bonaventura-Paquetà-Rebic. "Abbiamo lanciato un segnale al campionato", sottolinea Pioli: nella trasferta di Ferrara vuole lanciare il prossimo.
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Gasperini-Gattuso, Atalanta-Napoli: il calcio senza etichette è alla resa dei conti
Giovedì si incontrano il tecnico che ha fatto grande l’Atalanta e quello che ha risollevato il Napoli, mister che vincono e si divertono ad abbattere banalità e luoghi comuni
Gian Piero Gasperini e Rino Gattuso giocano da sempre con le etichette, divertendosi a staccarle, appiccicarle altrove e riscriverle: uno, il più esperto, era quello «che non può allenare una grande squadra». E allora una squadra grande se l’è costruita da solo, l’Atalanta. L’altro è il campione del mondo che in panchina ha fatto la gavetta, ma ha avuto prima l’occasione del Milan e ora quella del Napoli: «tutto cuore grinta» era il refrain e invece sotto il Ringhio c’è di più e la rinascita napoletana è lì a confermare che Gattuso è un allenatore completo.
Giovedì Atalanta-Napoli (Dazn) sarà una partita calda, non solo perché si gioca alle 19.30 (e sono previsti 32 gradi percepiti) ma perché è la sfida del fuoco, quello che i due allenatori non spengono mai, nemmeno dopo tre mesi di stop forzato, di paure, di dubbi e anche di dolore: quello di Bergamo per la sua gente e quello più intimo di Gattuso per la sorella Francesca, che se n’è andata il 2 giugno a 37 anni. Sono due fuochi diversi quelli di Gasp e Rino, piantati al centro di accampamenti compatti, che si muovono secondo linee guida dissimili, dove però la parola d’ordine è la stessa ed è «coerenza». Quella nei rapporti tra allenatore e giocatore è oggetto di studio anche nella tesi di Gattuso a Coverciano («Luci e ombre nel percorso di carriera dell’allenatore») ed è l’ingrediente chiave che è servito anche a rilanciare il Napoli, preso in corsa l’11 dicembre. Quattordici mesi fa, quando aveva risistemato anche il Milan, Gattuso si preparava «ad andare con l’elmetto a Bergamo», cosa che farà anche domani. Oltre a incassare i 3 punti, quella volta Rino fece il pieno anche di complimenti di Gasperini: «Sono un tifoso sfegatato di Gattuso. Gliene hanno dette di ogni tipo, vituperando il suo lavoro, così l’ho adottato. Un suo risultato mi rende felice come se fosse il mio».
Adesso Rino viene da 5 vittorie consecutive in campionato (una in meno dell’Atalanta), in mezzo ha conquistato la Coppa Italia ai rigori contro la Juventus e guarda con serenità al ritorno degli ottavi di Champions, al Camp Nou, dopo l’1-1 dell’andata: il salto di qualità è stato proprio quello di ripartire a testa bassa dopo la vittoria su Sarri. Non tanto per andare a caccia del quarto posto dell’Atalanta, che è a 12 punti, ma per mettere le basi per il futuro e per rispettare il sogno della finale europea allargata a 8 squadre, dove l’Atalanta c’è già: «Più di così non possiamo fare per rincorrerli — riconosce Gattuso —: non sono una sorpresa, da qualche anno disputano campionati fantastici».
La coerenza di Gasperini è armonia tra i principi di gioco e la tecnica ed è fatta di uomini giusti, nel posto giusto, un luogo dove segnare e sognare sono ormai la stessa parola. Ottanta gol già fatti in campionato, il miglior riservista d’Europa, Muriel con 9 reti segnate, l’uomo chiamato assist, Papu Gomez a quota 14, e una trazione anteriore che è anche un po’ interiore, sempre con qualcosa da dimostrare: Gasperini non è stato un calciatore ai livelli di Gattuso, ma era il regista del primo Pescara di Galeone, palestra di calcio offensivo e di allenatori (vedi Allegri).
A questo percorso, Gasp ha aggiunto quello di tecnico delle giovanili Juve (nove anni, ai quali se ne aggiunge una decina come ragazzo bianconero), in cui ha imparato a plasmare i giocatori e ha sentito parlare per la prima volta di un certo Gattuso, dominante per due anni con il Perugia Primavera. Adesso, al di là dello scontro diretto di giovedì ci terrebbe a sentire parlare (bene) di Rino per un altro mese, dato che alla penultima giornata c’è Inter-Napoli e all’ultima Atalanta-Inter. L’assalto di Gasp a un altro terzo posto e alla squadra che nel 2011 lo cacciò dopo cinque partite, passa anche per Gattuso. E la cosa non dispiace a nessuno dei due.
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