L’Inter di Conte batte la Sampdoria 2-1 con bei gol e bel gioco del trio Eriksen-Lukaku-Lautaro. Ora bisogna chiedersi però se almeno questo sia sufficiente per lottare per lo scudetto. Il sanguigno Conte non è poi così soddisfatto: “Noi ci crediamo, ma qui bisogna ammazzare l’avversario”.
INTER – SAMPDORIA 2-1
Sarebbe sbagliato pensare di poter circoscrivere l’ Inter e il suo mondo intorno al suo attacco e cioè a quel trio che è stato protagonista di entrambi i gol che hanno reso possibile la vittoria sulla Sampdoria. Però è anche vero che su Eriksen, Lukaku e Lautaro avevamo tutti puntato il mirino nel momento in cui la squadra di Conte era stata eliminata dal Napoli. Riaprendo la stagione con una delusione molto forte e soprattutto mettendo in luce la troppo scarsa consistenza dei suoi uomini vetrina.
Così come pochi giorni fa i tre sono stati incolpati della regressione dell’Inter, pur con una certa buona quantità di gioco sullo sfondo – che meritasse la finale rispetto al Napoli come sostiene Conte mi pare ancora francamente esagerato – adesso i tre sono stati protagonisti dei due gol che hanno messo subito ko la Sampdoria a San Siro. Con azioni, si direbbe, addirittura mandate a memoria. Il tacco di Lautaro e la triangolazione Eriksen-Lautaro per il primo gol, il passaggio corto e millimetrico di Lukaku per Candreva e l’ imbeccata precisa per il raddoppio di Lautaro. Un bel contributo sicuramente è stato dato dall’imbambolamento della Sampdoria di Ranieri di fronte a questi palleggi stretti dei nerazzurri, ma non c’è dubbio che è lì, in quel reparto, che l’ Inter doveva rispondere. Su tutto il resto i dubbi ci sono ancora.
Conte stavolta deve essere però riuscito a toccare le corde giuste. Il fatto che stia puntando molto più decisamente su Eriksen, che piano piano sta salendo di rendimento, mi sembra anche uno scatto in avanti fatto dall’allenatore, pronto a rischiare qualcosa di più, anche in termini di equilibrio. Il suo cruccio sta nel non riuscire a trasferire da lui stesso alla squadra il suo cinismo e la sua cattiveria. E lo dice con un’immagine abbastanza classica, ma anche molto cruda. “Noi vogliamo lottare per lo scudetto, ma qui bisogna ammazzare le partite, ammazzare l’avversario”.
L’ Inter resta una squadra che può lottare per lo scudetto, ma probabilmente non con questo ritmo e con questa mentalità. E penso sempre che fosse più brillante l’ Inter di inizio di stagione. Perché abbia fatto un passo indietro sotto questo profilo francamente non me lo spiego. Ora le manca convinzione soprattutto a centrocampo (la mancanza di Brozovic, Sensi e Vecino sicuramente pesa) e perfino in difesa che, non dimentichiamolo, nel progetto doveva forse essere il fiore all’occhiello di questa squadra.
Così, detto brutalmente, non sembrerebbe che Conte & C. possano lottare per lo scudetto ma è anche vero che nessuna squadra oggi è in condizioni perfetti e ottimali. Per cui nell’ottica dell’ “aspettiamoci qualche sorpresa” tutto effettivamente può succedere. Anche che questa squadra trovi quel 10-20% di cinismo in più per fare quello che da anni si è prefissa.
INTER – SAMPDORIA 2-1
Sarebbe sbagliato pensare di poter circoscrivere l’ Inter e il suo mondo intorno al suo attacco e cioè a quel trio che è stato protagonista di entrambi i gol che hanno reso possibile la vittoria sulla Sampdoria. Però è anche vero che su Eriksen, Lukaku e Lautaro avevamo tutti puntato il mirino nel momento in cui la squadra di Conte era stata eliminata dal Napoli. Riaprendo la stagione con una delusione molto forte e soprattutto mettendo in luce la troppo scarsa consistenza dei suoi uomini vetrina.
Così come pochi giorni fa i tre sono stati incolpati della regressione dell’Inter, pur con una certa buona quantità di gioco sullo sfondo – che meritasse la finale rispetto al Napoli come sostiene Conte mi pare ancora francamente esagerato – adesso i tre sono stati protagonisti dei due gol che hanno messo subito ko la Sampdoria a San Siro. Con azioni, si direbbe, addirittura mandate a memoria. Il tacco di Lautaro e la triangolazione Eriksen-Lautaro per il primo gol, il passaggio corto e millimetrico di Lukaku per Candreva e l’ imbeccata precisa per il raddoppio di Lautaro. Un bel contributo sicuramente è stato dato dall’imbambolamento della Sampdoria di Ranieri di fronte a questi palleggi stretti dei nerazzurri, ma non c’è dubbio che è lì, in quel reparto, che l’ Inter doveva rispondere. Su tutto il resto i dubbi ci sono ancora.
Conte stavolta deve essere però riuscito a toccare le corde giuste. Il fatto che stia puntando molto più decisamente su Eriksen, che piano piano sta salendo di rendimento, mi sembra anche uno scatto in avanti fatto dall’allenatore, pronto a rischiare qualcosa di più, anche in termini di equilibrio. Il suo cruccio sta nel non riuscire a trasferire da lui stesso alla squadra il suo cinismo e la sua cattiveria. E lo dice con un’immagine abbastanza classica, ma anche molto cruda. “Noi vogliamo lottare per lo scudetto, ma qui bisogna ammazzare le partite, ammazzare l’avversario”.
L’ Inter resta una squadra che può lottare per lo scudetto, ma probabilmente non con questo ritmo e con questa mentalità. E penso sempre che fosse più brillante l’ Inter di inizio di stagione. Perché abbia fatto un passo indietro sotto questo profilo francamente non me lo spiego. Ora le manca convinzione soprattutto a centrocampo (la mancanza di Brozovic, Sensi e Vecino sicuramente pesa) e perfino in difesa che, non dimentichiamolo, nel progetto doveva forse essere il fiore all’occhiello di questa squadra.
Così, detto brutalmente, non sembrerebbe che Conte & C. possano lottare per lo scudetto ma è anche vero che nessuna squadra oggi è in condizioni perfetti e ottimali. Per cui nell’ottica dell’ “aspettiamoci qualche sorpresa” tutto effettivamente può succedere. Anche che questa squadra trovi quel 10-20% di cinismo in più per fare quello che da anni si è prefissa.
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