Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • KURTANGLE
    Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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    • Borgo D'io
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    derby del pentitismo mafioso con l FC Gela!
    Originariamente Scritto da SPANATEMELA
    parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
    Originariamente Scritto da GoodBoy!
    ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


    grazie.




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    • Steel77
      Super Moderator
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      Originariamente Scritto da thai95 Visualizza Messaggio
      sarebbe bello rivedere il palermo di nuovo in serie a
      Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
      derby del pentitismo mafioso con l FC Gela!
      il massimo sarebbe il palermo in A ed il napoli fallito con i babà su per il culo di kurt

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        Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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        hahahahahahhaha
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        parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
        Originariamente Scritto da GoodBoy!
        ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


        grazie.




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          in C torna Zamparini!!!
          Originariamente Scritto da SPANATEMELA
          parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
          Originariamente Scritto da GoodBoy!
          ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


          grazie.




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            Tony Di Piazza a breve sarò arrestato.
            ha il classico nome da mafioso italo-americano
            Jimmy Napoli
            Lucky Luciano
            Tony Gambino
            ecc.
            Originariamente Scritto da SPANATEMELA
            parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
            Originariamente Scritto da GoodBoy!
            ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


            grazie.




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            • Fabi Stone
              Bodyweb Senior
              • Jan 2015
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              Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
              Tony Di Piazza a breve sarò arrestato.
              ha il classico nome da mafioso italo-americano
              Jimmy Napoli
              Lucky Luciano
              Tony Gambino
              ecc.
              La trasferta più lontana a Pozzallo la fanno, che co qui piedi quadrati che c'hanno, er pallone sempre a Modica o n mezzo ar mare sta.
              È finita Steel...appena salite in B è pronta na cordata de cazz1... Pulvirenti presidente, Ghirardi vice, Manenti ad e Lillo Foti ai rapporti co le cosche esterne.

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                Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                La trasferta più lontana a Pozzallo la fanno, che co qui piedi quadrati che c'hanno, er pallone sempre a Modica o n mezzo ar mare sta.
                .


                hahahahahahahahahahahhahahahahahahahahahahahaha
                hahahahahahhahahahahahahahahahahahahahahahaha
                hahahahahahahahahahaahahahahhaahahha
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                  La trasferta più lontana a Pozzallo la fanno, che co qui piedi quadrati che c'hanno, er pallone sempre a Modica o n mezzo ar mare sta.
                  È finita Steel...appena salite in B è pronta na cordata de cazz1... Pulvirenti presidente, Ghirardi vice, Manenti ad e Lillo Foti ai rapporti co le cosche esterne.

                  tornerà Zampa!
                  tornerà!!!!!
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                    tornerà Zampa!
                    tornerà!!!!!
                    Zampa starà nell'ombra... cassiere e prestanome sarà Pippo Calò. Persona integerrima e dall'enorme statura morale.

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                        Juve-Milan e Napoli-Inter, la magia della Coppa Italia per ripartire

                        Venerdì e sabato le semifinali di ritorno del trofeo tricolore che segnerà la ripartenza del calcio. Come stavano e come ritroviamo le quattro squadre in corsa

                        Da trofeo per impreziosire o salvare un'annata, incastonato nella coda della stagione, a punto di ripartenza del ritorno alla normalità. La Coppa Italia sarà il palcoscenico per le prove generali del calcio italiano dopo la pandemia: prove che avranno l'onore di assegnare il primo trofeo della stagione, con i risultati delle partite di andata a fungere da anello di congiunzione tra le due fasi del calcio italiano. Si parte con la semifinale di ritorno di venerdì 12 tra Juventus e Milan, seguita il giorno dopo da Napoli e Inter, con la finale in scena il 17 giugno a Roma. Semifinali giocate all'andata con il pubblico ma nella tetra cornice degli stadi completamente vuoti al ritorno, prezzo da pagare per tornare al calcio giocato, assente in Italia da Sassuolo-Brescia dello scorso 9 marzo.


                        Si riparte da Ronaldo e Dybala

                        Dopo l'1-1 di San Siro, acciuffato con un rigore di Ronaldo al 91', Sarri proverà in sei giorni a mettere in bacheca il primo trofeo tricolore. Prima dello stop la Juve aveva vissuto un periodo di crisi, culminato con le sconfitte contro Lazio, Verona e Lione, per poi piazzare il colpo ad effetto con la vittoria dell'Allianz Stadium contro l'Inter. Senza Higuain, primo a fermarsi dopo la ripresa degli allenamenti, e con Ramsey e Chiellini ancora alla ricerca della forma migliore, il tecnico dei bianconeri ha già effettuato le prove generali nella partitella in famiglia giocata all'Allianz Stadium. Ritrovando certezze, come un Ronaldo già in buona condizione e un Dybala rinforzato emotivamente dalla battaglia vinta con il Covid 19 e dal crescente peso nello spogliatoio e in campo, ma anche qualche incognita. Pjanic ha iniziato l'amichevole tra le riserve, sostituito da Bentancur oltre che distante emotivamente viste le questioni legate al mercato, mentre Khedira, schierato titolare venerdì, non ha ancora i 90' nelle gambe visto il lungo stop per l'operazione al ginocchio.


                        Tutto ruota intorno a Rebic

                        Senza gli infortunati Ibrahimovic (anche squalificato) e Duarte, con Theo Hernandez e Castillejo nella lista degli indisponibili anche loro per squalifica, Pioli prova a ridisegnare il volto del Milan affidandosi comunque al collaudato 4-2-3-1. Contro la Juventus il tecnico, il cui futuro resta un'incognita nonostante le rassicurazioni della dirigenza, si affiderà in attacco a Rebic, autore del gol del momentaneo vantaggio nel match di andata. Il croato fungerà da "falso nove", provando a favorire gli inserimenti di Paquetà, Bonaventura e Calhanoglu, centrocampo imprevedibile e di qualità. Senza il punto di riferimento Ibra, Pioli prova a togliere tutte le certezze a Sarri, anche considerando che per arrivare a Roma sarà necessario espugnare l'Allianz Stadium (o pareggiare con almeno due gol segnati), impresa mai riuscita nella storia del Milan. Servirà un cambio di marcia rispetto al periodo pre-Covid, in cui i rossoneri hanno infilato una sola vittoria a fronte di due sconfitte e due pareggi.


                        Il fattore Gattuso

                        Osservando il Napoli di oggi, emerge il lavoro tecnico, tattico e psicologico portato avanti da Gattuso. Un legame rafforzato tra calciatori e staff tecnico, cementato ulteriormente dalla tragedia vissuta dall'ex Milan, che ha da poco perso la giovane sorella. Un fronte compatto che proverà a conquistare la finale e a portare a casa il primo trofeo della nuova gestione, forte dello 0-1 conquistato a San Siro con l'Inter. Si partirà dalla conferma del 4-3-3, con l'infortunato Manolas che sarà sostituito da Maksimovic, mentre a centrocampo Ruiz, Demme e Zielinski forniranno qualità e quantità. In attacco il tridente "storico" con Callejon, Mertens e Insigne pronti a sfruttare gli spazi lasciati dalla difesa nerazzurra. Mancherà l'apporto del pubblico, conseguenza delle porte chiuse: i precedenti non incoraggiano il Napoli, che senza i propri tifosi ha storicamente una percentuale di vittorie del 24%.


                        L'inserimento di Eriksen

                        Pensare al futuro ma preservare le certezze del presente. Conte prepara l'assalto alla semifinale con il Napoli studiando approfonditamente la strada per inserire il talento e l'estro di Christian Eriksen, fantasista in grado di aumentare il tasso tecnico e l'imprevedibilità dei nerazzurri. Ma a che prezzo? Il tecnico sta provando in allenamento una variante al suo modulo di gioco, minando le certezze per raggiungere nuove vette. Per la sfida del San Paolo resta favorito il 3-5-2, marchio di fabbrica dell'allenatore, anche se non è da escludere il ricorso, magari a partita in corso, del 4-3-1-2, con il danese suggeritore per la coppia Lukaku-Martinez. I recuperi di Asamoah, Sensi e la condizione di Sanchez sono notizie incoraggianti per Conte, che potrà contare su tre pedine chiave per gestire al meglio il turnover. La Coppa Italia è un trofeo che Suning vuole alzare e che sarebbe il primo successo della nuova proprietà: l'inserimento di Eriksen e la vena realizzativa di Lukaku e Martinez saranno aspetti chiave per poter continuare a sognare la finale di Roma.

                        Venerdì e sabato le semifinali di ritorno del trofeo tricolore che segnerà la ripartenza del calcio. Come stavano e come ritroviamo le quattro sq…
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Figc-Lega serie A, doppio schiaffo di Gravina: si torna ai playoff e all’algoritmo

                          Bocciata la proposta di via Rosellini: con 18 voti contro 3 sì anche alle retrocessioni. La sottosegretaria Zampa non fa sconti sulla quarantena: «Non risulta possibile cambiarla»

                          Siamo tornati al piano B e al piano C. Se il campionato, così come è stato concepito, dal 20 giugno al 2 agosto, non arrivasse in fondo, Gabriele Gravina ha nuovamente tirato fuori dal cilindro playoff e playout e solo come terza ipotesi la media punti, il famoso algoritmo per cristallizzare la classifica (in questo caso senza l’assegnazione dello scudetto).

                          Il Consiglio federale ha rifilato due sonori schiaffoni alla Lega di serie A, sola e accerchiata. Il tentativo di bloccare le retrocessioni non solo è naufragato, ma ha inasprito i rapporti con la Federazione e convinto Gravina a fare di testa sua. Così il cambio di format, playoff e playout, inviso a quasi tutti i presidenti di via Rosellini, non è più solo il piano alternativo nel caso in cui il campionato non riuscisse a accendere i riflettori. Ma lo è anche nell’ipotesi in cui la serie A riuscisse a partire, ma fosse costretta a fermarsi entro il 10 luglio.


                          La Figc ha ratificato e reso legge tutto quello che in via Rosellini non avrebbero voluto. E questo stona con il ruolo e il peso, anche economico, della Lega di A, un gigante con i piedi di argilla. Certi equilibri vanno rivisti. I presidenti devono compattarsi e aprire un confronto, anche aspro, con Federcalcio e governo per mettersi nella condizione di contare di più. Dare e avere, insomma.

                          Andrea Agnelli, invitato al Cf come presidente dell’Eca, ha chiesto come sia possibile procedere con i playoff nel caso in cui il calcio sia costretto a fermarsi. La Lega, in questa giornata nera, ha scelto di non replicare. Ma il malumore è tangibile e entro due giorni si riunirà in Consiglio. Qualche società medita clamorosamente di impugnare la delibera. Il malessere è anche interno e nel mirino c’è finito il solito Lotito, colpevole secondo alcuni di non aver perorato la causa. Ma al voto il presidente della Lazio non ha tradito le consegne. Nessun’altra Lega o componente ha appoggiato il motore del calcio italiano. 18 a 3 la votazione finale. Anche la serie C, alla fine, ha scelto di stare con Gravina, che ha vinto una battaglia importante, ma non la guerra perché sulla strada di questa maledetta stagione resta lo spettro della quarantena. «A me non risulta possibile allentarla e il Comitato tecnico scientifico non ne ha neppure discusso. Una disparità di trattamento aprirebbe molte questioni», ha commentato Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute nel governo Conte. Gravina però non intende rinunciare: «Siamo convinti di dover avere un confronto con i ministri Spadafora (Sport) e Speranza (Salute). Non so se sarà possibile attenuare la quarantena, ma riteniamo che ci possano essere le condizioni per non impedire al campionato di arrivare in fondo».

                          Ma siccome lo spauracchio c’è, la Figc ha considerato tutte le ipotesi: cambio di format e cristallizzazione della classifica attraverso la media dei punti in casa e fuori moltiplicati per le partite che mancano a ciascuna squadra sempre in casa e fuori. Nel lungo comunicato si fa riferimento al 20 agosto come termine ultimo per chiudere i campionati, ma Gravina vuole mettere la parola fine alla serie A entro il 2 agosto per consentire alle squadre impegnate nella corsa europea di concentrarsi su Champions e Europa League. «Ha vinto il calcio che ha dimostrato coerenza in un momento difficile. Tra i 5 campionati top solo quello francese si è fermato. La formula dei playoff e playout la definiremo prima del 20 giugno».

                          La serie B riparte, la C battezza le promozioni in B di Vicenza, Reggina e Monza. «Puntiamo alla serie A», ha detto Silvio Berlusconi. Mentre Ghirelli organizzerà playoff (dal 1’ luglio) e playout (dal 27 giugno). Il Palermo è in C. La serie A femminile ha chiuso qui e lo scudetto non sarà assegnato.



                          CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Vince la linea Gravina: play-off, play-out e algoritmo anche per retrocessioni

                            Con la maggioranza di 18 voti a favore e 3 contrari (la Lega Serie A), il consiglio federale della Figc ha approvato le linee guida proposte da applicare in caso di nuovo e definitivo stop al campionato. Il presidente: "Ha vinto il calcio, speriamo che l'algoritmo non serva. Su quarantena confronto serrato con il governo". Monza, Vicenza e Reggina promosse in B, stop al campionato femminile

                            La legge Gravina: in caso di stop al campionato, che ripartirà il 20 giugno, sì ai playoff e playout, sì all'algoritmo (ma riguarderebbe solo l'accesso alle Coppe europee, le retrocessoni e non lo scudetto) e sì anche alle retrocessioni. Solo la Lega di serie A, come era prevedibile, ha votato contro questa linea: tre voti di Dal Pino, Marotta e Lotito che pure si era astenuto nell'assemblea di Lega. La Lega più importante esce sconfitta, netto il distacco con il presidente della Figc che si è imposto 18-3 in consiglio federale. I presidenti di A avevano abolito le retrocessioni, suscitando le ire anche della serie B. Play-off e play-out scatterebbero solo in caso di stop al campionato (entro il 10 luglio) mentre l'algoritmo, molto discusso e poco sportivo, è la soluzione estrema se non si riesce più a giocare ma non assegnerà lo scudetto. L'unica possibilità di assegnare il titolo anche con la classifica congelata è che non ci sia tempo per i play-off e la prima in classifica sia matematicamente irraggiungibile. "Ha vinto il calcio, abbiamo sempre sostenuto l'esigenza di non rimanere fuori dal calcio europeo. Abbiamo dimostrato coerenza e grande compattezza. In caso di stop abbiamo previsto un nuovo format con play-off e play-out" ha detto il presidente della Figc Gravina al termine del consiglio federale. "Non c'è soluzione migliore, oltre al campo, che confrontarsi con play-off e play-out. Un mini-torneo è sempre meglio rispetto a un algoritmo che comunque è stato chiarito. E' una media ponderata che tiene conto del peso che deriva dalla media dei punti fatti in casa e fuori casa, moltiplicato per il residuo delle gare. La Lega di A lo ha approvato e accettato, speriamo non serva a nulla".

                            L'algoritmo matematico, rivisto più volte, sarà applicato intanto nel campionato femminile: non si può ripartire e non si possono fare nemmeno play-off e play-out. Le ragazze, con grande dignità, hanno fatto un comunicato. "O giochiamo tutte o nessuna". Molti club, essendo dilettanti, avranno problemi ad iscriversi alla prossima stagione.


                            l nodo quarantena: "Confronto serrato con governo"

                            A questo punto non resta che aspettare la ripartenza della stagione per il calcio di vertice: venerdì Juve-Milan e sabato Napoli-Inter di Coppa Italia, il 17 finale all'Olimpico del trofeo nazionale che ora finalmente i club non snobbano più. Le 12 giornate di serie A, più i quattro recuperi, scatteranno dal 20 giugno, l'obiettivo è di chiudere tutto il 2 agosto. Resta il nodo della quarantena, su questo c'è piena sintonia fra Gravina e i presidenti di serie A: come è formulata adesso (in caso di un positivo stop di due settimane per tutto il Gruppo squadra) rischierebbe di mandare all'aria tutto il campionato. Figc e Lega già in settimana torneranno a fare pressioni su Speranza, ministro della Salute, e sul Cts. Si spera nella quarantena singola, oppura che possa essere ridotta ad una sola settimana. "Dobbiamo avere un confronto molto serrato con il ministro Spadafora, il ministro Speranza e il nostro Cts - ha detto Gravina -. Io non so se sarà possibile ammorbidire o attenuare la quarantena ma riteniamo che ci possano essere delle condizioni che comunque non impediscano al nostro campionato di andare avanti".

                            Zampa: "Allentare quarantena? Non mi risulta"

                            Al momento però non arrivano ancora segnali incoraggianti: "Allentare la quarantena di 14 giorni del gruppo squadra in caso di una positività? A me non risulta possa esserci, né che si sia mai discusso di questo al Cts. E se è stato discusso è stato per toglierlo dal tavolo. Una disparità di trattamento aprirebbe molte questioni oltre al fatto che esporrebbe a un rischio ulteriore tutti quelli che non fossero risultati contagiati. E' dannoso anche per i calciatori", ha detto il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa a "Gr Parlamento-La politica nel pallone". Più possibilista su un ritorno graduale del pubblico negli stadi," come cinema e teatri". Ci si sta lavorando, ma forse per questa stagione è prematuro.

                            Monza, Vicenza e Reggina in B. Le date del mercato

                            Il Consiglio della Federcalcio ha confermato la chiusura della stagione regolare della Serie C e ha ratificato di conseguenza la promozione in Serie B di Monza, Vicenza e Reggina, che al momento della sospensione per la pandemia si trovavano al comando delle classifiche dei tre gironi. Retrocedono in serie D Gozzano, Rimini e Rieti. Definiti anche i termini del calciomercato per il tesseramento dei giocatori per la prossima stagione sportiva: dal 1 settembre al 5 ottobre 2020; dal 4 gennaio al 31 gennaio 2021.

                            Con la maggioranza di 18 voti a favore e 3 contrari (la Lega Serie A), il consiglio federale della Figc ha approvato le linee guida proposte da applicare in ca…
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • Sean
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                              • In piedi tra le rovine
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                              Balotelli allontanato dall’allenamento del Brescia (ufficialmente perché malato)

                              Prosegue la diatriba tra il giocatore e la società. SuperMario mandato via perché ancora in malattia. Ma dietro c’è la questione del licenziamento

                              Il caso Balotelli-Brescia si fa sempre più misterioso. Alle 8. 40 di questa mattina, l’attaccante (ormai ex?) delle Rondinelle si è presentato al centro sportivo di Torbole Casaglia per allenarsi, accompagnato da un amico. Il giocatore ha atteso al cancello da cui entrano le macchine dei calciatori, dove si trovava Pietro Di Sabato, il Supporter Liaison Officer del Brescia. Dopo un breve colloquio con lui e una telefonata, il calciatore è risalito in macchina e, rivolgendosi ai giornalisti, ha detto: «Scrivete che non sono venuto». SuperMario ha quindi lasciato il centro sportivo.

                              La tesi della società

                              Il Brescia fa sapere che l’attaccante non è potuto entrare al campo poiché il suo certificato medico (per problemi gastro-intestinali) scadrà solo domani. Secondo l’ufficio stampa del club, il giocatore avrebbe comunicato ieri sera alle 21.30 la sua presenza all’allenamento odierno.

                              CorSera
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Marotta, Inter: «Col virus il calcio ha toccato il fondo. Lautaro può crescere con noi, Icardi prezzo giusto»

                                L'ad nerazzurro parla di questi mesi difficili («Ho perso amici, è stata l'esperienza più dura della mia vita») e delle prospettive: «Zhang mi ricorda Agnelli: passione e ambizione»

                                Beppe Marotta è uno dei più navigati dirigenti della serie A e, da un anno e mezzo, amministratore delegato dell’Inter. Un uomo che si mette in gioco. Siede nel Consiglio della Lega serie A e in quello federale. Nel calcio è tra chi decide o cerca di farlo.

                                Sono stati tre mesi duri con questo maledetto virus, come li ha vissuti Marotta a livello umano e professionale?
                                «Difficili, di grande sofferenza, ho perso amici e conoscenti: momenti drammatici».


                                L’esperienza più dura della sua vita?
                                «Non c’è dubbio, i miei cari e io non ci siamo ammalati, ma impossibile non restare coinvolti dai tanti drammi vissuti. Ho lavorato a Bergamo, a Torino, ora a Milano: molte le testimonianze di dolore. Pur vivendo in un mondo dorato come il calcio, poi ti ritrovi indifeso».

                                Cosa ha significato lavorare per la ripresa del calcio? L’Inter era a favore?
                                «Siamo stati in silenzio non per paura di esternare, ma perché lo scenario cambiava ogni giorno. La preoccupazione era tutelare la sicurezza del mondo Inter: un obiettivo cui teneva molto la proprietà. Il calcio avrebbe dovuto cercare un dibattito più sereno, obiettivi comuni, evitare individualismi, esibizioni muscolari, suggerire soluzioni senza lesinare sforzi, ragionando su un orizzonte più ampio della singola stagione, considerati anche gli impegni internazionali dei prossimi due anni».

                                Il presidente Steven Zhang è stato tra i primi ad attaccare il presidente della Lega serie A, Paolo Dal Pino. Non pensa abbia esagerato?
                                «Zhang ci aveva visto lungo. L’affermazione («pagliaccio triste», ndr) è stata forte, dettata da un sentimento di paura e protezione verso dipendenti e giocatori. Non dimentichiamo che saremmo andati a giocare Juventus-Inter a porte aperte».

                                La Figc ha disconosciuto le proposte della Lega serie A.
                                «La serie A è stata messa dietro la lavagna dalla governance della Federcalcio. Questo sistema non funziona. Serve una legge quadro sullo sport. La serie A è un fenomeno imprenditoriale, ha un fatturato di 2,5 miliardi: come tale va governato. Non si può fare un consiglio federale dove su 21 voti ne hai solo 3: così non puoi incidere».

                                È stata una vittoria del presidente della Figc Gravina?
                                «No. È un dirigente esperto e preparato che può dare molto al sistema. Ma oggi quel che non funziona non sono gli uomini, è la governance».

                                Non è l’ora di accelerare il cambiamento?
                                «Abbiamo toccato il fondo. Le società devono essere più coinvolte e attive, come accade con Uefa e Eca. Oggi abbiamo tante componenti (calciatori, allenatori, arbitri), meritano rispetto, ma onestamente poco hanno a che fare con un’attività imprenditoriale. Massimo rispetto per la Federazione nell’ottica di un incremento dell’attività politica, un po’ meno in quello delle regole del gioco, della gestione».

                                Serve un altro modello?
                                «Bisogna rifarsi alla Premier League: autonomia gestionale e regolamentare».

                                Cosa cambierebbe?
                                «Lì c’è un organismo, il Professional Game Board, con un rapporto continuo tra calcio professionistico e Federazione. Però la Premier è autonoma su calendario, ripartizione delle risorse e rappresentanti. La serie A non ha forza decisionale».

                                Si continuerà così?
                                «Ci sono forze interne cui va bene questo sistema. Non dobbiamo fare come ne Il Gattopardo: cambiare per non cambiare nulla».

                                Cosa le ha dato più fastidio di tutte queste discussioni?
                                «Che la pandemia sia stata trasformata da alcuni in una finestra mediatica di notorietà per creare solo frizioni».

                                Giusto ripartire sì o no?
                                «Non abbiamo voluto riprendere, ma dovuto. Bisognava essere logici. Il calcio, come dicevo, è un’impresa».

                                Che rischi vede?
                                «Capisco la laboriosità con cui il governo è arrivato a una decisione nel rispetto della salute. La quarantena così rigida è l’unica criticità per arrivare all’obiettivo finale. La base di tutto però è la lealtà, spero che i dirigenti rispettino il concetto e nessuno nasconda nulla. Poi certo le 5 sostituzioni avvantaggiano la squadra con la panchina più forte».

                                Ad Appiano che atmosfera ha percepito nell’Inter?
                                «A maggio c’era preoccupazione. Poi i giocatori hanno capito che la società li ha messi in condizioni di massima sicurezza: sono più sereni».

                                L’obiettivo dell’Inter?
                                «Quello di prima, essere protagonista: con 13 gare può succedere di tutto».

                                Icardi venduto per 58 milioni: non è un po’ poco?
                                «Icardi non faceva più parte del nostro progetto. Dovevamo trovare una sistemazione soddisfacente per lui e noi: è stato fatto. Il finale è stato assolutamente gradevole».

                                Lo «sconto coronavirus» non si poteva proprio evitare?
                                «Toglietevi dalla testa operazioni alla Neymar dove tra cartellino e ingaggio spendi 500 milioni. Quelle sono situazioni oggi utopistiche».

                                Perché parla di Neymar e non di Ronaldo?
                                «L’operazione Ronaldo, in quel momento, aveva una grande logica di mercato».

                                Ci sarà un’operazione Lautaro-Barcellona?
                                «Lautaro rappresenta un punto di riferimento importante per l’Inter, non abbiamo necessità di venderlo. C’è una clausola di 111 milioni che scade il 7 luglio: è l’unico strumento per arrivare a una cessione. Il giocatore può aspettare e crescere con l’Inter».

                                Lautaro vuole il Barça.
                                «Ci confronteremo con lui, dobbiamo fargli capire che una possibilità del genere si può ripresentare in futuro, quando sarà più pronto».

                                A che punto è l’Inter che ha in mente Marotta?
                                «Abbiamo aggiunto pedine importanti: l’allenatore e alcuni giocatori, a gennaio anche Eriksen. L’Inter ora ha grande visibilità e fascino. Abbiamo l’appeal degli anni migliori».

                                Eriksen resta un punto di domanda.
                                «Non è un interrogativo, è un buon giocatore. Conte troverà la giusta collocazione».

                                Nainggolan, Perisic, Sensi. Chi va, chi resta?
                                «Abbiamo un obbligo: non possiamo deprezzare il valore dei nostri giocatori. Valutiamo tutto con l’allenatore. Sensi vogliamo tenercelo».

                                Coppa Italia e Europa League: si possono vincere?
                                «Partecipiamo per essere protagonisti. La Coppa Italia è più vicina come visione, l’Europa League più ambiziosa».

                                Si è parlato molto di Cavani, Chiesa, Tonali. Che tipo di giocatori cerca l’Inter?
                                «Calciatori pronti, ma i giovani italiani sono un obiettivo importante. Poi ci sono le valutazioni di mercato. Chiesa ne ha una impegnativa, siamo distanti. Su Tonali c’è più facilità di confronto».

                                Il suo sogno resta Dybala?
                                «È uno dei più grandi talenti. L’anno scorso c’erano sensazioni per poterci arrivare. Oggi è proiettato a diventare un grande leader della Juve».

                                Conte è così impegnativo anche per un dirigente esperto come lei?
                                «È un grande professionista, dedica tutto al lavoro, ha passione, amore e ha doti eccelse. Con queste premesse è tutto più semplice. Le dinamiche le indica lui. Ha sempre avuto rispetto per me, il club e la proprietà: ci darà grandi soddisfazioni».

                                L’anno prossimo l’obiettivo dell’Inter è spodestare la Juve e vincere lo scudetto?
                                «Vogliamo alzare l’asticella e il livello qualitativo del gruppo Inter».

                                Le ambizioni e i valori di Marotta e dell’Inter?
                                «Ho lavorato in tanti posti, se guardo le ultime due esperienze ci sono principi che uniscono Agnelli e Zhang: il grande senso di appartenenza, della vittoria, della cultura del lavoro e c’è passione. Anche l’Inter oggi li ha: l’ambizione è tornare più in alto».



                                CorSera
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                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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