Giocatori con contratto in scadenza il 30 giugno e sogni di fuga: da Pjanic a Lautaro, da Kulusevski a Tonali
Chi sa che cambierà squadra, chi sogna di farlo, chi è già stato venduto ma deve onorare contratti già scaduti. Come gestire le incertezze anche sul mercato di questo finale di stagione
La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio, come cantava l’ex portiere del Real Madrid, Julio Iglesias. E se mi lasci (dopo il 30 giugno) non vale: stavolta più che mai, perché la stagione è stata rivoluzionata dalla pandemia ed è stata prorogata fino al 31 agosto. Ma la forma non è necessariamente sostanza per tutti i 122 giocatori di serie A che sono a fine contratto o a fine prestito: Callejon pronto a salutare il Napoli e Smalling prestato dallo United alla Roma, sono due esempi dell’incertezza della situazione, che coinvolge anche altri grossi calibri, come Ibrahimovic o Nainggolan.
Per non parlare di quelli che sono stati già venduti al miglior offerente, come Kulusevski che andrà dal Parma alla Juve, via Atalanta. O i veronesi Amrabat (acquisto della Fiorentina) e Rrhamani (già del Napoli): in teoria e anche in pratica nulla vieta loro di andare nella nuova squadra, senza poter giocare ma a prendere già il nuovo stipendio. E con quelli con la testa già da un’altra parte, tra sogno e realtà, cosa vogliamo fare? Per loro l’incertezza è doppia. E i nomi sono illustri anche in questo caso, da Pjanic a Lautaro, da Tonali a Kumbulla, passando per Higuain o Koulibaly: nessuno lascerà la casa base in anticipo, ma qualcuno inconsciamente potrebbe anche tirare indietro la gamba, pensando a nuove avventure.
La considerazione non è provocatoria, ma è legittima perché la situazione è anomala per tutti. Se ne parlerà lunedì in Consiglio federale, con Lega e Assocalciatori. Il 7 aprile la Fifa ha diffuso dei principi guida, che però non sono vincolanti perché ogni Paese ha il proprio diritto in materia.
L’orientamento del governo del calcio mondiale è semplice, magari anche semplicistico: prorogare i prestiti fino a quando la stagione non termina effettivamente e ritardare l’entrata in vigore dei nuovi contratti fino all’effettivo inizio della stagione 2020-21. Per chiudere i nuovi accordi però serve l’assenso di tutte le parti in causa. Sul prolungamento e anche sulla parte economica. In caso di fumata nera, il giocatore tornerebbe al club di provenienza senza però poter prender parte al finale di stagione: la Roma è ottimista sul fatto che lo United lasci Smalling altri due mesi in Italia, ma non essendoci per ora un accordo sul futuro del giocatore, il Manchester potrebbe anche decidere altrimenti. Per Zappacosta, altro prestito secco, c’è già invece l’accordo col Chelsea per il rinnovo annuale.
Chi invece si svincolerà il 30 giugno dovrà decidere se continuare a giocare con lo stesso club per altri due mesi prima di liberarsi a parametro zero o restare fermo fino al 1 settembre, quando la sessione di mercato darà il via ai nuovi tesseramenti. Mentre chi ha trovato squadra già nel mercato di gennaio può lasciare quella vecchia, allenarsi e venire pagato da quella nuova. Il Napoli racchiude tutte le tipologie in questione, con Callejon in scadenza, Petagna e Rrahmani già acquistati e altri come Milik che aspettano di andarsene. Nainggolan le tipologie le racchiude in sé, perché ha un contratto fino al 2022 con l’Inter, un prolungamento del prestito di due mesi col Cagliari e un futuro che rischia di essere lontano sia dalla Sardegna che da Milano.
In tutto questo, bisognerebbe anche giocare, onorare il contratto, compiacere società e tifosi. Si chiama professionismo, ma in valigia stavolta ci sono anche un mucchio di pensieri difficili da scacciare.
CorSera
Chi sa che cambierà squadra, chi sogna di farlo, chi è già stato venduto ma deve onorare contratti già scaduti. Come gestire le incertezze anche sul mercato di questo finale di stagione
La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio, come cantava l’ex portiere del Real Madrid, Julio Iglesias. E se mi lasci (dopo il 30 giugno) non vale: stavolta più che mai, perché la stagione è stata rivoluzionata dalla pandemia ed è stata prorogata fino al 31 agosto. Ma la forma non è necessariamente sostanza per tutti i 122 giocatori di serie A che sono a fine contratto o a fine prestito: Callejon pronto a salutare il Napoli e Smalling prestato dallo United alla Roma, sono due esempi dell’incertezza della situazione, che coinvolge anche altri grossi calibri, come Ibrahimovic o Nainggolan.
Per non parlare di quelli che sono stati già venduti al miglior offerente, come Kulusevski che andrà dal Parma alla Juve, via Atalanta. O i veronesi Amrabat (acquisto della Fiorentina) e Rrhamani (già del Napoli): in teoria e anche in pratica nulla vieta loro di andare nella nuova squadra, senza poter giocare ma a prendere già il nuovo stipendio. E con quelli con la testa già da un’altra parte, tra sogno e realtà, cosa vogliamo fare? Per loro l’incertezza è doppia. E i nomi sono illustri anche in questo caso, da Pjanic a Lautaro, da Tonali a Kumbulla, passando per Higuain o Koulibaly: nessuno lascerà la casa base in anticipo, ma qualcuno inconsciamente potrebbe anche tirare indietro la gamba, pensando a nuove avventure.
La considerazione non è provocatoria, ma è legittima perché la situazione è anomala per tutti. Se ne parlerà lunedì in Consiglio federale, con Lega e Assocalciatori. Il 7 aprile la Fifa ha diffuso dei principi guida, che però non sono vincolanti perché ogni Paese ha il proprio diritto in materia.
L’orientamento del governo del calcio mondiale è semplice, magari anche semplicistico: prorogare i prestiti fino a quando la stagione non termina effettivamente e ritardare l’entrata in vigore dei nuovi contratti fino all’effettivo inizio della stagione 2020-21. Per chiudere i nuovi accordi però serve l’assenso di tutte le parti in causa. Sul prolungamento e anche sulla parte economica. In caso di fumata nera, il giocatore tornerebbe al club di provenienza senza però poter prender parte al finale di stagione: la Roma è ottimista sul fatto che lo United lasci Smalling altri due mesi in Italia, ma non essendoci per ora un accordo sul futuro del giocatore, il Manchester potrebbe anche decidere altrimenti. Per Zappacosta, altro prestito secco, c’è già invece l’accordo col Chelsea per il rinnovo annuale.
Chi invece si svincolerà il 30 giugno dovrà decidere se continuare a giocare con lo stesso club per altri due mesi prima di liberarsi a parametro zero o restare fermo fino al 1 settembre, quando la sessione di mercato darà il via ai nuovi tesseramenti. Mentre chi ha trovato squadra già nel mercato di gennaio può lasciare quella vecchia, allenarsi e venire pagato da quella nuova. Il Napoli racchiude tutte le tipologie in questione, con Callejon in scadenza, Petagna e Rrahmani già acquistati e altri come Milik che aspettano di andarsene. Nainggolan le tipologie le racchiude in sé, perché ha un contratto fino al 2022 con l’Inter, un prolungamento del prestito di due mesi col Cagliari e un futuro che rischia di essere lontano sia dalla Sardegna che da Milano.
In tutto questo, bisognerebbe anche giocare, onorare il contratto, compiacere società e tifosi. Si chiama professionismo, ma in valigia stavolta ci sono anche un mucchio di pensieri difficili da scacciare.
CorSera
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