E' morto Bruno Bernardi, una tra le migliori firme del giornalismo sportivo. Era noto anche per via di qualche sua apparizioni nelle trasmissioni calcistiche. Uomo dalla penna e dalla presenza non urlata, specialmente seguito dai tifosi juventini perchè anche lui era uno di loro.
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Addio a Bruno Bernardi, maestro di calcio
Firma de lo sport del nostro giornale per oltre 30 anni, aveva 79 anni
Bibì se n’è andato lieve come uno dei suoi proverbiali tocchi di palla d’esterno. Bibì come vezzo e nome d’arte, nella vita di tutti i giorni Bruno Bernardi, 79 anni, giornalista di calcio, firma de lo sport de La Stampa per oltre 30 anni.
Amava il calcio più di ogni altra cosa, e la Juventus appena un gradino sotto. Scrivere per lui, trequartista con il gusto della classe, dilettante nel Pino Maina, era un’esigenza prima ancora di un mestiere perché teneva cementate insieme la passione per il football e i suoi personaggi, il suo micro cosmo e raccontandolo continuava a esserne protagonista. Tutta un’esistenza trascorsa sui campi di ogni angolo del mondo, celebrando i successi e le sconfitte della Vecchia Signora e non meno quelle della Nazionale per cui vide la morte a un passo e cedette materialmente un pezzo di cuore durante i Mondiali del ’94. Negli ultimi anni di carriera al giornale anche il Toro era passato sotto la sua lente d’ingrandimento senza venisse meno la sua professionalità o che il suo tifo per i cugini bianconeri danneggiasse l’etica giornalistica.
Oggi si direbbe un maestro antica maniera, pochi fronzoli e poca poesia, conoscenza profonda della materia e l’immancabile fiuto per la notizia. Soprattutto l’ostinata ricerca del contatto umano con i campioni. Da Charles e Sivori a Boniperti, a Gigi Riva, a Bettega, Zoff, Scirea, il Trap, Platini, Boniek, e poi la sua chicca, Maradona. Unico giornalista italiano invitato al matrimonio de El Pibe de Oro. Per lui che mangiava tecnica e tattica, quell’invito suonava come un encomio presidenziale, un attestato di stima professionale. I suoi occhi, piccole fessure che tradivano raramente un’emozione, s’illuminavano parlando di talenti puri. O di corde umane vibranti come quelle di Nereo Rocco e Riva “Rombo di tuono”. E di fronte a Giovanna, la sua dama, che l’ha accompagnato fino all’ultimo respiro all’ospedale Mauriziano di Torino.
Bernardi, che aveva anche una fortuna sfacciata alle lotterie dei giornalisti sportivi di cui era peraltro uno dei maggiori contribuenti, ai più giovani non dava confidenza facile, non regalava notizie, ma elargiva un sapere resistente alle mode: “Quelle cose che scrivi le hai sentite con le tue orecchie? Le hai viste con i tuoi occhi? O è tutta roba di seconda mano?”. Non serviva la risposta per capire quale obbligo aveva, ha e avrà un vero cronista.
Ciao Bibì, fai buon viaggio.
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Addio a Bruno Bernardi, maestro di calcio
Firma de lo sport del nostro giornale per oltre 30 anni, aveva 79 anni
Bibì se n’è andato lieve come uno dei suoi proverbiali tocchi di palla d’esterno. Bibì come vezzo e nome d’arte, nella vita di tutti i giorni Bruno Bernardi, 79 anni, giornalista di calcio, firma de lo sport de La Stampa per oltre 30 anni.
Amava il calcio più di ogni altra cosa, e la Juventus appena un gradino sotto. Scrivere per lui, trequartista con il gusto della classe, dilettante nel Pino Maina, era un’esigenza prima ancora di un mestiere perché teneva cementate insieme la passione per il football e i suoi personaggi, il suo micro cosmo e raccontandolo continuava a esserne protagonista. Tutta un’esistenza trascorsa sui campi di ogni angolo del mondo, celebrando i successi e le sconfitte della Vecchia Signora e non meno quelle della Nazionale per cui vide la morte a un passo e cedette materialmente un pezzo di cuore durante i Mondiali del ’94. Negli ultimi anni di carriera al giornale anche il Toro era passato sotto la sua lente d’ingrandimento senza venisse meno la sua professionalità o che il suo tifo per i cugini bianconeri danneggiasse l’etica giornalistica.
Oggi si direbbe un maestro antica maniera, pochi fronzoli e poca poesia, conoscenza profonda della materia e l’immancabile fiuto per la notizia. Soprattutto l’ostinata ricerca del contatto umano con i campioni. Da Charles e Sivori a Boniperti, a Gigi Riva, a Bettega, Zoff, Scirea, il Trap, Platini, Boniek, e poi la sua chicca, Maradona. Unico giornalista italiano invitato al matrimonio de El Pibe de Oro. Per lui che mangiava tecnica e tattica, quell’invito suonava come un encomio presidenziale, un attestato di stima professionale. I suoi occhi, piccole fessure che tradivano raramente un’emozione, s’illuminavano parlando di talenti puri. O di corde umane vibranti come quelle di Nereo Rocco e Riva “Rombo di tuono”. E di fronte a Giovanna, la sua dama, che l’ha accompagnato fino all’ultimo respiro all’ospedale Mauriziano di Torino.
Bernardi, che aveva anche una fortuna sfacciata alle lotterie dei giornalisti sportivi di cui era peraltro uno dei maggiori contribuenti, ai più giovani non dava confidenza facile, non regalava notizie, ma elargiva un sapere resistente alle mode: “Quelle cose che scrivi le hai sentite con le tue orecchie? Le hai viste con i tuoi occhi? O è tutta roba di seconda mano?”. Non serviva la risposta per capire quale obbligo aveva, ha e avrà un vero cronista.
Ciao Bibì, fai buon viaggio.
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