Mai come in questi mesi il calcio ha mostrato tutta la sua ridicola e drammatica inadeguatezza, oltre alle congenite divisioni e al solito, incurabile preoccuparsi del proprio orticello invece di ragionare come parti di un sistema collettivo, per cui si hanno squadre che si gettano in fughe in avanti (la Lazio che fa le partitelle, vietate dalle norme e dai decreti) e altre in passi indietro (chi non ha voglia o non riesce a trovare una sistemazione per i calciatori e lo staff: pure qui ci deve pensare lo Stato?).
Ci si crede importantissimi, centrali e quindi o si passa sopra alla legge o se ne chiedono di continue e su misura. Un calcio dunque che, a dispetto della sua arroganza ed ignoranza, non sa nemmeno fare un passo da solo...salvo poi rivendicare "autonomia" quando fa comodo.
Se non ci fossse la politica ad offrirgli continuamente una stampella (come si fa coi disabili gravi, con chi, adulto da un pezzo, non ha ancora imparato a camminare) si sarebbe già perso per strada da tempo, dilaniato, divorato, fagocitato dalla sua stessa ontologia inadeguatezza.
Faccia attenzione questo calcio autistico, ripiegato solo su stesso, portato a credere, nella sua cecicità e sordità, di essere centrale, imprescindibile, vitale: il Paese, la gente, il mondo stanno cambiando per necessità dovuta alla pandemia, che ha portato a porterà a ridisignare la scala del necessario e delle priorità. Se manca il pane, anche il circo passa in quinta categoria. Il calcio, oltre che inadeguato, potrebbe scoprirsi orfano e solo, un ferro arrugginito che non serve più a nessuno e di cui nessuno ha bisogno.
Ci si crede importantissimi, centrali e quindi o si passa sopra alla legge o se ne chiedono di continue e su misura. Un calcio dunque che, a dispetto della sua arroganza ed ignoranza, non sa nemmeno fare un passo da solo...salvo poi rivendicare "autonomia" quando fa comodo.
Se non ci fossse la politica ad offrirgli continuamente una stampella (come si fa coi disabili gravi, con chi, adulto da un pezzo, non ha ancora imparato a camminare) si sarebbe già perso per strada da tempo, dilaniato, divorato, fagocitato dalla sua stessa ontologia inadeguatezza.
Faccia attenzione questo calcio autistico, ripiegato solo su stesso, portato a credere, nella sua cecicità e sordità, di essere centrale, imprescindibile, vitale: il Paese, la gente, il mondo stanno cambiando per necessità dovuta alla pandemia, che ha portato a porterà a ridisignare la scala del necessario e delle priorità. Se manca il pane, anche il circo passa in quinta categoria. Il calcio, oltre che inadeguato, potrebbe scoprirsi orfano e solo, un ferro arrugginito che non serve più a nessuno e di cui nessuno ha bisogno.
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