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più che altro tutte le squadre delle nazioni che hanno annullato il campionato(olanda, francia, belgio), non potranno partecipare nemmeno ad eventuali competizioni europee. Quindi la juve sarebbe qualificata senza giocare nell'eventualità?
A questo non ci avevo pensato. In giro non si legge niente ma usciranno senz'altro degli articoli al riguardo.
E' chiaro che c'è la possibilità di andare ai quarti senza giocare il ritorno.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
perchè non possono continuare a giocare nelle coppe?
(eventualmente)
Aspettiamo lumi. Uscirà senz'altro qualche spiegazione su cosa accadrà alle squadre francesi nelle coppe.
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Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Playoff e playout per salvare la stagione, ma dopo lo stop di Parigi vacilla il calcio mondiale
E' forte il sospetto che la resa al coronavirus sia cominciata proprio in Francia. Alla l'ipotesi che la prossima stagione si allinei più o meno all'anno solare
Ormai è il classico salvataggio in corner. In caso di impossibilità di chiudere i campionati secondo il format previsto, l'Uefa - adesso alle prese con i casi Champions di Psg e Lione, in teoria impegnati in Europa ad agosto la prima con i quarti di finale e la seconda col ritorno degli ottavi contro la Juve, mentre la Ligue 1 è chiusa - aveva suggerito alle federazioni e alle leghe nazionali di cambiare la formula con una più breve, aprendo a playoff e playout. Non è certo la soluzione più gradita alla Lega di Serie A, che vedrebbe rimessi in discussione i contratti televisivi. Al momento la discussione sulla soluzione di ripiego, per portare a termine la stagione italiana, è soltanto velatamente sul tavolo, a maggior ragione dopo lo stop francese. Il presidente della Lazio Lotito, intervistato da Repubblica, ha proposto la finalissima per lo scudetto con la Juventus. Le altre ipotesi, a seconda del numero delle date a disposizione, sono diverse: playoff a 8 (con regolare disputa delle due semifinali di ritorno Juve-Milan e Napoli-Inter e della finale di Coppa Italia, salvando così i diritti tv della Rai), a 6 oppure a 4. Pare difficile che Juventus e Lazio possano rimettere in discussione il margine di vantaggio consolidato, come del resto creerebbe caos la speculare ipotesi dei playout con formula a 4 (Brescia retrocesso, spareggi Spal-Sampdoria e Lecce-Genoa) e dei playoff per la promozione dalla B (Benevento in A, spareggi Crotone-Spezia e Frosinone-Pordenone). Nuove polemiche sarebbero certamente dietro l'angolo, così come il rischio di finire la stagione in tribunale.
Calciatori in tribunale
Le potenziali cause più delicate si sono già: su stipendi e contratti e sui diritti tv (1,4 miliardi l'anno per i club della Serie A). Le società sono in attesa dell'ultima tranche (220 milioni di euro) da Sky, Dazn e Img. La scadenza è il 1° maggio. Lo stop del campionato potrebbe aprire la rinegoziazione con i broadcaster, che potrebbero chiedere sconti (quello chiesto da Sky sarebbe di 255 milioni) sul contratto triennale, riferiti all'ultima stagione ancora da giocare, il 2020-21. Non è meno delicata la questione stipendi e contratti. La stagione 2019-20 finisce ufficialmente, per i contratti coi club, il 30 giugno 2020. La Fifa riconosce la pandemia come caso di forza maggiore e indica il prolungamento dei contratti fino a quando la stagione non si conclude effettivamente. Ma lo stop definitivo aprirebbe casi inediti e la possibilità che il mancato pagamento degli stipendi (4 i mesi che i club vogliono tagliare, uno quello accettato per ora dai calciatori) si trasformi in motivo di contestazione individuale davanti al giudice del lavoro: le singole legislazioni nazionali non lo escludono affatto.
L'effetto valanga e il calendario solare
Quando partirà la stagione 2020-21? L'Uefa ha indicato il 20 ottobre come data di inizio della fase a gironi di Champions League. La Fifa non si è pronunciata, ma l'ipotesi che la prossima stagione si allinei più o meno all'anno solare non è certo sgradita a Zurigo, in vista del Mondiale 2022 d'inverno in Qatar. Le prime tabelle della simulazione dei nuovi calendari stanno già circolando in Spagna. Per ora il tema è più immediato: i campionati nazionali in corso potranno riprendere? L'effetto valanga, in Europa, si può scatenare da un momento all'altro. Il blocco della Ligue 1 fino al 1° settembre da parte del governo francese si è aggiunto a quello del governo olandese sulla Eredivisie, chiusa senza assegnare il titolo all'Ajax, ma indicando all'Uefa le squadre qualificate per le coppe europee. Si appresta a fare lo stesso la Pro League belga, che era stata la prima a votare sì alla sospensione definitiva del torneo: attende che sia il governo a dettare la linea, poi si accoderà ai cugini d'Olanda. Anche oltreoceano la pandemia sta sgonfiando il pallone. La federazione argentina ha chiuso la Copa Superliga, che assegnava i posti per le coppe sudamericane e stabiliva le retrocessioni: verranno bloccate, si salverà anche il Gimnasia di La Plata, la squadra allenata da Diego Maradona, il prossimo torneo dovrebbe essere a 26 squadre e l'accesso alle coppe verrà stabilito a tavolino.
La sfida dei Top five
Il sospetto è che la resa al coronavirus sia cominciata proprio in Francia, col blocco di uno dei cosiddetti Top Five (Premier League inglese, Liga spagnola, Bundesliga tedesca, Serie A italiana e Ligue 1 francese), i primi cinque campionati di calcio al mondo per popolarità e business. La catastrofe economica, in caso di chiusura, è stata già quantificata per ciascuna delle leghe nazionali interessate: per quella italiana in circa 700 milioni di euro, senza considerare l'indotto dei posti di lavoro, centinaia di migliaia, anche per le categorie inferiori. L'ipotesi che tutti i diretti interessati scacciano comincia a non essere più un paradosso, se ovunque vengono prese in considerazione le classifiche alternative a quella fissata dal campo. In Inghilterra si studia il modo di assegnare ugualmente il titolo al Liverpool, evitando una chiara ingiustizia: ai Reds, che non vincono il massimo campionato inglese da 30 anni e hanno un vantaggio di 25 punti sulla seconda, il Manchester City, mancherebbero solo 6 punti per il traguardo aritmetico. E in Spagna la battaglia tra il presidente della Liga favorevole alla ripresa, Javier Tebas, e l'Afe, il sindacato dei calciatori ben più prudenti, è ormai così scoperta che Tebas ha ventilato l'ipotesi, in caso di chiusura, di fare comunque retrocedere in Segunda Division le ultime tre della classifica, Espanyol, Leganes e Maiorca. La Serie A non si limita a osservare gli eventi: è spaventata
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Spadafora attacca: "Qualcuno dice falsità". Dai club appello a Conte, ma resta uno spiraglio. Gravina "Non c’era una data per la ripartenza della A". Lotito: "Decreto assurdo
Il rapporto fra ministro dello Sport e Lega di serie A è una pedana di scherma dove si succedono stoccate a ripetizione. Spadafora non chiude tutte le porte, ma ora la ripartenza è uno «spiraglio». Meglio però che in Francia, nota lo stesso ministro, dove in un minuto del pomeriggio, il castello di carte del nuovo inizio della Ligue 1 è stato spazzato via dalle parole del primo ministro Edouard Philippe. Il fatto è che ieri ai club si è unita anche l’Aic. I calciatori hanno denunciato una condizione a loro giudizio di «discriminati» chiedendo un cambiamento del decreto e la possibilità di allenamenti individuali dal 4 maggio. Spadafora ha risposto a stretto giro chiamando Damiano Tommasi: «Non c’era altra scelta dopo le indicazioni del Comitato tecnico-scientifico» In mattinata, Gravina aveva provato a ricucire dopo il ping pong verbale della sera prima fra Lega e Spadafora. Il presidente federale ha chiarito che non c’era nessun accordo su una data per la ripresa del campionato, dando ragione al ministro. Stessa puntualizzazione fatta da Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori.
Gravina ha parlato anche di «fughe in avanti dannose per il calcio italiano». Ma il presidente federale non molla, promette approfondimenti per l’8 maggio, si attacca allo «spiraglio» e va avanti. E poi se c’è la Francia che dice stop, Germania, Inghilterra e Spagna-i campionati più grandi - vanno in un’altra direzione. Ma D’Hooghe, presidente del comitato medico della Fifa, avverte: «Il mondo non è pronto per il calcio agonistico, riparliamone a settembre». La Lega vuole certezze. I club chiedono cosa succederà il 18 maggio. Lotito dice al Tg2: «Rischiamo danni irreparabili se non ripartiamo. Un atleta di uno sport individuale si può allenare nei centri sportivi, un calciatore no. Troveremo Immobile e Dzeko a Villa Borghese, e Insigne sul lungomare Caracciolo. Quel dpcm è illogico». «Potevamo ripartire anche noi - prende posizione la Roma con il suo medico sociale Andrea Causarano - rispettando le norme sul distanziamento».
Ma al di là delle parole, calcio e governo restano divisi sul tempo. In un momento dove il rischio di una nuova ondata di contagi è sempre alto, questo il ragionamento del ministro, come si fa a pretendere ora certezze? Spadafora è anche infastidito dal comportamento di qualche presidente, «penso davvero di pochi», che hanno il «vizietto di mettere in giro menzogne e falsità per fare pressioni sul governo. L’aria è cambiata, questi metodi non funzionano»
La Gazzetta dello Sport
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