Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
allora è vero che Van Basten è nazistaOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Coronavirus, la serie A si ricompatta: «Sì alla ripresa del campionato»
La delibera all’unanimità per non risultare inadempienti rispetto ai broadcaster. «Se il Governo lo consentirà, il ritorno in campo avverrà nel rispetto di salute e sicurezza». No alle richieste di sconto o dilazione a Sky
La Lega serie A si compatta per portare a termine la stagione nonostante il coronavirus, con una delibera approvata anche dai club come Torino e Brescia, contrari alla ripresa. Come si legge in una nota, l’assemblea «ha confermato, con voto unanime di tutte le venti società collegate in video conferenza, l’intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il Governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza».
«La ripresa dell’attività sportiva, nella cosiddetta Fase 2 — prosegue il comunicato della Lega —, come già evidenziato in passato, avverrà in ossequio alle indicazioni di Fifa e Uefa, alle determinazioni della Figc, nonché in conformità ai protocolli medici a tutela dei calciatori e di tutti gli addetti ai lavori».
Quello che premeva ai club era non risultare inadempienti nei confronti dei broadcaster rimarcando che spetta al governo (che aveva interrotto il campionato con un Dpcm) la decisione di un’eventuale ripartenza: ecco perché d’improvviso sembrano cancellate tutte le divisioni tra i club che erano emerse alla vigilia dell’assemblea.
Sul fronte dei diritti tv, Sky aveva chiesto con una lettera uno sconto, più o meno sostanzioso a seconda se riprenderà il campionato sospeso per l’emergenza coronavirus, e una dilazione finché non si torna in campo: nella delibera unanime le società hanno invece dato mandato alla Lega per salvaguardare i contratti.
Solo lunedì Torino Brescia, Spal, Sampdoria, Udinese e Cagliari avevano firmato un documento esprimendo preoccupazione per la salute dei giocatori e per gli effetti giuridici sulle stesse società nel caso in cui il campionato si dovesse interrompere di nuovo a causa del virus. Su chi ricadrebbe la responsabilità? I rischi erano stati definiti, in questo momento, «incalcolabili». Non erano le uniche società ad aver espresso preoccupazione, e infatti anche diversi club di vertice come Juventus e Inter, pur non sottoscrivendo il documento, avevano condiviso gli stessi dubbi.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Coronavirus, l'Uefa alle federazioni: la raccomandazione è di portare a termine campionati e coppe
La Uefa si è confrontata oggi in videoconferenza con le 55 federazioni nazionali europee aggiornandole sui lavori portati avanti dalle due commissioni create a metà marzo alla luce dell'emergenza coronavirus. Sono state presentate diverse opzioni di calendario per portare a compimento sia i campionati che le coppe europee. Si è inoltre discusso il piano di finanziamento delle Associazioni nazionali attraverso il programma HatTrick dell'Uefa, l'organo presieduto da Aleksander Ceferin ha ribadito «il suo impegno a soddisfare come previsto i pagamenti alle federazioni affiliate». Dall'Uefa è arrivata «una forte raccomandazione per portare a termine i massimi campionati nazionali e le coppe», nella nota si specifica che in caso di annullamento di un campionato «alcuni casi speciali saranno discussi una volta che saranno state sviluppate le linee guida relative alla partecipazione alle competizioni europee. Eventuali decisioni su questi argomenti saranno annunciate dopo il Comitato Esecutivo Uefa di giovedì».
(uefa.com)
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#Lukaku: "Quando siamo tornati a gennaio giuro che 23 giocatori su 25 erano malati. Non è uno scherzo. Abbiamo giocato in casa contro il Cagliari e dopo 25 minuti uno dei nostri difensori ha dovuto lasciare il campo. Non poteva andare avanti e quasi svenne"
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Non era il virus, altrimenti avrebbero avuto dei ricoverati (anche tra i famigliari)....ma di noi
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Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggioallora è vero che Van Basten è nazista
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Coronavirus, serie A: 5 ragioni per cui è difficile ricominciare il campionato
Tutti i dubbi del protocollo: servono decine di migliaia di tamponi, ma il calcio è una priorità? Come si organizzano i maxi ritiri? Come ci si allena mantenendo le distanze?
Mentre il presidente della Figc Gabriele Gravina preme per ripartire («Non posso essere io il becchino del calcio italiano»), il numero uno del Coni Giovanni Malagò suggerisce al calcio un piano B («È un diritto pensare alla ripresa ma è altrettanto importante nel caso non vi siano le possibilità studiare una via alternativa»), il governo lancia un secchio d’acqua gelata sulle legittime ambizioni del pallone. «In questo momento non è certa né la data sulla ripresa degli allenamenti il 4 maggio né la prosecuzione del campionato» ha detto il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.
Il protocollo studiato dalla commissione medico-scientifica della Figc solleva un mare di dubbi, circostanza confermata dalle dimissioni di Rodolfo Tavana. Non solo non ha condiviso con il professor Zeppilli il protocollo che è stato consegnato prima a Gravina e poi al governo, ma pure suo malgrado ha dovuto raccogliere le lamentele di ben 17 medici di club su criticità e inapplicabilità delle linee guida stilate. Un conto è la teoria, altro è la messa in pratica di misure di sicurezza che nei fatti risultano irrealizzabili. Il primo a sollevare perplessità sull’attuabilità del protocollo è stato il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli. «Non siamo in grado di applicarlo» ha tuonato il numero uno della C che infatti vorrebbe considerare già chiuso il suo campionato.
Ma quali sono i punti critici?
1. Tamponi Vengono richiesti per tutti i giocatori prima di iniziare il ritiro per verificare la positività o meno di uno di loro. Non solo, dovrebbero poi essere replicati a cadenza regolare per monitorare la sopravvenienza di un contagiato. Contando il numero delle persone che dovrebbero essere sottoposte al test si parla di decine di migliaia di tamponi. Ma se non esistono i reagenti per controllare i cittadini, come possono essere reperibili per un categoria che già non vuole passare per privilegiata? «Non vogliamo usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico-sanitari» hanno sottolineato i giocatori in un comunicato dell’Aic.
2. Maxi-ritiri. Per mettere in sicurezza il gruppo squadra, tutte le persone che ruotano e lavorano attorno a un club dall’inizio del raduno dovranno essere riuniti in un’unica struttura senza avere la possibilità di tornare a casa ed entrare eventualmente in contatto con possibili contagiati. Il problema è che poche società possiedono un centro sportivo con una foresteria così ampia da ospitare una cinquantina di persone. Le altre squadre dovrebbero affittare un hotel da sanificare a cadenza regolare.
3. La responsabilità giuridica per un nuovo contagio. Qualora nella fase di ripartenza emergesse un nuovo contagio, chi risponderebbe? Del resto se è possibile — pur con sforzi economici ed organizzativi enormi — tenere sotto controllo la situazione medico sanitaria degli atleti, se fosse positivo ad esempio il cuoco o la cameriera dell’albergo cosa succederebbe? Chi ne è responsabile? È uno dei punti presenti nella lettera dei sei club che prima di ritornare in campo vogliono avere delucidazioni da Lega e Figc su temi rilevanti.
4. Trasporti. Anche ammesso che la situazione in ritiro non sfugga di mano, come possono essere garantite in sicurezza le trasferte? Dovrebbero essere sanificati treni e aerei.
5. La distanza negli allenamenti. Il calcio non è uno sport individuale, il contatto è da mettere in preventivo nella fase delle sedute di allenamento come delle partite. È realizzabile ricominciare a lavorare senza che i giocatori violino la regola delle distanze di sicurezza? Riassumendo: troppi dubbi aleggiano ancora sulla ripartenza. Mercoledì il ministro Spadafora incontrerà il presidente Gravina, le Leghe e i calciatori.
Sarà un giorno importante per capire se il 4 maggio ci sarà una prima prova di ritorno alla normalità. Al momento pare difficile che Spadafora consenta qualcosa di più di allenamenti individuali. «Se il governo imponesse lo stop accetterei la decisione, con sollievo» ha dichiarato il numero uno della Figc domenica. Lo scenario più verosimile in questo momento.
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Inter, Lukaku e le accuse sulla strana febbre (o coronavirus?): tutte le cose che non tornano
«Malati e con tosse in 23 su 25». L’irritazione dell’Inter. Il belga parla di dicembre ma si tratta di gennaio, e gli influenzati erano 3-4
L’accusa di Romelu Lukaku è pesante. Il centravanti belga se la prende con il calcio italiano e l’Inter. Durante una chat Instagram con la presentatrice e moglie di Mertens, Kat Kerkhofs, l’attaccante nerazzurro è molto diretto. «Abbiamo avuto una settimana libera a dicembre. Siamo tornati e, giuro, 23 giocatori su 25 erano malati. Non è uno scherzo. Abbiamo giocato in casa contro il Cagliari e dopo 25 minuti uno dei nostri difensori ha dovuto lasciare il campo. Non poteva andare avanti e quasi svenne. Tutti tossivano e avevano la febbre. Mi ha anche infastidito. Quando mi sono riscaldato, sono diventato molto più caldo del solito. Non avevo la febbre da anni. Dopo la partita c’era un’altra cena con gli ospiti di Puma, ma ho ringraziato e sono andato dritto a letto. Non abbiamo mai fatto test per il Covid-19 in quel momento, quindi non lo sapremo mai con certezza».
L’uscita di Lukaku ha irritato parecchio l’Inter che ha duramente ripreso il calciatore per le sue dichiarazioni. Il centravanti aveva già criticato qualche tempo fa il calcio italiano: «È servita la positività di un giocatore della Juventus per fermare il campionato».
Il racconto di Lukaku, su un argomento delicato come il coronavirus, lascia però parecchi dubbi e trova pochissimi riscontri. Il belga è stato quanto meno improvvido.
Dopo la pausa natalizia, i nerazzurri sono tornati al lavoro il 29 dicembre. La prima partita fu a Napoli il 6 gennaio. L’Inter ha invece affrontato il Cagliari in campionato domenica 26 gennaio. In realtà ci aveva giocato contro anche in Coppa Italia, dodici giorni prima, ma Lukaku fa riferimento alla partita di fine mese perché dice chiaramente «uno dei nostri difensori ha dovuto lasciare il campo». Si tratta di Milan Skriniar, sostituito al 17’ del primo tempo per influenza. L’Inter sapeva che Skriniar non stava bene, ma il giocatore aveva insistito per scendere in campo, costringendo poi il tecnico Antonio Conte a sostituirlo.
L’Inter pareggiò 1-1 la partita, chiusa tra le proteste a fine gara contro l’arbitro Manganiello, accerchiato, e con Lautaro espulso. Conte non parlò a fine gara, probabilmente per la tensione causata dalla direzione arbitrale, ma il suo vice Stellini spiegò: «Già a fine primo tempo aveva fatto fatica a trovare le energie, non stava bene per l’influenza e ha lasciato lo stadio subito». Lukaku parla anche di una cena programmata con la Puma dopo il match, la partita però si giocò alle 12.30.
Tre giorni più tardi (29 gennaio), per la sfida di Coppa Italia contro la Fiorentina, all’influenzato Skriniar si aggiunsero effettivamente anche De Vrij e D’Ambrosio e, qualche settimana dopo, Bastoni. Pochi comunque rispetto ai numeri buttati lì da Lukaku. Infine il centravanti sottolinea che né lui né i compagni sono «mai stati sottoposti al test per il Covid-19». Impossibile oggi per l’Inter sottoporre a test giocatori senza sintomi, men che meno era ammesso farlo allora, quando il virus in Italia non c’era nemmeno.
Preoccupato dalla pandemia e per le condizioni della mamma diabetica, Lukaku non è favorevole alla ripresa. «Siamo tornati a casa per un po’, ma siamo stati subito richiamati perché il campionato potrebbe ricominciare. Eravamo tutti in uno stato di shock per il rientro. Abbiamo temuto la quarantena di altre due settimane». Ora il rischio è di fare un ritiro di tre mesi.
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C. Campo - Moriremo Lontani
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