Coronavirus, la serie C ha deciso e dice stop: promosse Monza, Vicenza e Reggina
Il presidente Ghirelli: «Il protocollo medico inviato dalla Figc per noi è inapplicabile». Vanno in B le prime dei tre gironi più una quarta scelta per sorteggio
Il giorno in cui la serie A dovrebbe riprendere gli allenamenti (il condizionale è d’obbligo), la Lega Pro, la serie C dei comuni d’Italia, potrebbe alzare bandiera bianca. Il Consiglio direttivo ha dato mandato al presidente Francesco Ghirelli di convocare l’assemblea, in videoconferenza, lunedì 4 maggio per prendere una decisione definitiva.
La data è simbolica, l’obiettivo scontato: chiudere subito i campionati. Una scelta dolorosa, ma inevitabile. Un segnale al mondo del calcio «in un clima di sofferenza enorme», ammette Ghirelli. Già nella riunione del 3 aprile la maggioranza dei presidenti era pronta a fermarsi. Il coronavirus ha avuto un impatto molto forte sui 60 club. «Le squadre, che già erano in difficoltà, adesso non hanno più entrate e molte di loro rischiano il default», il grido di allarme che attraversa l’Italia. Ghirelli sa che non può tirare la corda sino al punto di spezzarla. La crisi è drammatica e colpisce i presidenti due volte: nelle loro aziende e nelle squadre di calcio. Impossibile riannodare i fili del discorso. Per i soldi che mancano. Ma anche per garantire la sicurezza necessaria ai giocatori attraverso il protocollo preparato dalla commissione medica della Figc che ieri il presidente Gravina ha inviato ai ministri Speranza (Salute) e Spadafora (Sport) nella speranza di ottenere il via libera per gli allenamenti in serie A. Mercoledì è previsto il vertice definitivo: il governo ha ancora dei dubbi.
Per la C il protocollo è «inattuabile» dice Ghirelli. E con gli stadi a porte chiuse non ci sarebbe la possibilità di salvare il bilancio. «Nel girone di andata avevamo avuto 600 mila spettatori in più, adesso i nostri stadi sarebbero drammaticamente vuoti», spiega il presidente. La C aspetta notizie dal governo sulla cassa integrazione per i giocatori che guadagnano meno di 50 mila euro e confida sul fondo salva calcio che dovrebbe essere costituito dalla Federcalcio. La Lega Pro è stata la prima a fermarsi e a capire la forza malefica del virus, ora è la prima che spinge per far calare il sipario sulla stagione. Ma la decisione definitiva spetta al Consiglio Federale, che Gravina non ha ancora convocato.
Il presidente ha una linea ben precisa e l’ha confermata a Ghirelli: evitare le cause. Così, invece, il rischio di un’estate da trascorrere nei tribunali è altissimo. Nel piano del Consiglio della Lega Pro è scontata la promozione in serie B delle reginette dei tre gironi, Monza (A), Vicenza (B) e Reggina (C). La quarta potrebbe arrivare attraverso playoff virtuali, cioè il sorteggio. Il Bari di De Laurentiis non ci sta e ha già pronto il ricorso. Le retrocessioni sarebbero congelate. In allarme la serie D, che vuole mandare in C le 9 squadre che comandano i gironi. Il rischio è di allargare l’area professionistica in un momento in cui invece andrebbe ridotta.
CorSera
Il presidente Ghirelli: «Il protocollo medico inviato dalla Figc per noi è inapplicabile». Vanno in B le prime dei tre gironi più una quarta scelta per sorteggio
Il giorno in cui la serie A dovrebbe riprendere gli allenamenti (il condizionale è d’obbligo), la Lega Pro, la serie C dei comuni d’Italia, potrebbe alzare bandiera bianca. Il Consiglio direttivo ha dato mandato al presidente Francesco Ghirelli di convocare l’assemblea, in videoconferenza, lunedì 4 maggio per prendere una decisione definitiva.
La data è simbolica, l’obiettivo scontato: chiudere subito i campionati. Una scelta dolorosa, ma inevitabile. Un segnale al mondo del calcio «in un clima di sofferenza enorme», ammette Ghirelli. Già nella riunione del 3 aprile la maggioranza dei presidenti era pronta a fermarsi. Il coronavirus ha avuto un impatto molto forte sui 60 club. «Le squadre, che già erano in difficoltà, adesso non hanno più entrate e molte di loro rischiano il default», il grido di allarme che attraversa l’Italia. Ghirelli sa che non può tirare la corda sino al punto di spezzarla. La crisi è drammatica e colpisce i presidenti due volte: nelle loro aziende e nelle squadre di calcio. Impossibile riannodare i fili del discorso. Per i soldi che mancano. Ma anche per garantire la sicurezza necessaria ai giocatori attraverso il protocollo preparato dalla commissione medica della Figc che ieri il presidente Gravina ha inviato ai ministri Speranza (Salute) e Spadafora (Sport) nella speranza di ottenere il via libera per gli allenamenti in serie A. Mercoledì è previsto il vertice definitivo: il governo ha ancora dei dubbi.
Per la C il protocollo è «inattuabile» dice Ghirelli. E con gli stadi a porte chiuse non ci sarebbe la possibilità di salvare il bilancio. «Nel girone di andata avevamo avuto 600 mila spettatori in più, adesso i nostri stadi sarebbero drammaticamente vuoti», spiega il presidente. La C aspetta notizie dal governo sulla cassa integrazione per i giocatori che guadagnano meno di 50 mila euro e confida sul fondo salva calcio che dovrebbe essere costituito dalla Federcalcio. La Lega Pro è stata la prima a fermarsi e a capire la forza malefica del virus, ora è la prima che spinge per far calare il sipario sulla stagione. Ma la decisione definitiva spetta al Consiglio Federale, che Gravina non ha ancora convocato.
Il presidente ha una linea ben precisa e l’ha confermata a Ghirelli: evitare le cause. Così, invece, il rischio di un’estate da trascorrere nei tribunali è altissimo. Nel piano del Consiglio della Lega Pro è scontata la promozione in serie B delle reginette dei tre gironi, Monza (A), Vicenza (B) e Reggina (C). La quarta potrebbe arrivare attraverso playoff virtuali, cioè il sorteggio. Il Bari di De Laurentiis non ci sta e ha già pronto il ricorso. Le retrocessioni sarebbero congelate. In allarme la serie D, che vuole mandare in C le 9 squadre che comandano i gironi. Il rischio è di allargare l’area professionistica in un momento in cui invece andrebbe ridotta.
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