Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Il portale sportivo spagnolo avrebbe riportato la notizia secondo cui la UEFA, Union of European Football Associations, e l'ECA, l'Associazione dei Club Europei, avrebbero trovato un primo accordo per portare a termine i vari campionati nazionali prima e le competizioni europee subito dopo, in modo però da non influire sulla prossima stagione. Sono previsti altri incontri per cercare di raggiungere un accordo definitivo, ma l'idea sembra quella di riuscire a portare a termine ogni competizione entro i primi di agosto, in modo da poter ripartire con la nuova stagione 2020/2021 da settembre. Tutte le partite si dovranno disputare rigorosamente in stadi a porte chiuse e non si esclude la possibilità di utilizzare campi neutri per le partite di Champions League ed Europa League.
(cadenaser.com)...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
Inviato dal mio iPhone utilizzando TapatalkI guai da pignàta i sapa a cucchijàra chi i manìja.
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioBene...
Inviato dal mio VOG-L29 utilizzando TapatalkLast edited by robybaggio10; 14-04-2020, 01:49:29.I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
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Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza MessaggioChi e'? Jack? C'ha il lago in giardino...
C'è scritto, Alvaro Morata!Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioC'è scritto, Alvaro Morata!I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
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Coronavirus, Rezza: "Non darei parere favorevole a ripresa campionato". La Lazio: "Faccia lo scienziato e non il tifoso"
Il direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità e componente del comitato tecnico scientifico: "Il calcio è uno sport che implica contatti e quindi un certo rischio di trasmissione". Proteste laziali, ma il Torino (Cairo) è d'accordo
"Da romanista manderei tutto a monte...". Giovanni Rezza parte con una battuta (che scatena subito le reazioni dei tifosi della Lazio sui social) poi però lascia da parte l'aspetto sportivo e risponde alla domanda su una eventule ripresa del campionato da direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità e componente del comitato tecnico scientifico: "Se dovessi dare un parere tecnico non lo darei favorevole e credo che il Comitato tecnico scientifico sia d'accordo. Poi sarà la politica a decidere" ha detto Rezza. "Il calcio è uno sport che implica contatti e quindi un certo rischio di trasmissione".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Ranieri Guerra, direttore vicario Oms, intervenuto i microfoni di "Otto e Mezzo" su La 7. "Ritorno in campo a maggio? Ci sono delle indicazioni che stiamo fornendo. Se i giocatori vengono sottoposti a test e valutazioni continue sulla suscettibilita' alla malattia e vengono tenuti i distanziamenti necessari, che è difficile, è un'ipotesi. Ma è un'ipotesi che passa attraverso una serie di verifiche e mi sembra abbastanza difficile che vengano superate queste istanze".
"Il Comitato tecnico scientifico sta facendo una valutazione del rischio - ha aggiunto - Non possiamo perdere il capitale umano per ragioni puramente economiche. Si sta cercando di valutare quanta rischiosita', quali sono gli strumenti per eliminarla e le procedure per mettere in sicurezza il capitale umano, e non mi riferisco solo ai giocatori ma anche a tutti quelli che ruotano attorno al calcio. Credo che per quanto riguarda la grandi partite, con il grande pubblico, non sia il caso di pensarci neppure perche' non abbiamo ancora raggiunto il punto nella curva epidemica per liberare le manifestazioni di massa. Per il ritorno agli allenamenti c'è un punto fondamentale che è la messa in sicurezza, che è possibile e ci stiamo lavorando, cerchiamo di dare delle indicazioni".
La Lazio: "Rezza pensi a fare lo scienziato..."
Stizzita la reazione del portavoce della Lazio, Arturo Diaconale, che ha dichiarato: "Gli scienziati pensino a trovare la cura del virus e non a fare i tifosi. A volte il tifo dà alla testa". "La posizione della Lazio - spiega - è sempre stata quella di essere favorevole alla ripresa nella certezza di giocare in sicurezza per la salute di tutti. Seguendo una serie di misure dirette a sanificare, verificare le condizioni dei giocatori, ecc. Gli scienziati è meglio che trovino al più presto un modo per fronteggiare efficacemente il virus, non facciano i tifosi. "Io dico che invece la ripresa del campionato invece avrebbe un effetto benefico sulla tenuta psicologica della gente, oltre che sulla tenuta stessa del sistema. Noi siamo pronti a fare tutto quello che verrà concordato e deciso nell'interesse collettivo, il calcio è un settore che se non riprenderà affronterà gravi conseguenze"
Cairo: "Riprendere a giocare a fine maggio è impossibile"
"Ha ragione il professor Rezza, riprendere a giocare il campionato a fine maggio è impossibile". Urbano Cairo, presidente del Torino, la pensa diversamente: "Oggi ha parlato un uomo di scienza, e ha detto una cosa che io sostengo da tempo semplicemente perchè ho una certa dimestichezza con i numeri. Con la situazione attuale, non esiste pensare a giocare tra un mese e mezzo. Purtroppo. E sottolineo il purtroppo, visto che oltre al Toruno ho la Gazzetta dello Sport e dunque avrei interesse a che si riprendesse, per motivi evidenti".
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Piano Uefa-Eca: campionato fino a luglio, ad agosto coppe europee
Secondo la stampa spagnola per Champions ed Europa League, gare secche in campo neutro ed a porte chiuse a partire dai quarti
Campionati nazionali al massimo fino a luglio, poi ad agosto spazio alle coppe europee. Secondo l'emittente spagnola Cadena Ser, Uefa e l'Eca, l'associazione dei grandi club presieduta da Andrea Agnelli, avrebbero raggiunto un accordo per far finire la stagione calcistica interrotta dal coronavirus.
Insomma, in campo a tutti costi anche se a porte chiuse, con una meccanismo di gare secche in campo neutro, a partire dai quarti di finale per Champions ed Europa League, al fine di abbreviare ulteriormente i tempi. Un sistema che darebbe modo di chiudere in due settimane le competizioni continentali, salvo poi, dopo un breve stop di una decima di giorni, riprendere con la stagione 2020-2021, quella che porta agli Europei.
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Gianluca Vialli e il tumore: «Gli esami non evidenziano segni di malattia: dopo 17 mesi di chemio sono felice»
«A dicembre ho concluso due cicli di 8 e 9 mesi. È stata dura sia fisicamente che mentalmente. Gli esami non hanno evidenziato segni di malattia»
In questi giorni di battaglia, resistenze e troppe morti, si cercano esempi nelle vite speciali e nei libri che le raccontano. Uno che può tornare utile rileggere è senz’altro «Goals. 98 storie + 1» (Mondadori) di Gianluca Vialli. Pagine di fine 2018 in cui l’ex campione, oggi nello staff della Nazionale dell’amico Roberto Mancini, racconta il meglio della sua carriera ma, soprattutto, la sua battaglia con il cancro, che aveva confessato per la prima volta sul Corriere della Sera il 25 novembre 2018. Sulla sua lotta Vialli è tornato in questi giorni — con una intervista su Repubblica a Maurizio Crosetti — per dirci che adesso «sono felice, anche se lo dico sottovoce». È stata una corsa complessa, tortuosa, ma anche rivelatoria: «La malattia per me è simile a un viaggio». Che adesso ha trovato una strada luminosa: «A dicembre ho concluso diciassette mesi di chemioterapia, un ciclo di otto mesi e un altro di nove. È stata dura, anche per uno tosto come me, dal punto di vista fisico e mentale. Gli esami non hanno evidenziato segni di malattia».
Vialli si trova a Londra, la città della sua seconda vita calcistica (al Chelsea) dopo i fasti italiani. Vive l’isolamento obbligato dal coronavirus cogliendone «l’atmosfera zen, c’è qualcosa di orientale», con la stranezza «del canto degli uccellini in una megalopoli» e, soprattutto, con il tempo in più regalato «con le persone che amiamo». Da lì traccia un bilancio di questo suo percorso nella sofferenza e nella scoperta: stare bene, dice, «significa vedersi di nuovo bene allo specchio, guardare i peli che ricrescono, non doversi più disegnare le sopracciglia con la matita. In questo momento, può sembrare strano ma mi sento quasi fortunato rispetto a tanta gente».
Il coronavirus è un momento di riflessione per tanti, che scoprono la paura di morire. La stessa con cui un malato di tumore convive ogni minuto della sua vita. Come la si sconfigge? «Pensando ai desideri, concentrandosi su quanto ci piace davvero», dice Vialli. Sembra scontato, ma non lo è. Come non lo è quella frase che diciamo sempre: conta la salute. Ecco, dice Luca, «io vorrei che la famosa frase “quello che conta è la salute” diventasse davvero centrale».
In questo contesto, naturalmente, pensare al calcio e al dopo non ha senso. E se lo ha è solo per stoppare ogni inutile salto in avanti: «Si torni in campo solo quando i medici e gli esperti diranno che è possibile, anche se sono io il primo a desiderarlo. Ma nel frattempo occorre un atto di responsabilità generale, al di là dell’emergenza dell’intero sistema». E pazienza se salteranno gli Europei, cui Vialli avrebbe partecipato come team manager dell’Italia: «Aspetteremo un anno. E nell’attesa, ogni azzurro potrà impossessarsi di più del progetto». E magari anche del Tempo, che Gianluca ha imparato come vivere e interpretare: «Nel mio caso la malattia è un viaggio. Un percorso di introspezione, un’opportunità. La malattia è un’esperienza di cui avrei fatto volentieri a meno, però è successo e allora cerco di metterla a frutto».
CorSera...ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioGianluca Vialli e il tumore: «Gli esami non evidenziano segni di malattia: dopo 17 mesi di chemio sono felice»
«A dicembre ho concluso due cicli di 8 e 9 mesi. È stata dura sia fisicamente che mentalmente. Gli esami non hanno evidenziato segni di malattia»
In questi giorni di battaglia, resistenze e troppe morti, si cercano esempi nelle vite speciali e nei libri che le raccontano. Uno che può tornare utile rileggere è senz’altro «Goals. 98 storie + 1» (Mondadori) di Gianluca Vialli. Pagine di fine 2018 in cui l’ex campione, oggi nello staff della Nazionale dell’amico Roberto Mancini, racconta il meglio della sua carriera ma, soprattutto, la sua battaglia con il cancro, che aveva confessato per la prima volta sul Corriere della Sera il 25 novembre 2018. Sulla sua lotta Vialli è tornato in questi giorni — con una intervista su Repubblica a Maurizio Crosetti — per dirci che adesso «sono felice, anche se lo dico sottovoce». È stata una corsa complessa, tortuosa, ma anche rivelatoria: «La malattia per me è simile a un viaggio». Che adesso ha trovato una strada luminosa: «A dicembre ho concluso diciassette mesi di chemioterapia, un ciclo di otto mesi e un altro di nove. È stata dura, anche per uno tosto come me, dal punto di vista fisico e mentale. Gli esami non hanno evidenziato segni di malattia».
Vialli si trova a Londra, la città della sua seconda vita calcistica (al Chelsea) dopo i fasti italiani. Vive l’isolamento obbligato dal coronavirus cogliendone «l’atmosfera zen, c’è qualcosa di orientale», con la stranezza «del canto degli uccellini in una megalopoli» e, soprattutto, con il tempo in più regalato «con le persone che amiamo». Da lì traccia un bilancio di questo suo percorso nella sofferenza e nella scoperta: stare bene, dice, «significa vedersi di nuovo bene allo specchio, guardare i peli che ricrescono, non doversi più disegnare le sopracciglia con la matita. In questo momento, può sembrare strano ma mi sento quasi fortunato rispetto a tanta gente».
Il coronavirus è un momento di riflessione per tanti, che scoprono la paura di morire. La stessa con cui un malato di tumore convive ogni minuto della sua vita. Come la si sconfigge? «Pensando ai desideri, concentrandosi su quanto ci piace davvero», dice Vialli. Sembra scontato, ma non lo è. Come non lo è quella frase che diciamo sempre: conta la salute. Ecco, dice Luca, «io vorrei che la famosa frase “quello che conta è la salute” diventasse davvero centrale».
In questo contesto, naturalmente, pensare al calcio e al dopo non ha senso. E se lo ha è solo per stoppare ogni inutile salto in avanti: «Si torni in campo solo quando i medici e gli esperti diranno che è possibile, anche se sono io il primo a desiderarlo. Ma nel frattempo occorre un atto di responsabilità generale, al di là dell’emergenza dell’intero sistema». E pazienza se salteranno gli Europei, cui Vialli avrebbe partecipato come team manager dell’Italia: «Aspetteremo un anno. E nell’attesa, ogni azzurro potrà impossessarsi di più del progetto». E magari anche del Tempo, che Gianluca ha imparato come vivere e interpretare: «Nel mio caso la malattia è un viaggio. Un percorso di introspezione, un’opportunità. La malattia è un’esperienza di cui avrei fatto volentieri a meno, però è successo e allora cerco di metterla a frutto».
CorSera
che io sappia non lascia alcuna speranza nel lungo periodo... se è diversamente sono contento per luiOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggioma non aveva un tumore al pancreas?
che io sappia non lascia alcuna speranza nel lungo periodo... se è diversamente sono contento per lui...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioGianluca Vialli e il tumore: «Gli esami non evidenziano segni di malattia: dopo 17 mesi di chemio sono felice» «A dicembre ho concluso due cicli di 8 e 9 mesi. È stata dura sia fisicamente che mentalmente. Gli esami non hanno evidenziato segni di malattia» In questi giorni di battaglia, resistenze e troppe morti, si cercano esempi nelle vite speciali e nei libri che le raccontano. Uno che può tornare utile rileggere è senz’altro «Goals. 98 storie + 1» (Mondadori) di Gianluca Vialli. Pagine di fine 2018 in cui l’ex campione, oggi nello staff della Nazionale dell’amico Roberto Mancini, racconta il meglio della sua carriera ma, soprattutto, la sua battaglia con il cancro, che aveva confessato per la prima volta sul Corriere della Sera il 25 novembre 2018. Sulla sua lotta Vialli è tornato in questi giorni — con una intervista su Repubblica a Maurizio Crosetti — per dirci che adesso «sono felice, anche se lo dico sottovoce». È stata una corsa complessa, tortuosa, ma anche rivelatoria: «La malattia per me è simile a un viaggio». Che adesso ha trovato una strada luminosa: «A dicembre ho concluso diciassette mesi di chemioterapia, un ciclo di otto mesi e un altro di nove. È stata dura, anche per uno tosto come me, dal punto di vista fisico e mentale. Gli esami non hanno evidenziato segni di malattia». Vialli si trova a Londra, la città della sua seconda vita calcistica (al Chelsea) dopo i fasti italiani. Vive l’isolamento obbligato dal coronavirus cogliendone «l’atmosfera zen, c’è qualcosa di orientale», con la stranezza «del canto degli uccellini in una megalopoli» e, soprattutto, con il tempo in più regalato «con le persone che amiamo». Da lì traccia un bilancio di questo suo percorso nella sofferenza e nella scoperta: stare bene, dice, «significa vedersi di nuovo bene allo specchio, guardare i peli che ricrescono, non doversi più disegnare le sopracciglia con la matita. In questo momento, può sembrare strano ma mi sento quasi fortunato rispetto a tanta gente». Il coronavirus è un momento di riflessione per tanti, che scoprono la paura di morire. La stessa con cui un malato di tumore convive ogni minuto della sua vita. Come la si sconfigge? «Pensando ai desideri, concentrandosi su quanto ci piace davvero», dice Vialli. Sembra scontato, ma non lo è. Come non lo è quella frase che diciamo sempre: conta la salute. Ecco, dice Luca, «io vorrei che la famosa frase “quello che conta è la salute” diventasse davvero centrale». In questo contesto, naturalmente, pensare al calcio e al dopo non ha senso. E se lo ha è solo per stoppare ogni inutile salto in avanti: «Si torni in campo solo quando i medici e gli esperti diranno che è possibile, anche se sono io il primo a desiderarlo. Ma nel frattempo occorre un atto di responsabilità generale, al di là dell’emergenza dell’intero sistema». E pazienza se salteranno gli Europei, cui Vialli avrebbe partecipato come team manager dell’Italia: «Aspetteremo un anno. E nell’attesa, ogni azzurro potrà impossessarsi di più del progetto». E magari anche del Tempo, che Gianluca ha imparato come vivere e interpretare: «Nel mio caso la malattia è un viaggio. Un percorso di introspezione, un’opportunità. La malattia è un’esperienza di cui avrei fatto volentieri a meno, però è successo e allora cerco di metterla a frutto». CorSeraB & B with a little weed
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