Originariamente Scritto da Sean
Visualizza Messaggio
La Lega serie A taglia gli stipendi di un terzo, calciatori furiosi: «Vergogna»
Il 33 per cento (4 mensilità) se la stagione non riprenderà. L’Aic non ci sta: «Proposta irricevibile»
La Lega di serie A usa il pugno di ferro e sul taglio degli stipendi di allenatori e giocatori trova quella compattezza che su altri fronti, la ripresa del campionato per esempio, non c’è. Alla fine dell’assemblea 19 società hanno approvato la linea dura: tagli del 17 per cento se si tornerà a giocare e del 33 se invece la stagione fosse finita qui. Il ventesimo presidente, Andrea Agnelli, non ha votato semplicemente perché la Juventus ha già raggiunto l’intesa in largo anticipo. Solo qualche momento di tensione quando De Laurentiis ha minacciato di non firmare il documento se dal comunicato non fosse stata tolta la cifra del danno subito dalla Lega.
L’Aic, presa in contropiede, promette battaglia. «È una proposta vergognosa e irricevibile», dice Umberto Calcagno, vice presidente del sindacato alla fine del consiglio direttivo e di una infuocata call conference con i delegati (e altri giocatori) della serie A.
La Lega, dopo il mancato accordo della settimana scorsa, ha rotto gli indugi. «Il contesto generale richiama tutti a un forte senso di responsabilità. I club sono pronti a fare la propria parte sostenendo ingenti perdite per garantire il futuro del calcio italiano», scrive la confindustria del pallone che, nel giorno della verità, inasprisce i tagli. All’inizio doveva essere il 10 per cento dello stipendio dei calciatori in caso di ripartenza e il 20 se non si giocherà più. All’altro pratico diventa un terzo della retribuzione lorda annua (4 mensilità) se dovesse calare il sipario e un sesto (due mensilità) se il campionato dovesse arrivare alla fine. L’intesa serve solo a tracciare una linea di condotta. Ogni club adesso dovrà trattare, magari al ribasso, con i rispettivi giocatori. Almeno 4 o 5 società avevano già iniziato ad affrontare l’argomento.
Il sindacato è infuriato. Durissimo il comunicato arrivato prima di cena: «Il comportamento delle Leghe è incomprensibile. La volontà, neppure implicita, di voler riversare sui calciatori, mettendoli in cattiva luce, l’eventuale danno economico, fa riflettere sulla credibilità imprenditoriale di chi dovrebbe traghettare il sistema calcio. Gli stessi presidenti, che vorrebbero sospendere gli emolumenti, hanno mandato in campo le squadre sino al 9 marzo, fatto allenare i calciatori fino alla metà dello stesso mese e tuttora monitorano e controllano gli allenamenti individuali». Marzo è il mese della discordia e della polemica. L’Aic non fa sconti: deve essere pagato a tutti i costi. Il Consiglio direttivo ha deliberato anche «una contribuzione straordinaria a un fondo solidaristico che possa aiutare le categorie più in difficoltà tra i nostri associati». Nel comunicato si parla di Leghe perché anche la serie B intende procedere al taglio degli stipendi. La questione rischia di diventare una lotta senza quartiere.
CorSera
Il 33 per cento (4 mensilità) se la stagione non riprenderà. L’Aic non ci sta: «Proposta irricevibile»
La Lega di serie A usa il pugno di ferro e sul taglio degli stipendi di allenatori e giocatori trova quella compattezza che su altri fronti, la ripresa del campionato per esempio, non c’è. Alla fine dell’assemblea 19 società hanno approvato la linea dura: tagli del 17 per cento se si tornerà a giocare e del 33 se invece la stagione fosse finita qui. Il ventesimo presidente, Andrea Agnelli, non ha votato semplicemente perché la Juventus ha già raggiunto l’intesa in largo anticipo. Solo qualche momento di tensione quando De Laurentiis ha minacciato di non firmare il documento se dal comunicato non fosse stata tolta la cifra del danno subito dalla Lega.
L’Aic, presa in contropiede, promette battaglia. «È una proposta vergognosa e irricevibile», dice Umberto Calcagno, vice presidente del sindacato alla fine del consiglio direttivo e di una infuocata call conference con i delegati (e altri giocatori) della serie A.
La Lega, dopo il mancato accordo della settimana scorsa, ha rotto gli indugi. «Il contesto generale richiama tutti a un forte senso di responsabilità. I club sono pronti a fare la propria parte sostenendo ingenti perdite per garantire il futuro del calcio italiano», scrive la confindustria del pallone che, nel giorno della verità, inasprisce i tagli. All’inizio doveva essere il 10 per cento dello stipendio dei calciatori in caso di ripartenza e il 20 se non si giocherà più. All’altro pratico diventa un terzo della retribuzione lorda annua (4 mensilità) se dovesse calare il sipario e un sesto (due mensilità) se il campionato dovesse arrivare alla fine. L’intesa serve solo a tracciare una linea di condotta. Ogni club adesso dovrà trattare, magari al ribasso, con i rispettivi giocatori. Almeno 4 o 5 società avevano già iniziato ad affrontare l’argomento.
Il sindacato è infuriato. Durissimo il comunicato arrivato prima di cena: «Il comportamento delle Leghe è incomprensibile. La volontà, neppure implicita, di voler riversare sui calciatori, mettendoli in cattiva luce, l’eventuale danno economico, fa riflettere sulla credibilità imprenditoriale di chi dovrebbe traghettare il sistema calcio. Gli stessi presidenti, che vorrebbero sospendere gli emolumenti, hanno mandato in campo le squadre sino al 9 marzo, fatto allenare i calciatori fino alla metà dello stesso mese e tuttora monitorano e controllano gli allenamenti individuali». Marzo è il mese della discordia e della polemica. L’Aic non fa sconti: deve essere pagato a tutti i costi. Il Consiglio direttivo ha deliberato anche «una contribuzione straordinaria a un fondo solidaristico che possa aiutare le categorie più in difficoltà tra i nostri associati». Nel comunicato si parla di Leghe perché anche la serie B intende procedere al taglio degli stipendi. La questione rischia di diventare una lotta senza quartiere.
CorSera
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando Tapatalk
Commenta