If this is your first visit, be sure to
check out the FAQ by clicking the
link above. You may have to register
before you can post: click the register link above to proceed. To start viewing messages,
select the forum that you want to visit from the selection below.
ma no è che se fai il test a tanti asintomatici escono fuori un casino di positività che altrimenti non avresti mai scoperto.
ovviamente solo una squadra di calcio (o quasi) può/vuole permettersi di testare a pagamento i suoi dipendenti
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
E poi mi viene da pensare che in pratica in giro c'è una marea di persone asintomatiche che infettano ovunque. Le società di calcio riescono a fare tamponi anche agli asintomatici: sorpresa! Ci sono i contagiati.
Pensiamo allora a quanti ne girano per strada.
però ne parlavamo l'altro giorno, secondo uno studio pare che gli asintomatici e quelli con una carica virale bassa hanno poche chance di trasmetterlo (nella juve per dire è positivo solo rugani....eppure si allenava con i compagni)
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
Serie A, l'annuncio della Lega: "L'intenzione è quella di terminare la stagione non appena sarà possibile"
"La Lega Serie A ha riunito oggi i rappresentanti delle Società in video conference, proseguendo la valutazione, iniziata ieri, dell'impatto del COVID-19 sull'attività sportiva. La posizione della Lega Serie A, condivisa ieri con i Club e seguita da tutte le altre Leghe europee, resta quella di terminare l'attività sportiva concludendo nei prossimi mesi i campionati nazionali, riprendendoli quando le condizioni sanitarie lo permetteranno".
Il campionato ha deciso di organizzarsi per combattere e ragionare sul futuro della Serie A 2020:
"A tal fine la Lega Serie A, il cui obiettivo primario in questo momento resta la tutela della salute, ha costituito alcuni gruppi di lavoro che si dedicheranno ad affrontare l'emergenza coronavirus. I tavoli di lavoro, che vedranno la partecipazione di rappresentanti delle Società, riguarderanno tematiche mediche, tecnico-sportive, di rapporti istituzionali e di risk assessment per le Società e per la stessa Lega Serie A".
Goal
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Coronavirus, la serrata del calcio: fermi campionati e Coppe europee
Tutti d’accordo sullo stop, ma le federazioni vogliono arrivare in fondo. In Lega si litiga sugli allenamenti. Mancati introiti dalle tv: club ora a rischio. Rinviare Euro 2020 costerà 300 milioni
Comincia la vita senza calcio. Non si gioca più in Europa, con l’eccezione di pochi stati che ancora vanno avanti a porte chiuse. La serrata è di fatto totale. Per i più ottimisti si potrà rialzare la serranda non prima del 31 marzo, per la stragrande maggioranza lo stop è a tempo indeterminato. Si è piegata anche la Uefa, restia fino all’ultimo a cedere, ma costretta ad arrendersi all’emergenza coronavirus. Interrotte Champions e Europa League, cancellati gli impegni delle Nazionali, anche l’amichevole dell’Italia con Inghilterra a Wembley del 27 marzo e di certo salterà pure quella con la Germania, ancora in programma, a porte chiuse a Norimberga il 31 marzo.
Proprio la Germania è stata l’ultima a capitolare. I tedeschi avevano deciso di giocare a porte chiuse nel weekend, hanno fatto retromarcia e sospeso le attività, nonostante l’uscita di Karl-Heinz Rummenigge: «Ha senso che si giochi la prossima giornata, c’è la questione dei diritti tv, se non vengono erogati i piccoli club vanno in difficoltà». La questione economica è cruciale. I bilanci sono già in sofferenza e scivoleranno nel profondo rosso a breve. Si spera in qualche modo di riprendere i campionati, magari a maggio e giocando fino a fine giugno. Per questo c’è l’idea della Lega Calcio di una deroga ai contratti dei calciatori, prorogando la scadenza del 30 giugno al 15 luglio.
È in ballo la sopravvivenza del sistema sportivo, non solo del calcio. Soprattutto di questo si è discusso nell’assemblea di Lega Calcio di venerdì e un’altra è stata convocata per lunedì, quando verranno presentati i nuovi bandi per i diritti tv del triennio 2021-24. Se il campionato non termina e le tv non pagano più, molti club potrebbero non riuscire a iscriversi alla prossima serie A. L’idea è che possa bastare dimostrare di aver pagato gli stipendi dei calciatori fino a marzo per essere in regola. Alcune squadre, di più chi è a rischio retrocessione, chiedono di annullare il campionato e ripartire l’anno prossimo.
Il basket, guidato dal presidente Gianni Petrucci, vive la stessa situazione. Però l’idea di tutti gli sport è terminare a ogni costo le stagioni. Il basket chiede poi di essere considerato, tanto quanto il calcio, nei decreti e nelle parole del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora che ha auspicato «una ripresa del campionato dopo metà aprile». Il ministro ha poi bacchettato la Lega: «Avrebbe dovuto fermarsi assumendosi una responsabilità e non rimandare al governo».
Liti inutili allo stato, il risultato è che in serie A i contagiati aumentano. Allo juventino Rugani e al blucerchiato Gabbiadini si sono aggiunti altri quattro giocatori della Samp: Colley, Ekdal, La Gumina, Thorsby più il dottore del club, Baldari. Dopo Juve, Inter, Samp e Verona, finiscono in isolamento la Fiorentina, poiché il 20enne Vlahovic è risultato positivo, e l’Udinese ultima avversaria dei viola.
La Lega ha creato quattro task force su tematiche mediche, tecnico-sportive, rapporti istituzionali e valutazione rischi economici. Ma si è trovato il modo di litigare anche nell’assemblea di venerdì. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, appoggiato dal Napoli di De Laurentiis, chiedeva di riprendere gli allenamenti portando le squadre in ritiro per tutelarle. Gli ha risposto a brutto muso Andrea Agnelli: «Tu pensi solo alla classifica».
Martedì 17 ci sarà la maxi riunione tra la Uefa e le 55 federazioni: si chiederà il rinvio di Euro 2020, impossibile giocarlo a giugno, anche se lo spostamento porterà una perdita stimata di 300 milioni. A rimetterci qualcosa saranno tutti, il rischio il più grave però è perdere qualcuno di caro.
Volato lunedì a Madeira in Portogallo per stare accanto alla madre colpita da un ictus, Cristiano Ronaldo nel suo messaggio ha inquadrato le priorità. «Il mondo sta attraversando un momento molto difficile che richiede la massima cura e attenzione da parte di tutti noi. Vi parlo oggi non da calciatore ma da figlio, da padre, da essere umano preoccupato per gli sviluppi recenti che riguardano il mondo. È importante seguire i consigli dell’Oms e dei governi su come gestire questa situazione. Proteggere la vita umana deve venire prima di qualsiasi altro interesse. I miei pensieri vanno a tutti quelli che hanno perso qualcuno di caro». Il pallone e i suoi milioni aspetteranno.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Coronavirus, stop alla Premier League: e il Liverpool teme la beffa per un trionfo che aspetta da 30 anni
Dalle battute su Twitter («I Reds non vincono il campionato da così tanto tempo che la sola possibilità ha scatenato una pandemia») alla tristezza per l’ipotesi di festeggiare a spalti vuoti. Ma ora, come il contagio, cresce la paura più grande: la non assegnazione
Fino a qualche giorno fa i tifosi riuscivano ancora a scherzarci sopra. Tipo quello che su Twitter ha scritto «Il Liverpool non vince il campionato da così tanto tempo che la sola possibilità che succeda ha scatenato una pandemia». Solo che adesso, con lo stop alla Premier League fino (almeno) al 4 aprile causa Coronavirus, il problema si potrebbe porre veramente. Per carità, stiamo parlando di un campionato che i Reds hanno dominato, vincendo 27 partite su 29 (perdendone e pareggiandone una): tanto che, al momento dello stop, la classifica vede la squadra di Jürgen Klopp al comando con 82 punti, 25 in più del Manchester City (che ha giocato una partita in meno) a 57, Leicester a 53, Chelsea a 48 e Manchester United a 45. Quindi, a differenza che in Italia, l’attribuzione del titolo al Liverpool anche se la Premier non dovesse più ripartire sarebbe difficile da mettere in discussione.
Perciò, nel caso specifico il problema diventerebbe un altro: che in tempi di Coronavirus è a dir poco secondario, ma che in una città come Liverpool ha un suo peso. Ed è un problema che è via via cresciuto di dimensione, esattamente come la paura del contagio. All’inizio, come ha raccontato James Pearce sul sito «The Athletic», il dilemma da risolvere era quello del «Walk of Champions» allo stadio di Anfield e del «Champions Wall» al campo di allenamento di Melwood: si tratta delle due pareti su cui sono elencati i trofei vinti dal club, con i relativi simboli. La questione è che l’ultimo campionato vinto dal Liverpool risale al 1990, quando ancora si chiamava First Division e la coppa assegnata era diversa da quella della Premier League. Quindi: che fare al momento della conquista del titolo 2020? Sostituire la silhouette della coppa vecchia con la nuova? Aggiornare solo il numero dei campionati vinti (da 18 a 19)? Pensare a un nuovo simbolo con due mezze coppe?
Il rapporto viscerale
Bei tempi, quando i problemi erano questi. Perché poco dopo a Liverpool ci si è resi contro che se il campionato fosse proseguito, lo avrebbe fatto a porte chiuse. E, se il calcio si intristisce ovunque senza il pubblico, sul Merseyside questo è vero il doppio (a stare bassi). Basta e avanza l’inno «You’ll Never Walk Alone» a rendere l’idea del rapporto viscerale, simbiotico, che i Reds hanno coi loro tifosi e la loro città. E se non basta, è il caso di andarsi a leggere il caposaldo dell’essere Liverpool racchiuso nel libro-capolavoro di David Peace «Red or Dead» (pubblicato in Italia da Il Saggiatore) che ricostruisce i leggendari anni di Bill Shankly tra il 1959 e il 1974 e la cui statua accoglie chi arriva ad Anfield. Un rapporto anche politico, vista la tradizione operaia della città, in cui oltre a Shankly si è riconosciuto anche Klopp e che è stata ricordata da Hannah Jane Parkinson in un articolo sul «Guardian»: «Quando giochiamo contro il Chelsea, per me è Kensington contro Kensington. (Nel “Kenny” di Liverpool il 98% della popolazione fa parte del 5% più povero del Paese. In quello di Londra i residenti hanno un reddito tre volte più alto di quello nazionale medio)».
L’ultimo step
Perciò, ancora nelle parole di James Pearce, «immaginatevi un’attesa di 30 anni per prendersi il campionato e poi, quando arriva il momento della festa, doverla fare davanti a degli spalti vuoti». Era l’8 marzo. Cinque giorni dopo, con lo stop al campionato, una simile preoccupazione fa quasi tenerezza. E rende l’idea di quanto in fretta il Coronavirus abbia cambiato la nostra percezione su tutto. Al Liverpool, al calcio e a tutti noi resta da augurare una cosa sola: che la situazione non peggiori così tanto da rendere ridicolo anche il dispiacere per un campionato non assegnato.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Alla fine, da ultima, l’Uefa si arrende: Champions League ed Europa League fermate. Ancora si stava continuando a giocare irresponsabilmente, mettendo a rischio giocatori e tifosi, diffondendo il contagio, finendo col creare danni alle stesse squadre. E non solo. Il tutto in nome dei soldi e del business. Ora non resta che spostare e rinviare (a giugno 2021?) gli Europei, nell’ipotesi di chiudere campionati e coppe a giugno. Senza ipotesi fantasiose e poco serie di play off: vedremo al momento giusto cosa sarà più opportuno fare. Adesso anche per il calcio l’unica cosa da fare è rinchiudersi, aspettare e fare catenaccio contro il Coronavirus…
Inevitabile. L’ Uefa alla fine si è arresa: stop a Champions League e all’Europa League. Fino a ieri sera si è continuato irresponsabilmente a giocare, tra porte aperte e chiuse. Anche se senza pubblico, fino all’ultimo, si è cercato di difendere il business dei diritti TV, che è quello che conta e che pesa di più nell’economia dell’intero football europeo.
Ma è stato un atteggiamento folle, scellerato, irresponsabile, colpevole: le squadre sono state costrette a girare per l’ Europa, addirittura si sono create situazioni assurde, assolutamente inaccettabili per chi sta lottando contro la diffusione e il contagio del Coronavirus. Le prime positività dei giocatori, l’aumento del numero di squadre in quarantena – Juve, Inter, Sampdoria, Verona, Leicester e perfino il Real Madrid – lo spettacolo delle tribune stracolme di 55.000 tifosi ad Anfield in Liverpool-Atletico Madrid, i tifosi assiepati fuori lo stadio dove si giocava PSG- Borussia Dortmund è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, le immagini di Klopp che diceva “fottuti idioti” a chi allungava le mani verso di lui e la squadra, sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E costretto anche il recalcitrante Aleksander Ceferin, da quattro anni presidente del massimo ente organizzatore del football europeo ad arrendersi all’evidenza. Quando tutto sarà finito dovremo anche ragionare e pensare seriamente a chi tiene in mano le redini del più grande sport del mondo. Non lo si può fare pensando solo ai soldi, tirando avanti di ora in ora, improvvisando, senza avere una vera, genuina coscienza collettiva, ma pensando solo a fare da cassaforte del football.
Anche la Premier League, con due positive e con alcune squadre già in quarantena, soltanto adesso si è arresa e ha chiuso i battenti. Lì dove il potere del denaro è esasperato e fuori controllo, i provvedimenti sulla salute pubblica sono stati messi in secondo piano. Ma la stessa attività oggi del calcio è impedita, impossibilitata, le squadre non sono in condizione nemmeno di allenarsi in gruppo, di utilizzare campi, giocare liberamente, utilizzare spogliatoi, bagni, studi medici e sale riunioni in comune. Troppo alto il rischio di contagio. E non solo per i giocatori, per tutti. Le squadre ancora impegnate nelle Coppe – pensiamo al Napoli – erano ancora ufficialmente al lavoro, Gattuso avrebbe dovuto organizzare gli allenamenti in vista della trasferta di Barcellona: per altro tecnicamente impossibile, visto che la Spagna ha chiuso i voli e già Roma e Inter avevano dovuto rinunciare. La positività dei giocatori ha fatto venire giù il castello quasi esclusivamente costruito sugli interessi. L’ Uefa ha detto stop, come del resto avevano già fatto molti altri sport. Dalla Nba alla Formula 1, col Gp d’Australia saltato quando ormai i motori stavano per accendersi a Melbourne. Il calcio internazionale è arrivato follemente ultimo, rallentando apposta e consapevolmente.
Mentre l’Italia per prima ha preso coscienza con l’emergenza, mentre si chiudevano scuole e si svuotavano le strade, si chiudeva e si sbarrava per tutto, mentre il mondo intero comincia a fare i conti con le stesse drastiche e pesantissime misure, mentre l’Europa si rende conto che l’epidemia non conosce frontiere e mentre tutti ci siamo autoreclusi per combattere insieme, il calcio ha continuato fino all’estremo a fare la stessa folle vita di prima. Sono state le stesse squadre ormai recluse – la Juventus, l’Inter… – a dire all’ Uefa che così si stava pagando un prezzo troppo alto, che non solo i calciatori e tutti quelli intorno a loro, si contagiano ma che così un semplice rinvio non sarebbe più servito a nulla. I giocatori della Juve sono chiusi singolarmente nelle camere di un albergo o delle proprie case, possono solo fare esercizi. La ripresa non potrà forzatamente essere troppo a breve, perché sarebbe folle anche fermarsi e poi ricominciare immediatamente a giocare. Senza un’adeguata, nuova, seria e prudente preparazione.
Per questo la proposta di fare dei play off o dei play out subito appena finito tutto – chissà quando… – non è seria. E’ ridicola, è solo la proposta folle di chi anche in questo momento pensa ai propri interessi.
Può essere invece più praticabile effettivamente il progetto delle principali federazioni – Italia, Spagna, Inghilterra, Francia, Germania – di spostare gli Europei al prossimo anno e utilizzare giugno per cercare di chiudere campionati e Coppe. Se sarà possibile. In questo momento è impossibile fare previsioni a breve e medio termine. Il circo europeo del football è stato costretto a forza a fermarsi. Adesso è ora di fare catenaccio.
Inevitabile. L' Uefa alla fine si è arresa: stop a Champions League e all'Europa League. Fino a ieri sera si è continuato irresponsabilmente a giocare, tra porte aperte e chiuse. Anche se senza pubblico, fino all'ultimo, si è cercato di difendere il business dei diritti TV, che è quello che conta e che pesa di più nell'economia dell'intero football europeo. Ma è stato un atteggiamento folle, scellerato, irresponsabile, colpevole: le squadre sono state costrette a girare per l' Europa, addirittura si sono create situazioni assurde, assolutamente inaccettabili per chi sta lottando contro la diffusione e il contagio del Coronavirus. Le prime positività dei giocatori, l'aumento del numero di squadre in quarantena - Juve, Inter, Sampdoria, Verona, Leicester e perfino il Real Madrid - lo spettacolo delle tribune stracolme di 55.000 tifosi ad Anfield in Liverpool-Atletico Madrid, i tifosi assiepati fuori lo stadio dove si giocava PSG- Borussia Dortmund è stata la goccia che ha fatto
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Coronavirus, stop alla Premier League: e il Liverpool teme la beffa per un trionfo che aspetta da 30 anni
Dalle battute su Twitter («I Reds non vincono il campionato da così tanto tempo che la sola possibilità ha scatenato una pandemia») alla tristezza per l’ipotesi di festeggiare a spalti vuoti. Ma ora, come il contagio, cresce la paura più grande: la non assegnazione
Fino a qualche giorno fa i tifosi riuscivano ancora a scherzarci sopra. Tipo quello che su Twitter ha scritto «Il Liverpool non vince il campionato da così tanto tempo che la sola possibilità che succeda ha scatenato una pandemia». Solo che adesso, con lo stop alla Premier League fino (almeno) al 4 aprile causa Coronavirus, il problema si potrebbe porre veramente. Per carità, stiamo parlando di un campionato che i Reds hanno dominato, vincendo 27 partite su 29 (perdendone e pareggiandone una): tanto che, al momento dello stop, la classifica vede la squadra di Jürgen Klopp al comando con 82 punti, 25 in più del Manchester City (che ha giocato una partita in meno) a 57, Leicester a 53, Chelsea a 48 e Manchester United a 45. Quindi, a differenza che in Italia, l’attribuzione del titolo al Liverpool anche se la Premier non dovesse più ripartire sarebbe difficile da mettere in discussione.
Perciò, nel caso specifico il problema diventerebbe un altro: che in tempi di Coronavirus è a dir poco secondario, ma che in una città come Liverpool ha un suo peso. Ed è un problema che è via via cresciuto di dimensione, esattamente come la paura del contagio. All’inizio, come ha raccontato James Pearce sul sito «The Athletic», il dilemma da risolvere era quello del «Walk of Champions» allo stadio di Anfield e del «Champions Wall» al campo di allenamento di Melwood: si tratta delle due pareti su cui sono elencati i trofei vinti dal club, con i relativi simboli. La questione è che l’ultimo campionato vinto dal Liverpool risale al 1990, quando ancora si chiamava First Division e la coppa assegnata era diversa da quella della Premier League. Quindi: che fare al momento della conquista del titolo 2020? Sostituire la silhouette della coppa vecchia con la nuova? Aggiornare solo il numero dei campionati vinti (da 18 a 19)? Pensare a un nuovo simbolo con due mezze coppe?
Il rapporto viscerale
Bei tempi, quando i problemi erano questi. Perché poco dopo a Liverpool ci si è resi contro che se il campionato fosse proseguito, lo avrebbe fatto a porte chiuse. E, se il calcio si intristisce ovunque senza il pubblico, sul Merseyside questo è vero il doppio (a stare bassi). Basta e avanza l’inno «You’ll Never Walk Alone» a rendere l’idea del rapporto viscerale, simbiotico, che i Reds hanno coi loro tifosi e la loro città. E se non basta, è il caso di andarsi a leggere il caposaldo dell’essere Liverpool racchiuso nel libro-capolavoro di David Peace «Red or Dead» (pubblicato in Italia da Il Saggiatore) che ricostruisce i leggendari anni di Bill Shankly tra il 1959 e il 1974 e la cui statua accoglie chi arriva ad Anfield. Un rapporto anche politico, vista la tradizione operaia della città, in cui oltre a Shankly si è riconosciuto anche Klopp e che è stata ricordata da Hannah Jane Parkinson in un articolo sul «Guardian»: «Quando giochiamo contro il Chelsea, per me è Kensington contro Kensington. (Nel “Kenny” di Liverpool il 98% della popolazione fa parte del 5% più povero del Paese. In quello di Londra i residenti hanno un reddito tre volte più alto di quello nazionale medio)».
L’ultimo step
Perciò, ancora nelle parole di James Pearce, «immaginatevi un’attesa di 30 anni per prendersi il campionato e poi, quando arriva il momento della festa, doverla fare davanti a degli spalti vuoti». Era l’8 marzo. Cinque giorni dopo, con lo stop al campionato, una simile preoccupazione fa quasi tenerezza. E rende l’idea di quanto in fretta il Coronavirus abbia cambiato la nostra percezione su tutto. Al Liverpool, al calcio e a tutti noi resta da augurare una cosa sola: che la situazione non peggiori così tanto da rendere ridicolo anche il dispiacere per un campionato non assegnato.
CorSera
Hahahahaha sarebbe allucinante[emoji1787]
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando Tapatalk
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
ACF Fiorentina comunica che, in presenza di alcuni sintomi sono stati sottoposti a tampone, con esito positivo, i calciatori Patrick Cutrone e German Pezzella e il fisioterapista Stefano Dainelli. Sono tutti in buone condizioni di salute nei loro domicili a Firenze.
Sono sempre più numerosi i casi di Coronavirus nel mondo dello sport. In Serie A continua ad aumentare il numero di contagiati. Nella serata di ieri la Fiorentina aveva reso noto che l'attaccante Vlahovic era risultato positivo. Questa mattina lo stesso club viola fa sapere di aver indiv...
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Per ora alla Juve solo Rugani e all'Inter nessuno.
Mi viene da pensare che in quel caso il giocatore abbia contratto il virus forse dopo la partita e prima del ritorno agli allenamenti, difatti è stato stoppato prima di rimettere piede alla Continassa...o almeno speriamo che sia così.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Lotito e Agnelli, frecciate a distanza: "Viene prima la classifica della salute?"
Ieri presidenti e dirigenti dei club di serie A, si sono nuovamente collegati per affrontare le questioni più urgenti, legate all’emergenza coronavirus. Come già accaduto nei giorni scorsi, non è stato stabilito nulla e si ricollegheranno nuovamente lunedì, con la speranza che, attraverso un già atteso decreto del Governo, possano decidere senza la presenza fisica dei partecipanti.
Per la questione scudetto il piano sembra comunque ormai delineato: senza Europei infatti la Serie A potrà anche riprendere a maggio. Poi, giocando ogni 3 giorni, entro fine giugno, si arriverà al completamento del campionato, con regolare assegnazione dello scudetto.
La Lega, mercoledì scorso, aveva invitato le squadre a uno stop di 7 giorni. Ma il sindacato dei giocatori insiste per un’interruzione ancora più lunga. Il Milan si è già portato avanti, allungando la sua pausa fi no al 23 marzo. Altri club, però, non sono così disponibili.
Ad esempio la Lazio. Tanto che ieri è andato in scena un breve battibecco tra Agnellie Lotito. Davanti all’insistenza del presidente biancoceleste, che sosteneva che allenamenti non fossero vietati, il numero uno bianconero ha risposto con una battuta: «Pensi più alla classifica che alla salute dei tuoi giocatori». Lotito ha provato, a sua volta, a replicare, ma le risate degli altri hanno finito per spegnere la tensione.
Ieri presidenti e dirigenti dei club di serie A , si sono nuovamente collegati per affrontare le questioni più urgenti, legate all’emergenza coronavirus . Come già accaduto nei giorni scorsi, non è stato stabilito nulla e si ricollegheranno nuovamente lunedì, con la speranza che, attraverso un g...
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Per ora alla Juve solo Rugani e all'Inter nessuno.
Mi viene da pensare che in quel caso il giocatore abbia contratto il virus forse dopo la partita e prima del ritorno agli allenamenti, difatti è stato stoppato prima di rimettere piede alla Continassa...o almeno speriamo che sia così.
Bisogna vedere come va con i tamponi che faranno cinque giorni dopo aver scoperto Rugani.
Ah ok. Allora diciamo che per ora non si sono conclamati altri sintomatici.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Assemblea della Lega di A: i club vogliono concludere il campionato (segnale all'Uefa...)
"Cosa succederà allo sport dopo il 3 aprile? La palla è in mano ai tecnici: se si vedrà la luce in fondo al tunnel, sarà possibile prevedere un nuovo calendario sia delle competizioni nazionali che internazionali, altrimenti allo stato dell'arte non sarà più possibile": lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in collegamento telefonico con 'Unomattina', su Raiuno. "In Europa sta accadendo di tutto, squadre italiane che non sono potute partite, squadre straniere che non sono venute in Italia, partite a porte chiuse o stadi stracolmi, un brutto spettacolo. Prima o poi la stessa decisione che ha preso l'Italia la dovrà prendere l'Europa". "Quando torneremo a giocare in campionato e nelle Coppe? Lo decideranno i medici", ci ha detto Luigi De Siervo, ad della Lega di serie A che oggi tiene un'assemblea (lunedì prossimo un'altra). Sono parole, quelle di Malagò e Di Siervo, di buon senso, che "giriamo" allo sloveno Alexsander Ceferin, presidente Uefa grazie ai voti italiani. Lui cerca disperatamente di salvare gli Europei 2020, perché portano tanti soldi nelle casse dell'Uefa, ma non ci riuscirà. Dovrà rassegnarsi e farli slittare, magari al prossimo anno. I presidenti della Lega di A hanno ribadito oggi la loro intenzione di concludere la stagione "nei prossimi mesi, riprendendoli quando le condizioni sanitarie lo permetteranno". Costituiti anche tavoli di lavoro su varie tematiche, fra cui i rischi per le società e per la stessa Lega. Lunedì altra assemblea. Martedì summit dell'Uefa col mondo del calcio, ci saranno forti pressioni per "sacrificare" gli Europei a vantaggio dei campionati nazionali. Anche le Coppe adesso sono state fermate: si riprenderà quando possibile, forse a metà aprile (e sarebbe già un bel segnale). Poi si giocherà ad oltranza, maggio e giugno, magari con tre partite a settimana, perché i club se la stagione dovesse finire qui salterebbero in aria. In occasione dell'ultimo consiglio federale il presidente della Lega di serie A, Paolo Dal Pino, ha fatto un discorso di alto profilo, elogiato anche da Andrea Agnelli (che a gennaio non lo aveva votato). Tutti, o quasi, i presidenti di A si rendono conto della situazione. Il futuro del calcio, e dello sport, è solo nelle mani dei medici.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
We process personal data about users of our site, through the use of cookies and other technologies, to deliver our services, personalize advertising, and to analyze site activity. We may share certain information about our users with our advertising and analytics partners. For additional details, refer to our Privacy Policy.
By clicking "I AGREE" below, you agree to our Privacy Policy and our personal data processing and cookie practices as described therein. You also acknowledge that this forum may be hosted outside your country and you consent to the collection, storage, and processing of your data in the country where this forum is hosted.
Commenta