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Inter, duro attacco di Zhang al numero uno della Lega
Il presidente dei nerazzurri: «Dal Pino sei un pagliaccio vergogna». Il piano per ripartire: recuperare nel fine settimana le partite rinviate, poi un turno infrasettimanale
La Lega di serie A sta provando a uscire dal pantano in cui si è infilata. Da ieri sera, dopo il secondo consiglio straordinario nell’arco di trentasei ore, la confindustria del pallone ha una bozza di calendario e una strategia per fronteggiare l’emergenza coronavirus: giocare sin dove possibile a porte aperte, ma soprattutto giocare. Non ci si può più fermare. L’idea forte è quella di arrivare all’assemblea di domani a Roma, nel salone d’onore del Coni, con un programma condiviso per non offrire al Paese la solita immagine di un’istituzione divisa e insensibile, prigioniera solo dei propri interessi.
Il piano
Il piano è stato studiato nei dettagli. Si comincia con il recuperare, nel prossimo weekend, le sei partite rinviate della ventiseiesima giornata: Samp-Verona sabato 7 alle 20.45, il giorno dopo alla stessa ora Udinese-Fiorentina ma solo se Fedriga, governatore del Friuli, darà l’ok per le porte aperte, altrimenti lunedì alle 18.30 come Milan-Genoa, Parma-Spal e Sassuolo-Brescia. Juventus-Inter, la partita che ha generato tutto questo polverone inaccettabile, è in scaletta lunedì alle 20.45 nella speranza di poter avere anche i tifosi delle regioni costrette dal governo alle limitazioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto). Dopodiché il calendario slitterà e il 13 maggio sarà giocata la giornata mancante. Quasi tutte le società concordano su questa nuova ripartenza. Marotta ha provato a opporsi. Antonio Conte non è contento di giocare tre gare cruciali in otto giorni, dalla semifinale di Coppa Italia con il Napoli (giovedì), all’ottavo di finale di Europa League con il Getafe (giovedì 12 a San Siro).
L’attacco del presidente
L’Inter avrebbe preferito ripartire dal recupero della partita con la Sampdoria, che resta senza data e senza ipotesi. I nerazzurri sono furiosi, il presidente Steven Zhang ha trasceso, esplodendo via Instagram con un attacco diretto e insensato al presidente della serie A Paolo Dal Pino: «Sei il più grande e triste pagliaccio che abbia mai visto. Hai giocato con il calendario e messo la salute pubblica in secondo piano. Vergognati, devi assumerti le tue responsabilità». In realtà Dal Pino le sue responsabilità ieri se l’è prese. La Lega, dopo aver sbandato, è sembrata aver compreso la gravità della situazione. La svolta ieri mattina, dopo un incontro a Roma tra lo stesso Dal Pino e il presidente della Federcalcio Gravina, con Marotta e Lotito in conference call. Il numero uno di via Rosellini si è impegnato per uscire dall’impasse e mettere d’accordo i litigiosi presidenti di serie A. Gravina lo ha aiutato e adesso, con un lavoro diplomatico, sta cercando di ottenere la deroga dall’Uefa per poter giocare la finale di Coppa Italia il 20 maggio a Roma, anche se l’Olimpico andrebbe consegnato due giorni prima all’organismo internazionale. Ora invece toccherà a Zhang assumersi la responsabilità delle sue gravi accuse, probabilmente sarà deferito. Meglio rimanere concentrati sul presente.
Juve-Milan
Domani sera alle 20.45 Juventus-Milan, semifinale di Coppa Italia, si dovrebbe giocare a porte aperte. Il condizionale è d’obbligo. Per adesso sia il governatore Cirio, che il prefetto Palomba, non hanno modificato le disposizioni del governo. Anche Napoli-Inter, giovedì, è a porte aperte. Ma l’allarme valica i confini nazionali. Gianni Infantino, presidente della Fifa, in lite con l’Uefa, parla «di Euro 2020 a rischio». La Federcalcio europea smentisce: non cambia nulla. E per il momento non cambia neppure la Champions. Il Lione ha chiesto di giocare la partita di ritorno con la Juventus in campo neutro, ma l’appello dei francesi è caduto nel vuoto. E la Federazione inglese ha confermato l’amichevole con l’Italia, il 27 marzo a Wembley.
CorSera
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Juve-Milan a porte semiaperte. Il Lione: "Pronti a giocare in campo neutro"
La semifinale di ritorno di Coppa Italia aperta a tutti tranne che ai residenti Lombardia, Emilia Romagna, Veneto. Il presidente del club francese apre nuovi scenari: "Ma comunque deciderà l'Uefa"
Si giocherà davanti al pubblico dell'Allianz Stadium, ad esclusione dei tifosi provenienti da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, il ritorno della semifinale di Coppa Italia tra Juventus e Milan. Resterà dunque aperto al pubblico l'impianto torinese, sarà aperto a tutti tifosi non residenti nelle regioni Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e nelle province di Pesaro e Urbino e Savona. Mercoledì sera, con la partita in programma alle 20:45, i cancelli verranno aperti eccezionalmente alle 18:15 con l'intento di favorire le operazioni di controllo all'ingresso dell'impianto.
Mentre la Juventus scende in campo alla Continassa in vista della prossima partita, cioè il ritorno della semifinale di Coppa Italia contro il Milan, dalla Francia osservano l'evolversi della questione Coronavirus nel nostro Paese. Non senza un po' di preoccupazione, che traspare dalle parole di ieri del presidente del Lione, Aulas, sul ritorno della semifinale di Champions League contro i bianconeri in programma a Torino: "Sono avvenuti dei fatti nuovi dal match dell’andata, in ogni caso deciderà la Uefa. La Juve Under 23, ad esempio, è stata messa in quarantena e quattro dei suoi elementi si sono allenati con la prima squadra. Se dovessimo giocarla su un campo neutro, lo faremo".
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Il Milan e Boban ai titoli di coda, può arrivare il licenziamento
Determinanti le ultime frizioni con l'amministratore delegato Gazidis nate dalla decisione dell'ex manager dell'Arsenal di contattare Rangnick, vicino ai saluti anche Maldini
Ore decisive per la posizione di Zvonimir Boban al Milan. Il dirigente rossonero è molto vicino alla separazione dal club rossonero. Determinanti le ultime frizioni con l'amministratore delegato Ivan Gazidis, nate dalla decisione dell'ex manager dell'Arsenal di contattare per la panchina Ralf Rangnick senza consultarsi con il croato e Paolo Maldini. Boban è uscito allo scoperto con le frasi pronunciate nell'intervista alla Gazzetta dello Sport che hanno determinato un'accelerazione. Potrebbe esserci un incontro risolutivo tra l'ex centrocampista croato e Gazidis. Oppure potrebbe semplicemente arrivare nelle prossime ore una comunicazione da parte del Milan che certifica la separazione con Boban, chiamato appena nove mesi fa nella dirigenza del club rossonero dopo l'uscita di scena di Leonardo.
Boban sta attendendo novità: questa posizione lascia pensare a un provvedimento unilaterale del Milan più che a un risoluzione consensuale. Al di là della formula è chiaro che ormai il rapporto è arrivato al capolinea. Da capire poi cosa succederà con Paolo Maldini che era già presente nell'organigramma rossonero. Ma è stato proprio l'ex capitano milanista il primo a esprimere perplessità sul nome di Rangnick. Anche il direttore dell'area tecnica è vicino ai saluti. Secondo le ultime indiscrezioni, la linea dirigenziale del Milan diventerebbe tutta straniera e senza legami con la storia rossonera. L'arrivo di Rangnick si andrebbe a saldare con la presenza del tedesco Almstadt e del caposcout Moncada. Con un possibile ruolo per l'ex ds di Chelsea e Monaco, Emenalo. Fino al ruolo apicale di Gazidis. In attesa di altri scossoni.
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Il Milan verso il divorzio da Boban e Maldini in uno show down pubblico in cui le ex bandiere hanno provocato la spaccatura e l’inevitabile divorzio. Il progetto del Milan in mano ai vecchi pilastri rossoneri è fallito, ora ci resta il Milan di Elliott, Gazidis e Rangnick. Entusiasmante come quelle traballanti formazioni di inizio stagione….
L’implosione del nuovo Milan
A proposito della spaccatura interna al Milan tra Boban e Maldini da una parte e Gazidis ed Elliott dall’altra – non credo sia poi così fondamentale dare una posizione precisa al presidente Paolo Scaroni… – si registra una giusta e comprensibile sollevazione popolare contro il patron Elliott e il boss Gazidis e a favore delle due ex bandiere milaniste ora finite malamente fuori dalla sala di comando rossonera.
Ma non mi pare che Maldini e Boban pur avendo potuto disporre di fondi notevoli per rinforzare la squadra abbiano raggiunto risultati eccezionali, mentre nemmeno in un monastero francescano sopporterebbero così a cuor leggero due pubbliche e ribelli interviste apertamente contestatrici del frate priore. Nel senso, è evidente che se parli ai media in maniera così dirompente e contestatrice, sai benissimo quali saranno le conseguenze. C’era anche la via delle dimissioni silenziose, così invece penso inevitabilmente che l’hai fatto apposta e volevi uno show down pubblico. Proprio a marcare la differenza di posizioni, e anche un po’ pensando di smarcarti dalle responsabilità. Tutto sulla pelle del Milan stesso. Questo per rimanere nella realtà e non giocare a calcio fra le nuvole.
Detto questo adesso ci resta il Milan in mano all’enimagtico Paul Singer (mai visto…), a Ivan Gazidis che quando arrivò – ricordiamolo anche questo – fu accolto come Napoleone con fanfare e relativo e adeguato stipendio, e al fenomeno Ralf Rangnick in panchina. Che è un po’ come quelle formazioni con Paquetà, Suso e Piatek…
Milano è sempre capitale: Milan e Inter nel cuore dello scontro Per una banale coincidenza o forse per un disegno preciso di chi vuole riprendersi la scena e non ci sta di stare ai margini, Milano e le squadre di Milano sono al centro della polemica feroce, fibrillante, che spacca e divide. Al centro del calcio è tornata nuovamente l' antica capitale del pallone. Il Milan con la sua crisi irrisolta e la perduta grandeur berlusconiana, ormai lontana nel tempo. Le sue ex bandiere Boban e Maldini lasciano la guida del Milan, non adattandosi alla filosofia, le strategie e gli ordini del nuovo proprietario. Praticamente non si sopportano l'uno con l'altro. L' Inter con il ritorno in prima linea sul fronte scudetto e soprattutto nello scontro diretto con la Juve, rivale acerrima. Al centro c'è il problema tecnico del recupero di Juve-Inter, ma in realtà è uno scontro di potere, muscolare, di forza. Tanto da evocare addirittura gli spettri di calciopoli… Solo che stavolta non c'è Moratti
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Napoli, De Laurentiis incontra Mertens: rinnovo più vicino
Il presidente azzurro ha pranzato con l'attaccante belga: la nuova offerta del club è di 4,5 milioni di euro più bonus per due stagioni. Filtra ottimismo sull'accordo
Il Napoli e Dries Mertens sono più vicini. La trattativa per il rinnovo del belga, in scadenza a giugno, ha subito un'accelerata importante nelle ultime ore e, secondo le indiscrezioni che filtrano, le parti sarebbero vicine a raggiungere l'accordo. Il giorno dopo il prezioso successo contro il Torino, che ha lanciato la squadra di Gattuso al sesto posto in classifica, si è svolto l'incontro tra il presidente De Laurentiis e Mertens.
L'offerta di De Laurentiis
Non è un mistero che il belga abbia ricevuto proposte allettanti, su tutte quelle di Inter e Monaco che sognano un colpo importante a parametro zero. Nel pranzo all'Hotel Vesuvio, per superare la concorrenza, De Laurentiis avrebbe alzato a 4,5 milioni di euro più bonus l'offerta biennale al belga, aggiungendo anche un premio extra di 2 milioni di euro in caso di firma. Le parti si rivedranno nei prossimi giorni, ma le sensazioni sono positive.
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Cagliari, esonerato Maran: soluzione interna per la sostituzione
Costano care la sconfitta casalinga contro la Roma e 11 partite senza vittorie. I nomi dei sostituti sono quelli di Andrea Stramaccioni, e di Max Canzi, che sta guidando la Primavera ai vertici del campionato nazionale
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Il lato tragicomico della virulenta uscita social (con tanto di emoticon) del presidente dell'Inter Zhang è dover leggere di un cinese (la cui famiglia è intrecciata mani e piedi col governo dittatoriale comunista) che si preoccuppa della "salute" dei cittadini (italiani).
Una uscita simile perchè non l'ha fatta verso le sue autorità? Avremmo preferito. Di motivi ce ne sono a decine:
- il suo è il Paese che ha sparso il virus per il mondo, nascondendo, tacendo la gravità del morbo e la sua diffusione, impedendo così agli altri di approntare immediate difese e contenere la diffusione
- la Cina è tra le nazioni più insalubri del mondo. Un inquinamento pazzesco, condizioni igienico-sanitarie da terzo mondo o peggio, con commistioni tra uomi e animali che favoriscono, ad ogni lustro o quasi, l'insorgere di queste pestilenze che poi mettono in pericolo la salute dei cinesi e del resto della popolazione mondiale
- la Cina è priva di libertà: è questione di salute pure quella. Un regime dittatoriale che priva il suo popolo delle più elementari libertà. Schiavizza centinaia di milioni di persone, le quali vengono poi sfruttate dal rapace occidente (col consenso del governo) per produrre a costo quasi zero manufatti e lavori vari
- la Cina sconta differenze sociali enormi. Ad una piccola casta di privilegiati (alla quale appartiene Zhang) fa da contraltare una vastissima fetta della popolazione che vive in una sorta di fisso medioevo, sottoposta a condizioni miserevoli e pericolose (per la salute sua e degli altri)
Tutto questo sarebbe stato bello leggere in quel post, che allora sì sarebbe davvero stato umanitario, coraggioso, vero. Invece la salute di cui si preoccupa il cinese Zhang è, più modestamente, solo quella della sua Inter, che non vuole giocare a porte aperte contro la Juventus, volendo approfittare della emergenza sanitaria (provocata dai cinesi) per giocare senza pubblico, azzerando il "fattore campo": occasione imperdibile.
Insomma, nella più bella tradizione cino-comunista, le condizioni le detta lui (come e quando giocare), facendo anche propaganda falsa, la stessa che ha fatto il suo governo col virus pestilenziale, omettendone realtà e pericolosità.
Se Zhang si preoccupa della salute inizi pure da casa sua - che non è l'Inter ma la Cina, il suo popolo, la sua gente.
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Venendo nel merito della questione calcistica, qualcuno deve spiegare a Zhang che la lega può solo proporre delle date. Non tocca a quell'organo decidere sulle porte chiuse o aperte ma a governo e regioni.
Per Lombardia/Veneto/Emilia il governo ha emesso un decreto di divieto di porte aperte e di trasferta per i tifosi di quelle regioni, valido fino all'8 marzo. Il Piemonte al momento non ha fatto altrettanto, come tutto il resto delle regioni italiane, tant'è che a Napoli giovedì l'Inter giocherà in coppa Italia col pubblico presente (ma senza lombardi).
Non è con Dal Pino dunque che Zhang se la dovrebbe prendere, ma semmai col governo e le regioni italiani. Altrimenti dica lui quando e come vuol giocare, cos'è che non gli sta bene, faccia delle proposte, dica la verità, cos'è che vuole esattamente. Qua non siamo in Cina e la verità si può dire senza paura di finire a cogliere il riso in una qualche landa disperata.
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Io voglio sapere perchè il 9 marzo non va bene. Qualcuno me lo può spiegare? Perchè dal post di Zhang non si capisce, Marotta non lo dice chiaro e si resta così sospesi in un limbo dove non si sa più con chiarezza che cosa non sta bene all'Inter e come invece vorrebbe si sistemassero le cose.
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La vogliamo spostare a maggio? Va bene lo stesso. Poi però non lamentiamoci che a quel punto potrebbe essere inifluente ai fini del campionato. Infatti si cerca di recuperarla subito quella partita...ma subito quando se nemmeno il 9 va bene? O si aspetta che si infetti tutto il Piemonte, così da dover per forza giocare a porte chiuse? E' quello il vero significato di: "tenere alla salute"?
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Il 9 marzo, non sposta la famosa sfida scudetto a maggio, e permetterebbe all Inter di recuperare una partita rispetto alla Lazio, ma per qualche motivo non va bene
Poi che si giochi a porte chiuse o no ad oggi è impossibile saperlo
La vogliamo spostare a maggio? Va bene lo stesso. Poi però non lamentiamoci che a quel punto potrebbe essere inifluente ai fini del campionato. Infatti si cerca di recuperarla subito quella partita...ma subito quando se nemmeno il 9 va bene? O si aspetta che si infetti tutto il Piemonte, così da dover per forza giocare a porte chiuse? E' quello il vero significato di: "tenere alla salute"?
Spostarla a maggio e giocarne un altra cosa che cambia per la salute pubblica
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