Originariamente Scritto da Sean
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Ultima ora: "Juventus-Inter rischia di essere rinviata, decisione in mattinata"
Porte ancora chiuse, ma anche l’ipotesi di un rinvio di metà delle giornata calcistica. Al termine di una giornata convulsa e piena di sussurri su un nuovo ribaltone, la Serie A rimane ancora ferma alla decisione di giovedì sera: cinque partite nel deserto, compresa la sfida scudetto fra Juventus e Inter, che dovrebbe svolgersi regolarmente ma senza pubblico, domani alle 20,45. In ogni caso, non ci sarà diretta tv in chiaro. Con Juve-Inter si giocherebbero, il condizionale è ancora d’obbligo, a porte chiuse anche Udinese-Fiorentina, pure se il governatore friulano Massimiliano Fedriga continua a chiedere il rinvio, Milan-Genoa, Parma-Spal e Sassuolo Brescia.
IL PIANO A
Per tutta la giornata si era lavorato ad un altro scenario, che è ancora in piedi perché la Lega di A continua a tenersi una porta aperta. Ma di che cosa è fatto il piano B, anzi A, perché a un certo punto è diventata la prima scelta? Rinviare tutte le partite “chiuse” per evitare di dare l’idea di un Paese costretto a violentare il suo spettacolo sportivo preferito con un’atmosfera innaturale. Juve-Inter significa una platea televisiva di 170 paesi collegati, uno spot non solo calcistico in queste circostanze, uno spot che però dovrà inevitabilmente presentare l’immagine di un’Italia ancora sotto scacco per l’emergenza coronavirus. Il piano era stato costruito con tutti i protagonisti, dalla Federcalcio alla Lega al Coni, con la regia del ministro dello sport Vincenzo Spadafora. Era lui a provare a sondare il consiglio dei ministri in serata. Ma la proposta avrebbe potuto trovare un varco soltanto con la certezza di una fine delle “misure di contenimento” per la giornata di venerdì. E invece la situazione a macchia di leopardo, le diverse situazioni fra regione e regione, creavano troppe situazioni di incertezza. È un rischio grande per tutto il campionato: trovarsi non con una, ma con due giornate e mezzo da recuperare. Una montagna troppo alta per poter pretendere di scollinarla senza danni. Le porte chiuse tornavano dunque a prendersi la scena. Un passaggio doloroso, tanto più in una giornata calcistica così importante, ma ora difficile da evitare. Comunque il dilemma rinvio/porte chiuse è ancora tale. Il governo oggi si confronterà con la commissione scientifica e le regioni e da questo dialogo dipenderanno le scelte della Lega di A, che è l’autorità titolata per prendere la decisione finale.
La Gazzetta dello Sport
Porte ancora chiuse, ma anche l’ipotesi di un rinvio di metà delle giornata calcistica. Al termine di una giornata convulsa e piena di sussurri su un nuovo ribaltone, la Serie A rimane ancora ferma alla decisione di giovedì sera: cinque partite nel deserto, compresa la sfida scudetto fra Juventus e Inter, che dovrebbe svolgersi regolarmente ma senza pubblico, domani alle 20,45. In ogni caso, non ci sarà diretta tv in chiaro. Con Juve-Inter si giocherebbero, il condizionale è ancora d’obbligo, a porte chiuse anche Udinese-Fiorentina, pure se il governatore friulano Massimiliano Fedriga continua a chiedere il rinvio, Milan-Genoa, Parma-Spal e Sassuolo Brescia.
IL PIANO A
Per tutta la giornata si era lavorato ad un altro scenario, che è ancora in piedi perché la Lega di A continua a tenersi una porta aperta. Ma di che cosa è fatto il piano B, anzi A, perché a un certo punto è diventata la prima scelta? Rinviare tutte le partite “chiuse” per evitare di dare l’idea di un Paese costretto a violentare il suo spettacolo sportivo preferito con un’atmosfera innaturale. Juve-Inter significa una platea televisiva di 170 paesi collegati, uno spot non solo calcistico in queste circostanze, uno spot che però dovrà inevitabilmente presentare l’immagine di un’Italia ancora sotto scacco per l’emergenza coronavirus. Il piano era stato costruito con tutti i protagonisti, dalla Federcalcio alla Lega al Coni, con la regia del ministro dello sport Vincenzo Spadafora. Era lui a provare a sondare il consiglio dei ministri in serata. Ma la proposta avrebbe potuto trovare un varco soltanto con la certezza di una fine delle “misure di contenimento” per la giornata di venerdì. E invece la situazione a macchia di leopardo, le diverse situazioni fra regione e regione, creavano troppe situazioni di incertezza. È un rischio grande per tutto il campionato: trovarsi non con una, ma con due giornate e mezzo da recuperare. Una montagna troppo alta per poter pretendere di scollinarla senza danni. Le porte chiuse tornavano dunque a prendersi la scena. Un passaggio doloroso, tanto più in una giornata calcistica così importante, ma ora difficile da evitare. Comunque il dilemma rinvio/porte chiuse è ancora tale. Il governo oggi si confronterà con la commissione scientifica e le regioni e da questo dialogo dipenderanno le scelte della Lega di A, che è l’autorità titolata per prendere la decisione finale.
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