Originariamente Scritto da Sean
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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Per vedere dopo 8 anni un ottavo di finale di champions a Milano hanno dovuto aspettare una squadra non di Milano: il calcio ha una fine ironia per farci capire tante cose....ma di noi
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da salsa Visualizza Messaggioallora speriamo, se dovesse passare il turno anche la juve, di non beccarli....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioQuesti se passano possono fare come l'Ajax l'anno scorso: la scheggia impazzita.
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioMeglio di no. Sappiamo che l'Atalanta è cliente ostico e i derby in Europa non mi piacciono.
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Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Champions League all’italiana, l’Atalanta batte il Valencia sommergendolo con una valanga di gol (4-1). Hateboer (doppietta), Ilicic e Freuler martellano la difesa spagnola e ora ci sono grandi possibilità di passare addirittura ai quarti. Insomma in un San Siro stracolmo di tifosi bergamaschi non ci sono il Milan o l’Inter a rendere orgoglioso il calcio italiano, ma il gruppo straordinario di Gasperini che ora sorprende anche l’Europa. Un’impresa storica a suon di gol: se non fosse che la storia in questa Champions l’Atalanta l’aveva già fatta. Ma a quanto pare non vuole fermarsi più…
Atalanta-Valencia 4-1
Una serata indimenticabile, da brividi, a San Siro, nel tempio del calcio italiano. Ma senza Milan o Inter che sono di casa e invece qui non ci sono. Piuttosto c’è, e come si vede, una squadra che oggi è un fiore all’occhiello non solo di Bergamo ma di tutto il calcio italiano.
L’ Atalanta ha vinto una partita straordinaria, quasi storica se non fosse che di partite storiche, in questa prima Champions League, per la squadra di Gasperini ce ne erano state anche altre: penso soprattutto ai tre gol segnati allo Shakhtar Donetsk in Ucraina a ottenere un già clamoroso passaggio del turno. Per curiosità, allora i gol fondamentali furono di Castagne, Pasalic e Gosens, a San Siro sono stati di Hateboer, Ilicic e Freuler. A dimostrarci che l’ Atalanta non è solo un giocatore o due grandissimi, ma un collettivo di formidabili atleti che hanno grandissime capacità di andare in gol. Il ritmo record di gol che l’ Atalanta ha nel campionato italiano, ora sembra averlo preso anche in Champions League.
I quattro gol martellati addosso al Valencia, un grande avversario, in questa già sorprendente andata dei quarti di finale di Champions, rimarranno per sempre negli occhi dei tifosi bergamaschi accorsi in massa e in pellegrinaggio a San Siro. Non si poteva pretendere che la partita di San Siro fosse assolutamente perfetta, qualcosa in difesa l’ Atalanta ha rischiato, il Valencia ha preso un palo, Gollini ha dovuto fare parate batticuore, tra cui una su Maxi Gomez straordinaria, ma francamente in Champions League lo trovo più che normale. L’ Atalanta non è un club che può vincere e stravincere senza discussione, dominando totalmente per 90′, non si può pretendere che non ci sia una flessione finale, fisica e psicologica, se sei andato a 100 all’ora per oltre un’ora.
L’ Atalanta non è più una novità, è una squadra in forte progressione nei risultati, in Italia è da almeno due anni una squadra di alta classifica, Gasperini le ha dato gioco, coraggio, una forte identità, ha costruito un gruppo motivato e molto legato in cui i nuovi si alternano ai vecchi senza traumi.
Gasperini avrebbe avuto la possibilità di lasciare e firmare per un cosiddetto grande club, ma l’Atalanta non è oggi un grande club? non è una squadra che lotta per traguardi ambiziosi? E’ rimasto Gasperini insieme ai giocatori principali proprio perché sapeva che poteva togliersi grandi soddisfazioni.
Ci sono mutazioni ed evoluzioni interessanti se non addirittura travolgenti nell’ Atalanta di oggi. Non più solo Gomez, Ilicic e Zapata – un trio che fino allo scorso anno sembrava insicindibile – oggi Gasperini spiazza gli avversari giocando senza centravanti di ruolo e sfruttando la tecnica, la velocità e la capacità di palleggio degli attaccanti e non solo. Giocatori come De Roon, Freuler, Hateboer ne hanno rafforzato l’ossatura. L’ Atalanta è una piccola grande squadra di splendidi operai, una lezione che viene dal basso a tutto il calcio italiano (insieme alla Lazio). E da oggi non solo al calcio italiano…
CHAMPIONS LEAGUE 2019-2020 Ottavi di finale, andata Atletico Madrid - Liverpool 1-0 (4' Saul AM, ) Borussia Dortmund - Psg 2-1 (69' Haaland BD, 75' Neymar Psg, 77' Haaland BD) Mercoledì 19 febbraio 2020 Atalanta-Valencia 4-1 (16' Hateboer A, 42' Ilicic A, 57' Freuler A, 62' Hateoboer, 66 Cheryshev V) Tottenham - RB Lipsia 0-1 (58' Werner rig RBL) Martedì 25 febbraio 2020 Chelsea - Bayern Monaco Napoli-Barcellona Mercoledì 26 febbraio 2020 Lione - Juventus Real Madrid - Manchester City *** Atalanta-Valencia 4-1 Una serata indimenticabile, da brividi, a San Siro, nel tempio del calcio italiano. Ma senza Milan o Inter che sono di casa e invece qui non ci sono. Piuttosto c'è, e come si vede, una squadra che oggi è un fiore all'occhiello non solo di Bergamo ma di tutto il calcio italiano. L' Atalanta ha vinto una partita straordinaria, quasi storica se non fosse che di partite storiche, in questa sua prima Champions League, per la squadra di Gasperini ce ne erano state anche altre: penso...ma di noi
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Questa Atalanta ha ribaltato il modo di concepire il calcio
Quella che sta entrando nei quarti di Champions è una squadra matura, quasi anziana, mentre la tendenza delle big è spendere molto per comprare i giovani migliori
di Mario Sconcerti
L’Atalanta non ha ribaltato solo il Valencia, ma l’intero modo di concepire il calcio. L’ultima certezza è spendere molto per comprare i giovani migliori. Quella che sta entrando nei quarti di Champions è una squadra matura, quasi anziana. I suoi giocatori più giovani sono Gollini e Pasalic che hanno 25 anni, i suoi migliori sono Gomez ed Ilicic che ne hanno 32. Gasperini e Percassi hanno rovesciato la regola: l’esperienza, la bravura, contano più dell’età. Per l’Atalanta i giovani esistono ma sono attori di bilancio. Si prendono, si battezzano e si rivendono al volo facendosi pagare il marchio. A gennaio l’Atalanta ha finanziato il futuro dei «vecchi» vendendo Barrow e Kulusevski. È esattamente l’opposto delle strategie di tutti. Ed è alla fine quello che fa dell’Atalanta un esempio unico, invidiato da tutti, ma lontano, intoccabile. Perché non pensabile. Nessuno per strada riconoscerebbe Giovanni Sartori, da almeno 25 anni il miglior talent scout italiano, forse europeo.
Nessuno lo conosce, vede qualunque partita fuorché quelle dell’Atalanta, perché nel frattempo è in altri stadi a cercare altri giocatori. Non esiste in Europa un modello del genere, sono tutti sulla banalità del bene, frequentatori di microfoni, spendere molto per giocatori bravi dalla produttività comunque incerta. L’Atalanta è come inventasse la sua strada con il respiro di una guida indiana, sa sempre dove andare, come sfuggire agli stupidi uomini bianchi. Così sopravvive una razza e si seleziona. Così Bergamo sta dando una lezione di vita a tutto il resto del mondo. Non solo Gasperini, non solo Gomez ed Ilicic. La classe e la diversità sono dovunque in questo artigianato divenuto industria . E non cercate di imitarla. Si possono imitare i ricchi, non i bravi.
CorSera...ma di noi
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Ludogorets-Inter, formazioni: Conte dà via libera a Eriksen. Nerazzurri per risollevarsi
In Bulgaria il danese in campo dall’inizio. Il tecnico: «Il ko con la Lazio brucia». Lombardi in campo per l’orgoglio e il portafoglio: la coppa di scorta vale 25 milioni
Senza otto giocatori, lasciati a casa da Antonio Conte per un motivo o per l’altro, e con l’obbligo di ripartire dopo le due sconfitte contro Napoli e Lazio, l’Inter si riaffaccia in Europa League per distendere i nervi e ricominciare a vincere. Nell’andata dei sedicesimi della coppa di riserva, in cui farà il suo esordio ufficiale anche la Var, i nerazzurri trovano il Ludogorets, una sorta di Juventus bulgara capace di vincere gli ultimi otto titoli di fila, grazie ai milioni del presidente Kiril Domuschiev, un Abramovich in miniatura, che ha costruito un impero scommettendo sull’industria farmaceutica, creando una flotta mercantile e entrando nel mondo dei media.
Il Ludogorets, imbattuto in campionato, è il suo giocattolo con cui però spera stasera di divertirsi Christian Eriksen, finito in panchina nelle ultime tre uscite. Il piccolo stadiolo di Razgrad, cittadina di appena 55 mila abitanti, ancora davvero bulgara e con inconfondibili tratti post sovietici, è il luogo scelto da Conte per sperimentare e lanciare il danese titolare, per provare come gli cade addosso il nuovo vestito nerazzurro. «Vedo troppa ansia su Eriksen, l’inserimento è positivo, sono sereno. Mi aspetto una crescita individuale dei giocatori, se arriva ne beneficia tutto il collettivo», sottolinea l’allenatore.
Eriksen è la sintesi perfetta del momento Inter e del suo mondo: grandi possibilità, espresse però solo in parte. Può essere proprio il centrocampista sbarcato a gennaio a far fare l’ultimo e più difficile salto, quello mentale.
Bisogna credere in ciò che facciamo, aveva detto Conte dopo la sconfitta contro la Lazio, costata il primo posto. Uno schiaffo da cui l’ambiente deve ancora riprendersi, «è un risultato che brucia» ammette l’allenatore. Il match con il Ludogorets è il primo rilancio minimo dopo aver perduto il piatto grosso, ma snobbare l’Europa League non è consentito. Arrivare in fondo vale circa 25 milioni, ma è soprattutto una questione d’orgoglio: «Se siamo veramente forti dobbiamo dimostrarlo, magari alzando un trofeo a fine stagione», evidenzia Andrea Ranocchia.
Una situazione simile, con due sconfitte una dietro l’altra, l’Inter l’aveva vissuta pure all’andata quando fu disarcionata da Barcellona e Juventus. Seppe ripartire allora, deve farlo oggi, e il Ludogorets, una sorta di pensionato per calciatori brasiliani di seconda classe, è l’occasione giusta per recuperare, oltre a Eriksen, anche Alexis Sanchez. Il cileno dopo l’intervento si è rivisto a tratti, in Bulgaria ha una chance per tornare a segnare. L’obiettivo, nonostante il turnover, è chiudere subito la pratica qualificazione per rituffarsi così sulla rincorsa a Lazio e Juventus. Recuperare si può, bisogna solo crederci.
CorSera...ma di noi
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Roma, Fonseca: ''La pressione è un alibi, ma qui c'è una negatività che non capisco''
Il tecnico portoghese alza la voce alla vigilia della sfida di Europa League contro il Gent: ''Nessun problema all'interno dello spogliatoio''. Nel 2020 sei sconfitte in nove partite: ''Dobbiamo ritrovare serenità e fiducia''
Paulo Fonseca alza la voce. Alla vigilia dell'andata dei sedicesimi di finale di Europa League contro il Gent, il tecnico giallorosso si sfoga in conferenza stampa: "Qui a Roma si crea una negatività che io non capisco. La prima cosa che mi è stata detta da molte persone quando sono arrivato è che qui è molto difficile perché c'è una grande pressione. Ma la pressione esiste ovunque, qui diventa una scusa".
"Nessun problema nello spogliatoio"
Quello attuale è probabilmente il momento più difficile per Fonseca nella sua esperienza italiana: in campo i giallorossi faticano (nel 2020 6 sconfitte in 9 partite e quarto posto in Serie A distante 6 punti), inoltre l'imminente cambio societario con le voci su possibili ombre sul futuro dello stesso tecnico portoghese (e del ds Petrachi) evidentemente non aiutano. L'ex tecnico dello Shakhtar però cerca di scacciare la negatività: "Se un allenatore non vuole avere pressioni non può allenare grandi squadre che vogliono vincere, non può allenare la Roma - spiega - La pressione esiste ovunque, e per me questo non è un problema. Io sono qui e sono pronto per questo e so bene che quando non si vince le critiche aumentano. Non è diverso da quanto succede altrove, ma qui diventa una scusa perché si dice che a Roma è molto difficile". Smentiti poi presunti attriti con la società: "Ora è più facile inventare cose di spogliatoio, problemi tra giocatori, allenatore e società. E' più facile, ma penso che non sia giusto. Stiamo lavorando in modo onesto, senza nessuna intenzione di nascondere qualche cosa. Non è giusto quando si inventano situazioni che non esistono".
"Dobbiamo ritrovare serenità e fiducia"
In questi casi l'unica ricetta è la vittoria. E allora testa solo al Gent: "Dobbiamo ritrovare serenità, il nostro lavoro ora è tornare ad essere una squadra fiduciosa, che crede sia possibile vincere le partite contro ogni avversario. In pochi credono nelle nostre possibilità in campionato, ma noi pensiamo che rimontare sia possibile. In questo momento è molto importante recuperare la squadra di qualche settimana fa senza creare alcun tipo di pressione". Chiusura su Lorenzo Pellegrini: "E' vero che è stato fuori per infortunio ma non ha alcun problema fisico. Il problema è il momento della squadra e Lorenzo, in questo momento, ha accusato di più la responsabilità".
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Spagna, è pieno Barçagate: c'è aria di dimissioni al vertice. Messi: "E' tutto molto strano"
Il presidente Bartomeu ha convocato una riunione d'urgenza della "Comisión Delegada", una sorta di direttivo, per la questione della società pagata per attaccare personaggi scomodi. Piqué ad un giornalista filopresidenziale: "Burattino". L'argentino: "Amo questo club, ma sono sorpreso da questa vicenda"
Non si calmano le acque in casa Barcellona. Dopo l'incontro di ieri con i quattro senatori dello spogliatoio (Messi, Piquè, Busquets e Sergi Roberto) e successivamente con Quique Setien, il presidente del club, Josep María Bartomeu ha convocato una riunione d'urgenza della "Comisión Delegada", una sorta di direttivo alla quale parteciperanno i quattro vicepresidenti, la segreteria della giunta (convocata per venerdì 21 prima che scoppiasse il Barçagate), e il CEO del club, Oscar Grau. Lo riporta il sito del quotidiano catalano "Sport" precisando che il motivo della riunione, ovviamente, riguarda i presunti contratti con la I3 Venture per creare flussi di opinione sui social e, attraverso una serie di account fittizi su Twitter e Facebook, attaccare personaggi 'scomodi' per la dirigenza promuovendo al contempo l'immagine della giunta direttiva, a partire da Bartomeu.
Il tweet di Piqué
Dunque è pieno Barçagate, anche perchè alcuni organi di informazioni spagnoli parlano di prime dimissioni da parte dei massimi dirigenti della società. E non stempera certo gli animi un tweet di Gerard Piqué. Dura infatti la risposta del difensore al giornalista Marçal Llorente, strenuo difensore della gestione Bartomeu: "Da molti anni conosco l'ambiente del Barcellona e l'idiosincrasia dei soci, e fortunatamente sono sempre meno manipolabili e più intelligenti, sanno perfettamente identificare chi vuole arrivare al Barcellona per usarlo per i propri interessi mediatici, politici ed economici", l'analisi che Piquè ha commentato con un secco "Titella", "Burattino".
Messi: "E' tutto molto strano"
Il leader della squadra blaugrana, Leo Messi, in un'intervista al Mundo Deportivo non si sbilancia, parlando di "storia strana" e tutta da verificare, ribadendo però il suo amore per Barcellona, che definisce "casa mia". Bartomeu ha anche convocato e parlato con i capitani della situazione, come ha confermato Messi: "La vicenda mi ha sorpreso, il presidente ci ha detto le stesse cose espresse nella conferenza stampa, non posso aggiungere altro. Io trovo comunque strano che accada qualcosa del genere. Ma hanno anche detto che ci sarebbero delle prove. Dovremo aspettare per vedere se è vero o no. Non possiamo dire molto e aspettare di vedere cosa succede con tutto questo. Davvero, mi è sembrato un caso strano".
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Manchester City sotto accusa anche per il periodo post 2016: rischio di nuove sanzioni
Tutto questo sempre per le presunte sponsorizzazioni fittizie che stanno dando dei grossi grattacapi al club inglese già estromesso per 2 anni dalle coppe europee
Non c’è pace per il Manchester City. Colpito dalla sentenza dell’Uefa che lo ha escluso per due stagioni dalla Champions (più multa da 30 milioni di euro), il club inglese potrebbe essere costretto ad affrontare altri indagini dal parte del massimo organismo continentale - sempre in tema di Financial Fair Play - che adesso ha intenzione di accertare il periodo post 2016 senza voler fare un passo indietro. Tutto questo sempre per le presunte sponsorizzazioni fittizie che stanno dando dei grossi grattacapi (eufemismo) allo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan.
Nuove accuse
Il periodo finito sotto accusa finora è quello riguardante il quadriennio 2012-2016, venuto alla luce grazie alla pubblicazione del giornale tedesco Der Spiegel della sua inchiesta Football Leaks nel novembre del 2018 con la rivelazione dell’esistenza di alcune e-mail che accusavano il Manchester City di gonfiare le entrate nel suo bilancio. Soprattutto grazie alla sponsorizzazione di Etihad, la compagnia aerea controllata dalla stessa proprietà dei Citizens (è lo sponsor della maglia e dà il nome dello stadio). Nella stagione 2015-2016, il valore della sponsorizzazione ammontava a 67,5 milioni di sterline all’anno. Secondo i files dell’inchiesta solo otto di quei milioni provenivano direttamente da Etihad. Il resto sarebbe stato finanziato dallo sceicco Mansour, un membro della famiglia reale di Abu Dhabi. In passato l’Uefa su questo argomento aveva lasciato un po’ correre, forse anche per mancanza di prove. Ma ora che le responsabilità sono state accertate dal Club Financial Control Body - in attesa, certo, del ricorso della formazione britannica al Tas di Losanna - ecco che il massimo organismo continentale adesso indagherà sulle sponsorizzazioni degli ultimi quattro anni. Nel frattempo, ai tifosi resta la paura per la portata delle eventuali penalità in classifica che potrebbe avere il Manchester City in questa stagione e per il titolo vinto nel 2014, che rischia - secondo alcuni tabloid britannici - di essere revocato.
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