Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • GoodBoy!
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    che poi tra ottimi giocatori e top players io conto

    scszny
    deligt
    bonucci
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    dybala
    Ronaldo

    gli altri o ex giocatori (kedhira, higuain) o perennemente rotti (ramsey, costa) o inadeguati a certe intensità (pjanic rabiot) o semplici mesterianti (Sandro Cuadrado matuidi)
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    • Nasser95
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      che poi tra ottimi giocatori e top players io conto

      scszny
      deligt
      bonucci
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      Ronaldo

      gli altri o ex giocatori (kedhira, higuain) o perennemente rotti (ramsey, costa) o inadeguati a certe intensità (pjanic rabiot) o semplici mesterianti (Sandro Cuadrado matuidi)
      cambierei anche alex sandro,ormai non crossa come prima,da almeno due anni,sembra finito,cuadrado ha una certa età,non convince a livello difensivo,a volte fa errori banali.
      (ride)

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        Corsa scudetto: la Lazio ha tutto per arrivare in fondo, è completa e cresciuta

        Ha il miglior centrocampo d’Italia, il capocannoniere del campionato e i suoi giocatori sono perfetti per i ruoli che devono ricoprire

        La Lazio, che pochi hanno preso in considerazione finora, è forse la più completa tra le tre squadre di testa. Per avere un’idea basta un piccolo dato: ha subito gli stessi gol dell’Inter (20) e ne ha segnati 5 in più. Ha il miglior centrocampo d’Italia (Leiva-Milinkovic-Luis Alberto) e forse il miglior centrocampista in assoluto (Luis Alberto).

        Ha avuto la fortuna di crescere in silenzio, inaspettata e quasi non gradita in una corsa classica come quella tra Juve e Inter. È anzi il suo riferimento, la spontaneità con cui è rimasta attaccata alle prime, a mettere qualche dubbio sulle capacità universali di Juve e Inter. La Lazio ha il capocannoniere del campionato, Immobile, 5 reti più di Ronaldo, 8 più di Lukaku. I suoi giocatori normali, come Radu, Felipe ma soprattutto Lulic e Lazzari, sono specifici, perfetti per quei ruoli. E ha infine un fantasista d’attacco eccezionale e fragile, Correa.


        Non ha riserve, ma non le vuole. Inzaghi ha costruito un gruppo, non vuole sfinirlo, ma nemmeno disturbarlo. Conta sulla felice disgrazia di non avere più partite da giocare a metà settimana. La Lazio è una squadra semplice, ma con corsa e qualità, più tante piccole varianti che Inzaghi dedica ogni volta all’avversario di turno. È in generale una seconda squadra che si è però completata spontaneamente fino a raggiungere le avversarie.

        La Juve avrebbe più fantasia, ma si è abituata a non mostrarla. Manca storia alla Lazio, l’abitudine ai cammini lunghi. Ma sono anni che è la seconda in Italia per vittorie, un modello scorbutico di società, testardo come il suo presidente, ma estremamente razionale. Ha battuto quest’anno la Juve due volte su due, in questo momento si fa preferire come uomini e qualità. Troverà l’Inter domenica, un avversario che le assomiglia per decisione e corsa, ma mentre l’Inter comincia ad allargarsi nella coscienza di tutti, la Lazio resta ancora una specie di sorpresa. Credo sia un errore. In una stagione di nuovi transiti, la Lazio ha tutto per arrivare fino in fondo.



        CorSera
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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          Lazio, Inzaghi non si nasconde più: si punta allo scudetto

          Contro il Parma è arrivato il diciottesimo risultato utile consecutivo che ha portato a 14 i punti di vantaggio dalla Roma quinta e a uno solo di svantaggio dalla coppia Inter-Juve. Il club non aveva mai conquistato 53 punti nelle prime 23 giornate di campionato

          La Lazio che sogna il tricolore è figlia della gestione Simone Inzaghi, cominciata in sordina nel 2016 dopo il mancato arrivo di Bielsa. Alla quarta stagione sulla panchina biancoceleste, adesso il tecnico punta al bersaglio grosso grazie ai gol di Ciro Immobile, gli assist di Luis Alberto, le chiusure difensive di Acerbi e soprattutto grazie alla sua paziente e sapiente guida.

          Ormai è inutile nascondersi

          Simone Inzaghi ha il merito di aver spinto un gruppo di calciatori a superare se stessi, fino a raggiungere lo stesso livello di Inter e Juventus, protagoniste annunciate ancor prima dell'inizio della stagione. La Lazio no, è andato contro ogni pronostico, ma adesso non vuole più fermarsi e davanti ai 60mila dell'Olimpico proverà a scavalcare l'Inter di Antonio Conte domenica sera in occasione dello scontro diretto. Continuare a pensare solo alla qualificazione in Champions League ha poco senso arrivati a questo punto. "Siamo lì, non siamo stupidi, lottiamo sino alla fine", ha ammesso Luis Alberto dopo il successo sul Parma, diciottesimo risultato utile consecutivo dei biancocelesti in campionato (record) che ha portato a 14 i punti di vantaggio dalla Roma quinta in classifica. Il pass per l'Europa che conta appare una formalità, mentre è tutta da scrivere la corsa scudetto.

          Una Lazio da record

          La Lazio non aveva mai conquistato 53 punti nelle prime 23 giornate di campionato. Neanche nei campionati dei due scudetti: nel 1973-74 il gruppo di Maestrelli ne raccolse 49 (calcolando 3 punti per vittoria), nel 1999-2000 quello di Eriksson 46. La squadra di Inzaghi non incappa in un ko proprio dalla sfida con l'Inter del girone d'andata, da quel 1-0 di San Siro dello scorso 25 settembre. Da allora a Formello si sono messi a correre come e più delle prime della classe, hanno registrato la difesa (la meno battuta in Serie A assieme a quella di Conte) senza perdere incisività in attacco (più prolifica in campionato c'è solo l'Atalanta). Il 3-5-2 costruito da Inzaghi nasce per "mettere i calciatori in condizione di rendere al meglio", per sfruttare il talento dei suoi uomini, comprese le cosiddette riserve. Basti pensare che al Tardini contro il Partma, per la prima volta in stagione, e considerando l'undici composto dai giocatori con maggior minutaggio, la Lazio è scesa in campo senza cinque titolari: Radu, Lazzari, Lulic, Milinkovic e Correa. Insomma, la forza del gruppo per provare a tener testa ad avversari di ben altro livello, se non sportivo sicuramente economico visto che la rosa capitolina vale 326,45 milioni di euro secondo il portale specializzato Transfermarkt, meno della metà di quelle di Juventus (762,50 mln) e Inter (683,40 mln). Il calcio dei ricchi però non sempre ha la meglio e magari la previsione fatta da Inzaghi un paio d'anni fa ("aspetteremo 30 o 40 anni per avere un altro Leicester e non spunterà in Italia") sarà smentita proprio dalla sua Lazio.

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            Napoli, la coppa Italia per ripartire: Gattuso si aspetta la reazione


            Squadra subito in campo dopo la sconfitta con il Lecce, mercoledì al Meazza contro l'Inter la semifinale di andata. Manolas farà coppia con Koulibaly, spazio dal 1' anche per Elmas, Callejon e Mertens

            Subito in campo, per guardarsi in faccia dopo il grave passo falso al San Paolo contro il Lecce e soprattutto per cercare di voltare pagina, con dietro l'angolo la trasferta di mercoledì sera al Meazza contro l'Inter, valida come semifinale d'andata della Coppa Italia. Per il Napoli si tratterà di una delle ultime chance per invertire il corso della stagione, che finora è stata molto deludente. Ma Rino Gattuso dovrà fare i conti anche con il morale molto basso dei suoi giocatori, che si sono presentati in mattinata al centro sportivo di Castel Volturno con la testa bassa. Gli azzurri erano infatti convinti di essere usciti dal tunnel grazie alle vittorie contro Lazio, Juventus e Sampdoria e non si aspettavano quindi di trovarsi un'altra volta con le spalle al muro, nonostante i recenti progressi fatti con il nuovo allenatore.


            La mancanza di equilibrio

            Nei 90' con il Lecce sono invece riemersi di colpo tutti i fantasmi del passato e si è visto all'opera un Napoli squilibrato: fragile in difesa, disordinato a centrocampo e quasi mai incisivo in attacco. Addirittura controproducente si è rivelato il rientro di Koulibaly, che era stato fermo due mesi per un infortunio muscolare e nella partita di domenica al San Paolo è stato tra i peggiori. Il difensore senegalese dovrebbe essere comunque confermato tra i titolari contro l'Inter, in coppia con il rientrante Manolas al centro del reparto arretrato. Rischiano invece il posto Lobotka, Politano e Milik, con Elmas, Callejon e Mertens in rampa di lancio. In porta è infine probabile la conferma di Ospina, favorito su Meret.

            Mercoledì c'è l'Inter in coppa

            Il campionato è ormai compromesso e Gattuso si aspetta una reazione immediata in Coppa Italia. Il tecnico non vuole alibi per l'ennesimo errore arbitrale che ha penalizzato il Napoli e dopo la sconfitta contro il Lecce ha lasciato che fosse la società ad alzare la voce, con la protesta del direttore sportivo Cristiano Giuntoli. Ma tra i giocatori c'è molto malumore per il netto rigore negato a Milik, emblematico di una stagione che non vuole saperne di addrizzarsi. A San Siro contro l'Inter non potranno esserci nemmeno i tifosi residenti in Campania, ai quali è stata vietata la trasferta per motivi di ordine pubblico.

            Squadra subito in campo dopo la sconfitta con il Lecce, mercoledì al Meazza contro l'Inter la semifinale di andata. Manolas farà coppia con K…
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              Milan, un derby da 'correggere' in fretta: giovedì arriva la Juve

              La difesa e l'inesperienza: Pioli e Ibrahimovic hanno individuato le cause della clamorosa rimonta subita con l'Inter. Ora in vista della gara di Coppa Italia contro i bianconeri è necessario trovare la cura

              Maggiore attenzione ai compiti difensivi e più esperienza nella gestione del vantaggio. Sono i due punti evidenziati da Pioli e Ibrahimovic al termine del derby perso con l’Inter dopo la clamorosa rimonta nerazzurra nel secondo tempo. L’allenatore e il leader morale del gruppo rossonero hanno subito fotografato le due principali lacune. Due fattori sui quali lavorare rapidamente visto che giovedì il Milan sarà atteso da un’altra partitissima: l’andata della semifinale di Coppa Italia con la Juventus. Un’altra serata con un grande ambente: sono già stati venduti 60.000 biglietti. Possibile arrivare a quota 70.000, un traguardo estremamente significativo per una gara di Coppa Italia.

              Questa volta i rossoneri avranno la spinta del pubblico a favore (il derby si giocava in casa dell’Inter). A casa Milan si stanno approfondendo tutti gli aspetti che hanno portato alla sconfitta nella stracittadina. Resta la consapevolezza che il derby sia una partita particolare perché finora in questa stagione la squadra era stata abbastanza abile a difendere il vantaggio. Raramente era stata rimontata. Ma si riconosce anche che i giocatori avrebbero dovuto trovare la forza e la calma per rompere la risalita veemente dell’Inter. Quella componente è mancata nel momento decisivo del secondo tempo. Pioli approfitterà degli ultimi allenamenti prima dell’incontro con la Juventus per lavorare sugli aspetti di applicazione difensiva individuale che sono mancati contro l’Inter. A -10 punti dalla zona Champions, la Coppa Italia diventa ancora di più un obiettivo fondamentale. Impossibile fallire un altro appuntamento decisivo dopo quel bruciante secondo tempo con l’Inter.

              La difesa e l'inesperienza: Pioli e Ibrahimovic hanno individuato le cause della clamorosa rimonta subita con l'Inter. Ora in vista della gara di Coppa…
              Last edited by Sean; 11-02-2020, 08:47:59.
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                Juventus, il fragile Douglas Costa: ha già saltato un intero campionato

                Ennesimo stop per il brasiliano, out per la sfida di Champions con il Lione e quasi sicuramente per il big match contro l'Inter. Da quando è a Torino ha già marcato visita in 39 partite

                Prima il ritorno da Verona senza punti e con una dura lezione di umiltà, ma anche di efficacia, da parte della squadra di Juric. Quindi l'ennesima tegola proveniente dal J Medical: Douglas Costa resterà fuori "circa 15/20 giorni", rifacendosi alle parole utilizzate dalla Juventus nel comunicato pubblicato oggi. Una "lesione muscolare di basso grado del bicipite femorale della coscia sinistra", l'ennesimo stop per il brasiliano, tanto guizzante e funambolico nei dribbling quanto fragile a livello muscolare. Un ko che terrà l'esterno brasiliano lontano dai campi fino alla fine di febbraio, costringendolo a saltare l'andata degli ottavi di Champions League contro il Lione e, vista la necessaria cautela nel trattare l'ennesimo infortunio, anche la sfida scudetto contro l'Inter del 1 marzo.

                Già 39 partite saltate

                Mentre Costa si ferma, il tassametro delle partite saltate continua a correre, partendo da una cifra già di per sé elevata: 39 le partite saltate in 3 anni, una media che sarà aggiornata ma che al momento è di 13 partite a stagione. Tante, troppe per poter pensare di fare affidamento sul brasiliano, capace di spaccare le partite quando è in condizione: la domanda che si pongono in molti è per quanto Douglas Costa riesca ad esserlo. La prima stagione in bianconero, appena arrivato dal Bayern Monaco, fu quella in cui si infortunò di meno: però, osservando lo storico del calciatore, emergono al Bayern una serie di noie fisiche, specialmente muscolari, da non sottovalutare. Nella stagione 2016/2017, l'ultima in Baviera, fu costretto a restare lontano dai campi per quasi 90 giorni solo per problemi muscolari: una tipologia di infortuni che facilmente si ripresenta quando si alza il livello delle prestazioni.

                La buona notizia per Sarri è arrivata invece da Danilo, rientrato parzialmente in gruppo: un mezzo sorriso che non azzera totalmente la brutta notizia di Douglas Costa, ma che almeno restituisce all'allenatore bianconero un'opzione in difesa.


                In vista del Lione

                Costa non sarà a disposizione della sfida di andata contro il Lione del 26 febbraio, primo appuntamento degli ottavi di Champions League. Sfortunata la Juve, anche se osservando il Lione e le condizioni fisiche dei francesi, risulta difficile lamentarsi con la sorte. "C'è ancora differenza tra noi e la Juventus nonostante il ko con il Verona - osserva Jean-Michel Aulas, presidente dei francesi -. Cercheremo di compensare il divario entro fine mese, con il rinforzo di Guimaraes a centrocampo e recuperando alcuni infortunati. Abbiamo sette titolari assenti (tra questi Depay, vicino al rinnovo, e Reine Adelaide, infortunatisi nella settimana che ha portato al sorteggio, ndr), la Juve ha grandi chance di qualificarsi ma proveremo in ogni caso a metterli i difficoltà. Le percentuali? Sarà comunque molto dura, abbiamo una possibilità su 100 di eliminare la Juve".

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                  Fonseca ora rischia: media punti come Di Francesco e il suo modulo è naufragato


                  LEGGO (F. BALZANI) - C'è un posto in Italia dove ogni allenatore (chi prima chi dopo) viene inghiottito. Si chiama Trigoria e non importa che tu sia francese, boemo, portoghese o italiano. Forse non lo sapeva Fonseca che si ritrova, dopo appena 7 mesi dal suo arrivo, già alla sbarra per l'ennesimo processo alla Roma. Nel 2020, infatti, Paulo ha collezionato 5 sconfitte in 8 partite ottenendo una media da retrocessione. Un crollo totale che coinvolge tutte le componenti: fisica, mentale, tattica. Una media che lo scorso anno è costata al posto a Di Francesco. Eusebio a questo punto della stagione aveva un solo punto in meno rispetto alla Roma attuale ma aveva ottenuto la qualificazione agli ottavi di Champions. Zeman, proprio alla 23esima giornata, fu cacciato con 34 punti.

                  La permanenza di Fonseca (per ora) non è in dubbio, ma il tecnico si sta giocando una grossa fetta di credibilità per il futuro con Friedkin. Gli alibi dei tanti infortuni, di un mercato deprimente e del passaggio societario reggono ancora, ma compaiono pure i primi capi d'accusa. In primis quelli riguardanti l'ordine tattico di una squadra che anziché dominare (come voleva Fonseca) è costantemente dominata dagli avversari che si chiamino Juve o Bologna. La Roma ha imboccato un vicolo cieco fatto di squilibri tra i reparti e difficoltà nell'1 contro 1 soprattutto sulle fasce. Palesi pure le difficoltà nel costruire azioni limpide in zona offensiva soprattutto dopo l'infortunio di Zaniolo (che ieri ha ufficializzato la storia con la nuova fidanzata, l'attrice Elisa Visari). La soluzione a breve prevede due strade: il ritorno al 4-1-4-1 con Mancini a centrocampo o la difesa a tre. Di fatto il 4-2-3-1 marchio di fabbrica del tecnico sta naufragando. Anche nella scelta dei singoli Fonseca si è mostrato poco coerente rivoluzionando di volta in volta gerarchie e formazioni.

                  Sotto accusa anche la mancanza di carattere di una squadra senza più capitani. E non è piaciuta ai tifosi la concessione di 36 ore di svago post Bologna, tanto meno le foto social dello stesso Fonseca che si è rilassato sorridente tra le vie di Siena insieme alla compagna. Sabato a Bergamo la Roma si gioca un bel pezzo di Champions.

                  Senza il 4° posto Fonseca rischia di fare le valigie a giugno anche perché con l'arrivo di Friedkin è più semplice ipotizzare un cambio di rotta sulla scelta del tecnico. Si cerca una figura alla Conte, e il nome di Allegri è qualcosa più di una semplice suggestione.

                  LEGGO (F. BALZANI) - C'è un posto in Italia dove ogni allenatore (chi prima chi dopo) viene inghiottito. Si chiama Trigoria e non importa che tu sia francese, boemo, portoghese o italiano. Forse non lo sapeva Fonseca che si ritrova, dopo appena 7 mesi dal suo arrivo, già alla sbarra per l'ennesimo...
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                    Roma, la Champions appesa ai fedelissimi


                    «Tutti sotto esame». Virgolettato del ceo Fienga durante il confronto di sabato mattina a Trigoria che sintetizza il momento della Roma, chiamata a risalire la classifica. Fallire l'obiettivo dichiarato della Champions per il 2° anno consecutivo porterebbe automaticamente al ridimensionamento. Il piazzamento in campionato avrà l'effetto di una sentenza: conferma o piazza pulita.

                    Anche Fonseca si gioca il posto da qui alla fine del torneo, proprio come gran parte dei suoi giocatori. L'allenatore, però, ha ancora la fiducia del management di Pallotta. Il tecnico, contando pure sulla risposta avuta dai test fisici, ha impostato la stagione proprio sul suo forte legame con il gruppo. Oltre a Dzeko, suo interlocutore privilegiato già dalla scorsa estate, piena sintonia pure con Smalling, Mancini, Cristante, Pellegrini, Veretout e Mkhitaryan. E anche con lo stesso Kolarov, nonostante il calo di rendimento del mancino che rimane leader puro e sponda autorevole anche per la dirigenza.

                    Solo con la partecipazione alla prossima Champions sarà evitata l'ennesima rivoluzione. Fienga inoltre ha chiesto di evitare di piangere in pubblico su arbitri, infortuni e sfortuna. Messaggio recepito dal gruppo che sabato ha rassicurato il tecnico, garantendo concentrazione e sacrificio.


                    (Il Messaggero)

                    «Tutti sotto esame». Virgolettato del ceo Fienga durante il confronto di sabato mattina a Trigoria che sintetizza il momento della Roma, chiamata a risalire la classifica. Fallire l'obiettivo dichiarato della Champions per il 2° anno consecutivo porterebbe automaticamente al ridimensionamento....
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                      Inter, Conte sdogana lo scudetto: ora non è più un gioco proibito

                      Arriva Viviano in prova: il portiere svincolato ha sostenuto le visite, il club si è preso due giorni per decidere se ingaggiarlo

                      Scudetto non è più una parola proibita. L’Inter non l’ha mai detto, ma ci ha sempre creduto e, dopo la vittoria nel derby, Antonio Conte ha ufficialmente aperto la corsa. «È un sogno sia per noi che per la Lazio. Ci troviamo nel bel mezzo del cammin di nostra vita, in piena bagarre. Ho sentito dire ad alcuni calciatori della Juventus che dipende da loro. Noi dobbiamo farci trovare pronti». La sfida è lanciata, in campionato e in Coppa Italia: «Dobbiamo giocare su più tavoli. Dopo questo ciclo avremo una visione più chiara di quello che possiamo fare».

                      Un’idea chiara Conte ce l’ha già, perché non si è primi in classifica per caso dopo 23 giornate. Ha sempre vinto al primo anno e vuole confermare la tradizione. Il successo sul Milan ha permesso l’aggancio alla Juventus, ma soprattutto ha sdoganato le ambizioni scudetto dei nerazzurri. Dopo un primo tempo irriconoscibile, l’allenatore ha saputo nell’intervallo toccare le corde giuste, a livello tattico e mentale. Nessuna sfuriata particolare, come in tanti supponevano, ma parole molto secche e concise. Il tecnico ha girato poco attorno ai concetti, è andato dritto a colpire l’orgoglio dei suoi chiedendo se volevano andare avanti in quel modo e, nel caso, quanti gol avevano ancora intenzione di prendere dal Milan. Poi ha ricordato il divario di classifica, con il Milan ci sono 19 punti di distacco, siete più forti, sfruttate i duelli individuali. Infine ha evidenziato gli errori commessi a livello tattico e come correggerli. La squadra, ferita, è rientrata e ha ribaltato il match: da dominata è diventata padrona di una partita che sembrava già persa.


                      L’unica nota stonata è stato il portiere Padelli che ha sulla coscienza i due gol. Il titolare Handanovic salterà di sicuro la partita di mercoledì di Coppa Italia con il Napoli e, molto probabilmente, la trasferta di domenica contro la Lazio, pericolosissimo incrocio in vetta che finirà per favorire, in un modo o nell’altro, la Juventus. L’Inter per cautelarsi sta testando Emiliano Viviano. Il portiere è svincolato, ha sostenuto le visite mediche e ieri pomeriggio dei test ad Appiano. La società però si è presa qualche giorno per decidere se metterlo sotto contratto fino a fine stagione. Il problema non è il recupero di Handanovic, lo sloveno per la Samp sarà sicuramente pronto, e neanche il rendimento di Padelli. Il punto è che dietro Padelli oggi ci sono Berni, che non gioca una partita da 7 anni, e il 17enne della Primavera, Filip Stankovic, figlio dell’ex centrocampista nerazzurro Dejan. Viviano interista lo è stato per sbaglio. Nell’estate 2011 il Bologna sbagliò a compilare la busta della comproprietà e il portiere finì ai nerazzurri, con cui però non ha mai giocato una partita. Fu ceduto subito al Genoa. A 34 anni potrebbe anche rischiare di esordire.

                      CorSera
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                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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