Premetto che non vuole essere un post incentrato sulla razza, ma una riflessione su ciò che comporta l'immigrazione in rapporto all'identità dei luoghi.
Leggevo ieri che in alcuni centri del Veneziano, come Mestre e Marghera, nelle scuole i figli degli immigrati stanno per superare la soglia del 50%.
E' prevedibile che entro 30 anni, in molte città d'Italia le nuove generazioni saranno a grande maggioranza di discendenza africana.
Al di là dei problemi d'integrazione, occupazione e welfare, la realtà più tangibile riguarderà una mutata percezione degli abitanti della città.
In cosa consiste l'identità di un luogo? Pensiamo appunto a Venezia: subito si presentano alla mente le immagini dei canali, dei palazzi,dei ponti... Ma c'è anche una parte viva, che rappresenta l'anima della città: i suoi abitanti.
Venezia (Roma, Napoli, Bologna) sarà ancora Venezia quando ad abitarla non saranno più i volti e gli accenti dei Veneziani, discendenti di quelli che dalla loro anima e dalla loro visione del mondo ricavarono i bei palazzi e i Canali, sì che questi si potevano definire l'imago, la proiezione esterna e eternata nel marmo del loro vissuto?
Come la nave di Teseo, di cui anno dopo anno furono sostituite le parti danneggiate, e infine aveva lo stesso aspetto della nave originaria, ma neanche una sola parte di quella nave era rimasta.
Le città sono solo strade e case, o sono anche le voci e i volti di chi quelle strade ha percorso attraverso i secoli?
Temo che mutando la componente metafisica delle città, esse, potendo aggrappare la loro identità solo alla componente materiale, diverranno dei luoghi senz'anima, e andare a Venezia sarà come andare nella Venezia finta rifatta a Las Vegas: un'esperienza falsa, vuota, buona giusto per i turisti a ore.
I politici di sinistra vorrebbero i porti aperti. Possibile che non si pongano il problema, che per loro questo prezzo sia accettabile?
Leggevo ieri che in alcuni centri del Veneziano, come Mestre e Marghera, nelle scuole i figli degli immigrati stanno per superare la soglia del 50%.
E' prevedibile che entro 30 anni, in molte città d'Italia le nuove generazioni saranno a grande maggioranza di discendenza africana.
Al di là dei problemi d'integrazione, occupazione e welfare, la realtà più tangibile riguarderà una mutata percezione degli abitanti della città.
In cosa consiste l'identità di un luogo? Pensiamo appunto a Venezia: subito si presentano alla mente le immagini dei canali, dei palazzi,dei ponti... Ma c'è anche una parte viva, che rappresenta l'anima della città: i suoi abitanti.
Venezia (Roma, Napoli, Bologna) sarà ancora Venezia quando ad abitarla non saranno più i volti e gli accenti dei Veneziani, discendenti di quelli che dalla loro anima e dalla loro visione del mondo ricavarono i bei palazzi e i Canali, sì che questi si potevano definire l'imago, la proiezione esterna e eternata nel marmo del loro vissuto?
Come la nave di Teseo, di cui anno dopo anno furono sostituite le parti danneggiate, e infine aveva lo stesso aspetto della nave originaria, ma neanche una sola parte di quella nave era rimasta.
Le città sono solo strade e case, o sono anche le voci e i volti di chi quelle strade ha percorso attraverso i secoli?
Temo che mutando la componente metafisica delle città, esse, potendo aggrappare la loro identità solo alla componente materiale, diverranno dei luoghi senz'anima, e andare a Venezia sarà come andare nella Venezia finta rifatta a Las Vegas: un'esperienza falsa, vuota, buona giusto per i turisti a ore.
I politici di sinistra vorrebbero i porti aperti. Possibile che non si pongano il problema, che per loro questo prezzo sia accettabile?
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