Originariamente Scritto da Arturo Bandini
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Domani a Firenze dagli zii, come da quasi quarant'anni, ormai, ogni Natale. I soliti gesti, le stesse scene ripetute anno dopo anno come per un rituale: noi che saliamo le scale mentre dalla porta arriva un allegro vocio, poi il babbo esclama "olèè di casa?" e lo scambio dei regali sotto l'albero, il pranzo interminabile, i giochi di carte e a sera, coi pochi rimasti, una cena dal sapore più intimo. E per quanti Natali ci siano stati, per quante volte il babbo abbia esclamato "olè", per quanti pranzi e regali e mercanti in fiera, a me sembra che sia stato uno solo, come se la memoria li avesse condensati, sovrapposti e accumulati tutti in un unico Natale: tanto simili l'uno all'altro da reputarli doppioni inutili da buttare. E mi dispiace, perchè io me li sarei tenuti tutti, questi doppioni, avrei voluto ricordare ogni cosa. No, non raccontarti che era solo ieri; non guardare a quei giorni con gli occhi dell'affetto, perchè le cose amate le conserviamo dentro di noi e dentro di noi le fissiamo ogni istante, e questo ce le fa sembrar vicine. Ma guarda cosa c'era intorno a voi in quei giorni: ecco, vedi le 127 verdi nelle strade, vedi i dischi in vinile portati in dono alle cugine e il televisore con la scocca di radica. All'inizio di questa storia, io ero il più piccolo di tutti e non avevo memoria precedente a me: pensavo che tutto il mondo fosse iniziato lì e che fosse immutabile. Dopo qualche anno arrivarono degli intrusi in questa mia scena: i fidanzati delle cugine. E di lì a poco i loro figli, le nuove famiglie che iniziavano a formarsi: la scena originaria stava a poco a poco cambiando. E così dovetti imparare che non ero più io il più piccolo di tutti, e poi capii che i personaggi di questa recita non erano fissi: qualcuno iniziò a morire, e il Natale seguente sulla libreria dietro il grande tavolo c'era la sua foto. Ormai sono una decina che ci fissano da lì, come se reclamassero il loro posto a tavola. Ma non c'è più posto per loro: anno dopo anno si aggiungono volti nuovi: amici, fidanzati, parenti acquisiti. Tra cinquant'anni, nessuno di quelli che erano al tavolo della mia infanzia sarà ancora lì. Così come in un giardino, anno dopo anno si sostituiscono le piante morte con nuovi arbusti, si taglia un albero, si piantano dei fiori, e il giardino sembra sempre lo stesso, ma quanto è diverso da quello che era un tempo! Allo stesso modo saranno lì, tra cinquant'anni, con l'idea di esserci da sempre, e che nessuna tragedia sia avvenuta, mentre decine decine di volti li fisseranno muti.
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