Penso a com'era la mia vita dieci anni fa. Credevo di star male, di essere disperato, eppure ciò che vedo in quei giorni, ora, mi sembra il paradiso: la domenica c'era il mio babbo di là in cucina che preparava il castagnaccio e il mio cane che girava per casa... un odore di vita, di famiglia... A pranzo poi venivano la nonna e gli zii e dopo guardavamo la partita sul divano. Mi sentivo ancora tanto giovane, pensavo a quale futuro avrei avuto, alle ragazze, agli amici... avevo tanti amici.
Ora vedo il deserto intorno a me, mi sento finito. In 10 anni tutte quelle persone, quei giorni sono diventati ombre.
E lo sgomento va al pensiero del futuro: forse, tra altri 10, questo presente che mi sembra l'inferno, lo vedrei come l'ultima felicità avuta, perchè c'era ancora la mia mamma, avevo la mia ragazza, avevo qualcosa, mi sentivo ancora giovane, nonostante tutto, e lì sarebbe davvero l'inferno, senza altri nomi.
E ripenso alle sensazioni che provavo in quegli anni lontani, gli ultimi della mia giovinezza e della vita di mio padre, della nonna, di Argo.
A vederlo da qui, quel tempo appare come immerso in una luce soffusa dai riflessi dorati, i suoni rallentati con le prime ombre della sera.
La gita a Roma col babbo, Castiglioncello, la pineta Marradi: mentre ero lì credevo che quelli fossero giorni normali, come tutti gli altri venuti prima, come quelli che sarebbero venuti.
Ora so che quella era la luce dell'ultimo tramonto. Quella malinconia struggente che percepivo, era l'ultimo saluto a noi.
Adesso mi ha ripreso la stessa malinconia, sento i suoni ovattati, vedo i colori smorzati e il tempo scorre via più lento, come un fiume prima di arrivare al mare.
Ora so cos'è, lo riconosco: è la fine di questa lunghissima estate, è già l'autunno, è la luce dell'ultimo tramonto. Forse è tempo di salutare
Ora vedo il deserto intorno a me, mi sento finito. In 10 anni tutte quelle persone, quei giorni sono diventati ombre.
E lo sgomento va al pensiero del futuro: forse, tra altri 10, questo presente che mi sembra l'inferno, lo vedrei come l'ultima felicità avuta, perchè c'era ancora la mia mamma, avevo la mia ragazza, avevo qualcosa, mi sentivo ancora giovane, nonostante tutto, e lì sarebbe davvero l'inferno, senza altri nomi.
E ripenso alle sensazioni che provavo in quegli anni lontani, gli ultimi della mia giovinezza e della vita di mio padre, della nonna, di Argo.
A vederlo da qui, quel tempo appare come immerso in una luce soffusa dai riflessi dorati, i suoni rallentati con le prime ombre della sera.
La gita a Roma col babbo, Castiglioncello, la pineta Marradi: mentre ero lì credevo che quelli fossero giorni normali, come tutti gli altri venuti prima, come quelli che sarebbero venuti.
Ora so che quella era la luce dell'ultimo tramonto. Quella malinconia struggente che percepivo, era l'ultimo saluto a noi.
Adesso mi ha ripreso la stessa malinconia, sento i suoni ovattati, vedo i colori smorzati e il tempo scorre via più lento, come un fiume prima di arrivare al mare.
Ora so cos'è, lo riconosco: è la fine di questa lunghissima estate, è già l'autunno, è la luce dell'ultimo tramonto. Forse è tempo di salutare
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