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mi spiace, io la penso così... la classe industriale ha delle responsabilità anche etiche e storiche verso il paese che l'ha vista nascere.
Sono sicuro che se fosse ancora vivo l'avvocato agnelli sputerebbe in faccia a elkann che ha tradito il suo Paese
Il problema pero' si pone se per raccimolare voti in piu' si taglia l'istruzione ed iniziative per i giovani, oltre che per l'inserimento nel mondo del lavoro e si pensa solo a quota 100 e simili.
Quota 100 non aumenta il benessere dello Stato. I giovani, investendoci sopra, si.
è l'ennesima guerriciola fra poveretti
renditene conto
son le stesse cose che si possono dire praticamente di ogni governo
posto un paio di articoli se vi interessano... Si parla del 10% del pil, sono somme enormi che potrebbero cambiare la condizione finanziaria e la tassazione di un Paese
Che ci fa un mostro sacro del cinema mondiale come Gerard Depardieu in un villaggio desolato del Belgio al confine con la Francia? È da poco passata l’ora...
Mattel, Olivetti e Ferrero si stanno rivoltando nella tomba
"Vi racconto la fabbrica umana di Adriano Olivetti"
Ilnipote dell'imprenditore de' Liguori Carino all'Unione industriali. Mostra e convegno per ricordare l'industriale
«PER ricordare mio nonno Adriano Olivetti non avrei immaginato di prendere un treno per Napoli, piuttosto mi sarei aspettato di andare in direzione Ivrea. Anche questo è il segno del suo modo di porsi in una comunità: a 56 anni dalla morte a Napoli lo ricordano come se fosse ieri ».
Beniamino de' Liguori Carino, segretario generale della Fondazione Adriano Olivetti, e nipote per parte di madre (Laura, scomparsa lo scorso anno), di uno degli industriali più illuminati del secolo scorso, accenna a un timido sorriso. Parla a una sala gremita dell'Unione industriali, nella giornata dedicata ieri ad Adriano Olivetti, invitato dalla Fondazione Con il Sud che così ha voluto festeggiare il suo decennale con un convegno e una mostra. Al tavolo sono seduti in tanti: tra gli altri, il presidente degli industriali napoletani Ambrogio Prezioso («Riprendiamo tutti quel testimone, governanti in testa. Chi non crede nell'impossibile non riuscirà mai ad ottenerlo», osserva), Daniele Marrama della Fondazione Banco Napoli, il sociologo Domenico De Masi («Mai guadagnare più di 10 volte il salario minimo di un operaio, questa era la regola morale di Olivetti», sottolinea). Presenti anche due imprenditori-modello (Angelo Punzi della Gma di Giugliano e Mimmo Sorrenti del Birrificio Messina, che con 15 operai ha aperto una nuova impresa, dopo il fallimento della società per cui lavoravano). Si sono ispirati nel loro lavoro all'umanesimo dell'imprenditore torinese.
«Ricordo la battaglia quotidiana di mio nonno con i suoi detrattori - prosegue de' Liguori –inclusi gli azionisti della società. Gli dicevano che era talmente bella la fabbrica di Pozzuoli che se fosse andata male, come pensavano, erano già pronti a farci un albergo». Una fabbrica piena di luce, perfettamente inserita nel territorio. Era il 1955 e a Pozzuoli, nella sua area industriale c'erano già asilo nido, ambulatorio medico, chiesa, biblioteche, cinema. Tutto aperto a dirigenti e operai. Welfare aziendale in 30mila metri quadrati, per 1.300 operai. Una rivoluzione per i tempi d'allora. Una rarità ancora oggi.
Sono ancora vive le parole di Adriano Olivetti pronunciate durante il discorso di inaugurazione della fabbrica di Pozzuoli, stampato dalla fondazione in un piccolo libro "Ai lavoratori". «Di fronte al golfo più singolare del mondo – diceva l'ex senatore – questa fabbrica si è elevata, affinché la bellezza fosse di conforto al lavoro di ogni giorno. La fabbrica è stata concepita a misura dell'uomo perché trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza». «Olivetti si scusava di venire a Pozzuoli ad aprire una fabbrica– afferma Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud – era preoccupato di invadere l'ambiente. Era un concetto moderno e allo stesso tempo antico ma ineccepibile, unico. Non c'è sviluppo senza coesione sociale, lo abbiamo capito in tanti anni al Sud. Se le parole di Olivetti fossero state ascoltate oggi staremmo tutti un po' meglio». «Ho scoperto Olivetti a 16 anni e da allora mi sono innamorato della sua idea – racconta Angelo Punzi, della Gma di Giugliano –Abbiamo uno stabilimento di 7 milioni ma il nostro cruccio è che le istituzioni sono del tutto assenti, lottiamo da soli. Abbiamo palestra, spazio relax per i giochi di carte e ping pong, mensa con pizzeria, spazi aperti. Ho fatto tutto da solo. Non posso però aprire un asilo nido perché richiede grandi investimenti, soprattutto per le autorizzazioni. Ha fatto più danni la politica alla mia azienda che la camorra».
"Vi racconto la fabbrica umana di Adriano Olivetti"
Ilnipote dell'imprenditore de' Liguori Carino all'Unione industriali. Mostra e convegno per ricordare l'industriale
«PER ricordare mio nonno Adriano Olivetti non avrei immaginato di prendere un treno per Napoli, piuttosto mi sarei aspettato di andare in direzione Ivrea. Anche questo è il segno del suo modo di porsi in una comunità: a 56 anni dalla morte a Napoli lo ricordano come se fosse ieri ».
Beniamino de' Liguori Carino, segretario generale della Fondazione Adriano Olivetti, e nipote per parte di madre (Laura, scomparsa lo scorso anno), di uno degli industriali più illuminati del secolo scorso, accenna a un timido sorriso. Parla a una sala gremita dell'Unione industriali, nella giornata dedicata ieri ad Adriano Olivetti, invitato dalla Fondazione Con il Sud che così ha voluto festeggiare il suo decennale con un convegno e una mostra. Al tavolo sono seduti in tanti: tra gli altri, il presidente degli industriali napoletani Ambrogio Prezioso («Riprendiamo tutti quel testimone, governanti in testa. Chi non crede nell'impossibile non riuscirà mai ad ottenerlo», osserva), Daniele Marrama della Fondazione Banco Napoli, il sociologo Domenico De Masi («Mai guadagnare più di 10 volte il salario minimo di un operaio, questa era la regola morale di Olivetti», sottolinea). Presenti anche due imprenditori-modello (Angelo Punzi della Gma di Giugliano e Mimmo Sorrenti del Birrificio Messina, che con 15 operai ha aperto una nuova impresa, dopo il fallimento della società per cui lavoravano). Si sono ispirati nel loro lavoro all'umanesimo dell'imprenditore torinese.
«Ricordo la battaglia quotidiana di mio nonno con i suoi detrattori - prosegue de' Liguori –inclusi gli azionisti della società. Gli dicevano che era talmente bella la fabbrica di Pozzuoli che se fosse andata male, come pensavano, erano già pronti a farci un albergo». Una fabbrica piena di luce, perfettamente inserita nel territorio. Era il 1955 e a Pozzuoli, nella sua area industriale c'erano già asilo nido, ambulatorio medico, chiesa, biblioteche, cinema. Tutto aperto a dirigenti e operai. Welfare aziendale in 30mila metri quadrati, per 1.300 operai. Una rivoluzione per i tempi d'allora. Una rarità ancora oggi.
Sono ancora vive le parole di Adriano Olivetti pronunciate durante il discorso di inaugurazione della fabbrica di Pozzuoli, stampato dalla fondazione in un piccolo libro "Ai lavoratori". «Di fronte al golfo più singolare del mondo – diceva l'ex senatore – questa fabbrica si è elevata, affinché la bellezza fosse di conforto al lavoro di ogni giorno. La fabbrica è stata concepita a misura dell'uomo perché trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza». «Olivetti si scusava di venire a Pozzuoli ad aprire una fabbrica– afferma Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud – era preoccupato di invadere l'ambiente. Era un concetto moderno e allo stesso tempo antico ma ineccepibile, unico. Non c'è sviluppo senza coesione sociale, lo abbiamo capito in tanti anni al Sud. Se le parole di Olivetti fossero state ascoltate oggi staremmo tutti un po' meglio». «Ho scoperto Olivetti a 16 anni e da allora mi sono innamorato della sua idea – racconta Angelo Punzi, della Gma di Giugliano –Abbiamo uno stabilimento di 7 milioni ma il nostro cruccio è che le istituzioni sono del tutto assenti, lottiamo da soli. Abbiamo palestra, spazio relax per i giochi di carte e ping pong, mensa con pizzeria, spazi aperti. Ho fatto tutto da solo. Non posso però aprire un asilo nido perché richiede grandi investimenti, soprattutto per le autorizzazioni. Ha fatto più danni la politica alla mia azienda che la camorra».
Non vedo il problema nel vedere un'imprenditore che guadagna 10 volte o piu' quello che guadagna un operaio: si prende tutti i rischi e ci mette tutti gli investimenti.
Ovvio che nessuno voglia fare imprenditoria in Italia: la gente pretende che tu sia allo stesso livello di chi lavora per te, non puoi chiudere o ristrutturare se finanziariamente necessario, pur mettendoci i tuoi soldi e ti devi prendere pure tutte le responsabilita'.
In partica pet la gente l'impreditore starebbe la' per fare da ufficio di collocamento, anche quando contro i propri interessi, facendosi spennare da uno stato allo sbando che cambia continuamente accordi e legislazioni ad ogni cambio di governo e viene pure schifato in quanto "ricco".
Manco se lo Stato e gli operai che paga gli stessero facendo un favore .
Senza parole
Non vedo il problema nel vedere un'imprenditore che guadagna 10 volte o piu' quello che guadagna un operaio: si prende tutti i rischi e ci mette tutti gli investimenti.
Ovvio che nessuno voglia fare imprenditoria in Italia: la gente pretende che tu sia allo stesso livello di chi lavora per te, non puoi chiudere o ristrutturare se finanziariamente necessario, pur mettendoci i tuoi soldi e ti devi prendere pure tutte le responsabilita'.
In partica pet la gente l'impreditore starebbe la' per fare da ufficio di collocamento, anche quando contro i propri interessi, facendosi spennare da uno stato allo sbando che cambia continuamente accordi e legislazioni ad ogni cambio di governo e viene pure schifato in quanto "ricco".
Manco se lo Stato e gli operai che paga gli stessero facendo un favore .
Senza parole
Già, strano che la tendenza sia a non venire in Italia ad aprire ditte (investire) e chi è in Italia scappa....
Non vedo il problema nel vedere un'imprenditore che guadagna 10 volte o piu' quello che guadagna un operaio: si prende tutti i rischi e ci mette tutti gli investimenti.
Ovvio che nessuno voglia fare imprenditoria in Italia: la gente pretende che tu sia allo stesso livello di chi lavora per te, non puoi chiudere o ristrutturare se finanziariamente necessario, pur mettendoci i tuoi soldi e ti devi prendere pure tutte le responsabilita'.
In partica pet la gente l'impreditore starebbe la' per fare da ufficio di collocamento, anche quando contro i propri interessi, facendosi spennare da uno stato allo sbando che cambia continuamente accordi e legislazioni ad ogni cambio di governo e viene pure schifato in quanto "ricco".
Manco se lo Stato e gli operai che paga gli stessero facendo un favore .
Senza parole
ecco, vedi, io in questo sarei molto più a sinistra di te, sarei per la statalizzazione delle aziende e per il socialismo reale. In fondo il Fascismo nasce così, e durante la repubblica sociale Mussolini tornò ai suoi vecchi ideali socialisti, anche come vendetta contro gli industriali che non l'avevano seguito
Ma non ti annoi? Nessuno ha detto che gli imprenditori devono fare da centro di collocamento.
Barone, per qualche d'uno è chiaro, per altri un po' meno.
Pasquino ad esempio mi ha tirato in ballo il comunismo, no dico, comunismo vecchio stampo come modello al quale ispirarsi.
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