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Originariamente Scritto da Luke91 Visualizza MessaggioCome perdere ulteriori voti
Crimi: chiediamo di non indebolire reddito di cittadinanza
Dev'essere bello sapere che il bacino di voti del tuo partito è ormai composto da truffatori e parassiti dello stato che cercano solo assistenzialismo
Inviato dal mio SM-G970F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da Pescalei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt
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Già
Ma ormai di quel partito condividono solo il nome, si sono sputt4nati un po' su ogni fronte
Detto ciò, sai come la penso su Salvini, l'altra scelta era PD, quindi non ho grossi rimpianti
Ad oggi non saprei davvero chi votare, forse FIOriginariamente Scritto da huntermastertu ti sacrifichi tutta la vita mangiando mer da in bianco e bevendl acqua per.farti le seghe nella tua kasa di prigio.Originariamente Scritto da luna80Ma come? Non avevi mica posto sicuro al McDonald's come salatore di patatine?
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Beppe Grillo ha scelto: “Mario Draghi è la soluzione migliore per questo paese"
L'Elevato guida il Movimento nel governo di tutti. Nelle consultazioni più di una garanzia sul Reddito di cittadinanza, ma la scissione (forse contenuta) ci saràBeppe Grillo ha scelto: “Mario Draghi è la soluzione migliore per questo paese, tra crisi sanitaria e crisi economica siamo sull’orlo del baratro, dobbiamo portare i nostri temi al tavolo di questo governo, vigilare sui soldi del Recovery fund”. Questo il cuore del suo discorso all’ultimo piano del palazzo dei gruppi parlamentari, dove ha riunito intorno a sé tutto lo stato maggiore del Movimento 5 stelle. Raccontano di cinquanta minuti di puro show, sopra le righe, come è nelle sue corde, un monologo con fatica inframezzato dagli interventi di chi era seduto attorno al tavolo, da Luigi Di Maio a Vito Crimi, da Stefano Patuanelli ad Alfonso Bonafede, oltre ai capigruppo che insieme al capo politico componevano la delegazione di governo.
Non c’è stato bisogno di convincere Luigi Di Maio, il primo ministro uscente a seguire Stefano Buffagni, il primo della compagine governativa ad aprire al presidente incaricato, definendo il suo come un profilo “inattaccabile”. Nessuno sforzo anche con Roberto Fico, che si è collegato telefonicamente e ha convenuto: “Non possiamo stare a guardare, dobbiamo esserci, far pesare i nostri numeri e influenzare la gestione del Recovery plan.
Formalmente Giuseppe Conte è ancora il premier in carica per il disbrigo degli affari correnti, ma ha voluto bruciare le tappe del suo esordio da leader politico, sedendosi al tavolo con i maggiorenti 5 stelle. “Oggi la famiglia si allarga”, lo ha accolto Di Maio, cercando di allontanare i sospetti di una malcelata competizione al vertice. Perché Conte il leader lo vuole fare, di cosa, se del Movimento o della coalizione, o magari di entrambi, ancora non è chiaro. Il progetto di un pugno di fedelissimi di un blitz per annullare le modifiche statutarie che prevedono una segreteria a cinque è nato e morto nel giro di un paio di giorni, per l’indisponibilità dell’avvocato di entrare a gamba tesa in un partito dagli equilibri già fragilissimi. Ma il piglio da uno che non ha nessuna intenzione di tornare a fare lezione nella sua università di Firenze è stato chiaro. “Bisogna vedere quale sarà il perimetro della maggioranza, questo è un dato importante”, ha detto Conte, tirando un’applauditissima stoccata a Renzi, e spiegando di non avere nessun rammarico, “perché prima di tutto viene il bene del paese. Aggiungendo inoltre che “per il momento non è importante sapere se io farò parte del governo”, lasciando in sospeso una possibilità che nelle scorse ore il suo entourage ha smentito. Il fondatore si è girato e si è rivolto a lui: “Ma Giuseppe, tu devi assolutamente fare il ministro al Recovery plan!”, lo ha apostrofato, un po’ serio e un po’ faceto, non sapendo o facendo finta di non sapere che le redini del piano di ripartenza rimarranno salde nelle mani del suo successore.
Prima di incontrare Draghi Grillo spara sul blog un post dei suoi. “Le fragole sono mature”.
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Inviato dal mio SM-G988B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Originariamente Scritto da Luke91 Visualizza MessaggioGià
Ma ormai di quel partito condividono solo il nome, si sono sputt4nati un po' su ogni fronte
Detto ciò, sai come la penso su Salvini, l'altra scelta era PD, quindi non ho grossi rimpianti
Ad oggi non saprei davvero chi votare, forse FI
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioBeppe Grillo ha scelto: “Mario Draghi è la soluzione migliore per questo paese"
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Originariamente Scritto da Maverick87 Visualizza Messaggiopraticamente dibba non se lo fila più nessuno, ormai la scissione è inevitabile ma penso in pochissimi lo seguiranno
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Originariamente Scritto da Lorenzo993 Visualizza MessaggioUno gli ha dato l'appellativo "che guevara dei fancazzisti"
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Torino, no al tampone prima di salire in aereo: così gli immigrati clandestini evitano il rimpatrio
di Federica Cravero
Il diritto di rifiutare un trattamento sanitario "apre le porte" del Cpr: già decine di casi
L'obbligo di aver effettuato un tampone prima di salire in aereo - norma che le compagnie aeree impongono in questo periodo a qualunque passeggero - sta diventando un lasciapassare per la libertà per decine di migranti trattenuti al Cpr di Torino, che ogni settimana rifiutano di sottoporsi al test per il Covid ed evitano così di essere espulsi, vanificando così tutto il tempo in cui sono stati rinchiusi.
Il loro destino infatti prosegue dentro il centro di permanenza e rimpatrio di corso Brunelleschi fino a quando non scade il tempo a disposizione dell'amministrazione - al massimo 90 giorni, con il nuovo decreto - per trattenere i migranti in attesa del rimpatrio. Dopodiché le porte del Cpr si aprono e i migranti tornano liberi.
In realtà al momento dell'uscita dal centro ricevono il foglio firmato dal questore con l'ordine di lasciare entro sette giorni il territorio italiano, ma è una richiesta che verosimilmente cade nel vuoto e restano irregolari in Italia, fino a quando un nuovo controllo non li fa di nuovo finire nelle maglie della giustizia amministrativa.
Casi del genere sono sempre più frequenti da quando ai migranti è stato chiaro che sottoporsi al tampone è una facoltà, non un obbligo. All'inizio della pandemia, i migranti si facevano fare il tampone senza opporsi e, anzi, probabilmente veniva visto positivamente come una tutela per la salute.
"Il Cpr di Torino ha uno spazio adeguato per permettere ai nuovi arrivati di essere tenuti in quarantena per tutto il periodo necessario, tutela che si aggiunge al fatto che chi entra abbia già un tampone negativo - spiega Michele Sole, dirigente dell'Ufficio immigrazione della questura di Torino - Ma cosa diversa è il tampone prima di salire in aereo, che le compagnie chiedono che sia effettuato entro 72 ore dalla partenza". Probabilmente il passaparola che si è diffuso tra stranieri ha suggerito a qualcuno che questo poteva essere un escamotage per evitare il rimpatrio e da alcuni mesi molti rifiutano il tampone.
La maggior parte degli stranieri coinvolti sono tunisini: ogni settimana erano previsti due voli di rimpatrio per la Tunisia con circa 80 posti, che ora non partono più per mancanza di passeggeri. Ma il fenomento coinvolge anche ospiti di altre nazionalità, rappresentate in misura minore. E la conseguenza è che il Cpr di Torino sfiora il massimo della capienza e, se si escludono alcuni trasferimenti verso altri centri italiani, ora il turn over è praticamente annullato e sono ridotti al minimo i posti per nuovi ingressi di irregolari.
Alcuni stranieri, in realtà, nonostante la possibilità offerta dal cavillo del Covid, accettano di sottoporsi al tampone "o perché hanno interesse a tornare nel loro Paese d'origine o perché vedono l'espulsione come via d'uscita dal regime di trattenimento che c'è dentro il Cpr", ipotizza l'avvocato Maurizio Veglio, di Asgi, che ai Cpr ha dedicato il libro "La malapena".
Per la garante dei detenuti di Torino, Monica Gallo, questa situazione è la dimostrazione che quello del Cpr "è un sistema completamente sbagliato, da ripensare. Ora è il rifiuto del tampone, ma altre volte gli stranieri trattenuti si feriscono e si provocano fratture per non essere rimpatriati. Ma quello che più colpisce è che per molti di loro, appena sbarcati, l’esperienza di reclusione dentro Cpr è l’unica cosa che vedono dell’Italia. E anche adesso che vengono liberati, escono senza neanche sapere dove sono".
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Come la scorsa volta ho chiesto il perché a molti fa stringere il cuore la sofferenza del migrante che viene da lontano e non del vicino di casa, stavolta mi chiedo come mai la giustizia può letteralmente perseguitare un cittadino italiano per una cazzata come può essere una multa per eccesso di velocità non pagata, mentre ad un clandestino si limita a un foglio che verrà buttato appena girato l'angolo?Ciao Manuel, bodyweb non sarà mai più la stessa!
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Draghi, la svolta di Matteo Salvini (ispirata da Giorgetti) che spiazza un po’ tutti
La tattica del leader della Lega: non ha posto pregiudiziali contro nessuno e in questo modo ha disinnescato quelle contro di lui
Segnatevi questa data: 6 febbraio 2021, festa di santa Dorotea, patrona dei giovani sposi e della corrente più moderata e centrista della Dc. Sarà tattica, sarà strategia, il dado comunque è tratto. È come se Salvini si fosse accorto ieri per davvero, per la prima volta, di guidare il primo partito italiano; e che tutto il lavoro fatto, tutte le felpe, i comizi, le polemiche, i processi, i papeete, rischiano di diventare inutili se il patrimonio di consenso acquisito in questi anni non viene ora investito nel governo della più grande emergenza del dopoguerra.
Così, in una sola mattinata, dimenticando per un attimo Lampedusa, Borghi&Bagnai e Marine Le Pen, il segretario della Lega ha messo la freccia e ha imboccato la corsia di sorpasso, superando innanzitutto se stesso e i suoi cliché. Si è presentato come il baricentro della politica italiana, e quindi perno di un gabinetto di unità nazionale. Per sostituirsi ai Cinquestelle, che ne avevano la forza ma non la vocazione; e al Pd, che ne ha la presunzione ma raramente la forza.
Naturalmente si può dire che è una mossa. E sicuramente lo è. È chiaro che serve a mettere nell’angolo la sinistra, che all’improvviso ha paura di andare al governo, e fuori dall’inquadratura la Meloni, che balla da sola. Non ha posto pregiudiziali contro nessuno, e così ha disinnescato quelle degli altri verso di lui. L’ipotesi che entri nel governo ha gettato nel panico il partito di Conte, che è nato per tenerlo fuori.
Si può anche sospettare che ai suoi dieci minuti da statista faranno come sempre seguito i riflessi condizionati del populista, duri a morire in uno cresciuto a pane e social. Ma quando si decide di passare dall’opposizione al governo non è mai solo tattica. C’è di più.
C’è innanzitutto la società: gli interessi e gli elettori che la Lega oggi rappresenta. Il Nord, insomma. Salvini in questi anni ha preso i voti dei ceti produttivi, dei borghesi di Forza Italia, e ora deve dare risposte. A questa gente sicurezza e lotta ai clandestini vanno bene, ma non bastano. Di certo non bastano ora che l’economia sprofonda. Citofonare Zaia per ulteriori spiegazioni.
E poi c’è la politica, quella che non si consuma nello spazio di un sondaggio. Il 16 dicembre, quasi due mesi fa, Giancarlo Giorgetti faceva con il cronista del Corriere tre considerazioni: il governo Conte cadrà, il centrodestra non è pronto a governare, un governo «con dentro i migliori, guidato dal migliore», cioè Draghi, può servirci anche a cambiare l’immagine internazionale della Lega, e dare a Salvini la credibilità e l’affidabilità che ancora non ha. Una profezia.
D’altra parte, fare l’antieuropeo per partito preso oggi, mentre dall’Europa stanno per arrivare centinaia di miliardi, porterebbe allo stesso isolamento che pagò il Pci negli anni 50, facendo l’antiamericano mentre il Piano Marshall innescava il «miracolo italiano». E poi Draghi non è Monti: l’altro Mario venne per tagliare, questo per spendere. Nel suo discorso di ieri, Salvini ha insistito non a caso su ciò che lo porta verso l’ex presidente della Bce: anche lui è uno “sviluppista”, con lui si può parlare di cantieri, di lavoro, di taglio delle tasse. Del resto Draghi è anche l’uomo che ha aperto la strada a una forma di condivisione del debito in Europa: oggi per la prima volta i soldi dei tedeschi e dei francesi possono essere investiti in Italia. Ma se noi falliamo nell’usarli bene, cioè per rilanciare la nostra economia e così aiutare anche quella tedesca e francese, questa sarà l’ultima volta. E dopo si tornerà all’Europa che non piace a Salvini, quella dell’austerità punitiva. Draghi gliel’ha detto, più o meno in questi termini: capito perché anche i “nazionalisti” devono sperare che il mio tentativo abbia successo?
«Non puoi governare l’Italia se non fai parte delle forze di governo in Europa», gli sussurrava da tempo la voce di dentro di un “consigliere” liberale, per traghettarlo da Perón a Pera. Chissà se, ora che le carte della politica sono state tutte rimescolate, quel professore verrà ascoltato anche su un altro punto: intestarsi l’intero centrodestra, e sceglierne uno con una storia spendibile. A Salvini mancano ancora molte cose per riuscirci. Ma per cominciare, dice un nostalgico del Pdl che ieri gli ha fatto i complimenti, potrebbe guidare nel prossimo giro di consultazioni una delegazione unitaria del centrodestra di governo, con Berlusconi e i popolari, e senza la Meloni. Dimostrerebbe così di essersi emancipato dalla paura che l’ha attanagliato in questi mesi: avere un concorrente a destra. Anche perché dai sondaggi non pare che ci siano molti italiani entusiasti di andare sull’Aventino. Stare al governo può anzi dare un dividendo; e nessuno lo sa meglio di Salvini, che al Viminale ha visto raddoppiare i suoi consensi.
Anche se non sarà il «governo dei migliori», agli italiani interessa che sia un governo migliore del precedente. Salvini non può rifiutare una scommessa così.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioDraghi, la svolta di Matteo Salvini (ispirata da Giorgetti) che spiazza un po’ tutti
La tattica del leader della Lega: non ha posto pregiudiziali contro nessuno e in questo modo ha disinnescato quelle contro di lui
Segnatevi questa data: 6 febbraio 2021, festa di santa Dorotea, patrona dei giovani sposi e della corrente più moderata e centrista della Dc. Sarà tattica, sarà strategia, il dado comunque è tratto. È come se Salvini si fosse accorto ieri per davvero, per la prima volta, di guidare il primo partito italiano; e che tutto il lavoro fatto, tutte le felpe, i comizi, le polemiche, i processi, i papeete, rischiano di diventare inutili se il patrimonio di consenso acquisito in questi anni non viene ora investito nel governo della più grande emergenza del dopoguerra.
Così, in una sola mattinata, dimenticando per un attimo Lampedusa, Borghi&Bagnai e Marine Le Pen, il segretario della Lega ha messo la freccia e ha imboccato la corsia di sorpasso, superando innanzitutto se stesso e i suoi cliché. Si è presentato come il baricentro della politica italiana, e quindi perno di un gabinetto di unità nazionale. Per sostituirsi ai Cinquestelle, che ne avevano la forza ma non la vocazione; e al Pd, che ne ha la presunzione ma raramente la forza.
Naturalmente si può dire che è una mossa. E sicuramente lo è. È chiaro che serve a mettere nell’angolo la sinistra, che all’improvviso ha paura di andare al governo, e fuori dall’inquadratura la Meloni, che balla da sola. Non ha posto pregiudiziali contro nessuno, e così ha disinnescato quelle degli altri verso di lui. L’ipotesi che entri nel governo ha gettato nel panico il partito di Conte, che è nato per tenerlo fuori.
Si può anche sospettare che ai suoi dieci minuti da statista faranno come sempre seguito i riflessi condizionati del populista, duri a morire in uno cresciuto a pane e social. Ma quando si decide di passare dall’opposizione al governo non è mai solo tattica. C’è di più.
C’è innanzitutto la società: gli interessi e gli elettori che la Lega oggi rappresenta. Il Nord, insomma. Salvini in questi anni ha preso i voti dei ceti produttivi, dei borghesi di Forza Italia, e ora deve dare risposte. A questa gente sicurezza e lotta ai clandestini vanno bene, ma non bastano. Di certo non bastano ora che l’economia sprofonda. Citofonare Zaia per ulteriori spiegazioni.
E poi c’è la politica, quella che non si consuma nello spazio di un sondaggio. Il 16 dicembre, quasi due mesi fa, Giancarlo Giorgetti faceva con il cronista del Corriere tre considerazioni: il governo Conte cadrà, il centrodestra non è pronto a governare, un governo «con dentro i migliori, guidato dal migliore», cioè Draghi, può servirci anche a cambiare l’immagine internazionale della Lega, e dare a Salvini la credibilità e l’affidabilità che ancora non ha. Una profezia.
D’altra parte, fare l’antieuropeo per partito preso oggi, mentre dall’Europa stanno per arrivare centinaia di miliardi, porterebbe allo stesso isolamento che pagò il Pci negli anni 50, facendo l’antiamericano mentre il Piano Marshall innescava il «miracolo italiano». E poi Draghi non è Monti: l’altro Mario venne per tagliare, questo per spendere. Nel suo discorso di ieri, Salvini ha insistito non a caso su ciò che lo porta verso l’ex presidente della Bce: anche lui è uno “sviluppista”, con lui si può parlare di cantieri, di lavoro, di taglio delle tasse. Del resto Draghi è anche l’uomo che ha aperto la strada a una forma di condivisione del debito in Europa: oggi per la prima volta i soldi dei tedeschi e dei francesi possono essere investiti in Italia. Ma se noi falliamo nell’usarli bene, cioè per rilanciare la nostra economia e così aiutare anche quella tedesca e francese, questa sarà l’ultima volta. E dopo si tornerà all’Europa che non piace a Salvini, quella dell’austerità punitiva. Draghi gliel’ha detto, più o meno in questi termini: capito perché anche i “nazionalisti” devono sperare che il mio tentativo abbia successo?
«Non puoi governare l’Italia se non fai parte delle forze di governo in Europa», gli sussurrava da tempo la voce di dentro di un “consigliere” liberale, per traghettarlo da Perón a Pera. Chissà se, ora che le carte della politica sono state tutte rimescolate, quel professore verrà ascoltato anche su un altro punto: intestarsi l’intero centrodestra, e sceglierne uno con una storia spendibile. A Salvini mancano ancora molte cose per riuscirci. Ma per cominciare, dice un nostalgico del Pdl che ieri gli ha fatto i complimenti, potrebbe guidare nel prossimo giro di consultazioni una delegazione unitaria del centrodestra di governo, con Berlusconi e i popolari, e senza la Meloni. Dimostrerebbe così di essersi emancipato dalla paura che l’ha attanagliato in questi mesi: avere un concorrente a destra. Anche perché dai sondaggi non pare che ci siano molti italiani entusiasti di andare sull’Aventino. Stare al governo può anzi dare un dividendo; e nessuno lo sa meglio di Salvini, che al Viminale ha visto raddoppiare i suoi consensi.
Anche se non sarà il «governo dei migliori», agli italiani interessa che sia un governo migliore del precedente. Salvini non può rifiutare una scommessa così.
CorSera
Tessera N° 7
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Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza MessaggioIo un governo di destra, quella vera, lo vedrei stra bene. Bisogna però tenere fuori gli urlatori di professione, le mamme cristiane insomma.
In pratica bisogna ricostruire la vecchia Forza Italia
Silvio nel bene e nel male è stato un personaggio enorme nella politica italiana ma ormai a 84 anni sta la solo per rappresentanza e poco altro
I vari Zaia e Giorgetti son forse i migliori candidati per una destra moderata che sarebbe ben vista pure in EuropaOriginariamente Scritto da Seanfaccini, kazzi, fike, kuli
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